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DI GIANFRANCO LA GRASSA

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1. Francamente non mi sento molto avvinto dalla discussione sullo ius soli. Intanto non mi piacciono le ciance sul diritto (o i diritti, al singolare o al plurale che dir si voglia). Inoltre, il gioco è fatto apposta per distrarre dalle questioni più rilevanti, in particolare una: non ci si vuol liberare di vecchie diatribe, di vecchie ideologie, di divisioni dei tempi che furono. Sono ancora utili al potere di gruppi ormai corrotti e abbastanza delinquenziali come quelli ancora in sella in questo nostro mondo “occidentale”. Cominciamo con ordine. Intanto, senz’altro, il discorso su questo diritto di cittadinanza è condotto dalla “sinistra” con i soliti metodi da imbroglioni. In generale essi negano l’automatismo della nascita; cercano di sostenere che si tiene conto anche dei problemi culturali sollevati dallo schieramento opposto a tale progetto di legge. A me sembra piuttosto evidente che se uno ha la cittadinanza non appena fa “uè, uè!”, uscito dal grembo materno, sia in atto un automatismo indiscutibile. Mi sbaglierò, ma non riesco a vedere altri fattori che rendano diversa e più complessa tale attribuzione.

Inoltre, altro squallido inganno è il racconto sull’“integrazione”. Non si integra nulla se c’è una mescolanza incongrua, una reale melassa, di provenienze culturali, di tradizioni plurisecolari, di modi di vita e di strutture relazionali sociali abissalmente differenti. Non c’entra nulla il razzismo, altro cavallo di battaglia dei “sinistri”, degli “antifascisti” per i quali è fascista (nero o rosso, mentre essi sono arcobaleno) chiunque osi pensare in modo diverso dal loro. Non credo che a nessuno venga in testa di sostenere che è di “razza inferiore” il popolo cinese, con una storia e civiltà perfino più antiche della nostra. Ciò non toglie che in ogni dove siano andati, i cinesi hanno creato delle “china town”, delle comunità ben chiuse atte a conservare la loro identità d’antica tradizione. E per quanto mi riguarda, apprezzo nella sostanza la loro scelta, non vedo perché dovrebbero partecipare alla creazione di “maleodoranti intrugli” di culture con millenni di storia del tutto differente. Semmai l’amicizia, lo scambio, l’arricchimento reciproco possono avvenire se ognuno è geloso portatore delle proprie prerogative e costumi, di modi di comportarsi e anche di pensare che mantengono viva la propria diversità rispetto agli altri con cui si entra in interrelazione, in tal caso proficua.

Tale flusso migratorio è iniziato in seguito alla strategia del caos usata dall’establishment Usa rappresentatosi in Obama; caos creato soprattutto nelle zone a sud e sud-est dell’Europa, in particolare dopo la cosiddetta “primavera araba” del 2011 (fatta passare per rivolta di masse popolari tese a ripristinare la “democrazia”), appoggiata in pieno dai servi europei “di sinistra” e perfino da forze residue e ormai ridicole di presunti antimperialisti, gli orfani di un terzomondismo fallimentare fin quasi dall’inizio. Quel vertice statunitense (con alcuni paesi arabi amici, allora Arabia Saudita e Qatar insieme, e perfino con l’appoggio di un paese come la Turchia che poi ha mutato almeno in parte la sua posizione) ha tentato soprattutto la divisione dell’islamismo, liquidando per questo scopo regimi amici dell’occidente (tipo quelli egiziani e tunisini di Mubarak e Ben Ali). Persino Gheddafi non era così nemico come si diceva; basti ricordare i colloqui tra il leader libico e Blair nel 2004 e gli accordi tra polizia libica e quella inglese. Per giungere all’obiettivo prefissosi – e cercare soprattutto di liquidare il regime di Assad, uno dei punti forti della Russia nella zona – si è arrivati a finanziare gruppi radicali dell’islamismo poi indicati come terroristi e combattuti, ma sempre con molta moderazione finché è rimasto presidente Obama.

Quella politica, che sembrava aver ottenuto anche qualche successo (e proprio in Siria) tramite l’enorme confusione cui ha dato origine, ha infine mostrato molti limiti e dato avvio alla massiccia migrazione verso l’Europa (e soprattutto l’Italia), adesso divenuta imbarazzante perfino per chi l’ha promossa, ma specialmente per i servi europei “di sinistra” in pieno appoggio agli Usa obamiani. In Italia, proprio in questi giorni in seguito alla débacle elettorale dei governativi (ma anche e forse soprattutto per la crescita dell’astensionismo, manifestazione di irritazione e disaffezione verso gli attuali scadenti gruppastri che pensano di fare politica), la “sinistra” ancora in maggioranza in Parlamento aveva mutato un po’ il suo atteggiamento dichiarando che non è più sostenibile l’ondata di immigrati. Adesso è tornata in sostanza all’“accogliamo tutti”, i porti non si chiudono. Meglio non fare attenzione alla comicità (che non fa ridere per nulla) della dirigenza UE. Consideriamo alcune falsità che raccontano per cercare di far “digerire” alla popolazione una simile “invasione”.

2. Il primo appello è stato all’umanità, alla necessità di salvare quelli che fuggivano dalla guerra o dalla miseria e fame, ecc. In questa pantomima sono stato aiutati da uno dei peggiori Papi (forse il peggiore) che la Chiesa abbia mai nominato. Quest’anno, se non erro, ricorre il cinquantenario del dramma del Biafra (ci si documenti in merito come meglio si crede). Ricordo i filmati e le foto di quelle masse umane; sembrava di vedere i sopravvissuti di Auschwitz, Mauthausen, ecc. Adesso sui barconi, nei centri di accoglimento e via dicendo, vediamo in netta prevalenza migliaia di giovani maschi perfettamente in carne e vigorosi. La minoranza di donne è pur essa in prevalenza formata da giovani con una carnagione assai luminosa. Sappiamo inoltre che hanno tutti o quasi pagato cifre considerevoli per prendere il mare. E sarebbero questi gli sfortunati e miserabili che non potevano più (soprav)vivere nei loro paesi?

Altra “piacevolezza”: verrebbero a colmare i vuoti creati dalla scarsa figliolanza caratterizzante i paesi più sviluppati e in particolare il nostro. Allora dobbiamo pensare bene del Duce che dava sussidi (e “colonie estive” al mare e ai monti) a chi incrementava la “produzione” di figli. Sarebbe dunque stato lungimirante o meschini farabutti, che giocate agli “antifascisti” quando vi fa comodo accusare di fascismo chi vi combatte perché siete quanto di peggio abbia prodotto questa società ormai fortemente malata.

Poi ancora: gli immigrati ci pagano le pensioni (vedere quanto dice l’ “intelligentissimo” presidente dell’INPS); senza di loro più nessun emolumento ai nostri vecchi e ai meno vecchi che diventeranno pensionati in futuro. Mentitori dalla faccia di tolla! Stanno crescendo in misura esponenziale i mendicanti (neri in specie) che si vedono ad ogni angolo e che costituiscono, salvo che per i ciechi, una fitta rete organizzativa indubbiamente gestita da mascalzoni nostrani. I quali sono quasi tutti appartenenti alle associazioni di “assistenza”, in genere di “sinistra” (anche “estrema, radicale”).

Intendiamoci bene. Ci sono moltissimi extracomunitari (di varie parti del mondo) che comunque vivono e lavorano qui e sui quali non c’è proprio nulla da dire (né tanto meno da ridire). Stiamo parlando però del fenomeno più recente che si sta verificando soprattutto in seguito alla strategia americana dell’era obamiana e che riguarda in particolare l’Africa (soprattutto del nord) e il Medioriente. E’ questo a creare una situazione del tutto abnorme. Decine di migliaia di nuovi arrivati lavorano in nero a 3 euro all’ora. E pagano i contributi pensionistici? Lo ripeto: le organizzazioni delinquenziali sfruttatrici degli immigrati (a partire dalle ONG che vanno a raccoglierli in mare) sono quasi tutte “a sinistra”, molto “umanitarie”. E sanno benissimo che tali immigrati non servono a pagarci le pensioni; sono invece future masse di elettori per i banditi che ci s-governano. E si potrà magari, se fosse necessario, utilizzarli in parte quali bande di violenti per pestare e terrorizzare chi si oppone al più grande flagello dei nostri tempi, rappresentato dai governanti europei (e italiani).

Adesso però ci sono sintomi di malessere e anche di rabbia presso masse di cittadini che potrebbero finalmente voltare le spalle a questi lazzaroni, malgrado essi abbiano in mano tutti i principali mezzi di informazione e di manipolazione per influenzare l’opinione pubblica. Eppure, il brontolio cresce e potrebbe divenire pericolosa irritazione di massa. Allora subito un’altra commedia: parole “ferme” del governo italiano sulla “insostenibilità” della situazione (solo adesso, dopo le elezioni?). Altrettanto dal presdelarep. La UE risponde con solo apparente comprensione, ricordando che si deve anche essere “umani” e salvare la vita ai derelitti. Una volta tanto siamo obbligati a dare ragione a Macron, che si defila dalla UE e ricorda che sono stati accettati in stragrande maggioranza, soprattutto in Italia, “migranti economici”, non certo politici o in fuga dalla guerra e da possibili persecuzioni ed eccidi.

Ecco che balza fuori, in misura moderata, la verità di questa migrazione. Cioè verità circa la natura dei migranti – per la maggior parte (la stragrande maggioranza) in buone condizioni economiche, di salute, di sicurezza anche a casa loro – che vengono qui, approfittando delle strategia obamiana, causa del disastro in Africa e Medioriente, convinti di trovare migliori condizioni di vita e di traffici vari, sperando in certi casi perfino di arricchirsi. Sono stati ingannati, indubbiamente; stanno male una volta qui arrivati, d’accordo; sono alla fine ampiamente sfruttati da individui con maggiore dimestichezza di queste nostre società in degrado criminale. Tuttavia, la maggior parte non è costituita da “disperati”. Arrivano perché speranzosi di migliorare le condizioni di vita, comunque non disastrose per buona parte di loro nemmeno nei paesi da cui giungono. Appunto, come dice Macron, sono “migranti economici”, altro che poveri disgraziati e perseguitati verso cui chinarsi misericordiosi. Basta menzogne e fine della pietà. Che Bergoglio se li prenda tutti in Vaticano e non rompa più gli “zebedei”.

Del resto, già mentre scrivevo queste righe, la “fermezza” del governo è andata a farsi benedire con le precisazioni di Delrio, con lo sciocco buonismo di sindaci tipo Sala, quello di Bergamo e gli altri sempre di “sinistra”. Quanto all’Europa, è ormai palese che non ha alcuna intenzione di darsi da fare per aiutarci realmente. Anche perché possiamo essere certi che i nostri “sinistri” si sono già telefonati con i dirigenti UE; e hanno spiegato che sono costretti a fingere un po’ di durezza (solo verbale e a mezza bocca, mentre l’altra metà riafferma ormai le solite “menate”) perché la popolazione sta dimostrando una crescente “irrequietezza” e le elezioni sono comunque non lontane anche se si andasse al 2018. Se però la situazione si aggrava, ci faranno andare a votare, comunque tra 9 mesi, o inventeranno qualche altra emergenza? Magari la solita mancanza di una buona legge elettorale?
Attendendo l’ulteriore riunione degli infami “europei” a Tallinn e dette queste poche verità, in realtà semitali, bisogna andare a quelle totali e pienamente dispiegate.

3. E’ del tutto naturale e anche giusto che si pensi alle esigenze del presente e dell’immediato futuro. Prendiamo ad es. un qualsiasi individuo. Deve affrontare e provvedere alle esigenze della vita quotidiana. E prenderà dunque in considerazione pure le probabili e previste evenienze della settimana o mese prossimi. Tuttavia, se non abbiamo a che fare con chi vive quasi giorno per giorno, è ovvio che le previsioni si spingeranno verso gli anni a venire; pur consapevoli che allora gli imprevisti saranno molto numerosi e che bisogna prepararsi in qualche modo al loro sopraggiungere. Ancor più i gruppi sociali, i paesi, gli insiemi di paesi di date aree, ecc. devono porsi in una prospettiva che non si limiti a pochi mesi o al prossimo anno. E lo stesso atteggiamento devono perciò tenere gli organismi politici che pretendono di dirigere gli affari sociali di questi o quei paesi.

Mi permetto di dubitare assai che, fra un quinquennio (e credo perfino di esagerare), vi sarà ancora l’emergenza affannosa relativa alle migrazioni degli ultimi due-tre anni; diminuiranno nel contempo nettamente anche i pericoli di attentati sanguinosi. Tanto meno mi convincono le previsioni secondo cui a metà secolo o poco dopo la popolazione nera e araba sarà quasi la metà (se non ancora di più) di quella europea; e l’islamismo eguaglierà o supererà il cristianesimo. Il fenomeno vissuto ultimamente dipende dalla strategia statunitense della presidenza Obama. E’ stato messo in sordina quel gruppo denominato Al Qaeda (che sembrava più adatto a operare in area asiatica o giù di lì) mentre si è creato il Califfato dell’Isis (un quasi Stato persino, a differenza di Al Qaeda) con l’appoggio pressoché aperto di Qatar e Arabia Saudita; ed anche della Turchia per un certo periodo di tempo (quando ha cominciato a tirarsi un po’ indietro, sappiamo quel che ha dovuto subire, perfino un tentativo di colpo di Stato; vero o artefatto, chissà).

Alle loro spalle stavano gli Usa (appunto obamiani) che, facendo irritare Israele, hanno tentato varie vie per mettere musulmani contro altri musulmani (dividendo ancor più Turchia e Iran, già divise in quanto subpotenze concorrenziali in quell’area). Sono persino stati liquidati regimi filo-“occidentali” (in Egitto, Tunisia e soprattutto in Libia con il massimo di caos qui creato). Si è tentato di completare l’opera abbattendo Assad in Siria, ma la Russia ha stoppato il tentativo. L’Isis, però, è adesso in forte crisi e sono convinto che entro poco tempo sarà solo in grado di esercitare un “terrorismo” endemico tipo Al Qaeda. Non verrà forse del tutto eliminato; agli Usa (anche se Trump restasse e si consolidasse) potrebbe non andare bene una completa sparizione di tale “terrorismo”. Tuttavia, si cercheranno comunque (Trump o non Trump) altre vie al momento non facilmente prevedibili. Intanto, si comincia a tener conto di aver troppo trascurato il Sud America. Oltre a ciò, ci si è resi conto che non vale la pena di indebolire Israele, pur sempre perno della sfera d’influenza statunitense in quella zona; e con riflessi precisi in Europa.

Sono proprio le forze al governo da queste “nostre parti” a mostrare sempre più la corda e l’incapacità di gestire adeguatamente la politica internazionale. Sono favorite dall’altrettale limitatezza strategica delle forze di opposizione; soprattutto di quelle dette “populiste”, che avrebbero il compito assai importante di perseguire una reale autonomia del proprio paese nel multipolarismo in futura accentuazione. Anche se tornasse al potere l’establishment americano che ha sostenuto la Clinton, muterà sicuramente la strategia della potenza “occidentale” predominante; e si troveranno in difficoltà gli attuali scriteriati e abominevoli vertici della UE e delle varie forze “europeiste” (mi riferisco all’attuale europeismo di coloro che hanno svenduto l’Europa, l’hanno ridotta a un colabrodo). Esse si sono aggrappate alla migrazione selvaggia – frutto della strategia obamiana – convinti di poterla sfruttare in vario modo per conservare un potere ormai marcio. E ancora bombardano la popolazione dai mass media, controllati quasi al 100%, con i piagnistei sulla necessità della pietà nell’accogliere i (falsi) diseredati e perseguitati. Stanno andando però ormai incontro all’irritazione crescente (e crescerà ancora) di quella parte di popolazione (sempre più maggioritaria), che ha ormai abbandonato i miti della lotta al capitalismo “cattivo” (soprattutto la finanza e le multinazionali) in nome di quello tanto “caritatevole”.

Siamo ancora indietro, ma i tempi matureranno in non troppi anni futuri. Bisogna però che soprattutto alcuni gruppi di più giovani, mentalmente liberi dalle pesanti ideologie del secolo scorso, creino nuove organizzazioni politiche realmente autonomiste e capaci di corretta analisi critica del passato (perché non deve in ogni caso essere persa la memoria storica) per affrontare la nuova epoca che avanza a grandi passi. Sembra indispensabile un gran repulisti di tutti coloro che ci stanno attualmente sulle spalle e distruggono ogni nostro futuro. Bisogna che cada ogni pietà verso chi va eliminato per la nostra salvezza e “resurrezione”. Quindi, cari giovani, al lavoro! C’è un mondo vecchio da affrontare e seppellire con una spietatezza esemplare; ed uno nuovo che attende la vostra opera. Non sarà facile, ma bisogna cominciare a riunirsi e a discutere delle nuove strategie (in specie a livello internazionale) da porre in atto.

 

Gianfranco La Grassa

Fonte: www.facebook.com

Link: https://www.facebook.com/gianfranco.lagrassa/posts/10209866197401666

4.07.2017

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