COMPLOTTISTI DELL’11 SETTEMBRE: GIUSTIFICATI DOPO TUTTI QUESTI ANNI?

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DI ALEXANDER COCKBURN
Counter Punch

Siamo vicini al decimo anniversario

della distruzione delle Trade Towers di Wall Street e dell’attacco

al Pentagono. Un americano su sette, e tra questi uno su quattro fra

i 16 e i 24 anni – (lo dice un recente sondaggio commissionato dalla

BBC -, crede che ci sia un grande complotto dove era coinvolto il governo

degli Stati Uniti. Ma in questi dieci anni le prove di un “inside

job“, termine preferito degli auto-proclamatisi “truther“,

hanno ricevuto delle serie conferme?

La risposta è no.
Le Trade Towers caddero perché

furono costruite male per via della corruzione, dell’incompetenza,

del mancato rispetto della regolamentazione da parte della Port Authority

e perché sono state colpite da un grosso aereo pieno di carburante.

No, gridano i cospirazionisti, sono “crollate” perché gli

agenti di Dick Cheney, a decine, nei giorni precedenti hanno posizionato

metodicamente delle cariche esplosive nei piani giusti di tre enormi

edifici, operando giorno dopo giorno in mezzo ai lavoratori degli uffici

che non sospettavano nulla; poi l’11 settembre hanno attivato i detonatori.

È stato un complotto di migliaia di persone e tutte, complici di un

omicidio di massa, hanno tenuto la bocca chiusa.

Qual è stato l’obiettivo dei

complottisti dell’11/9? Loro fanno domande, sì, ma non rispondono

mai. Non hanno mai proposto uno scenario complessivo del presunto complotto.

Dicono che non spetta a loro. E allora a chi spetterebbe? Chi si aspettano

che risponda alle loro domande? Quando gli vengono date delle risposte,

queste vengono licenziate come invenzioni o vengono rimbalzate da un’altra

domanda. Come molte sette persuasive, invocano in maniera eccitata gente

importante convertita alla loro fede e i “1500 architetti e ingegneri

negli USA” che dicono che il rapporto ufficiale del NIST

non è completo e che necessita un’altra indagine. Sono una piccola

percentuale di tutti i membri di quella professione. Almeno l’80% degli

economisti negli Stati Uniti crede fermamente alle teorie a lungo screditate

che hanno rovinato la vita a milioni di persone nel mondo per decenni.

Il loro numero non equivale ad intelligenza, senza contare le analisi

conclusive.

I complottisti colgono al volo le coincidenze

e le fanno passare in sequenze che ritengono essere logiche e significative.

Il loro rapporto con i testimoni oculari e con le prove forensi è scostante.

Le apparenti anomalie che sembrano avallare le loro tesi vengono animatamente

brandite; i testimoni che minano le loro teorie, come i testimoni di

un grosso aereo che colpisce il Pentagono, vengono respinti.

Molti cospirazionisti dicono che non

era un aereo, ma un missile (altri la definiscono una stupidata). Le

testimonianze oculari di un grande aeroplano che si schianta contro

il Pentagono vengono rigettate con disprezzo. Ci sono alcune foto dell’impatto

dell'”oggetto”, cioè del Boeing 757 volo 77, che sembrano

mostrare un buco probabilmente fatto da un missile. Ergo, il Boeing

757 non ha colpito il Pentagono. ERA un missile. Non era fumo quello

in certe foto che oscurava una crepa più grande nelle mura fortificate

del Pentagono. Su questo ultimo punto, Chuck Spinney, ora in pensione

dopo anni di brillante servizio governativo, che rese pubblici i

budget oltraggiosi del Pentagono, mi ha detto che “ci SONO

foto dell’aereo che colpisce il Pentagono, scattate dalla camera di

sorveglianza dell’eliporto del Pentagono, che era giusto accanto al

punto d’impatto. Ho visto sia il fermo immagine che il video. Non ho

assistito dal vero, ma il guidatore del furgone da dove ero appena sceso

nel Parcheggio Sud l’ha visto così da vicino che poteva vedere le facce

terrificate dei passeggeri ai finestrini. Conoscevo due persone che

erano su quell’aereo. Uno fu identificato dai resti dentali ritrovati

nel Pentagono.”

Di fatto centinaia di persone hanno

visto l’aereo, gente che sa la differenza tra un aereo e un missile

cruise. Il relitto dell’aereo fu trasportato fuori dal sito. Perché

bisogna provare l’ovvio? Forse chi è rimasto ferito o ha perso amici

e colleghi quel giorno contribuisce a coprire un attacco missilistico?

Perché rischiare con un missile, quando hai un aereo in cielo e, prendendo

una bizzarra costruzione dei cospirazionisti, si è schiantato

con successo (telecomandato!) contro due tra i bersagli più difficili,

le Trade Towers?

Questo non preoccupa i complottisti.

Sono immuni a qualsiasi controllo della verità; Spinney “ha lavorato

per il governo”. Hanno cambiato le impronte dentali. Il Boeing

757 è stato mandato in Nebraska per un rendez-vous con il Presidente

Bush che ha sparato ai passeggeri, ha bruciato i corpi sulla pista e

ha dato i denti degli amici di Spinney a Dick Cheney che li ha fatti

cadere da un buco nei pantaloni in mezzo alle macerie del Pentagono.

Di sicuro ci sono complotti. Le accuse

che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa equivalgono a

un complotto. Credo che ci siano prove forti sul fatto che Franklin

D. Roosevelt sapesse che una nave giapponese nel Pacifico del Nord era

pronta a lanciare un attacco a Pearl Harbor. È abbastanza probabile

che Roosevelt pensasse che sarebbe stato un attacco relativamente mite

e pensava che gli avrebbe dato il semaforo verde per portare gli Stati

Uniti in guerra.

È del tutto plausibile ipotizzare

che l’FBI, l’intelligence militare statunitense e la CIA,

come è stato rivendicato in modo convincente da ultimo, si siano infiltrati

nel team che ha organizzato l’attacco dell’11 settembre; pile

di rapporti segreti indicano un assalto imminente e addirittura il modo

in cui sarebbe potuto avvenire. La storia delle operazioni di intelligence

è piena di esempi di successo nella raccolta di informazioni, ma anche

di una lentezza mortale nell’agire, insieme all’intenzione di non

compromettere la sicurezza e l’utilità futura degli informatori,

che devono provare le loro credenziali spingendo addirittura i cospiratori

a un’azione immediata. A volte un agente sotto copertura deve effettivamente

proporre un’azione, sia per sviare gli sforzi da una grave minaccia,

sia per mettere i cospiratori in una posizione che li possa far cogliere

in flagrante.

Non c’è la minima necessità

di postulare delle cariche esplosive piazzate preventivamente per spiegare

il perché le torri siano collassate quasi alla velocità

di caduta libera. Come mi ha detto Pierre Spray, un ex progettista di

armi e aerei, con una grande esperienza di esplosioni:

“1. Qualsiasi esperto

di demolizioni che stia architettando un piano per colpire un alto edificio

con un aeroplano e poi usare esplosivi piazzati

precedentemente per garantire l’INOSSERVABILE collasso dell’edificio

non avrebbe mai piazzato gli esplosivi 20, 30 e 60 piani sotto il punto

di impatto. Ovviamente, avrebbe messo gli esplosivi su uno o più

piani il più vicino possibile al punto di impatto

pianificato.

“2.

È inconcepibile che il nostro esperto in demolizioni avesse programmato

la sua esplosione occulta ORE dopo l’impatto del velivolo. Non poteva

essere sicuro che le fiamme dell’impatto potevano durare ore. Al contrario:

per coprire l’innesco delle esplosioni, avrebbe dovuto programmarle

subito dopo l’impatto.

“3. Garantire il

collasso di un grande edificio richiede cariche esplosive maggiori,

cariche grandi abbastanza da fare molto di più

che emettere “sbuffi di fumo”, citati come prove per le ipotesi

degli esplosivi. Ho visto le demolizioni di edifici con esplosivi dal

vero e filmati. Ogni esplosione è

accompagnata da una visibile doccia di macerie pesanti e da una densa

nube di fumo e polvere. Solo questo fatto rende la teoria degli esplosivi

inattendibile; nessun esperto di demolizioni al mondo sarebbe disposto

a promettere al suo cliente di essere in grado di abbattere un alto

edificio con esplosioni, garantendo di renderle indistinguibili dagli

effetti di un impatto aereo.”

Herman Soifer, un ingegnere strutturale

in pensione, ha riassunto brevemente il collasso degli edifici 1 e 2

in una lettera inviatami, osservando che dal momento che aveva seguito

i progetti e l’ingegneria delle torri durante la loro costruzione, fu

in grado di spiegare i collassi a sua moglie dopo poche ore che gli

edifici andarono giù.

“Le torri erano

fondamentalmente dei tubi, in sostanza vuoti. I tubi possono essere

strutture molto efficienti, forti ed economiche. I tubi del

Trade Center hanno efficacemente resistito

ai carichi verticali, ai carichi del vento e delle vibrazioni e probabilmente

potevano fare molto bene contro i terremoti. Comunque, la pelle relativamente

sottile del tubo cavo deve essere rinforzata a intervalli regolari per

prevenire che si deformi sotto vari carichi possibili, altrimenti il

tubo stesso va fuori forma e perde la sua forza.

“Per il loro rinforzo

interno, le sottili pareti dei tubi del

Trade Center dipendevano principalmente dai pavimenti interni, costretti

al guscio esterno. Queste strutture a travi del pavimento erano sostanzialmente

delle reti di travicelli, adeguate per i carichi che un pavimento normalmente

prevede. Queste travi terminavano appoggiate su clip di acciaio attaccati

alle pareti esterne.

“Mentre i piani

all’altezza dell’impatto aereo hanno preso fuoco, la rete di travicelli,

che non si aspettava dovesse resistere agli incendi, si

è ammorbidita con il calore, si è

piegata ed è uscita dai suoi attacchi alle pareti. Il loro peso e il

loro carico li ha fatti crollare al piano sottostante, che così

sosteneva il doppio peso e si esponeva al calore. Poi quel piano

è collassato, e così via. Ma mentre i piani crollavano, non hanno

più fatto da rinforzo ai tubi principali. Questa perdita di sostegno

ha permesso alle pareti di cedere nella fasi successive e da questo

l’effetto del castello di carte.”

L’acciaio ad alta concentrazione

può piegarsi in modo disastroso sotto un calore estremo. I tipi di

acciaio usati nelle Twin Towers (carbonio semplice e vanadio)

perdono metà della loro forza se portati a 570° C e addirittura di

più se la temperatura sale a 1100° C, come per la WTC 1 e 2.

L’ultima carta dei complottisti è

il collasso dell’edificio 7 del WTC avvenuto qualche ora dopo l’attacco.

Ma anche qui, così come per le torri, le spiegazioni date dal

National Institute of Standards and Technology (NIST) del governo sono

più che adeguate. Il collasso fu causato dalla rottura della struttura

metallica per via della dilatazione termica delle traverse del pavimento,

scaldate da incendi incontrollati, dato che la rete idrica che riforniva

il sistema antincendio era stata tagliata dal crollo del WTC 1.

La squadra del NIST disse che l’esplosione

più piccola in grado di danneggiare la colonna portante avrebbe

prodotto un “rumore di 130/140 decibel udibile a una distanza di mezzo

miglio”, e nessun rumore così forte è stato sentito dai testimoni

o registrato dai video. Suoni a 130/140 decibel sono il massimo che

un uomo può tollerare, oltre questa potenza si va incontro a un’onda

d’urto, uno sbalzo di pressione che fornisce una forza sensibile. Esempi

di rumori e i loro effetti: il motore di un jet a 100 metri (110/140

dB), danni all’udito dovuti a una breve esposizione, come stare in prima

fila ad un concerto rock (120 dB), la soglia del dolore (130 dB), un

colpo di fucile ad un metro di distanza (140 dB).

Le travi di acciaio possono piegarsi

tremendamente sotto un intenso calore. Come discusso nell’ottimo libro

di Wayne Barrett e Dan Collin, “Grand

Illusion” su Rudy

Giuliani e l’11 settembre, alcuni piloti di elicottero avvertirono via

radio nove minuti prima del collasso finale che la Torre Sud poteva

crollare e, ripetutamente, fino a 25 minuti prima della caduta della

Torre Nord.

Quello che Barret e Collins hanno brillantemente

dimostrato sono le effettive cospirazioni di corruzione dei controlli

di Giuliani: il favoritismo verso la Motorola che ha appioppato ai pompieri

radio non funzionanti; l’abilità della Port Authority di lesinare

sulla protezione antincendio, il fallimento catastrofico del sindaco

negli anni precedenti l’11 settembre 2001 nell’organizzare una squadra

d’emergenza unificata che avrebbe comportato una maggiore comunicazione

tra polizia e pompieri; così molti pompieri non sarebbero entrati senza

motivo nelle Torri, gli operatori d’emergenza del 911 non avrebbero

detto a quelle persone nelle Torri di restare nel palazzo e quei pompieri

avrebbero potuto sentire gli avvertimenti dell’elicottero e i messaggi

d’aiuto che hanno spinto molti agenti della NYPD a evacuare le Torri.

Questo è il mondo della politica

reale, in cui Giuliani e altri non sono mai ritenuti responsabili. I

complottisti disdegnano il mondo reale perché volevano elevare

Bush, Cheney e i Neo-Con ad Arcidiavoli della storia americana,

invece di essere solo un altro gruppo alla guida dell’impero Americano,

un gruppo più stupido e incompetente del solito (caratteristiche che

favorisco nei leader imperialisti). In realtà, quello che Bush

e Cheney non hanno mai dimostrato era il loro bassissimo grado di competenza

per uscirsene con qualcosa del genere. Non potevano nemmeno costruire

le armi di distruzione di massa una volta che le truppe americane invasero

l’Iraq, quando ogni scatola con su scritto “armi di distruzione

di massa” sarebbe stata felicemente fotografata dalla stampa

embedded come testimonianza finale. L’Arcidiavolo Cheney e il suo

seguito di neo-con non è neppure riuscito a inventarsi una provocazione

sufficiente a giustificare la sua mira di dichiarare guerra all’Iran

né dare ad Israele la luce verde per farlo. Ogni giorno digrignava

i denti come Bush, Condoleezza Rice e lo Stato Maggiore Riunito mentre

sventavano le sue macchinazioni.

Almeno quello che Obama può fare

è ricordare alla sinistra, o a quelli disinfatutati, che Bush

e Cheney non sono tanto differenti dai politici e dai signori della

politica estera degli Stati Uniti che li precedevano e che li seguiranno.

Il complottismo dell’11 settembre,

forse finalmente un po’ in declino, è penetrato a fondo nella sinistra

americana. È anche diffuso nella destra populista e libertaria, ma

questo non sorprende, da sempre la destra populista americana diffida

istintivamente del governo molto più che la sinistra, trovando cospirazioni

fra i suoi demoni preferiti, l’Internal Venue Service, l’Ente

federale per la gestione delle emergenze (FEMA), gli Elicotteri Neri

o gli Ebrei e ora i Musulmani.

In questi giorni sempre meno persone

di sinistra imparano la politica economica da Marx. Nel vuoto di teorie

e strategie si è insinuata una diffusa visione cospirazionista del

mondo, che tende a localizzare la demoniaca classe dirigente, non nella

crisi dell’accumulazione del capitale, nella caduta del saggio del profitto

o nella competizione inter-imperiale, bensì in gruppi locali (Bohemian

Grove, Bilderberg, Ditchley, Davos) o apparenti agenzie “canaglia”,

con la CIA sempre in testa. Il “complotto” dell’11 settembre

o l'”inside job” è la somma di tutte queste sciocchezze.

Facciamo un viaggio nell’idiozia fondamentale

dei cospirazionisti dell’11 settembre, nel primo paragrafo delle pagine

di apertura del libro di uno dei loro guru, David Ray Griffin, The

New Pearl Harbor. “Sotto molti aspetti,” scrive Griffin,

“la prova più grande portata dai critici della versione ufficiale

riguarda gli eventi dell’11 settembre sotto la luce di procedure

standard di gestione di aerei dirottati, nessuno di questi avrebbe

dovuto raggiungere il suo obiettivo, figuriamoci tutti e tre”.

La parola chiave è il condizionale. Una caratteristica centrale dei

cospirazionisti è che hanno una devota, anche se assurda, credenza

nell’efficienza americana. Molti di loro iniziano con la premessa razzista,

spesso espressa nei loro scritti, che gli “arabi delle caverne”

non erano capaci di svolgere la missione. Loro credono che il sistema

militare dovrebbe funzionare nella maniera in cui i ciarlatani della

stampa del Pentagono e i venditori aerospaziali dicono dovrebbe funzionare.

Loro credono che alle 8.14 a.m., quando il volo AA11 ha spento la sua

radio e il suo transponder, un controllore di volo FAA avrebbe

dovuto chiamare il Comando Militare Nazionale e il NORAD. Loro

credono, citando con riverenza (questo è il guru Griffin, che ha scritto

non meno di dieci libri sull’11 settembre) “il sito web

dell’US Air Force“, che un F-15 avrebbe potuto intercettare

il volo AA11 “per le 8.24, e certamente non dopo le 8.30.”

Sembra che non abbiano mai letto la storia militare, se l avessero fatto

saprebbero che le operazioni minuziosamente pianificate, a parte le

risposte da manuale per un’emergenza senza precedenti, vanno in malora

con regolarità a causa di stupidaggini, codardia, banalità e tante

altre possibilità, compresi i cambiamenti improvvisi del meteo.

La storia è generosa di esempi

del genere. Secondo i piani minuziosamente preparati dallo Stategic

Air Command, un imminente attacco sovietico avrebbe spinto a aprire

i silos di missili in Nord Dakota e lanciare gli ICBM verso Mosca

e altri obiettivi. I quattro test di lancio per ora effettuati sono

tutti falliti, perciò il SAC ha rinunciato ai test. Fu per via di apparecchiature

progettate male, incompetenza umana, venalità degli imprenditori della

difesa o per un complotto?

Il 24 aprile 1980 gli sforzi per liberare

gli ostaggi nell’ambasciata statunitense di Teheran fallirono perché

una tempesta di sabbia mise fuori gioco tre degli otto elicotteri, o

perché gli elicotteri erano di scarsa qualità, o perché agenti di

William Casey e del Republican National Committee hanno versato

dello zucchero nei loro serbatoi per via di un altro complotto? I vari

tentativi dei militari americani di spiegare il perché gli F-15 non

hanno intercettato e abbattuto gli aerei dirottati sono dovuti al tentativo

assolutamente prevedibile di coprire la solita incapacità , o per un

complotto? Il signor Cohen nel suo negozio all’angolo ha aumentato i

prezzi perché vuole fare qualche dollaro, perché il suo affitto è

aumentato o perché gli Ebrei vogliono conquistare il mondo? Bebel disse

che l’antisemitismo è il socialismo degli idioti.

Il virus della cospirazione è

un vecchio film. I russi non avrebbero mai potuto costruire la bomba-A

senza i traditori comunisti negli USA. I Russi sono troppo stupidi.

Hitler non sarebbe stato sconfitto dall’Armata Rossa che marciava attraverso

l’ Europa Orientale e mezza Germania. I traditori hanno fatto sì che

accadesse. A JFK non avrebbe sparato Oswald, sarebbe stata la CIA. A

RFK non avrebbe sparato Sirhan, sarebbe stata la CIA. Non c’è fine

agli esempi che cercano di dimostrare che russi, arabi, vietcong, giapponesi,

eccetera, non possono eguagliare la brillantezza e la cabala segreta

dei bianchi Cristiani.

Michael Neumann, filosofo e collaboratore

di CounterPunch, alla University of Trent, Ontario, in una nota

mandatami, osservò:

“Credo che il problema di questa

follia del complotto sia peggiorata ed è parte di una tendenza generale.

Ci sono stati davvero seri interrogativi sugli omicidi dei Kennedy,

per un inusuale numero di loro, e non è troppo folle giungere a conclusioni

sbagliate. Non c’è stata un singolo interrogativo serio sull’11 settembre.

Il motore del culto del complotto dell’11/9 non ha nulla di politico;

è la morte di qualsiasi concezione delle prove.

“Probabilmente tutto questo deriva

dal declino della potenza occidentale. Nel profondo, quasi tutti, in

tutto lo spettro politico, sono chiusi in un fanatismo che attribuisce

questo declino a certi poteri irrazionali e supernaturali. Il risultato

è l’ ascendente delle magia sul senso comune, lasciando da parte la

ragione.”

Eppure qualcuno ha trovato un motivo

di speranza nel complottismo del 11/9. Un sofisticato della sinistra

di Washington DC, mi scrisse, in accordo con la mia ridicolizzazione

dello scenario “inside job“, aggiungendo, “Per

me, la cosa più interessante (negli Stati Uniti) è la quantità di

gente che crede che Bush l’abbia progettato [l’attacco del 11/9] o che

sapesse in anticipo e l’abbia lasciato accadere. Se questo o qualcosa

che del genere fosse vero, c’è un’enorme base di persone che sono più

ciniche dei loro rappresentanti eletti. Questo sarebbe una vera notizia,

che i media non hanno trattato e sarebbe una grande notizia.”

“Non sono sicuro di vedere un

motivo di speranza nel cinismo verso il governo”, ho risposto.

“La gente diceva le stesse cose riguardo il complotto di JFK e

non credeva alla Commissione Warren. In realtà, questo sembra smobilitare

la gente da un’attività politica utile. Se i presunti colpevoli sono

così efficientemente diabolici nelle loro trame, ogni resistenza è

vana. Il complottismo sull’11/9 deriva dalla disperazione e dall’infantilismo

politico. Non c’è energia utile da trasferire a sciocchezze del genere.

È come dire che se qualcuno urlasse stupidaggini a un angolo di strada,

questo sarebbe un grande oratore.

Chiunque abbia mai visto l’assassinio

di JFK saprà che ci sono anomalie e questioni in sospeso. I testimoni

oculari sono in conflitto, le prove forensi probabilmente fraintese,

gestite male o semplicemente assenti. Ma per me, la Commissione Warren,

come confermato in quasi tutti gli elementi essenziali dell’House

Committee on Assassinations alla fine degli anni ’70, aveva ragione

e Oswald sparò il colpo fatale dalla biblioteca scolastica. La catena

di prove sulla sua colpevolezza è convincente e gli scenari cumulativi

dei complottisti sono del tutto non convincenti. Ma ovviamente, mentre

gli anni passano e anche se non c’è mai stata una confessione su letto

di morte che abbia mai confermato questo vasto scenario legato alla

CIA, i complottisti continuano a lavorare duro, e le loro ossessioni

sono sempre instancabili.

Il libro di Richard Aldrich sull’intelligence

britannica, The Hidden Hand (2002), descrive come un report

diretto al Pentagono non più secretato raccomandava che “materiale

desecretato interessante” come certe informazioni sull’omicidio

di JFK “potrebbe essere rilasciato e addirittura postato su internet,

come un diversivo” e usato per “ridurre lo sfrenato appetito

del pubblico per i ‘segreti’, fornendo materiale di distrazione in buona

fede”. Aldrich aggiunge: “Se i giornalisti investigativi e

gli storici contemporanei vengono assorbiti dai fastidiosi, e stancanti

dibattiti riguardanti la collinetta erbosa, probabilmente non sonderebbero

aree dove non sono graditi.”

I complottisti si sono uniti per produrre

un’enorme distrazione, proprio come fece Danny Sheehan con la sua Denuncia

che ipnotizzò e distrasse dal Nicaraguan Solidarity Movement

negli anni ’80 e che alla fine crollò in un tribunale della Florida

quasi più velocemente delle Torri.

Ci sono un sacco di complottisti in

America, perché inventarsene di falsi?

(Questo scritto è preso dal mio

contributo alllo Special Report di CounterPunch: “Debunking

the Myths of 9/11”, dove il fisico e ingegnere Manuel Garcia Jr

ha presentato i tre report portati avanti da CounterPunch

e dove JoAnn Wypijewski scrisse il suo saggio “Conversations at Ground

Zero” dopo una giornata

passata con la gente del posto).

**********************************************

Fonte: The 9/11 Conspiracists: Vindicated After All These Years?

02.09.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO

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