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La Redazione

 

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COME MILITARI E SERVIZI SEGRETI SI SONO IMPADRONITI DELLE NOTIZIE

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A cura di Das schloss
Il 4 Marzo 2008
20 Views

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DI NICK DAVIES
The Independent

Dopo la serie di articoli sulla roadmap del Pentagono per il controllo dell’informazione, vi presentiamo un interessante articolo con esempi del potente apparato clandestino di propaganda creato dopo l’11 Settembre. Il seguente è un estratto pubblicato dal The Independent inglese del libro di Nick Davies “Flat Earth News: an award-winning reporter exposes falsehood, distortion and propaganda in the global media” [“Notizie dalla Terra Piatta: un premiato reporter smaschera le falsità, le distorsioni e la propaganda nei media globali” N.d.r.] (Ed. Chatto & Windus)

Nel suo nuovo e molto discusso libro, Nick Davies sostiene che i servizi segreti stanno segretamente facendo propaganda per manipolare l’opinione pubblica – e che i media semplicemente si bevono tutto.

La mattina del 9 febbraio 2004, il New York Times trattava una storia esclusiva ed allarmante. Il loro corrispondente da Baghdad, Dexter Filkins, riferiva che i funzionari americani erano venuti in possesso di una lettera di 17 pagine, presumibilmente scritta dal noto terrorista Abu Musab al Zarqawi, indirizzata ai capi di al Qaeda esortandoli ad accettare il fatto che il modo migliore per sconfiggere l’esercito americano in Iraq era dare inizio ad una guerra civile.La lettera sosteneva che al Qaeda, che è un network sunnita, dovrebbe attaccare gli Sciiti in Iraq: “questo è l’unico modo per protrarre i combattimenti tra noi e gli infedeli. Se riuscissimo a trascinarli in una guerra settaria, questo coinvolgerà anche i Sunniti dormienti”.

Più tardi in giornata, ad una regolare conferenza stampa a Baghdad, il generale americano Mark Kimmitt rispondeva ad una serie di domande sul rapporto del New York Times: “Noi crediamo che il rapporto ed il documento siano attendibili e li prendiamo seriamente…E’ chiaramente un piano di soggetti esterni di venire e diffondere la guerra civile in questo paese, creare violenza settaria, e provare a creare fessure nel tessuto sociale”. La storia raggiunse la stampa e nell’arco di 24 ore si stava diffondendo nel mondo.

Ci sono buone ragioni per credere che questa lettera fosse un falso ed allo stesso tempo ci sono buone ragioni per credere che essa fosse uno dei tanti prodotti di un nuovo meccanismo di propaganda che è stato creato dagli Stati Uniti ed i suoi alleati dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre.

Per la prima volta nella storia umana, c’è una strategia unica per manipolare la percezione del mondo. Ed i mass media stanno operando come assistenti obbedienti, fallendo sia nel resistere sia nel descrivere tale propaganda.

L’assoluta semplicità con cui è stato capace di funzionare questo meccanismo riflette una crescente debolezza strutturale che oggi affligge la produzione delle nostre notizie. Io ho passato gli ultimi due anni facendo ricerche per un libro sulla falsità, distorsione e propaganda all’interno dei media globali.

La lettera di Zarqawi che era sulla prima pagina del New York Times di Febbraio 2004, fu uno di una serie di documenti molto sospetti che si dicevano scritti od indirizzati a Zarqawi, e che andarono ad alimentare le notizie dei media.

Tale materiale è stato creato, in parte, dai servizi segreti che continuano ad operare senza alcuna supervisione, ed anche da una nuova ed essenzialmente benigna struttura di comunicazioni strategiche che era originariamente ideata dalle “colombe” del Pentagono e della Nato che preferivano usare tattiche subdole e non violente per affrontare il terrorismo islamico, ma i cui sforzi sono scarsamente regolati e mal supervisionati, col risultato che alcun dei suoi militanti stanno girando a ruota libera e cedendo alla pratica della propaganda.

Come un’unica nuova macchina di propaganda, la storia di Zarqawi nacque durante il periodo di forte tensione dopo gli attacchi di Settembre 2001. A quell’epoca egli era una spina nel fianco delle autorità giordane, un estremista islamico determinato a detronizzare la famiglia reale. Ma egli non aveva nulla a che fare con al Qaeda. Non solo ma rifiutò espressamente i tentativi di reclutamento da parte di Bin Laden poiché non era interessato a colpire l’occidente.

Tuttavia, quando i servizi segreti americani bussarono alla porta dei governi alleati alla ricerca di informazioni su al Qaeda, le autorità giordane, ansiosi di aiutare gli americani e soprattutto interessate a rendere la vita difficile ai propri nemici, fornirono il suo nome insieme a quello di altri sospetti. Subito egli cominciò ad apparire come personaggio minore nelle storie dei telegiornali americani, storie che erano di fatto deboli, spesso contraddittorie e che usavano i giordani come strumento di convenienza politica.

Poi, il 7 ottobre 2002, per la prima volta, qualcuno fece riferimento a lui in via ufficiale. In un discorso alla nazione in tv da Cincinnati, il presidente George Bush parlò di contatti rilevanti tra al Qaeda e l’Iraq e disse: “Alcuni dei capi di al Qaeda fuggiti dall’Afganistan, sono andati in Iraq.
Tra loro uno dei storici capi di al Qaida che ha ricevuto cure mediche quest’anno a Baghdad e che è stato collegato a piani di attacchi terroristici chimici e biologici”.

Ciò coincise con una votazione cruciale al Congresso nella quale il Presidente cercava il consenso per l’intervento militare in Iraq. Bush non menzionò mai il nome a cui si stava riferendo ma, come tra altri menzionò anche il Los Angeles Times: “Nel discorso di Lunedì Bush ha fatto riferimento a un alto capo di al Qaeda che ha ricevuto cure mediche in Iraq. Funzionari governativi ieri hanno riportato che si tratta di Abu al Musab Zarqawi, un giordano, che ha perso una gamba durante la guerra americana in Afghanistan”.

Anche dopo ciò, Zarqawi fu solo nelle note a piè pagine e non nel titolo della notizia, ma alla fine il flusso di storie su di lui invase i media del mondo il 5 febbraio 2003 quando il segretario di Stato Colin Powell tenne un discorso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e sostenne che si doveva invadere l’Iraq in primo luogo per fermare lo sviluppo di armi di distruzione di massa e poi per eliminare i legami con al Qaeda.

Powell affermò che “l’Iraq oggi ospita una rete spietata di terroristi guidata da Abu Musab al Zarqawi”; che la base di Zarqawi in Iraq era un campo per addestrare i terroristi; che egli era complice e collaboratore di Osama Bin Laden e suo luogotenente in al Qaeda; che combattè nella guerra in Afghanistan più di dieci anni fa; che “Zarqawi e la sua rete hanno ideato attacchi terroristici contro paesi come la Francia, l’Inghilterra, la Spagna, l’Italia, la Germania e la Russia”.

Grazie alle indagini sull’intelligence condotte dal Senato dopo la guerra; alle prove che vennero rese pubbliche in diversi processi in Europa; e per il coraggioso lavoro di una manciata di giornalisti che si staccò dal branco, ora sappiamo che ogni singola di quelle frasi era completamente falsa. Ma ciò non importò: quella era una grande storia. Agenzie di stampa inghiottirono la cosa e la rigurgitarono per i loro fedeli clienti.

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Quindi, chi è che sta producendo “fiction” per i media? Chi scrisse la lettera di Zarqawi? Chi inventò la storia che Osama Bin Laden stesse usando una rete di basi sotteranee in Afghanistan, con uffici, dormitori, depositi d’armi, elettricità e sistema di areazione? Chi fornisce ai media le storie del leader talebano Mullah Omar che soffre di problemi al cervello e siede in macchine ferme girando il volante ed imitando il rumore del motore? Chi tirò fuori l’idea che gli Ayatollah iraniani stavano incoraggiando pratiche sessuali tra animali e bambine di appena 9 anni?

Alcune di queste storie vengono da agitatori politici indipendenti. Ad esempio dietro la storia che il presidente Mahmoud Ahmadinejad stava arrestando persone a causa di messaggi con barzellette su di lui c’era un gruppo di opposzione iraniana. Ed è noto che furono gli esiliati iracheni a fornire una serie di false informazioni ai media riguardanti Saddam Hussein.

Ma è chiaro che molte di queste storie hanno su di esse le tracce del governo. Il Pentagono ha definito le “operazioni di informazione” la loro quinta competenza principale affianco a terra, mare, aria e forze speciali. Da ottobre 2006 ogni brigata, divisione o corpo dell’esercito americano ha il proprio reparto di “psyop” (operazioni psicologiche) che produce informazioni per i media locali. Tale attività militare è collegata alla campagna di “diplomazia pubblica” del Dipartimento di Stato, che include il finanziare emittenti radio e siti web di informazione. In Gran Bretagna, il comitato direttivo delle operazioni di indirizzamento ed informazione del Ministero della Difesa lavora con specialisti di 15 psyop inglesi, che hanno base alla “scuola di difesa, spionaggio e sicurezza” di Chicksands nella contea di Bedford.

Nel caso dei servizi segreti della Gran Bretagna, puoi vedere questa combinazione di pericolosa propaganda e mancanza di controllo al lavoro nel caso della Operation Mass Appeal [operazione appello di massa n.d.t.]. Ciò fu descritto da Scott Ritter, ex ispettore delle forze dell’Onu nel suo libro, “Iraq Confidential” dove descrive come a Londra nel giugno del 1998 gli furono presentati due esperti di propaganda nera dell’MI6 i quali gli chiesero di fornirgli materiale che loro potessero diffondere tra “editori, scrittori che lavorano con noi di tanto in tanto”.

Nelle interviste per il libro Flat Earth News, Ritter descrive come, tra dicembre 1997 e giugno 1998 ebbe tre incontri con i funzionari dell’MI6 che gli chiesero dei fascicoli grezzi sulla produzione di armi dell’Iraq. L’importanza di tali fascicoli era che erano tutte informazioni non confermate e quindi non erano stati usati nel valutare l’attività irachena. Eppure l’MI6 era felice di usarli per piazzare storie tra i media. Oltre a ciò, c’è la prova preoccupante che quando Lord Butler fece domande su ciò all’MI6 durante la sua indagine sui servizi segreti a riguardo dell’invasione dell’Iraq, l’MI6 gli mentì.

Infine gli Stati Uniti hanno avuto problemi con tale propaganda in Iraq, in particolare in relazione all’utilizzo della storia di Zarqawi. Nel maggio del 2006, quando un’altra delle sue presunte lettere fu consegnata ai giornalisti nel Combined Press Information Centre di Baghdad, fu finalmente guardata con sospetto e ignorata dai media.

Di certo cosa peggiore di questa perdita di credibilità, secondo le fonti della difesa britannica, la campagna americana su Zarqawi riuscì alla fine a creare la sua verità. Elevandolo dalla sua posizione di un combattente tra un ammasso di gruppi in conflitto, la campagna americana “diffamare Zarqawi” lo rese più attraente per la sua platea di nemici, rendendogli più facile la raccolta di fondi, il reclutamento di combattenti stranieri, il fare allenaze con i sunniti iracheni ed ottenere un maggiore impatto dalle sue stesse manovre sui media. Infine nel dicembre 2004 Osama Bin Laden accettò questa realtà costruita e accantonò le sue differenze con il giordano e lo dichiarò il leader della resistenza di al Qeada all’occupazione americana [o forse c’è da chiedersi se anche questo e altri ‘messaggi di Bin Laden’ siano in realtà un prodotto di propaganda e psyop N.d.r.!].

Titolo originale: “How the spooks took over the news”

Fonte: http://www.independent.co.uk
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11.02.2008

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANTO SARNO

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