DI GORDON PRATHER
AntiWar.com
Una delle più interessanti rivelazioni citate da Seymour Hersh, durante il dibattito pubblico con Scott Ritter sponsorizzato dalla New York Society for Ethical Culture, riguardava i progetti non tanto segreti dell’amministrazione Bush-Cheney di provocare un cambio di regime in Iran ed andava a sottolineare fino a che punto lo stesso Ritter è stato ed è apparentemente in contato con gli strateghi dei servizi segreti israeliani.
Secondo Ritter il suo coinvolgimento iniziò durante il servizio da ufficiale nell’intelligence della Marina allorché fu assegnato allo staff del generale Norman Schwarzpkof nel corso dell’addestramento e della preparazione dell’operazione Desert Storm.
Iraniani ed Iracheni si sono reciprocamente scagliati contro, all’epoca del conflitto, centinaia di missili balistici scud durante la guerra Iran-Iraq, ma si sapeva che a Saddam ne era rimasto qualcuno. Il compito di Ritter fu quello di scoprire dove fossero tali missili attraverso l’utilizzo sia di uomini mandati sul campo sia di satelliti spia. Ritter si rese presto conto che gli israeliani, temendo legittimamente che Saddam potesse lanciare i missili contro di loro, avevano già fatto la maggior parte del lavoro per lui. Nei 7 anni successivi, al servizio come Capo Ispettore nella Commissione Speciale per gli Armamenti dell’ONU in Iraq, Ritter afferma di aver continuato a dipendere significativamente dal lavoro dei servizi segreti israeliani.
Inoltre, in risposta alle domande di Hersh, Ritter ha rivelato che per il suo ultimo libro Target Iran: The Truth About the White House’s Plans for Regime Change[“Obiettivo Iran: la verità sui progetti della Casa Bianca per un cambio di regime” n.d.t.], è stato pesantemente informato dalle continue conversazioni con i vertici dell’intelligence israeliana.
Così quando Amy Goodman, conduttrice e produttrice esecutiva di “Democracy Now” stava intervistando Ritter riguardo al suo libro, era consapevole di come il suo interlocutore potesse essere l’uomo in grado di descrivere le analogie fra la “già condotta” invasione dell’Iraq e ciò che sta accadendo con l’Iran.
“La più grande similitudine che è necessario sottolineare è che in entrambe i casi nessuna prova è stata fornita (da Washington) per confermare le accuse mosse”.
“L’Iraq fu accusato di avere programmi per gli armamenti di distruzione di massa e di avere ripreso i progetti per il ripristino di armi chimiche, biologiche nonché di testate nucleari a lunga gittata”.
“C’è stata un’ispezione dell’ONU che aveva accesso, pieno accesso alle attrezzature in questione ma non ci sono dati scaturiti da tale ispezione che possano suffragare le dichiarazioni dell’amministrazione Bush”.
“Per di più fu detto all’Iraq che non era compito degli ispettori trovare le armi bensì doveva essere l’Iraq a provare che non esistevano. Ma non lo faceva”.
Ora sappiamo che nel 1991 Saddam Hussein distrusse la totalità dei suoi programmi per l’implementazione di armi di distruzione di massa. Semplicemente non ce ne erano rimaste da scoprire. Non esisteva alcuna minaccia.
(Ritter non ha lanciato la sua accusa nell’intervista di Amy Goodman e ne ha già fornito prove documentali nel passato. Più propriamente è dal 1997 che Washington sa che Saddam ha totalmente distrutto le sue armi di distruzione di massa nonché le capacità di costruirle senza far alcun tentativo di reintegrare tali capacità).
“Ora abbiamo l’Iran. Si può giurare (dice la Casa Bianca) che abbiano un programma per lo sviluppo di armi nucleari. E pure l’ Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, gli ispettori che hanno avuto pieno accesso ai siti iraniani, è uscita allo scoperto ed i suoi funzionari hanno dichiarato “Bene non possiamo dire che c’è un programma segreto che non conosciamo. Ciò che possiamo dire, come diretto risultato delle nostre indagini, è che non c’è alcun dato che supporti le affermazioni dell’amministrazione Bush sull’ esistenza di un programma per l’ implementazione di armi nucleari”.
(Ritter ha rivelato durante il dibattito con Hersh che nemmeno i servizi segreti israeliani sono stati in grado, nonostante il copioso utilizzo di risorse umane e tecnologiche, di scoprire una qualsivoglia prova che l’ Iran abbia un programma nucleare).
“E ancora una volta l’amministrazione Bush sta scaricando l’onere sull’Iran affermando “non è compito degli ispettori trovare le prove dell’esistenza di un programma nucleare bensì è dovere degli Iraniani provare che non ne esiste uno”.
Perchè si va in questa direzione?
Non si può provare qualcosa che non esiste!!!
Non c’è niente che l’Iran possa fare per soddisfare Washington poiché alla fine dei conti le politiche della Casa Bianca non riguardano né la non proliferazione né il disarmo. Esse mirano solamente ad un cambio di regime. Tutto ciò che l’amministrazione Bush vuole fare è creare le condizioni ed i presupposti per un intervento militare.
Leggete la versione 2006 della “Strategia sulla Sicurezza Nazionale”dove l’Iran è citato 16 volte come la minaccia numero uno per la sicurezza degli USA e ivi è compresa la cognizione di guerra d’aggressione preventiva per trattare con questo tipo di minacce. Ascoltate, Bush ha già detto che non vuole lasciare l’Iran al prossimo presidente e che questo è un problema da risolvere ora”.
Per quale motivo Bush avverte di avere bisogno di provocare un colpo di stato in Iran? Semplice: a causa delle pressioni dei Likudniks [la destra sionista n.d.t.] in casa sua ed all’estero.
Israele ha proposto una linea dura che afferma che non solo non sarà tollerato un programma per l’implementazione di armi nucleari in Iran ma che non sarà tollerato tutto ciò che abbia a che fare con l’energia nucleare e specialmente il processo di arricchimento dell’uranio che potrebbe essere utilizzato per creare armamenti. Quindi anche se l’Iran dicesse la verità – Teheran afferma “Non abbiamo programmi per gli armamenti nucleari vogliamo solo una pacifica energia nucleare”, di contro Tel Aviv sostiene “Fino a quando l’Iran conserverà una qualsiasi capacità tecnica per l’arricchimento dell’uranio, tutto ciò costituisce una minaccia per Israele” – Tel Aviv sta facendo pressioni affinché gli USA intervengano con la forza.
Il New York Times ha appena pubblicato un esaustivo sondaggio pre-elettorale. Per la grande sorpresa della Grey Lady [soprannome del New York Times n.d.t.], la questione più in voga nella mente degli elettori non è il matrimonio fra gay bensì l’attuale guerra in Iraq che ormai la maggioranza dei cittadini ritiene sia stata condotta grazie a falsi pretesti.
Gli elettori non sono molto interessati alle armi nucleari della Corea del Nord, certamente non considerano la Corea una minaccia.
Ma cosa pensano invece gli elettori della prossima guerra preventiva di Bush contro “la minaccia numero uno alla nostra sicurezza nazionale”? Il New York Times non lo sa. Come potete vedere non c’è menzione dell’Iran nel loro completo sondaggio pre elettorale.
Gordon Prather
Fonte: http://www.antiwar.com/
Link: http://www.antiwar.com/prather/?articleid=9961
04.11.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESCO SCURCI