DI SNORRE LINDQUIST E LASSE WILHELMSON
Palestine Chronicle
La striscia di Gaza è oggi il più grande campo di concentramento al mondo. La situazione diventa di continuo sempre più insopportabile per un milione e mezzo di palestinesi che vi vivono. Forniture di cibo, medicinali e carburante sono rese difficili o completamente fermate. La malnutrizione infantile è in aumento. La fornitura d’acqua e la bonifica hanno smesso di funzionare. I bambini muoiono per mancanza di cure sanitarie. I tunnel verso l’Egitto, scavati a mano, sono l’unico modo per respirare. A giornalisti e diplomatici è negato l’ingresso. Israele pianifica ulteriori sforzi militari. I palestinesi di Gaza vengono costretti con la fame ad arrendersi e a diventare un problema egiziano.
L’Onu dovrebbe usare il termine apartheid a riguardo di Israele e considerare sanzioni seguendo il modello dell’ex Sudafrica. Miguel dÉscoto Brockman, presidente dell’assemblea generale Onu ha mandato questo messaggio ad un incontro del 24 novembre 2008 alla presenza del segretario generale Onu Ban Ki-moon.
Il premio Nobel per la pace del 1976, l’irlandese Mairead McGuire, ha recentemente proposto un movimento popolare che richieda la revoca dell’appartenenza Onu di Israele. C’è bisogno che la comunità internazionale eserciti una pressione tangibile su Israele in modo che esso fermi i suoi crimini di guerra.
A seguire: “Dall’ONU invito a boicottare Israele” (Forum Palestina) e “Il Commissario Onu per i Diritti umani: la Corte penale internazionale processi Israele per crimini di guerra” (Infopal) e “Gli Usa da 30 anni mettono il veto alle risoluzioni ONU contro Israele” (dati della Jewish Virtual Library).Non una sola volta durante i passati sessant’anni Israele ha mostrato una qualche intenzione di attenersi ai requisiti stipulati nel 1948 a riguardo dell’appartenenza del paese all’Onu, cioè che ai palestinesi che erano stati cacciati dalle loro case fosse permesso di ritornare alla prima opportunità possibile. Inoltre Israele detiene il ben poco lusinghiero record per numero di risoluzioni Onu ignorate.
Ci si potrebbe chiedere dal punto di vista della legislazione dei diritti umani se Israele è o no uno Stato legittimo. Le pratiche stabilite tra Stati solitamente richiedono confini che vengano legalmente mantenuti e una costituzione, e Israele non ha nessuna di queste cose. Queste richieste sono anche citate nella risoluzione 181 dell’Onu “Partition Plan for Palestine” [“piano di divisione per la Palestina”] approvata dall’assemblea Generale nel novembre 1947. Il piano fu accettato dagli ebrei sionisti in Palestina ma rifiutato, per ottime ragioni, come ingiusto dagli Stati arabi. Solo le decisioni prese dal consiglio di sicurezza Onu sono vincolanti. Successivamente Israele ha unilateralmente rivendicato una porzione considerevolmente maggiore del territorio che era stato suggerito dalle Nazioni Unite.
L’espulsione dell’80% dei palestinesi che vivevano a ovest della linea dell’armistizio del 1947, e il rifiuto di Israele di permettere il loro ritorno è la ragione, in base ai diritti umani, per l’espulsione di Israele dall’Onu. Non solo Israele non ha rispettato il piano di partizione ma, con le sue azioni, ha minato le basi, fragili dall’inizio, per la sua appartenenza Onu.
[La perdita di terra palestinese dal 1946 al 2000: in bianco la terra di proprietà ebraica (e, dopo il 1948, controllata dallo stato di Israele). In verde le zone palestinesi. Dal 2000 a oggi vi sono state altre espansioni delle colonie in Cisgiordania e un peggioramento della possibilita’ di collegamento tra le varie ‘enclave’ palestinesi della zona, a fronte della sola restituzione delle colonie di Gaza (piccola zona bianca a sud ovest della Gaza raffigurata nella mappa del 2000), a cui ha fatto seguito l’attuale assedio contro la popolazione palestinese della zona. Clicca per ingrandire.]
Israele fa uso di varie strategie per raggiungere i suoi scopi, gli stessi scopi da un secolo a questa parte: avere il minor numero possibile di palestinesi quanto più indeboliti e controllati possibile in aree quanto più piccole possibile tra il Mediterraneo e il fiume Giordano. E cercare di ottenere l’accettazione in tutto il mondo per il furto di terra che è vitale per lo “Stato” che si definisce “ebreo e democratico”. Ciò ovviamente non somiglia per niente un processo di pace.
Perché nessuno commenta mai il fatto che il primo ministro israeliano non perde mai un’opportunità per sottolineare quanto sia importante che il resto del mondo e i palestinesi riconoscano Israele, non come un paese democratico per tutti i suoi cittadini, ma come “Stato ebraico”?
Cosa avremmo detto se il primo ministro del Sudafrica, in modo simile, avesse chiesto il riconoscimento del Sudafrica come uno “Stato bianco e democratico”, così accettando de facto il sistema dell’apartheid razzista che ha permesso ai non bianchi di essere classificati come esseri umani inferiori?
Nell’articolo “The end of Zionism” [“la fine del sionismo”] pubblicato sul Guardian il 15 settembre 2003, il dissidente ebreo ed ex presidente della Knesset, Avraham Burg scrisse:
“Gli ebrei della diaspora per i quali Israele è un pilastro centrale della loro identità devono prestare ascolto e alzare la voce…. Non possiamo mantenere una maggioranza palestinese sotto lo stivale israeliano e allo stesso tempo ritenerci l’unica democrazia in Medioriente. Non ci può essere democrazia senza uguali diritti per coloro che vivono qui, arabi così come ebrei…. Il primo ministro dovrebbe presentare la scelta in modo esplicito: razzismo ebraico o democrazia”.
Nessun appoggio può essere trovato nelle raccomandazioni Onu riguardanti uno Stato ebraico e uno palestinese per l’esistenza di diversi diritti per i cittadini di ciascuno dei due paesi. Né vi è alcuna indicazione su come uno Stato “ebraico” possa diventare ebraico. Vi è comunque appoggio all’intenzione che le condizioni demografiche debbano essere mantenute intatte con la partizione. Leggere nel testo un’intenzione riguardante le caratteristiche di uno “Stato ebraico” cucito sull’ideologia del sionismo è completamente in contraddizione con il testo della risoluzione.
Persino la Dichiarazione Balfour, che manca completamente di uno status dei diritti umani, fa notare che la patria nazionale ebraica in Palestina non deve in nessun modo interferire con i diritti dei palestinesi. Né il presidente Usa Truman riconobbe Israele come Stato ebraico. Al contrario egli escluse decisamente tale formulazione prima di prendere la sua decisione di riconoscere Israele.
Perciò la legittimità di uno “Stato ebraico” così con urgenza ricercata da Israele manca di appoggio nei documenti internazionali che riguardano la costruzione dello Stato. Il governo di Israele è, naturalmente, pienamente consapevole di ciò. Per quale altro motivo continuerebbe a cercare tale riconoscimento?
L’Onu dovrebbe impegnarsi in un boicottaggio dello Stato israeliano dell’apartheid e, con la minaccia di un’espulsione dalle Nazioni Unite, chiedere che Israele permetta ai rifugiati palestinesi espulsi il ritorno in conformità alle risoluzioni Onu 194 e 3236.
Fatto ciò possono procedere dei ragionevoli colloqui di pace e varie soluzioni possono essere raggiunte per la coabitazione con eguali diritti per tutti gli abitanti tra il Mediterraneo e il Giordano. Una tale soluzione non può essere compatibile con il mantenimento di uno Stato ebraico di apartheid.
Snorre Lindquist è un architetto svedese, tra le altre cose, della Casa della Cultura di fronte alla Chiesa della Natività a Betlemme in Cisgiordania.potete contattarlo all’indirizzo [email protected].
Lasse Wilhelmson è un commentatore della situazione in Medioriente, ed è membro da 23 anni, 4 dei quali come dirigente, di un governo locale in Svezia. Potete contattarlo all’indirizzo [email protected].
Gli autori hanno scritto questo articolo per il sito PalestineChronicle.com.
Titolo originale: “Revoking Israel’s UN Membership”
Fonte: http://www.palestinechronicle.com/
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03.12.2008
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO
DALL’ONU INVITO A BOICOTTARE ISRAELE
A CURA DI FORUM PALESTINA
Il presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu invita al boicottaggio del regime israleliano dell’apartheid… ma in Italia non si deve sapere.
“Sono stupefatto che si continui ad insistere sulla pazienza mentre i nostri fratelli e le nostre sorelle palestinesi sono crocifissi. La pazienza è una virtù nella quale io credo. Ma non c’è alcuna virtù nell’essere pazienti con la sofferenza degli altri”.
L’Assemblea generale dell’ONU ha esaminato il 24 e 25 novembre 2008 il rapporto del Segretario generale sulla situazione in Palestina.
Il Presidente dell’Assemblea, Miguel d’Escoto Brockmann (Nicaragua), ha fatto di questo dibattito una questione di principio. Aprendo la seduta, ha dichiarato:
« Io invito la comunità internazionale ad alzare la sua voce contro la punizione collettiva della popolazione di Gaza, una politica che non possiamo tollerare. Noi esigiamo la fine delle violazioni di massa dei Diritti dell’uomo e facciamo appello ad Israele, la Potenza occupante, affinché lasci entrare immediatamente gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Questa mattina ho parlato dell’apartheid e di come il comportamento della polizia israeliana nei Territori palestinesi occupati sembri così simile a quello dell’apartheid, ad un’epoca passata, un continente più lontano. Io credo che sia importante che noi, all’ONU, impieghiamo questo termine. Non dobbiamo avere paura di chiamare le cose con il loro nome. Dopotutto, sono le Nazioni Unite che hanno elaborato la Convenzione internazionale contro il crimine dell’apartheid, esplicitando al mondo intero che tali pratiche di discriminazione istituzionale devono essere bandite ogni volta che siano praticate.
Abbiamo ascoltato oggi un rappresentante della società civile sudafricana. Sappiamo che in tutto il mondo organizzazioni della società civile lavorano per difendere i diritti dei Palestinesi e tentano di proteggere la popolazione palestinese che noi, Nazioni Unite, non siamo riusciti a proteggere. Più di 20 anni fa noi, le Nazioni Unite, abbiamo raccolto il testimone della società civile quando abbiamo convenuto che le sanzioni erano necessarie per esercitare una pressione non violenta sul Sud Africa. Oggi, forse, noi, le Nazioni Unite, dobbiamo considerare di seguire l’esempio di una nuova generazione della società civile che fa appello per una analoga campagna di boicottaggio, di disinvestimento e di sanzioni per fare pressione su Israele. Ho assistito a numerose riunioni sui Diritti del popolo palestinese. Sono stupefatto che si continui ad insistere sulla pazienza mentre i nostri fratelli e le nostre sorelle palestinesi sono crocifissi. La pazienza è una virtù nella quale io credo. Ma non c’è alcuna virtù nell’essere pazienti con la sofferenza degli altri. Noi dobbiamo agire con tutto il nostro cuore per mettere fine alle sofferenze del popolo palestinese (…) Tengo ugualmente a ricordare ai miei fratelli e sorelle israeliani che, anche se hanno lo scudo protettore degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza, nessun atto di intimidazione cambierà la Risoluzione 181, adottata 61 anni fa, che invita alla creazione di due Stati. Vergognosamente, oggi non c’è uno Stato palestinese che noi possiamo celebrare e questa prospettiva appare più lontana che mai. Qualunque siano le spiegazioni, questo fatto centrale porta derisione all’ONU e nuoce gravemente alla sua immagine ed al suo prestigio. Come possiamo continuare così?».
L’ambasciatore Miguel d’Escoto Brockmann è un sacerdote cattolico, teologo della liberazione e membro del Comitato politico del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN). Personalità morale riconosciuta, è stato eletto per acclamazione, il 4 giugno 2008, Presidente dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
L’Anti-Defamation League (ADL) è stata la prima organizzazione sionista a reagire, chiedendo al Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki Moon, di mettere fine a questo « circo » così come alla « cosiddetta giornata di solidarietà con il popolo palestinese ». Infine, ha denunciato il carattere a suo dire « antisemita » delle proposte del Presidente Miguel d’Escoto Brockmann che essa ritiene ispirate da un secolare antigiudaismo cattolico.
Ad oltre dieci giorni dall’intervento di D’Escoto all’ONU, nessun organo di informazione “importante” ha ritenuto di doverne dare conto, forse per non turbare il sonno perenne del nostro Presidente della Repubblica, quello che dorme quando viene sancita la fine dell’eguaglianza dei cittadini italiani di fronte alla legge e – coerentemente – nel suo viaggio in Israele ha continuato a sonnecchiare di fronte alle sofferenze dei Palestinesi sotto il tallone di ferro dell’occupazione israeliana.
Fonte: http://www.uruknet.info
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07.12.2008
IL COMMISSARIO ONU PER I DIRITTI UMANI: LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE PROCESSI ISRAELE PER CRIMINI DI GUERRA
A CURA DI INFOPAL
Richard Falk, della Commissione d’inchiesta sui Diritti Umani nei Territori Palestinesi, ha sollecitato le Nazioni Unite a tradurre la condanna dell’assedio israeliano su Gaza in azioni sul terreno.
Falk ha sottolineato che è giunto il tempo per intraprendere un’azione internazionale che ponga fine all’assedio su 1,5 milioni di palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza, rimarcando il fatto che la comunità internazionale deve salvare la Striscia di Gaza, ormai sull’orlo di una gravissima “catastrofe umanitaria”.
L’agenzia Quds Press ha citato il dirigente ONU che affermava che il Segretario generale Ban-Ki-Moon, Miguel d’Escoto Brockmann, presidente dell’Assemblea generale ONU, Navanethem Pillay, Alto Commissario per i Diritti umani, erano preoccupati per la “sofferenza” degli abitanti di Gaza.
Egli ha inoltre accusato il governo d’occupazione israeliana di “permettere soltanto l’ingresso di limitate quantità di cibo e carburante destinati a placare la carestia e le malattie”.
Criticando l’indifferenza internazionale di fronte alla tragedia di Gaza, Falk ha evidenziato come l’ONU dovrebbe esercitare il suo mandato e proteggere il popolo palestinese.
Falk consiglia alla Corte Penale Internazionale di indagare sulla situazione e di prendere seriamente in considerazione la possibilità di eseguire un processo legale contro civili e leader militari israeliani.
Sin da quando Hamas ha vinto democraticamente le elezioni nel 2006, le forze d’occupazione israeliane hanno imposto un blocco economico soffocante sulla piccola Striscia di Gaza. Negli ultimi 18 mesi, da quando il movimento Hamas ha preso il controllo della sicurezza nella Striscia di Gaza, l’assedio si è intensificato.
Da parte sua, il premier dell’Autorità palestinese, Ismail Haniyah, ha accusato la comunità internazionale di commettere un crimine odioso contro il suo popolo a causa del disinteresse dimostrato finora verso l’assedio israeliano.
“Le autorità di occupazione israeliane stanno conducendo la peggiore forma di repressione contro il popolo palestinese, in particolar modo contro la Striscia di Gaza, e la comunità internazionale, con la sua indifferenza, non fa che partecipare al crimine”, ha sottolineato Haniyah nel ricevere i membri della nave Dignity, giunta a Gaza martedì.
Rivolgendosi ancora agli organizzatori del viaggio, egli ha esortato i paesi arabi a seguire l’esempio degli attivisti europei e a inviare navi in aiuto alla Striscia di Gaza.
Da parte loro, i membri della nave Dignity hanno dichiarato che, nonostante gli evidenti ostacoli posti da Israele, l’arrivo della loro nave a Gaza porta con sé un chiaro messaggio destinato a tutte le parti coinvolte e cioè che Gaza non sarà lasciata da sola ad affrontare il blocco.
(traduzione di Elisa Gennaro)
Fonte: http://www.infopal.it
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11.12.2008
GLI USA DA 30 ANNI METTONO IL VETO ALLE RISOLUZIONI ONU CONTRO ISRAELE
DALLA JEWISH VIRTUAL LIBRARY
Veto: 1972-1982 | |||
Argomento | Data della Riunione | Rappresentante USA che ha espresso il veto | Votazione |
Palestina: Protesta di Siria e Libano. Risoluzione proposta da tre nazioni. 2/10784 | 9/10/1972 | Bush | 13-1, 1 |
Palestina: Esame della Situazione Mediorientale. Risoluzione proposta da 8 nazioni (S/10974) | 7/2/1973 | Scali | 13-1, 0 (la Cina si è astenuta.) |
Palestina: Protesta di Egitto e Libano. Risoluzione proposta da 5 nazioni (S/11898) | 12/8/1975 | Moynihan | 13-1, 1 |
Palestina: Problema Mediorientale, compresa la questione Palestinese. Risoluzione proposta da 6 nazioni (S/11940) | 1/26/1976 | Moynihan | 9-1,3 (la Cina e la Libia si astengono.) |
Palestina: Situazione nei Territori Arabi Occupati. Risoluzione proposta da 5 nazioni (S/12022) | 3/25/1976 | Scranton | 14-1,0 |
Palestina: Rapporto del Comitato sui Diritti del Popolo Palestinese. Risoluzione proposta da 4 nazioni (S/121119) | 6/29/1976 | Sherer | 10-1,4 |
Palestina: Diritti dei Palestinesi. Risoluzione proposta dalla Tunisia. (S/13911) | 4/30/1980 | McHenry 10-1,4 | |
Palestina: Alture del Golan. Risoluzione proposta dalla Giordania. (S/14832/Rev. 2) | 1/20/1982 | Kirkpatrick | 9-1,5 |
Palestina: Situazione nei Territori Occupati, Risoluzione proposta dalla Giordania (S/14943) | 4/2/1982 | Lichenstein | 13-1,1 |
Palestina: Incidente alla *** a Gerusalemme Incident at the Dome of the Rock in Jerusalem. Risoluzione proposta da 4 nazioni | 4/20/1982 | Kirpatrick | 14-1, 0 |
Palestina: Conflitto in Libano. Risoluzione proposta dalla Spagna. (S/15185) | 6/8/1982 | Kirpatrick | 14-1,0 |
Palestina: Conflitto in Libano. Risoluzione proposta dalla Francia. (S/15255/Rev. 2) | 6/26/1982 | Lichenstein | 14-1 |
Palestina: Conflitto in Libano. Risoluzione proposta dall’ URSS. (S/15347/Rev. 1, as orally amended) | 8/6/1982 | Lichenstein | 11-1,3 |
Palestina: Situazione nei Territori Occupati, Risoluzione proposta da 20 nazioni (S/15895) | 8/2/1983 | Lichenstein | 13-1,1 |
Veto al Consiglio di Sicurezza/Voti Contrari dal 1983 a oggi | ||
Argomento | Data Votazione | |
Territori Arabi Occupati: Totale condanna della politica Israeliana degli insediamenti – non adottata | 1983 | |
Libano del Sud : Condanna dell’azione di Israele nel Libano Meridional. S/16732 | 9/6/1984 | 13-1 (Veto USA) con 1 astensione (UK) |
Territori Occupati : Risoluzione per deplorare le “misure repressive” di Israele contro la popolazione Araba. S/19459. | 9/13/1985 | 10-1 (Veto USA), con 4 astensioni (Australia, Danimarca, UK, Francia) |
Libano: Condanna delle pratiche di Israele contro i civili nel Libano Meridionale. S/17000. | 3/12/1985 | 11-1 (Veto USA), con 3 astensioni (Australia, Danimarca, UK) |
Territori Occupati: Richiesta ad Israele di rispettare i luoghi sacri islamici. S/17769/Rev. 1 | 1/30/1986 | 13-1 (Veto USA), con 1 astensione (Thailandia) |
Libano: Condanna delle pratiche di Israele contro i civili nel Libano Meridionale. S/17730/Rev. 2. | 1/17/1986 | 11-1 (Veto USA), con 3 astensioni (Australia, Denmark, UK) |
Libia/Israele: Condanna dell’intercettazione di un aereo Libico da parte di Israele. S/17796/Rev. 1. | 2/6/1986 | 10 -1 (Veto USA), con 4 astensioni (Australia, Danimarca, Francia, UK) |
Libano: Bozza di risoluzione che deplora fortemente i ripetuti attacchi Israeliani contro il territorio Libanese e altre misure e pratiche contro la popolazione civile; (S/19434) | 1/18/1988 | 13-1 (Veto USA), con 1 astensione (UK) |
Libano: Bozza di risoluzione che condanna la recente invasione del Libano Meridionale da parte delle forze Israeliane e ripete un appello al ritiro immediato di tutte le forze Israeliane dal territorio Libanes; (S/19868) | 5/10/1988 | 14-1 (Veto USA) |
Libano: Bozza di risoluzione che deplora fortemente il recente attacco Israeliano contro il territorio Libanese del 9 Dicembre 1988; (S/20322) | 12/14/1988 | 14-1 (Veto USA) |
Territori Occupati: Bozza di risoluzione che chiede ad Israeele l’applicazione de jure della Quarta Convenzione di Ginevra; (S/19466) | 1988 | 14-1 (Veto USA) |
Territori Occupati: Bozza di risoluzione che richiede con urgenza ad Israele di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra, rescindere l’ordine di deportazione di civili Palestinesi e condanna le politiche e le pratiche di Israele che violano i diritti umani della popolazione Palestinese nei Territori Occupati; (S/19780) | 1988 | 14-1 (Veto USA) |
Territori Occupati: Risoluzione per deplorare le politiche e le pratiche di Israele nei territori occupati e per deplorare con forza anche il non rispetto continuo, da parte di Israele, delle decisioni del Consiglio di Sicurezza. | 2/17/1989 | 14-1 (Veto USA) |
Territori Occupati: Condanna delle politiche e delle pratiche di Israele nei Territori Occupati. | 6/9/1989 | 14-1 (Veto USA) |
Territori Occupati: Risoluzione per deplorare le politiche e le pratiche di Israele nei territori occupati. | 11/7/1989 | 14-1 (Veto USA) |
Territori Occupati: Bozza di risoluzione NAM per creare una commissione e mandare tre membri del consiglio di sicurezza a Rishon Lezion, dove un soldato Israeliano ha sparato a sette lavoratori Palestinesi. | 5/31/1990 | 14-1 (Veto USA) |
Medioriente: Conferma della non validità dell’esproprazione, da parte di Israele, di terra a Gerusalemme Est e del fatto che ciò viola le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e gli obblighi della Quarta Convenzione di Ginevra; ed espressione di appoggio al processo di pace, inclusa la Dichiarazione di Principi del 13/9/1993 | 5/17/1995 | 14-1 (Veto USA) |
Medioriente: Richiesta alle autorità Israeliane di trattenersi da tutte le azioni e misure, comprese le attività di insediamento. | 3/7/1997 | 14-1 (Veto USA) |
Medioriente: Richiesta che Israele cessi la costruzione di insediamenti a Gerusalemme Est (chiamata Jabal Abu Ghneim dai Palestinesi e Har Homa dagli Israeliani), così come tutte le altre attività di insediamento nei territori occupati. | 3/21/1997 | 13-1,1 (Veto USA) |
Richiesta di una forza di osservatori ONU in Cisgiordania e Gaza. | 3/27/2001 | 9-1 (Veto USA), con 4 astensioni (UK, Francia, Irlanda e Norvegia) |
Condanna degli atti di terrorismo e richiesta della fine della violenza e lo stabilimento di un meccanismo di monitoraggio per far giungere degli osservatori. | 12/14/2001 | 12-1 (Veto USA) con 2 astensioni (UK and Norvegia) |
Sull’uccisione da parte delle forze Israeliane di diversi impiegati ONU e la distruzione del magazzino dello World Food Programme (WFP) | 12/19/2002 | 12-1 (Veto USA) con 2 astensioni (Bulgaria e Camerun) |
Richiesta che Israele smetta di minacciare l’espulsione del leader Palestinese Yasser Arafat | 9/16/03 | 11-1 (Veto USA) con 3 astensioni (UK, Germania e Bulgaria) |
Risoluzione per cercare di impedire ad Israele di estendere la barriera di sicurezza. | 10/14/03 | 10-1 (Veto USA) con 4 astensioni (UK, Germania, Bulgaria e Camerun) |
Condanna dell’omicidio di Ahmed Yassin da parte di Israele. | 3/25/04 | 11-1 (Veto USA) con 3 astensioni (UK, Germania, Romania) |
Richiesta ad Israele dell’interruzione delle operazioni a Gaza. | 10/05/04 | 11-1 (Veto USA) con 3 astensioni (UK, Germania, Romania) |
Richiesta ad Israele dell’interruzione delle operazioni a Gaza. | 7/13/06 | 10-1 (Veto USA) con 4 astensioni (UK, Peru, Danimarca e Slovacchia) |
Fonti: U.S. State Department; ONU e fonti giornalistiche varie.
Fonte: http://www.jewishvirtuallibrary.org/
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