Secondo un nuovo studio condotto su oltre i 28.700 uomini di Stati Uniti e Canada i consumatori di grandi quantità di prodotti caseari, in particolare latte, hanno un rischio più alto di cancro alla prostata rispetto a chi invece ne fa un consumo limitato.
Lo studio è uscito su American Journal of Clinical Nutrition e nell’arco di tempo contemplato (8 anni) sono stati osservati 1.254 casi di cancro della prostata incidente di cui 190 allo stadio avanzato. Si è riscontrato che non c’è differenza tra il consumo di latte scremato o intero. È stato visto, però, che la maggior parte dell’aumento continuo del rischio si ha quando si arriva a 150 g, circa 2/3 di una tazza di latte ogni giorno.
Secondo gli autori è possibile che l’associazione dipenda dagli ormoni sessuali presenti nel latte e c’è anche uno studio precedente che ha mostrato effetti simili dei latticini sul rischio di cancro del seno delle donne per cui pare plausibile che siano coinvolti gli stessi meccanismi.
C’è da dire che il latte che si produce attualmente non è certo quello di cent’anni fa quando le mucche pascolavano prevalentemente all’aperto e si nutrivano di erbe selvatiche che contengono anche più Omega 3 precursori delle prostaglandine antinfiammatorie.
Invece gli animali di oggi, cresciuti lontano dalla natura, sono nutriti più che altro con mais che contiene più omega 6 e soprattutto acido linoleico che genera poi i precursori delle prostaglandine infiammatorie. Inoltre, negli allevamenti moderni le mucche vengono di nuovo fecondate tre mesi dopo il parto e sono munte anche durante tutta la gravidanza (mentre un tempo lo si faceva solo dopo che avevano partorito) e anche per questo motivo il latte risulta particolarmente ricco di estrogeni i quali possono stimolare la crescita dei tumori ormono-sensibili.
Si sente sempre fare riferimento a latte e latticini come fonti di approvvigionamento per il calcio utile alle ossa, in realtà fonti alternative di calcio esistono. Puoi trovare ulteriori informazioni utili in questo articolo.
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VB