DA CARACAS, VENEZUELA (PARTE II)

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DI MICHAEL C. RUPPERT
From the Wilderness

LA CITTA’

Caracas è una cacofonia caleidoscopica ultracondensata di colori diversi che sopraffanno i sensi dei gringos già al primo sguardo. Di fronte a un luminosissimo tramonto, la prima reazione è o indossare mentalmente degli occhiali da sole o distogliere subito lo sguardo finchè la lucentezza non sia diminuita. Il traffico, specialmente durante l’ora di punta fa sembrare Midtown Manhattan come un picnic. Fiancheggiata da Jalopies, Chevys, Ford e Toyotas, e da una serie di autobus diversamente colorati (o non) che ricordano il Messico, e motociclette con motociclisti che indossano come caschi elmetti militari USA tutto insieme a BMW M3, SUV e Mercedes Benz di ultima generazione che si incontrano specialmente agli incroci privi di controllo, tutto dà l’impressione di trovarsi in un contesto dove non vigono regole. Da questa parte il traffico agli incroci è evidente dai paraurti delle macchine che si trovano di fronte l’uno all’altro, a una distanza spesso di pochi centimetri, ma a volte anche meno.

In tutto questo caos i pedoni fluiscono come liquido scivoloso. Le ambulanze e le auto della polizia sostano senza speranza incagliate nel traffico, le loro sirene che suonano più come il grido disperato di un animale che come un comando. E spesso, sono sopraffatti dalla sinfonia caotica di clacson di auto e antifurti. Questi seguendo il ritmo sembrano colpi di percussioni di un album di Tito Fuentes. Gli antifurti delle auto poi suonano per tutta la notte.
Tuttavia da un mese e mezzo qui non ho assistito a un solo incidente causato dal traffico e neanche una volta ho visto aggressioni per strada così comuni invece negli Stati Uniti. Non c’è nessun tipo di disperazione qui, e sono frequenti e più sinceri i sorrisi che compaiono sui volti della gente, anche nel traffico. Caracas è difficile da classificare. Rispetto alla povertà che si trova tra le barrios esiste una moltitudine di moderni e imponenti edifici commerciali che portano le insegne delle più importanti compagnie occidentali, da Hewlett Packard, a Nescafe, a Citigroup, a ING. Ci sono insieme alle compagnie latino americane e venezuelane insegne come Movilnet di proprietà della CanTV, entrambe imprese venezuelane, abbastanza da convincere qualsiasi persona che Caracas è anche centro finanziario e commerciale.

Hugo Chavez è abile. Sebbene il suo governo sia socialista, una giusta regolamentazione della proprietà privata compare ampliamente nella nuova costituzione venezuelana. Chavez non ha mai minacciato i guadagni delle multinazionali come i loro ragionieri vedrebbero fino a presagire il ritorno alla distruzione dell’economia nazionale avviata con una guerra atta a dare loro l’ultimo colpo di grazia. Nonostante gli assassinii e le cospirazioni da parte della CIA e degli Stati Uniti, l’attentato anti-Chavez del 2002 non ha raggiunto lo scopo, perché non ci fu un guadagno per i Norte Americanos. Le aziende hanno solo perso alcuni giorni lavorativi.

SOCIALISMO

Lo scopo del socialismo è statalizzare infrastrutture e risorse principali perché la popolazione ne possa beneficiare (al contrario degli azionisti che non hanno rapporti nè si interessano alla popolazione). In Venezuela, il socialismo significa proprietà operaia e auto-gestione. Curiosamente, la Norvegia è un paese socialista, ma la sua ideologia non è un problema, e gli Stati Uniti non cercano di destabilizzare la nazione. Ma i Norvegesi non sono persone di colore.

Sebbene si cercò di causare il collasso economico con il sabotaggio deliberato della compagnia di stato venezuelana, la PDVSA, nel 2002, esso fallì quando il popolo insorse e alcuni tra i più coraggiosi rimasero ai loro posti di lavoro, posti che non abbandonarono per far fronte proprio al sabotaggio di computers, alla contaminazione dei database, alla perdita di files e passwords rubate. La classe povera venezuelana comprese allora che il tentativo di far fallire la PDVSA non era certamente imputabile all’incompetenza dei Chavistas ma al lavoro di managers e di una intera classe dominante che faceva gli interessi delle maggiori compagnie petrolifere e di Wall Street anziché della propria nazione.

La produzione di petrolio della PDVSA venne quasi interamente interrotta per due mesi, e l’economia nazionale, specialmente la classe più povera, soffrì la carenza di gasolio, ma tuttavia non si verificarono blackouts. Un nuovo sistema economico doveva nascere, necessario alla sopravvivenza della nazione.

Il sistema di trasporto e distribuzione alimentare si interruppe con l’adesione allo sciopero dei principali fornitori; e di conseguenza finì con l’ occuparsene il governo. Il complotto del petrolio e il sabotaggio ebbe i suoi effetti tanto che la produzione della PDVSA si ridusse da 3Mbpd, secondo una stima di allora, a circa 200,000 Bpd in due mesi. Tuttavia il complotto non produsse le conseguenze sperate, e i sostenitori e alleati di Chavez ne uscirono certamente più fortificati. Tra l’altro i dati ottenuti subito dopo mostrano che il collasso economico si ebbe in seguito a una cospirazione orchestrata dal governo USA.

Sia io che Chavez ne sappiamo qualcosa di sabotaggi.

AFFLUENZA

Ci sono quattro o cinque hotel di lusso disseminati lungo il corridoio principale nord-orientale, e si trovano accanto ai più importanti quartieri finanziari e del mondo affaristico dove alti grattacieli a quaranta e cinquanta piani si elevano nel cielo umido e tropicale di Caracas. Esiste anche un sistema autostradale, e sotto terra, una metropolitana moderna e ben regolata che è quasi la copia di quella a Washington D.C. . Eva Golinder, avvocato e scrittrice, mi spiegò che fu disegnata dallo stesso progettista. Il governo Chavez ora ha quasi completato i lavori delle linee nord-sud finanziate grazie ai proventi petroliferi della PDVSA fin dal 2000.

Esistono anche innumerevoli e ampi viali – alcuni si perdono tra gli edifici a uso ufficio – dove è evidente il contrasto culturale. In uno molto largo, El Ricreo, non è insolito incontrare un militare venezuelano, (pronto per la difesa da una eventuale invasione US), che cammina sotto la replica della statua della Libertà diretto all’acquisto di un pezzo di pizza newyorkese.

Quando arrivai a Mosca nel 2001, la mia prima vera avventura da straniero a parte quella nelle città lungo i confini messicano e canadese, mi spaventò vedere un McDonald’s in Tuerskaya, il viale principale, solo a tre isolati dalla Piazza Rossa.

A Caracas esiste un McDonald’s ogni quasi tre isolati e quasi ovunque nella città. E sono pure affollati. Ma numerosi sono anche i rivenditori di Hot-dog che offrono non solo questi ultimi, ma anche hamburger e panini giganti farciti di qualsiasi alimento l’uomo conosca e conditi peraltro con ketchup, mostarda e maionese fino alla salsa all’ aglio che gocciola da essi. I burgers poi sono migliori che da McDonald’s, e puoi averne, se desideri, anche al pollo. La carne di pollo è però la più cara. Per 18 ore consecutive questi rivenditori sono frequentati da clienti.

I nativi qui affermano che i McDonald’s sono operazioni di concessioni per accrescere le entrate statali e inoltre di proprietà dei residenti in zona. Sembrano però non saperne dei milioni di dollari che tornano indietro aai centri direzionali McDonald’s con le concessioni di franchise e licenze accordate (i McDonald’s e altre catene franchise alimentari furono le uniche corporazioni transazionali a sostenere la chiusura delle industrie petrolifere per due mesi). Sembrano anche non comprendere l’insidia pericolosa dell’influenza culturale che essi importano. Mi ricordo di una affermazione canzonatoria udita in un discorso del nazionalista Vladimir Zhironvsky a Mosca,: “Gli Americani hanno una filosofia per ogni cosa. ‘Lasciamo che mangino i Big Mac’”.

Incidentalmente, lo sciopero portò alla nascita dei negozi Mercal in cui il governo vende l’eccesso di alimenti giornalieri scontati quasi del 40%. Nella nazione si trovano numerosi, la maggior parte tra i barrios. Si tratta di un sistema economico di strada e “inconsueto”, da molto tempo è una strategia segreta di difesa del Venezuela. Dalla brulicante e pericolosa Sabana Grande, un corridoio lungo chilometri di baracche ammassate a vendere CD, DVD e probabilmente anche LSD, fino a vestiti e coltelli, alimenti essiccati e stoffe damascate – la filosofia di Caracas sembra dunque inclusione di due sistemi economici che coesistono parallelamente. Con il collasso economico del 1998, e specie con il sabotaggio della PDVSA, il popolo diede avvio a un nuovo sistema, al di fuori delle maggiori banche (molte delle quali affiliate e di proprietà degli USA), dei sistemi informatici, e al riparo anche dal controllo, incluso quello da parte del governo. I venezuelani sanno come sopravvivere, e questo tipo di economia parallela resta immune dall’ influenza economica e aziendale USA. Potrebbe addirittura dimostrare di essere una rete di salvataggio nelle prossime e attesissime elezioni.

A parte la Sabana Grande, da nessuna parte è così visibile una economia di strada quanto nel quartiere Capitolo dove si trovano l’Assemblea Nazionale, il Ministero degli Esteri e i più importanti uffici governativi. Il Venezueala è anche produttore di oro, così le quotazione dei prezzi di mercato contano poco. (L’ho scoperto a mie spese).

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[l’Assemblea Nazionale]

Anche all’interno di comunità ricche come Altamira e La Florida esistono differenze assai profonde tra ricchi e poveri. Grattacieli con appartamenti di lusso sono dotati di sistemi di sicurezza interna che ricordano quelli delle prigioni. La maggior parte sono circondate da muri di cemento, stazioni di guardia e recinzioni elettriche che proteggono anche i ristoranti. Questi sono tutti segni evidenti di una cultura, seguita da una frenetica attività civile, apparsa già in quelle zone del mondo in cui le potenze imperiali l’hanno usata come strategia di controllo e intimidazione.

Sebbene l’abbia frequentata poco, la vita notturna è frenetica e offre molto particolarmente ai giovani. Le notti tropicali, per esempio, sono secondo il mio parere le più coinvolgenti, ed è per questa ragione che parchi e luoghi pubblici sono spesso frequentati fino alle ore più piccole, qualche volta addirittura da intere famiglie che siedono a chiacchierare. I Venezuelani ricordano con orgoglio ad esempio che il Venezuela più di ogni altra nazione ha dato i natali a tante reginette Miss Universo. E non è certo difficile capire il perché.

La città è operosa. C’è ancora corruzione che serpeggia, un insieme confuso di agenzie di polizia municipale e locale, e i venezuelani possono facilmente insospettirsi di un gringo rubio come me, mentre passeggia e scatta foto in alcune zone della città. Tuttavia si avverte comunque una distinta calorosità e generosità specie quando cerco di parlare lo spagnolo imparato in fretta e spiego loro di essere partito dagli Stati Uniti per scegliere di vivere qui. Pratico mi espagnol cada dia ! – Faccio pratica con lo spagnolo ogni giorno !

E’ documentato dettagliatamente e eloquentemente da un avvocato venezuelano-americano, Eva Golinder, nel suo libro The Chavez Code, [Il Codice Chavez n.d.t.], quello che accadde in questa città nell’aprile del 2002, che i principali oppositori cospirarono spalleggiati dalla CIA, il Dipartimento di Stato, e l’ Assemblea Nazionale per la Democrazia, che programmarono e misero in atto un complotto allo scopo di eliminare con l’assassinio alle spalle alcuni loro sostenitori e gettare poi la colpa su Chavez. Fu in questa città dunque che lo staff della CNN, diretto da Otto Neustald registrò un messaggio urgente nel quale si descriveva la violenza perpetrata la notte prima, per inviarlo poi via etere come notizia nell’ edizione straordinaria.

Alcuni a Caracas difendevano la CNN per essere stata la prima rete a informare prontamente sulla falsa notizia delle dimissioni presidenziali di Chavez e a svelare poi che il colpo di stato era fallito. Ma più tardi si apprese che il reporter di quel servizio non c’è più mentre il network è rimasto; le azioni di Time Warner crescono ancora a Wall Street.

Fu ed è in questa città inoltre che il NED, l’Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID) e il governo degli USA hanno appoggialto la ONG Sumate, incriminata per aver violato le leggi riguardanti il sistema elettorale in un referendum del 2004 (che Chavez vinse). Sumate è ancora in azione, dispensa contanti, si occupa di organizzare e influenzare l’opposizione che nel frattempo si prepara alle prossime elezioni. In qualsiasi paese si ritiene illegale il finanziamento di una campagna elettorale da parte di un paese estero. L’uso superbo che fa la Golinder della legge sulla Libertà di Informazione (FOIA) (o di ciò che rimane dopo l’11 Settembre) ha mostrato come gli USA finanziavano gli oppositori di Chavez violando sia la legge venezuelana che quella degli USA.

Il 14 Novembre 2004, come è stato riportato dalla Golinder, il pubblico ministero Danilo Anderson fu asassinato da una macchina riempita di dinamite a Caracas mentre compiva investigazioni e perseguiva legalmente coloro che avevano violato la costituzione venezuelana e appoggiato il colpo di stato durante le elezioni. “Sebbene ancora non sia stato incriminato nessuno, molti sono quelli implicati e fuggiti a Miami….”, affermò.

Il prossimo 3 dicembre si avranno nuove elezioni presidenziali [si sono svolte regolarmente e hanno visto la netta vittoria di Hugo Chavez n.d.r.]. E nonostante siano in molti a credere nella vittoria di un secondo mandato presidenziale di Hugo Chavez, sono altresì convinti che ci saranno imbrogli, e si chiedono dove e quando si ricorrerà alle armi e alle bombe, in che modo potrebbero sabotare le infrastrutture e come l’opposizione cercherà di coinvolgere Chavez in una sanguinaria rivolta che sarà poi mandata in onda a ripetizione dalla voracità di tutti i media nel mondo.

Io personalmente scommetto sulla vittoria di Chavez, ma non credo si risolverà tutto facilmente, tranquillamente e onorevolmente, o che la partita si chiuderà con queste elezioni. La CIA ha appena escogitato all’interno della Divisione per gli Affari dell’America Latina nuove importanti operazioni da compere su questa area, e si è concentrata particolarmente su Cuba e il Venezuela.

L’ambasciatore degli USA, William Brownfield, ha un curruculum che somiglia al Direttorato per le Operazioni CIA e che ricorda i giorni al tempo di Salvador Allende in Cile, o del terrorista più popolare dell’America Latina, Luis Posada Carriles (che fece esplodere un aereo di linea venezuelano diretto a Cuba nel 1976), o dell’Iran – Contra e della Colombia. I paramilitari colombiani stanno persino oltrepassando i confini a nord del Venezuela, e alcuni, come viene riportato, si sono stabiliti in terre vicino Caracas di proprietà di complottisti che sostengono gli USA.

A Caracas non mancano mai nuovi stimoli.

NOTE

Un ringraziamento speciale – i primi giorni a Caracas sono trascorsi non senza difficoltà. Dopo una telefonata introduttiva del mio amico Al Giordano di Narconews, l’editore di Venezuela analysis, Greg Wilpert, mi ha raggiunto per offrirmi subito assistenza durante la mia permanenza. Greg, un cittadino espatriato dagli Stati Uniti, che ha un PH.D., mi ha fornito informazioni dettagliate e di importanza fondamentale sulla vita sociale, economica e politica del Venezuela. Si è mostrato un vero amico e non riuscirò mai ad esprimere abbastanza la mia gratitudine. Greg Wilpert del Venezuela Analysis.com è stato formidabile. E’ un americano espatriato e sposato a una venezuelana. E’ bilingue e ha fatto una accurata analisi dei fatti accaduti qui. Ringraziamenti speciali vanno anche agli eroi di Vheadlines.com : il professore Franz J. T. Lee, Roy Carson, Magda e Vanessa, i quali anche a distanza mi hanno sostenuto e assistito per tutto quello di cui avevo bisogno.

In questo articolo ho usato il termine gringo per definire un cittadino statunitense. Il termine americano infatti, nell’uso frequente di cittadino degli stati Uniti, si è rivelato stilisticamente incorretto e leggermente offensivo. Sono americani coloro nati nell’emisfero occidentale. Il termine più corretto per un cittadino degli USA è Estadounidense, e il mio senso dell’ umorismo trova l’uso di “dense” particolarmente poetico. In questo articolo, per brevità e chiarezza ho usato quindi gringo, perché considerato di facile comprensione per l’uso frequente fattone in America Latina, con una connotazione dispregiativa che riesce a descrivere meglio cosa sono stati i nord-americani qui.

[1] Golby, Gerard, con Charlotte Dennet, Thy will be done, The Conquest of the Amazon, Cosa sarà fatto –La conquista dell’Amazzonia : Nelson Rockefeller e il suo proselitismo nell’epoca del petrolio, Harper Collins, 1976, p. 90, 91.

[2] Golinder, Eva, The Chavez Code, Il Codice Chavez, Istituto Cubano del Libro, 2005, p. 166.

Michael G. Ruppert
Fonte: http://www.fromthewilderness.com
Link
13.09.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICHELA PLACIDO

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