DI YURI GAVRILECHKO
Strategic Culture
Nella metà di giugno Alan Greenspan, l’ex direttore della Federal Reserve, ha detto che il default della Grecia è “quasi certo” e potrebbe
contribuire a portare l’economia degli Stati Uniti in depressione.
La forte dichiarazione di Greenspan sulla Grecia potrebbe essere una
“cortina di silenzio” per preparare la comunità globale al
default degli USA
Intanto, qualche dato fondamentale.
Il 14 giugno la Commissione Europea
ha fallito nel giungere a una conclusione definitiva sulla situazione
greca per trovare il mondo di risolvere il problema del suo debito.
Si ci aspetta che il Parlamento greco approvi il programma per la riduzione
dei costi di bilancio.
Il 16 giugno gli Stati Uniti hanno
raggiunto un altro massimo per il tetto del debito pari a 14,3 trilioni
di dollari, fissato dal Congresso nel 2010. L’amministrazione USA
ha alcune settimane a disposizione per evitare il default, che
potrebbe già avvenire il 2 agosto, se il Congresso non dovesse approvare
l’innalzamento del limite di questo tetto. Alcuni esperti fanno presente che, per
comprendere appieno il vero significato dell’avvertimento di Alan
Greenspan, bisognerebbe tenere in considerazione queste circostanze:
– i mass media globalisti stanno
ponendo una maggiore attenzione sul rumore che c’è attorno all’incremento del limite del debito degli Stati Uniti: i Repubblicani stanno spingendo l’amministrazione Obama per prendere misure efficaci per combattere il deficit e sono pronti persino a ritardare l’innalzamento del tetto del debito fino ad agosto per provocare un default tecnico del debito del governo degli Stati Uniti;
– il 17 giugno l’agenzia di rating
Moody’s ha avvertito che, se la decisione dell’aumento del tetto
del debito non verrà presa entro la metà di luglio, ciò porterebbe
a un abbassamento del rating USA e se il tetto non venisse alzato
per il 15 agosto questo significherebbe un ulteriore abbassamento del
rating USA fino a R.D., che significa default limitato;
– presumibilmente, l’affermazione
di Alan Greenspan è un tentativo per avvicinare l’opinione pubblica
all’eventualità, e poi all’inevitabilità, del default limitato
per gli Stati Uniti, di cui verrà addossata la colpa al “disastro
greco”. Un default negli Stati Uniti, anche se limitato, sarebbe
una conseguenza sproporzionata ai problemi della Grecia, che non dovrebbero influenzare gli USA: gli asset lordi delle banche americane e dei broker emessi dalla Grecia ammontano a soli 32,7 miliardi di dollari e gli asset netti sono ancora inferiori.
Un default in Grecia avvantaggerebbe molto gli USA. Non solo per coloro che vogliono innalzare il tetto del debito per la 63esima volta, ma anche perché renderebbe possibile spostare il peso della stretta deflazionistica sulle spalle degli europei.
Il default negli USA è una
preparazione per l’iperinflazione?
Dall’altro lato, le passività del
settore non finanziario dei paesi sviluppati si stanno avvicinando al
limite naturale; ad esempio, negli Stati Uniti e nel Canada i debiti
hanno raggiunto il 68% del valore totale accumulato dalla nazione, in
Giappone il 64%, in Gran Bretagna il 59%, eccetera.
Questo è il motivo per cui è inevitabile che verranno depennati: sia
attraverso una spaventosa “stretta” deflazionistica o con l’iperinflazione.
Dopo tutto, ancora non ci sono le condizioni per l’iperinflazione:
i collaterali sui prestiti in dollari (che sono stati approvati negli
ultimi dieci anni) non sono stati ancora consolidati. L’iperinflazione
diventa possibile solo dopo l’intera catena dei default dei
debitori che hanno preso i dollari in prestito.
È più probabile che nel futuro immediato
l’economia globale debba far fronte a una nuova “stretta” deflazionistica.
Per via del termine, fissato in giugno, dei programmi di alleggerimento
quantitativo QE1 e QE2 che hanno immesso denaro dal Federal Reserve
System (FRS) nell’economia degli USA, e del ritiro da parte della
Banca Centrale Europea (BCE) dei programmi d’aiuto finanziari e del
progetto di il tasso di sconto, una volta arrivati al 30 giugno il
deficit dei dollari avrà inizio, le banche abbasseranno i limiti
una con l’altra, perché nessuna saprà quanto forte sarà la dipendenza
del proprio contraente dai crediti dalla riscossione incerta collegati
ai paesi PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna). Come risultato,
almeno nel breve termine e forse anche nel medio, i prezzi delle materie
prime diminuiranno. Una dinamica simile è già evidente, le materie
prime stanno diventando meno care: negli ultimi tre giorni il prezzo
del petrolio ha perso 10 dollari al barile. Ciò rende improbabile l’iperinflazione
in questo contesto. La stagflazione è il massimo di quello che potrebbe
accadere, ma è più probabile che il mondo debba affrontare un nuovo
shock deflazionistico, che verrà “estinto” con l’aiuto dell’emissione
di moneta. Un altro programma di quantitative easing (QE3) è
possibile.
Al momento le quotazioni delle azioni
e gli indici sono in calo e i diversi incidenti artificiali come le
“epidemie dovute ai cetrioli” nell’Unione Europea le faranno diminuire
ancora di più. Cosa può servire come motivazione aggiuntiva per il
FRS e la BCE per implementare il QE3? Prima di tutto questo potrebbe
causare una bancarotta di un altro gruppo di banche sovraccaricate non
solo di titoli “tossici”, ma anche di altre titoli di stato non
garantiti. Se le banche fallissero, si avvierebbe una nuova crisi. Una
nuova immissione di denaro nell’economia potrebbe prevenire questo
scenario.
Oro al tungsteno per la Cina, ossia
la crisi globale della fiducia
All’inizio dei giugno i mass media
si sono focalizzati sullo scandalo della vendita dei lingotti d’oro
falsi alla Cina (1). Una volta ordinato il lotto, il governo cinese
si è premunito di controllare la finezza dell’oro e il peso dei lingotti.
Le barre erano false. Il lotto conteneva barre di tungsteno coperte
con una fine patina d’oro. Questi lingotti “d’oro” erano stati
prodotti negli Stati Uniti e sono stati conservati a Fort Knox per molti
anni. Il governo cinese ha avviato un’indagine e ha rilasciato una
dichiarazione in cui fa riferimento alle macchinazioni del governo degli
Stati Uniti. I numeri di registrazione del lotto dimostravano che i
lingotti furono ricevuti dall’FRS durante la presidenza Clinton. In
quel periodo furono prodotte da 1,3 a 1,5 milioni di barre di tungsteno,
del peso di 400 once ciascuna, in seguito all’ordinativo dei banchieri
dell’FRS. 640,000 di queste barre di tungsteno furono ricoperte d’oro
e spedite a Fort Knox dove sono state conservate fino ad ora. In base
ai risultati dell’indagine, le rimanenti barre di tungsteno furono
anch’esse ricoperte d’oro e vendute nel mercato internazionale.
Non solo le riserve d’oro degli Stati Uniti hanno ricevuto oro patacca,
ma anche il mercato globale è stato truffato dai banchieri dell’FRS.
Il prezzo della “truffa dell’oro di Clinton” è di circa 600 miliardi
di dollari.
Un ulteriore avvenimento che mi
rammenta quella truffa è il recente scandalo sessuale dell’ex direttore
del FMI, Dominique Strauss-Kahn. L’ex direttore del FMI face una dichiarazione
pubblica in cui rivelò l’informazione che gli Stati Uniti non avevano
riserve d’oro. Questa potrebbe essere una delle ragioni dietro lo
scandalo.
Strauss-Kahn era sempre più preoccupato
dalla mancanza delle riserve d’oro dopo che gli Stati Uniti avevano
ritardato la “spedizione” di 191,3 tonnellate d’oro per il FMI,
che ne aveva bisogno come alternativa alle riserve composte dalle divise.
Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, Strauss-Kahn ha ricevuto
conferma dai funzionari della CIA che la riserva d’oro era scomparsa.
La pubblicazione della conversazione
tra il parlamentare Ron Paul e il rappresentante del FRS Scott Alvarez
all’inizio di giugno dà conferma a quest’informazione. In questo
dialogo hanno detto che il FRS non ha più oro per sostenere il dollaro
(2).
La diffusa opinione che il FRS possieda
oro non è vera. Le riserve del FRS sono stimate in 11,1 miliardi di
dollari, ma questo dato potrebbe decisamente salire se il Ministero
delle Finanze rivalutasse il suo oro e introducesse la pratica nella
rivalutazione del valore facciale prevista dalla legge. Infatti il valore
del dollaro è molto più basso e il FRS non ha molte possibilità per
usare i suoi asset.
L’unica cosa che potrebbe prevenire
il collasso del sistema è la fiducia del mercato. Quando questa sparisce,
scomparirà anche qualsiasi altra cosa. Se la decisione fosse quella
di avviare uno scenario iperinflattivo non sarebbe necessario applicare
alcuno strumento finanziario.
Nella situazione odierna sarebbe già
abbastanza lanciare una campagna informativa nei mass media per
creare il panico. Per i funzionari del FRS, del FMI e della BCE sarebbe
già abbastanza evitare di commentare la cosa.
Strategicamente, non fa alcuna differenza
se il default della Grecia sia possibile nel futuro immediato
o se fosse posticipato grazie all’immissione di decine di miliardi
di euro nell’economia nazionale dall’estero. Il risultato sarebbe
lo stesso in entrambi i casi: prima uno
shock deflazionistico e poi l’iperinflazione. Per questa ragione,
se la Grecia ricevesse un aiuto economico dall’estero gli Stati Uniti
avrebbero più tempo per preparare lo scenario fissato dell’iperinflazione
del dollaro.
Note:
(1) http://perevodika.ru/articles/18828.html
(2) http://hvylya.org/news/digest/11075-v-frs-priznajut-zolota-u-nas-net-s-1934-goda.html
Fonte: http://www.strategic-culture.org/news/2011/06/24/default-by-greece-and-the-us.html
24.06.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
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