DI ELLEN BROWN
Huffington Post
I “terroristi del deficit” stanno
distruggendo i governi e forzando la privatizzazione dei beni pubblici
in nome della “riduzione del deficit” anche se, in realtà, il passivo
non è necessariamente qualcosa di negativo. Per il piano monetario
attuale, nel quale la maggior parte del denaro viene dal debito, il
debito e i deficit sono di fatto necessari per avere una stabile
disponibilità di denaro. Il debito pubblico è il denaro della gente.
Dick Cheney, lo scorso vicepresidente,
è famoso per aver detto: “Il deficit non ha importanza”. Da
repubblicano fedele, Cheney stava argomentando contro l’aumento delle
tasse per i ricchi, ma oggi i repubblicani sembrano aver dimenticato
questa massima. Adesso sono impegnati a distruggere i programmi sociali,
a privatizzare i beni pubblici e a sciogliere i sindacati, tutto in
nome della “riduzione del deficit”.Peggio ancora, adesso la Standard
& Poor’s ha preso l’ascia di guerra. Alcuni blogger pensano
che sia un ricatto. Quest’agenzia privata di valutazione “pro-profit”,
con un passato a dir poco dubbio, si sta imponendo sulla politica governativa,
minacciando di abbassare la tripla AAA del rating
creditizio che da tanto tempo affianca le emissioni dei titoli governativi, nel caso in cui il Congresso non riuscisse a occuparsi in modo sufficientemente draconiano del suo deficit.
La minaccia è reale, come abbiamo visto con gli effetti devastanti dell’abbassamento del rating per la Grecia, l’Irlanda e per altri paesi in difficoltà. Un rating creditizio più basso forza al rialzo i tassi d’interesse e paralizza i bilanci nazionali.
La minaccia più grande al
rating creditizio del dollaro, comunque, potrebbe essere il cosiddetto
“gioco del pollo” che è stato fatto con il limite d’indebitamento
federale. Il 16 maggio quasi il 70% degli americani si è pronunciato
a favore di un congelamento del debito e di un innalzamento del tetto
del debito nazionale. I politici del Tea party potrebbero seguire
questo piano per fare un piacere ai loro elettori.
Se dovesse ottenere quello che vuole, il Tea party potrebbe alla fine far schiantare l’intera economia;
i cinesi stanno vendendo i titoli americani e la Fed si sta ritirando
dal suo programma di “allentamento quantitativo”, per il quale erano
stati comprati titoli con il denaro creato direttamente dai suoi libri
contabili.
Quando la Fed compra i titoli, il governo ottiene denaro
quasi senza interessi, dato che la Fed ribassa i suoi profitti al governo
dopo averne detratto le spese. Quando i cinesi e la Fed smetteranno
i comprare titoli, si rischia un’impennata dei tassi d’interesse e,
con un tetto di debito congelato, il governo non potrà fare nulla,
visto che ogni aumento degli interessi oltre i 14 trilioni di dollari
di debito sarebbe una spesa veramente alta.
Oggi il Tesoro sta pagando
un tasso veramente basso, il 2,5%, sui titoli di stato a 9 mesi o di
durata inferiore, e l’interesse sull’intero debito è di circa il 3%
(un totale di $414 miliardi su un debito di $14 trilioni nel 2010).
La Grecia sta pagando il 4,5% sul suo debito e il Venezuela sta pagando
il 18% – sei volte il 3% che stiamo pagando sul nostro. L’interesse
al 18% aggiungerebbe 2 trilioni di dollari alle nostre tasse. Il che
equivarrebbe a pagare tre volte quello che stiamo pagando adesso
in imposte sul reddito personale (che sono previste essere pari a un
totale di 956 miliardi di dollari nel 2011), sufficienti appena a coprire
gli interessi.
Esistono però delle alternative;
il Congresso potrebbe tagliare il bilancio militare, ma probabilmente
non lo farà, dato che questa opzione non è mai messa in discussione.
Si potrebbero aumentare le tasse per i ricchi, ma neanche questo probabilmente
accadrà. Una terza opzione è quella di tagliare i servizi di governo.
Ma quali servizi? Che ne sarà della sicurezza sociale? Davvero vorreste
vedere vostra nonna chiedere l’elemosina? Il Congresso non può essere
d’accordo sul bilancio per una buona ragione: non c’è dove tagliare.
Fortunatamente, una soluzione più
soddisfacente è possibile. Ci possiamo sedere, rilassarsi e ammettere
che Cheney forse aveva ragione. Il deficit
non è necessariamente una brutta cosa. Non ha grande importanza finché
si ha un tasso di interesse molto basso e può essere tenuto a questi
tassi molto bassi anche mantenendo la nostra tripla A del rating
creditizio oppure chiedendo in prestito alla Fed a interessi zero.
Yin e Yang del denaro
Secondo il nostro attuale piano monetario,
il debito e il deficit non solo non hanno importanza, ma sono
di fatto necessari in modo da mantenere uno stabile apporto di moneta.
La motivazione è stata spiegata da Marriner Eccles, Governatore del
Consiglio della Federal Reserve, nelle audizioni che si tennero prima
dell’House Commitee on Banking and Currency
nel 1941. Wright Patman chiese a Eccles come la Federal Reserve potesse
ottenere il denaro per comprare le obbligazioni statali:
“L’abbiamo creato”, spiegò Eccles.
“Da cosa?”
“Dal diritto di emettere credito”
“E non c’è nient’altro, oltre al
credito del nostro governo?”
“Questo è il nostro sistema monetario”, rispose Eccles: “Se non ci fossero debiti nel nostro sistema monetario, non ci sarebbe stata alcuna moneta.”
Questo potrebbe spiegare perché il
debito degli Stati Uniti non è stato saldato dal 1835 ma semplicemente
è continuato a crescere e l’economia è cresciuta e fiorita con lui.
Un debito che non è mai stato saldato non è veramente un debito. Il
pianificatore finanziario Mark Pash lo chiama il Conto di Monetizzazione
Nazionale. I buoni (o debiti) del tesoro sono “monetizzati” (o trasformati
in moneta). I titoli di stato e le banconote sono lo yin
e lo yang della disponibilità di denaro, il lato positivo e
negativo del bilancio nazionale. Per avere uno più uno da un lato del
bilancio, c’è bisogno di creare uno meno uno dall’altro.
A eccezione delle monete, tutto il
denaro delle emissioni degli Stati Uniti adesso viene messo in circolazione
come debito bancario (inclusa quello della Federal Reserve, la banca
centrale) e i prestiti privati verranno azzerati quando saranno saldati.
Quindi, per mantenere una disponibilità di denaro costante, alcuni
dei principali attori in gioco dovranno contrarre debiti che non potranno
mai saldare, e questo è il ruolo è del governo federale.
Tutto ciò spiega la necessità
di avere di un debito federale: ma qual è il ruolo del deficit
(la quantità di debito che deve aumentare per raggiungere il bilancio
federale)? Secondo il piano monetario corrente, il deficit
è necessario per evitare la recessione.
Ecco spiegato il perché. Le banche
private prestano sempre con gli interessi, in modo che più denaro sia
dovuto rispetto a quanto viene creato: tutti gli investitori si aspettano
di ricevere più denaro di quello che hanno pagato. Ciò significa che
il debito non solo ha bisogno di essere mantenuto, ma deve anche essere
ampliato per fare funzionare l’economia. Quando la Fed aumenta i tassi
d’interesse riducendo il credito, non c’è denaro sufficiente per
saldare i debiti: gli imprenditori e le imprese si bloccano e l’economia
va in recessione o in depressione.
Il mantenimento del deficit
è particolarmente importante quando il mercato del prestito privato
collassa, com’è successo nel 2008 e nel 2009. Allora il debito cala
e così pure la disponibilità di denaro. Se troppo poco denaro è disponibile
per comprare i beni sul mercato, le imprese chiudono e i lavoratori
vengono licenziati, si riduce la domanda e si precipita in una recessione.
Per ribaltare questo ciclo deflattivo, il governo ha bisogno di intervenire
con l’aggiunta di debito pubblico per colmare il divario.
Il debito e la produttività
Il debito federale statunitense, che
oggi sta facendo scattare le sirene d’allarme, è circa il 60%
del PIL, ma in passato è stato molto più alto. Era del 120% durante
la Seconda Guerra Mondiale, che si è dimostrato essere il periodo più
produttivo di sempre. Gli Stati Uniti costruirono i macchinari e le
infrastrutture che gli hanno permesso di guidare la produzione mondiale
per 50 anni. Noi, figli e nipoti di quell’era, non abbiamo avuto sulle
spalle un debito così pesante, ma abbiamo vissuto bene per i cinquant’anni
successivi. Il rapporto debito-PIL era molto più basso dopo la guerra,
non perché la gente si fosse sacrificata per pagare il debito, ma perché
la nazione era così produttiva che il PIL aumentò fino a raggiungerlo.
(Vedi diagramma)
Ciò potrebbe spiegare l’anomalia
del Giappone, oggi leader globale per la spesa del deficit.
In un resoconto della CIA sul debito in rapporto al PIL di 132 nazioni
nel 2010, il Giappone è capolista con il 226%. Com’è riuscito a
conservare il livello di terza più grande economia del mondo? Il suo
debito non ha paralizzato l’ economia perché:
(a) il debito ha un tasso d’interesse
molto basso;
(b) è posseduto dai giapponesi,
e non dal FMI o da altri creditori stranieri;
(c) il denaro creato dal debito è
stato usato per produrre beni e servizi, permettendo a domanda e offerta
di aumentare al contempo, e ai prezzi di rimanere stabili.
In un’analisi di Robert Locke, l’economia
giapponese è stata definita ‘stagnante’ perché i giapponesi
non stanno puntando alla crescita, ma piuttosto alla sostenibilità
e ad alti standard di vita, sostituendo la quantità dei beni
con la qualità. Locke scrisse nel 2004:
Contrariamente al credo comune, il
Giappone ha fatto molto bene ultimamente, nonostante tutti quelli che
lo vogliono rappresentare come un disastro economico. L’illusione di
un suo fallimento è usata dai globalisti e da altri neoliberali
per scoraggiare gli occidentali, e in particolare gli americani, dal
prestare attenzione alle politiche economiche giapponesi, e per evitare
che si possa imparare da loro. [Tutto ciò] è stato incoraggiato dal
governo giapponese come un modo per far sì che gli stranieri la smettessero
di pressare a favore di cambiamenti nella sua politica di commercio
neo-mercantilistica.”
L’economia giapponese stava andando
molto bene fino al 1988, quando la Banca dei Regolamenti Internazionali
ha aumentato i requisiti patrimoniali bancari. Le banche giapponesi
allora hanno serrato il credito e prestato solo ai mutuatari più meritevoli.
Il debito privato diminuì e così fece la disponibilità di moneta,
facendo collassare la borsa valori e la bolla immobiliare. Il governo
giapponese così iniziò a spendere e a ottenere denaro con il prestito;
tuttavia prestò principalmente dalle sue banche di governo. Il più
grande titolare di debito federale è la Japan Post Bank, una
banca commerciale detenuta al 100% dal governo che oggi è la più grande
banca di deposito del mondo. La Banca del Giappone, la banca centrale
nazionale, ha anch’essa finanziato il debito del governo. I tassi di
sono stati abbassati quasi a zero, così il debito non costa praticamente
niente al governo e può essere rinnovato all’infinito.
L’economia giapponese rimane in piedi,
nonostante il suo rapporto debito-PIL sia circa quattro volte quello
statunitense, perché il denaro non lascia il paese per remunerare
i creditori stranieri; è invece riciclato nell’economia giapponese.
Come sostiene Hazel Henderson, il debito del Giappone è due volte il
suo PIL solo a causa di un’anomalia creata dalla modalità di calcolo
del PIL che omette i servizi forniti dal governo.
Se questi fossero inclusi, il PIL del Giappone sarebbe molto più alto
e il suo debito in rapporto al PIL sarebbe molto più in linea con gli
altri paesi. Gli investimenti nell’istruzione, nella sanità e nella
sicurezza non vengono considerati come “prodotto”, ma miglioreranno
il livello di vita della gente e la produttività nazionale. Le imprese
che non devono pagare per la sanità possono essere più proficue e
competitive a livello internazionale. Le famiglie che non devono risparmiare
centinaia di migliaia di dollari per far andare i loro figli all’università
potrebbero spendere meglio in alloggi, vacanze e in altri beni di consumo.
Trasformare il debito nazionale
in un servizio pubblico
Locke definisce il modello giapponese
“un’economia capitalistica con un mercato di capitale socializzato”.
Il debito nazionale è stato monetizzato, trasformato in disponibilità
di denaro nazionale. Il credito della nazione è stato trasformato in
un servizio pubblico.
Thomas Hoenig, presidente della
Kansas City Federal Reserve, sostiene che anche le più grandi banche
statunitensi dovrebbero agire secondo questi dettami. Alla conferenza
generale dell’Associazione Nazionale Avvocati del 12 aprile, ha affermato
che il piano di salvataggio delle banche del 2008, e tutti gli altri
sussidi impliciti, hanno alla fine reso le banche ‘too big to fail’ delle “imprese garantite dal governo”, come le società di ipoteca
finanziaria Fannie Mae e Freddie Mac. Hoenig afferma che
queste si dovrebbero limitare alle attività commerciali e allontanate
dagli investimenti bancari.
“Siete un servizio pubblico, per
amor del cielo”, sono le sue parole.
Il modo diretto per il governo di finanziare
il bilancio sarebbe stato semplicemente quello di coniare moneta senza
debito. Wright Patman, presidente dell’House Banking and Currency
Committee nel 1960 scrisse:
Quando il nostro governo federale,
che ha il potere esclusivo di coniare moneta, crea quel denaro e poi
va nel libero mercato e lo presta e paga gli interessi per l’uso del
suo stesso denaro, a me sembra che stia sbagliando direzione. […]
È assolutamente sbagliato per il governo emettere titoli gravati dagli
interessi. È assolutamente non necessario.”
Ma questo è il sistema che abbiamo.
Anche se il deficit non ha importanza, gli interessi ce l’hanno.
Se vogliamo mantenere il livello degli interessi molto basso dobbiamo
seguire i giapponesi e prestare denaro a noi stessi attraverso le nostre
banche governative, principalmente senza interessi. “La piena fiducia
e il credito degli Stati Uniti” hanno bisogno di essere riconosciuti
e dispensati come un servizio pubblico.
Ellen Brown
Fonte: http://www.huffingtonpost.com/
Link: http://www.huffingtonpost.com/ellen-brown/cheney-was-right-about-on_b_853925.html
26.04.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SILVIA GANDOLFO