Per prevenire il deterioramento la maggior parte della frutta in commercio viene trattata con fungicidi. Lo scopo è di prolungarne durata e integrità, ma la pratica non è esente da conseguenze perché determina la selezione e la trasmissione di lieviti patogeni multiresistenti.
La problematica è seria ed è stata finalmente sollevata da uno studio pubblicato a fine marzo su mBio (una rivista ad accesso aperto dell’American Society for Microbiology) che ha riscontrato sulle mele ceppi resistenti a farmaci di Candida Auris, un lievito patogeno che si diffonde rapidamente negli ospedali e provoca ogni anno molte vittime perché non è rispondente ai comuni antifungini. Nel 2019 i centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie lo hanno classificato come uno dei 5 agenti patogeni che rappresentano le minacce più urgenti per la salute pubblica.
Finora le cause che possono aver contribuito allo sviluppo e alla diffusione della resistenza antimicotica di questo particolare lievito erano sconosciute, il pregio di questo studio è di avere posto l’attenzione sui fungicidi utilizzati in agricoltura per prevenire il deterioramento dei frutti e dai risultati sembra confermata l’ipotesi che proprio i fungicidi aggiunti per prolungare la conservazione abbiano agito come importanti forze selettive per specie multiresistenti.
Nello specifico i ricercatori hanno esaminato le superfici delle mele raccolte nelle aree dell’India settentrionale e hanno trovato ceppi di C. auris resistenti ai farmaci solo nelle mele trattate per la lunga conservazione prima dell’acquisto; invece, nessuna delle mele appena raccolte ospitava il lievito patogeno. A riguardo scrivono testualmente gli autori: “È interessante notare che C. auris è stato individuato solo nelle mele immagazzinate e nessuna delle mele appena raccolte da aziende agricole convenzionali e biologiche è risultata positiva per C. auris.”
Poi i ricercatori sottolineano un’altra cosa interessante e cioè che negli ambienti naturali i lieviti si possono trovare ovunque ci siano composti organici e, a tal proposito, fanno notare che il ceppo di C. auris originariamente identificato e proveniente da un habitat acquatico senza attività umana si era rivelato in passato sensibile a tutti i farmaci antimicotici testati mentre invece, successivamente, ha sviluppato resistenza. Così anche il ceppo riscontrato sulle mele analizzate ha mostrato di non rispondere a vari antifungini. Di conseguenza concludono: “I nostri risultati suggeriscono che C. auris nell’ecosistema naturale può entrare in contatto con fungicidi agricoli e che proprio i frutti immagazzinati potrebbero essere una nicchia significativa per la selezione della resistenza a farmaci antifungini in C. auris e altri agenti patogeni fungini umani.”
Le mele sono coltivate in tutto il mondo e sono disponibili tutto l’anno, non solo nella tipica stagione di raccolta (settembre-ottobre). Per aumentarne la durata vengono poste in ambienti refrigerati e non di rado cosparse di fungicidi tramite aerosol in modo che la conservazione possa arrivare anche a 6-12 mesi. Gli autori dello studio citato affermano che sarebbero utili studi ulteriori anche su altri frutti che possono subire simili trattamenti per confermare la necessità di una diversa gestione della conservazione ai fini del controllo della candida auris.
IN REALTA’ sarebbe più che altro utile iniziare a consumare frutta e verdura di stagione e a chilometro zero in modo da evitare del tutto l’utilizzo di prodotti chimici che sì, sono in grado di prolungare la durata dei vegetali, ma anche di innescare problematiche importanti sia per la salute individuale che collettiva.
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VB