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La Redazione

 

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CHI DICE CHE AFRICANI E HAITIANI HANNO FATTO VENIRE AL MONDO L'AIDS?

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A cura di Das schloss
Il 26 Novembre 2007
48 Views

blankDI JAFRIKAYITI
Global Research

La storia risponde: Seguite l’indice dell’accusatore

Il recente studio pubblicato da Michael Worobey et al., in cui si teorizza che l’AIDS abbia lasciato l’Africa in direzione di Haiti a metà degli anni ’60 per poi irrompere negli U.S.A., potrebbe rivelarsi un evento molto positivo sia per il progresso della scienza sia per svelare quanto siano pervasive le ideologie della supremazia bianca che ancora contaminano la moderna comunità scientifica. Questo studio ci costringe a sollevare diversi massi sotto cui si annidano creature raccapriccianti cui tanto gli scienziati sociali quanto quelli impegnati nelle scienze naturali dovrebbero prestare maggiore attenzione.

La fanfara mediatica che ha accompagnato l’ipotesi di Worobey dell’immigrato haitiano supercontaminato che, tutto solo, ha portato l’AIDS fino in America tornando dalla sua Africa ancestrale risulta alquanto strana se si considera che, appena un mese prima, una notizia legata all’AIDS e riguardante il tragico fallimento del vaccino sperimentale anti-HIV della Merk era passata quasi inosservata. Che questo sia rappresentativo di che cosa fa realmente funzionare Fortress America[2]?Un altro importante elemento che merita considerazione è il tempismo dello studio di Worobey, che è sbarcato al notiziario proprio nel mese in cui James Watson, l’anziano genetista e premio Nobel, suggeriva che: “Gli Africani sono geneticamente inferiori agli Europei”. Sebbene molti nella comunità scientifica si siano subito schierati per convenienza condannando Watson, non vi sono molte prove che le idee supremaziste bianche che egli ha espresso siano una rarità nel suo ambiente. Di fatti, sue affermazioni pubblicate in un articolo del novembre 2000 sul San Francisco Chronicle fanno pensare che il razzismo di Watson sia tutto fuorché improvviso.

Ma, nel 2007, a Watson manca la buona compagnia? Tutto il contrario!

Di recente abbiamo assistito a numerosi ignobili sforzi dispiegati da scienziati bianchi appartenenti a campi quali l’archeologia e la modellizzazione al computer nel tentativo di convincere se stessi della superiorità genetica della loro “razza”. Ad esempio, alcuni si sono specializzati in ciò che chiamerei “Michaeljacksonismo virtuale” per cui il nipote nero della Regina Nera Tiye si è trasformato in un ragazzino dalla pelle bianca smarritosi nel Kemet, la terra di OSIRIDE – la Terra dei Neri. Questo sbiancamento truffaldino del famoso Faraone africano Tutankhamun è stato smascherato in maniera geniale nel sito internet del Professor Manu Ampim.

Il credo scientifico che apparentemente guida questa gente sembra piuttosto semplice. Nel caso si tratti di una grande civiltà in Africa, per cui i costruttori di maestose e impressionanti piramidi hanno ritratto se stessi nelle proprie tombe con un aspetto esattamente identico a quello dei loro antenati ed esattamente corrispondente alle descrizioni degli antichi Greci, la modellizzazione al computer ad opera dei cosiddetti esperti moderni deve per forza trovare un modo per correggere le anomalie fino a che i responsabili di tali grandi gesta di civiltà diventino così bianchi che più bianchi non si può. Nel caso in cui, invece, la questione riguardi una pandemia letale radicata nell’Africa coloniale, per cui i colonizzatori europei avevano il totale controllo sul continente africano e potevano viaggiare avanti e indietro a loro piacimento, e per cui un’enorme quantità di prove conferma:

1) che i vaccini anti-polio contaminati, prodotti con tessuti di scimpanzé e testati su milioni di persone, hanno causato decessi ben documentati;

2) che gli scienziati coinvolti sono stati sorpresi a mentire e mentre tentavano di occultare i fatti;

3) che è chiaro che l’HIV è, con ogni probabilità, una delle molte contaminazioni dei vaccini anti-polio che gli Africani colonizzati furono costretti a ricevere;

4) che la comunità scientifica ha fin dall’inizio avuto a disposizione tutte le prove del fatto che l’AIDS si è originato ad opera dell’uomo (tra cui prove video, che ora i lettori possono consultare on-line in inglese e Francese), allora…

Eppure, in qualche maniera, il modello computerizzato di Worobey riesce a scovare questo discendente di Africani deportati che, ad un certo punto durante gli anni ’60, avrebbe lasciato la natia Haiti per andarsene in Africa (si noti che non è mai esistito un volo diretto che collegasse Haiti con un qualsiasi Paese africano), dopo di che avrebbe sbaragliato tutti i passeggeri abituali di aerei e navi del suo tempo per tornare ad Haiti (da cui stava scappando per paura di persecuzioni politiche), sotto la stessa dittatura dei Duvalier che al suo ritorno erano ancora al loro posto. E, infine, questo nostro straordinario intrepido globetrotter haitiano avrebbe invaso l’America trasportandovi il virus di cui era portatore, là dove nessun virus dell’AIDS era mai stato prima.

Di sicuro, con tutti i suoi difetti, lo studio di Worobey offre a tutti, e in particolare agli Haitiani, l’opportunità di scoprire certe importanti informazioni in merito al fenomeno dell’AIDS e al razzismo inveterato che ancora permea il nostro mondo post-coloniale, compresa la cosiddetta “comunità scientifica”.

1. Non è affatto irrilevante che Michael Worobey sia spesso chiamato in causa nel tentativo di mettere sotto silenzio o di gettare discredito sulla teoria di Edward Hooper che ammette l’ipotesi che la pandemia dell’AIDS tragga origine dalla campagna di vaccinazione anti-polio con vaccini contaminati. Lo scorso anno, Hooper ha dato l’allarme in relazione alla possibile manipolazione di dati finalizzata alla creazione di risultati scientifici sensazionali ma falsi.

2. Lo sdegno provocato dal fatto che Worobey abbia messo all’indice gli Haitiani in quanto colpevoli di aver portato l’AIDS negli U.S.A. ha fatto sì che un maggior numero di persone venisse a sapere di come, più che probabilmente, l’AIDS, in primo luogo, è stato creato nell’Africa colonizzata, vale a dire mediante un vaccino prodotto e testato nel Congo coloniale in modo affatto etico da scienziati euro-americani.

I leader mondiali bianchi, compresi quelli che si nascondono dietro il paravento della scienza e dell’umanesimo, mostrano la tendenza a coalizzarsi contro il presidente sudafricano Thabo Mbeki ogni qualvolta egli osi prestare orecchio a quegli scienziati che insistono sul fatto che la teoria della malattia causata dall’uomo, tra le altre, meriti di essere presa in seria considerazione. Ora forse un maggior numero di persone dedicherà del tempo a soppesare le prove prima di emettere un giudizio.

In uno dei suoi incisivi interventi il Dr. Phillip Emeagwali , uomo di scienza ed esperto umanitario africano, ha scritto:

“La religione si basa sulla fede, mentre la scienza si basa sui fatti e sulla ragione, e la scienza è indifferente alla razza. Sfortunatamente, gli scienziati non lo sono”.

Si consideri, ad esempio, l’origine dell’AIDS, una malattia internazionale. Secondo i registri scientifici, la prima persona a morire di AIDS fu un marinaio venticinquenne di nome David Carr, originario di Manchester in Inghilterra.

Carr morì il 31 agosto 1959, e poiché la malattia che l’aveva ucciso era allora sconosciuta, vennero conservati campioni dei suoi tessuti per poterli analizzare in seguito.

La “malattia sconosciuta” che uccise David Carr fu resa pubblica su The Lancet il 29 ottobre 1960. Il 7 luglio 1990, The Lancet ha effettuato ulteriori analisi sui vecchi campioni di tessuto di David Carr riconfermando che era morto di AIDS.”

Rapidamente, studi successivi hanno screditato la conclusione dell’origine europea (britannica) dell’AIDS.

Ovviamente, a differenza della Gran Bretagna, Haiti non dispone della schiera di scienziati necessaria a condurre studi in tempi rapidi al fine di scampare alle conseguenze dello stigma associato a queste pesanti accuse (il club 4-H del CDC negli anni ’80 [2], e ora quelle di Worobey). Così, quest’ultima bordata di Worobey quasi certamente arrecherà ad Haiti danni maggiori di quelli che la Gran Bretagna abbia mai subito.

E, come possiamo vedere dal modo in cui le agenzie di stampa dominanti trattano le informazioni, ci vorrà del tempo prima che verità e giustizia prevalgano in questa discussione. Tuttavia, di tanto in tanto una voce onesta si alza ad un volume sufficientemente elevato da ricordarci che non dobbiamo permettere ai nostri cervelli di addormentarsi e che dobbiamo rimanere vigili. Quella del Dr. Paul Farmer è una di queste voci e il suo libro AIDS and Accusations: Haiti and the Geography of Blame, [AIDS e accuse: Haiti e la geografia della colpa] non potrebbe aver un titolo più appropriato.

Brian Martin, in The burden of proof and the origin of acquired immune deficiency syndrome [L’onere della prova e l’origine della sindrome da immunodeficienza acquisita], ha scritto quanto segue:

“Vi è una chiara differenza nel modo in cui le varie teorie sull’origine della sindrome da immunodeficienza acquisita sono state trattate, per cui la teoria largamente accettata della zoonosi è stata sottoposta ad un vaglio relativamente superficiale, mentre quella del vaccino orale anti-polio è stata soggetta ad intense critiche e disamine. Questa differenza di trattamento non è spiegabile in termini di applicazione del metodo scientifico. Una spiegazione migliore consiste nel fatto che l’onere della prova sia stato attribuito a tutti gli avversari della teoria della zoonosi, dandole un vantaggio iniquo, soprattuto se si considera che tale attribuzione dell’onere della prova pare rispecchiare fattori non scientifici”.

Nella cultura haitiana diciamo che “l’inganno avanza al galoppo per cento anni, eppure la verità lo raggiunge in un giorno solo”. Kidonk, galope Worobey, galope!

Jafrikayiti (Jean Saint-Vil) è nato a Port-au-Prince, Haiti, e attualmente vive in Canada. Conduce due programmi radio a Ottawa e interviene come analista politico in programmi della Radio e Televisione CBC, Embassy Magazine, ZNet, CTV e Rogers Ottawa TV. È l’autore di “LAFIMEN: Listwa Pèp Ayisyen Depi Nan Ginen”, CD#1 (2003), CD#2&3 (2006) e “Viv Bondye ! Aba Relijyon!” (2000). Canada ). [N.d.T. questo sembra un errore.] Il suo sito internet personale si trova all’indirizzo www.jafrikayiti.com

NOTE

[1] “Fortress America” è un gioco da tavolo che rappresenta uno scenario futuro in cui gli Stati Uniti si devono difendere da un attacco di tutto il resto del mondo.

[2] In “4H [Club]” le quattro “H” stanno per “Haitians, Hookers, Heroin users and Homosexuals”, ovvero haitiani, prostitute, eroinomani e omosessuali; si tratta di una sigla coniata da un ricercatore dei CDC quando ci si è resi conto che il contagio dell’AIDS non era confinato agli omosessuali.
CDC è l’acronimo di “Centres for Disease Control and Prevention” (http://www.cdc.gov/); il nome ufficiale in italiano è “Centri per il controllo e la
prevenzione delle malattie”.

Titolo originale: “Who Says Africans/ Haitians Gave AIDS to the World?”

Fonte: http://www.globalresearch.ca/
Link
11.11.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAPIROFLEXIA

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