ANDRE VLTCHECK
journal-neo.org
Che ci crediate o no, qualche tempo fa, Cipro era l’unica nazione dell’Unione Europea ad essere governata da un partito comunista. E, in realtà, non è stato molto tempo fa, dal 2008 al 2013.
Inoltre, abbastanza di recente, l’unificazione della Repubblica di Cipro e della parte settentrionale dell’isola amministrata dalla Turchia, sembra essere un obbiettivo realizzabile.
E quando Cipro, come la Grecia, era quasi crollata finanziariamente, era stata la Russia ad offrirle una via d’uscita (prima che l’UE facesse tutto il possibile per impedire che ciò accadesse).
Ora tutto sembra storia antica.
La città di Nicosia è tuttora divisa, con i posti di blocco per il controllo dell’immigrazione greco-ciprioti e turchi situati proprio nel mezzo della città vecchia. I graffiti dipinti sui muri della ‘terra di nessuno’ chiedono una fine immediata del conflitto: “Un paese, una soluzione nazionale.”
Il posto di frontiera è affollato. E per rendere il tutto in qualche modo più colorito, c’è anche un enorme pitbull bianco, che si aggira flemmaticamente nei pressi della zona di confine. Non abbaia, rimane solo lì. Nessuno sa se provenga dalla parte turca o da quella greca, ma sembra che passi più tempo con i Turchi, perchè, suppongo, lo nutrono meglio.
La zona di Nicosia di lingua greca sembra una città di provincia europea, un po’ decrepita. Dalla loro parte, i Turchi fumano shisha (la tradizionale pipa ad acqua del Medio Oriente), e i loro caffè sembrano essere più tradizionali e l’architettura dei tempi passati più elegante. Nella parte meridionale, il caffè appena preparato viene chiamato “greco”, mentre pochi metri più a nord è necessario ordinare caffè “turco”, o almeno “arabo”. Inutile dire che si ottiene la stessa cosa da entrambe le parti.
Del resto, è un’isola, una storia e una triste e inutile partizione.
La divisione della nazione qui non è l’unica forma di pazzia. Prima di abituarsi all’idea, si può andare fuori di testa, scoprendo che, incuneati nell’isola, esistono anche due territori amministrati dall’Inghilterra.
Girando in auto, non ci si accorge mai, in effetti, di lasciare Cipro e di entrare nel Regno Unito. Certe targhe automobilistiche sono differenti da quelle che normalmente si vedono a Cipro, ma questo è tutto.
Si attraversa una linea invisibile e si entra nel Regno Unito; da sempre la più (militarmente e ideologicamente) aggressiva nazione sulla faccia della Terra.
Si passa attraverso alcuni campi coltivati, ma presto si nota qualcosa di molto inquietante tutt’intorno alla strada: pochi chilometri dopo aver superato lo storico castello di Kolossi, c’è un oceano di tralicci di altezze e forme differenti, insieme a strutture militari fortificate e in cemento armato. I tralicci sono “decorati” da cavi elettrici dall’aspetto strano. Il tutto ricorda qualche vecchio film di fantascienza.
Naturalmente, se si arriva ‘preparati’, si riconosce quello che a cui ci si trova di fronte: sono le enormi installazioni dell’apparato di propaganda della BBC, destinate a destabilizzare e ad indottrinare il Medio Oriente. Ma questo non è tutto. L’intera enclave, la “Sovereign Base Areas of Akrotiri” (così come quella di Dhekelia, a poche decine di miglia ad est), è qui sopratutto per spiare i “vicini” del Medio Oriente. Con Londra è a circa 4 ore di volo, la Siria è appena al di là del mare, e così pure il Libano.
Ancora più a sud, dopo esserci lasciati alle spalle le installazioni di propaganda e spionaggio, arriviamo nel piccolo villaggio di Akrotiri; un tipico e pittoresco insediamento cipriota, con una chiesa antica, stradine e caffè senza pretese per i locali. Si trova sulla cima di una collina. Ma si è, in realtà, nel territorio della Gran Bretagna. Da qui si può vedere il mare blu, un lago salato e la città di Limassol; ma si è in Inghilterra. Come mai? Semplice: dopo che Cipro aveva ottenuto l’indipendenza dall’Impero britannico, nel 1960, gli Inglesi avevano temuto di poter perdere il controllo delle loro basi militari a Cipro e, almeno in parte, la loro influenza sul Medio Oriente. Dato che una cosa del genere era inimmaginabile per la mentalità imperialista britannica, il Regno Unito aveva costretto i Ciprioti ad accettare questo bizzarro accordo, tutt’oggi ancora valido.
Un altro un chilometro più a sud, e si arriva ad un muro e ad un cancello decorato da minacciosi avvertimenti. Siamo davanti al perimetro della base RAF di Akrotiri. Da qui, dal dicembre del 2015, la RAF effettua attacchi aerei illegali (secondo la legge internazionale) contro la sovrana Repubblica Araba Siriana.
Secondo Jeffrey Richelson & Desmond Ball, The Ties the Bind: Intelligence Cooperation between the UK-USA Countries, (Unwin Hyman, Boston/London e altri, 1990, p.194 nota 145):
“A partire dal 2010, circa 3.000 uomini delle Forze Britanniche di Cipro sono acquartierati ad Akrotiri e Dhekelia. La stazione radio di Ayios Nikolaos, nell’ESBA, è una stazione di ascolto ELINT (intelligenza elettronica) della rete di intelligence dell’accordo UK-USA.”
Questo succedeva allora, ma adesso le cose stanno diventando ancora più letali. Praticamente, il Regno Unito è in guerra con la Siria. Molti a Cipro sono preoccupati del fatto che la Siria potrebbe reagire, lanciando missili contro le basi della RAF da cui partono i bombardamenti (dal punto di vista legale, la Siria, come stato indipendente, ha tutti i diritti di difendersi da attacchi provenienti dall’estero). Tali ritorsioni potrebbero mettere in pericolo la vita degli abitanti di Cipro.
Ci sono state proteste e richieste affinchè forze britanniche restituiscano a Cipro entrambe le “basi sovrane”, ma il Regno Unito non mostra alcun interesse a cedere ciò che è sotto il suo controllo.
Già nel 2008, l’ex presidente di sinistra Demetris Christofias (che ricopriva anche la carica di segretario generale dell’AKEL, il partito comunista di Cipro) aveva cercato di allontanare l’intera guarnigione britannica dall’isola, definendola una “macchia di sangue coloniale“. Però non ci era riuscito e, nel 2013, aveva deciso di dimettersi e di non ricandidarsi per la rielezione.
La base di Dhekelia è incuneata nella parte orientale di Cipro, e circonda, in modo strano, villaggi turchi e di lingua greca.
In passato, i ciprioti avevano combattuto contro la presenza britannica. Al giorno d’oggi, nell’era della sorveglianza globale, i sabotaggi e la resistenza sono stati sostituiti da innocue manifestazioni di protesta. Tuttavia, centinaia di persone del luogo sono state arrestate perché chiedevano la partenza delle truppe britanniche dall’isola.
Cipro è ancora divisa, anche se i colloqui per la riunificazione sono iniziati, per l’ennesima volta, nel 2015. Ora è possibile valicare il confine fra la Repubblica di Cipro e la parte nord di Cipro (controllata dalla Turchia).
Non è stato sempre così. Come aveva scritto Papadakis Yiannis:
“Il 15 luglio 1974, la giunta militare greca al comando di Dimitrios Ioannides aveva portato a termine un colpo di stato a Cipro, per unire l’isola con la Grecia.”
Migliaia di residenti turchi erano stati deportati, molti erano stati uccisi. La Turchia aveva inviato una forza d’invasione e l’isola era stata divisa. Ma la violenza interculturale è risale a ben prima del 1974. La storia si può intuire in ogni angolo di Nicosia e in molti villaggi dell’isola. La zona nord di Cipro non è mai stata riconosciuta da nessun altro paese, ad eccezione della Turchia, ma la divisione è ancora presente. Ci sono ancora intere città spopolate, dove vivevano gli abitanti greci e turchi che avevano dovuto cercare asilo altrove.
Una delle aree più pericolose è Kofinou, nel sud dell’isola, dove si sono verificati, in almeno due occasioni, episodi di violenza etnica senza precedenti, che potrebbero essere definiti una “pulizia”. Un tempo abitata principalmente da Turco-Ciprioti, Kofinou è ora una città fantasma, costellata di case crollate e strutture agricole, dove vivono braccianti stranieri e animali da cortile in condizioni igieniche spaventose.
Cipro ha due facce. È orgogliosa di essere una delle mete famose dei turisti europei. È un membro dell’UE.
Allo stesso tempo, è un simbolo di divisione.
I reticolati al confine tra la Repubblica di Cipro e la zona nord di Cipro sono uno sfregio al suo bellissimo paesaggio. Le mortifere installazioni militari britanniche, le basi aeree, così come le campagne di propaganda e di disinformazione stanno brutalizzando, fisicamente e moralmente, quasi tutto il Medio Oriente.
Qui, a Cipro, convivono, seppur con disagio, turisti europei e russi. La guerra ideologica tra l’Occidente e il resto del pianeta si percepisce molto bene a Pathos e in altre aree storiche dell’isola.
Alcuni residenti britannici (circa 50.000), così come gli innumerevoli turisti britannici, si comportano spesso in modo insultante verso i visitatori russi, solitamente abbastanza dimessi. Qui, l’Impero Britannico sembra ancora essere “in carica.”
Nel porto di Pathos, ero passato vicino ad un’anziana coppia di Russi, che sembrava semplicemente ammirare un vecchio castello sul mare. Nelle vicinanze, due Inglesi, si erano voltati verso la coppia e avevano abbozzato delle smorfie sarcastiche e maleducate; “quei Russi,” aveva bofonchiato l’uomo. Questo non è stato l’unico episodio in cui ho potuto assistere a questo tipo di comportamento.
A Cipro, ho guidato esattamente 750 chilometri, tutto intorno all’isola, cercando di capire e definire la sua posizione attuale e il suo ruolo nell'”area” e nel mondo.
Avevo sperato di trovare almeno una reminiscenza di qualche spirito rivoluzionario del governo comunista (AKEL). Ma ho trovato quasi esclusivamente del pragmatismo, tipico di quasi i tutti i paesi dell’Unione Europea. Le uniche domande frequenti erano state: “La Brexit sarebbe buona o cattiva per Cipro?” Oppure: “Bombardare la Siria sarebbe pericoloso per gli abitanti di Cipro?”
Simbolicamente, nei pressi del villaggio di Kofinou, distrutto dalla violenza interculturale di alcuni decenni fa, avevo scoperto un campo profughi dall’aspetto severo, costruito principalmente per gli immigrati provenienti dal Medio Oriente destabilizzato. Sembrava un campo di concentramento. La gente del posto lo chiama, in modo realistico, la “prigione”. Molto probabilmente lo è.
Mentre guidavo nella zona, avevo visto a pochi chilometri dal campo, di fronte ad una fattoria dall’aspetto strano e semi-abbandonata, un’enorme capra. Era coricata su un fianco e stava morendo, agonizzando, in mezzo alla strada.
Cipro è diventata un’isola divisa, con alcuni edonistici resort turistici, ma anche con comunità terribilmente emarginate, dislocate in tutto il suo territorio.
Si potrebbe facilmente concludere che questa ex colonia britannica sta ancora accettando, dietro compenso, la tremenda presenza delle forze militari britanniche/NATO, con tutte le varie infrastrutture per lo spionaggio e gli organi di propaganda. I caccia Tornado della RAF stanno attualmente portando a termine le loro “missioni” contro la Siria. Da Akrotiri vengono lanciati missili. Le persone che fuggono dai paesi distrutti del Medio Oriente, vengono poi incarcerate a Cipro, come criminali, dietro il filo spinato.
Nel frattempo, la popolazione di Cipro sta calcolando, se tutto questo è veramente fattibile o no; se essere un avamposto dell’impero è [o no] un buon affare; fintanto che [la Gran Bretagna] continuerà a pagare, faranno ben poco per cambiare la situazione. Nonostante le complicazioni del passato e del presente, e nonostante la sua vicinanza al Medio Oriente, Cipro è, dopo tutto, parte integrante dell’Europa, e perciò dell’Impero Occidentale.
Andre Vltchek
Fonte: journal-neo.org
Link: https://journal-neo.org/2018/12/21/cyprus-deadly-uk-military-bases-refugee-camps-and-tourists/
21.12.2018
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org