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La Redazione

 

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CHENEY AVEVA RAGIONE SU UNA COSA: IL DEFICIT NON HA IMPORTANZA

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A cura di supervice
Il 31 Ottobre 2011
43 Views

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DI ELLEN BROWN
Huffington Post

I “terroristi del deficit” stanno

distruggendo i governi e forzando la privatizzazione dei beni pubblici

in nome della “riduzione del deficit” anche se, in realtà, il passivo

non è necessariamente qualcosa di negativo. Per il piano monetario

attuale, nel quale la maggior parte del denaro viene dal debito, il

debito e i deficit sono di fatto necessari per avere una stabile

disponibilità di denaro. Il debito pubblico è il denaro della gente.

Dick Cheney, lo scorso vicepresidente,

è famoso per aver detto: “Il deficit non ha importanza”. Da

repubblicano fedele, Cheney stava argomentando contro l’aumento delle

tasse per i ricchi, ma oggi i repubblicani sembrano aver dimenticato

questa massima. Adesso sono impegnati a distruggere i programmi sociali,

a privatizzare i beni pubblici e a sciogliere i sindacati, tutto in

nome della “riduzione del deficit”.Peggio ancora, adesso la Standard

& Poor’s ha preso l’ascia di guerra. Alcuni blogger pensano

che sia un ricatto. Quest’agenzia privata di valutazione “pro-profit”,

con un passato a dir poco dubbio, si sta imponendo sulla politica governativa,

minacciando di abbassare la tripla AAA del rating

creditizio che da tanto tempo affianca le emissioni dei titoli governativi, nel caso in cui il Congresso non riuscisse a occuparsi in modo sufficientemente draconiano del suo deficit.
La minaccia è reale, come abbiamo visto con gli effetti devastanti dell’abbassamento del rating per la Grecia, l’Irlanda e per altri paesi in difficoltà. Un rating creditizio più basso forza al rialzo i tassi d’interesse e paralizza i bilanci nazionali.

La minaccia più grande al

rating creditizio del dollaro, comunque, potrebbe essere il cosiddetto

“gioco del pollo” che è stato fatto con il limite d’indebitamento

federale. Il 16 maggio quasi il 70% degli americani si è pronunciato

a favore di un congelamento del debito e di un innalzamento del tetto

del debito nazionale. I politici del Tea party potrebbero seguire

questo piano per fare un piacere ai loro elettori.

Se dovesse ottenere quello che vuole, il Tea party potrebbe alla fine far schiantare l’intera economia;

i cinesi stanno vendendo i titoli americani e la Fed si sta ritirando

dal suo programma di “allentamento quantitativo”, per il quale erano

stati comprati titoli con il denaro creato direttamente dai suoi libri

contabili.
Quando la Fed compra i titoli, il governo ottiene denaro

quasi senza interessi, dato che la Fed ribassa i suoi profitti al governo

dopo averne detratto le spese. Quando i cinesi e la Fed smetteranno

i comprare titoli, si rischia un’impennata dei tassi d’interesse e,

con un tetto di debito congelato, il governo non potrà fare nulla,

visto che ogni aumento degli interessi oltre i 14 trilioni di dollari

di debito sarebbe una spesa veramente alta.

Oggi il Tesoro sta pagando

un tasso veramente basso, il 2,5%, sui titoli di stato a 9 mesi o di

durata inferiore, e l’interesse sull’intero debito è di circa il 3%

(un totale di $414 miliardi su un debito di $14 trilioni nel 2010).

La Grecia sta pagando il 4,5% sul suo debito e il Venezuela sta pagando

il 18% – sei volte il 3% che stiamo pagando sul nostro. L’interesse

al 18% aggiungerebbe 2 trilioni di dollari alle nostre tasse. Il che

equivarrebbe a pagare tre volte quello che stiamo pagando adesso

in imposte sul reddito personale (che sono previste essere pari a un

totale di 956 miliardi di dollari nel 2011), sufficienti appena a coprire

gli interessi.

Esistono però delle alternative;

il Congresso potrebbe tagliare il bilancio militare, ma probabilmente

non lo farà, dato che questa opzione non è mai messa in discussione.

Si potrebbero aumentare le tasse per i ricchi, ma neanche questo probabilmente

accadrà. Una terza opzione è quella di tagliare i servizi di governo.

Ma quali servizi? Che ne sarà della sicurezza sociale? Davvero vorreste

vedere vostra nonna chiedere l’elemosina? Il Congresso non può essere

d’accordo sul bilancio per una buona ragione: non c’è dove tagliare.

Fortunatamente, una soluzione più

soddisfacente è possibile. Ci possiamo sedere, rilassarsi e ammettere

che Cheney forse aveva ragione. Il deficit

non è necessariamente una brutta cosa. Non ha grande importanza finché

si ha un tasso di interesse molto basso e può essere tenuto a questi

tassi molto bassi anche mantenendo la nostra tripla A del rating

creditizio oppure chiedendo in prestito alla Fed a interessi zero.

Yin e Yang del denaro

Secondo il nostro attuale piano monetario,

il debito e il deficit non solo non hanno importanza, ma sono

di fatto necessari in modo da mantenere uno stabile apporto di moneta.

La motivazione è stata spiegata da Marriner Eccles, Governatore del

Consiglio della Federal Reserve, nelle audizioni che si tennero prima

dell’House Commitee on Banking and Currency

nel 1941. Wright Patman chiese a Eccles come la Federal Reserve potesse

ottenere il denaro per comprare le obbligazioni statali:

“L’abbiamo creato”, spiegò Eccles.

“Da cosa?”

“Dal diritto di emettere credito”

“E non c’è nient’altro, oltre al

credito del nostro governo?”

“Questo è il nostro sistema monetario”, rispose Eccles: “Se non ci fossero debiti nel nostro sistema monetario, non ci sarebbe stata alcuna moneta.”

Questo potrebbe spiegare perché il

debito degli Stati Uniti non è stato saldato dal 1835 ma semplicemente

è continuato a crescere e l’economia è cresciuta e fiorita con lui.

Un debito che non è mai stato saldato non è veramente un debito. Il

pianificatore finanziario Mark Pash lo chiama il Conto di Monetizzazione

Nazionale. I buoni (o debiti) del tesoro sono “monetizzati” (o trasformati

in moneta). I titoli di stato e le banconote sono lo yin

e lo yang della disponibilità di denaro, il lato positivo e

negativo del bilancio nazionale. Per avere uno più uno da un lato del

bilancio, c’è bisogno di creare uno meno uno dall’altro.

A eccezione delle monete, tutto il

denaro delle emissioni degli Stati Uniti adesso viene messo in circolazione

come debito bancario (inclusa quello della Federal Reserve, la banca

centrale) e i prestiti privati verranno azzerati quando saranno saldati.

Quindi, per mantenere una disponibilità di denaro costante, alcuni

dei principali attori in gioco dovranno contrarre debiti che non potranno

mai saldare, e questo è il ruolo è del governo federale.

Tutto ciò spiega la necessità

di avere di un debito federale: ma qual è il ruolo del deficit

(la quantità di debito che deve aumentare per raggiungere il bilancio

federale)? Secondo il piano monetario corrente, il deficit

è necessario per evitare la recessione.

Ecco spiegato il perché. Le banche

private prestano sempre con gli interessi, in modo che più denaro sia

dovuto rispetto a quanto viene creato: tutti gli investitori si aspettano

di ricevere più denaro di quello che hanno pagato. Ciò significa che

il debito non solo ha bisogno di essere mantenuto, ma deve anche essere

ampliato per fare funzionare l’economia. Quando la Fed aumenta i tassi

d’interesse riducendo il credito, non c’è denaro sufficiente per

saldare i debiti: gli imprenditori e le imprese si bloccano e l’economia

va in recessione o in depressione.

Il mantenimento del deficit

è particolarmente importante quando il mercato del prestito privato

collassa, com’è successo nel 2008 e nel 2009. Allora il debito cala

e così pure la disponibilità di denaro. Se troppo poco denaro è disponibile

per comprare i beni sul mercato, le imprese chiudono e i lavoratori

vengono licenziati, si riduce la domanda e si precipita in una recessione.

Per ribaltare questo ciclo deflattivo, il governo ha bisogno di intervenire

con l’aggiunta di debito pubblico per colmare il divario.

Il debito e la produttività

Il debito federale statunitense, che

oggi sta facendo scattare le sirene d’allarme, è circa il 60%

del PIL, ma in passato è stato molto più alto. Era del 120% durante

la Seconda Guerra Mondiale, che si è dimostrato essere il periodo più

produttivo di sempre. Gli Stati Uniti costruirono i macchinari e le

infrastrutture che gli hanno permesso di guidare la produzione mondiale

per 50 anni. Noi, figli e nipoti di quell’era, non abbiamo avuto sulle

spalle un debito così pesante, ma abbiamo vissuto bene per i cinquant’anni

successivi. Il rapporto debito-PIL era molto più basso dopo la guerra,

non perché la gente si fosse sacrificata per pagare il debito, ma perché

la nazione era così produttiva che il PIL aumentò fino a raggiungerlo.

(Vedi diagramma)

Ciò potrebbe spiegare l’anomalia

del Giappone, oggi leader globale per la spesa del deficit.

In un resoconto della CIA sul debito in rapporto al PIL di 132 nazioni

nel 2010, il Giappone è capolista con il 226%. Com’è riuscito a

conservare il livello di terza più grande economia del mondo? Il suo

debito non ha paralizzato l’ economia perché:

(a) il debito ha un tasso d’interesse

molto basso;

(b) è posseduto dai giapponesi,

e non dal FMI o da altri creditori stranieri;

(c) il denaro creato dal debito è

stato usato per produrre beni e servizi, permettendo a domanda e offerta

di aumentare al contempo, e ai prezzi di rimanere stabili.

In un’analisi di Robert Locke, l’economia

giapponese è stata definita ‘stagnante’ perché i giapponesi

non stanno puntando alla crescita, ma piuttosto alla sostenibilità

e ad alti standard di vita, sostituendo la quantità dei beni

con la qualità. Locke scrisse nel 2004:

Contrariamente al credo comune, il

Giappone ha fatto molto bene ultimamente, nonostante tutti quelli che

lo vogliono rappresentare come un disastro economico. L’illusione di

un suo fallimento è usata dai globalisti e da altri neoliberali

per scoraggiare gli occidentali, e in particolare gli americani, dal

prestare attenzione alle politiche economiche giapponesi, e per evitare

che si possa imparare da loro. [Tutto ciò] è stato incoraggiato dal

governo giapponese come un modo per far sì che gli stranieri la smettessero

di pressare a favore di cambiamenti nella sua politica di commercio

neo-mercantilistica.”

L’economia giapponese stava andando

molto bene fino al 1988, quando la Banca dei Regolamenti Internazionali

ha aumentato i requisiti patrimoniali bancari. Le banche giapponesi

allora hanno serrato il credito e prestato solo ai mutuatari più meritevoli.

Il debito privato diminuì e così fece la disponibilità di moneta,

facendo collassare la borsa valori e la bolla immobiliare. Il governo

giapponese così iniziò a spendere e a ottenere denaro con il prestito;

tuttavia prestò principalmente dalle sue banche di governo. Il più

grande titolare di debito federale è la Japan Post Bank, una

banca commerciale detenuta al 100% dal governo che oggi è la più grande

banca di deposito del mondo. La Banca del Giappone, la banca centrale

nazionale, ha anch’essa finanziato il debito del governo. I tassi di

sono stati abbassati quasi a zero, così il debito non costa praticamente

niente al governo e può essere rinnovato all’infinito.

L’economia giapponese rimane in piedi,

nonostante il suo rapporto debito-PIL sia circa quattro volte quello

statunitense, perché il denaro non lascia il paese per remunerare

i creditori stranieri; è invece riciclato nell’economia giapponese.

Come sostiene Hazel Henderson, il debito del Giappone è due volte il

suo PIL solo a causa di un’anomalia creata dalla modalità di calcolo

del PIL che omette i servizi forniti dal governo.

Se questi fossero inclusi, il PIL del Giappone sarebbe molto più alto

e il suo debito in rapporto al PIL sarebbe molto più in linea con gli

altri paesi. Gli investimenti nell’istruzione, nella sanità e nella

sicurezza non vengono considerati come “prodotto”, ma miglioreranno

il livello di vita della gente e la produttività nazionale. Le imprese

che non devono pagare per la sanità possono essere più proficue e

competitive a livello internazionale. Le famiglie che non devono risparmiare

centinaia di migliaia di dollari per far andare i loro figli all’università

potrebbero spendere meglio in alloggi, vacanze e in altri beni di consumo.

Trasformare il debito nazionale

in un servizio pubblico

Locke definisce il modello giapponese

“un’economia capitalistica con un mercato di capitale socializzato”.

Il debito nazionale è stato monetizzato, trasformato in disponibilità

di denaro nazionale. Il credito della nazione è stato trasformato in

un servizio pubblico.

Thomas Hoenig, presidente della

Kansas City Federal Reserve, sostiene che anche le più grandi banche

statunitensi dovrebbero agire secondo questi dettami. Alla conferenza

generale dell’Associazione Nazionale Avvocati del 12 aprile, ha affermato

che il piano di salvataggio delle banche del 2008, e tutti gli altri

sussidi impliciti, hanno alla fine reso le banche ‘too big to fail’ delle “imprese garantite dal governo”, come le società di ipoteca

finanziaria Fannie Mae e Freddie Mac. Hoenig afferma che

queste si dovrebbero limitare alle attività commerciali e allontanate

dagli investimenti bancari.

“Siete un servizio pubblico, per

amor del cielo”, sono le sue parole.

Il modo diretto per il governo di finanziare

il bilancio sarebbe stato semplicemente quello di coniare moneta senza

debito. Wright Patman, presidente dell’House Banking and Currency

Committee nel 1960 scrisse:

Quando il nostro governo federale,

che ha il potere esclusivo di coniare moneta, crea quel denaro e poi

va nel libero mercato e lo presta e paga gli interessi per l’uso del

suo stesso denaro, a me sembra che stia sbagliando direzione. […]

È assolutamente sbagliato per il governo emettere titoli gravati dagli

interessi. È assolutamente non necessario.”

Ma questo è il sistema che abbiamo.

Anche se il deficit non ha importanza, gli interessi ce l’hanno.

Se vogliamo mantenere il livello degli interessi molto basso dobbiamo

seguire i giapponesi e prestare denaro a noi stessi attraverso le nostre

banche governative, principalmente senza interessi. “La piena fiducia

e il credito degli Stati Uniti” hanno bisogno di essere riconosciuti

e dispensati come un servizio pubblico.

Ellen Brown

Fonte: http://www.huffingtonpost.com/

Link: http://www.huffingtonpost.com/ellen-brown/cheney-was-right-about-on_b_853925.html

26.04.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SILVIA GANDOLFO

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