DI CHARLIE SKELTON
Guardian.co.uk
Charlie Skelton è arrivato in Svizzera per seguire il Bilderberg e ha trovato meno polizia, ma più pulizia del solito.
Sai di essere arrivato in Svizzera quando i bagni pubblici al parcheggio multi-piano sono più lindi del tuo bagno. E le strade! Mio Dio, ci potresti mangiare sui marciapiedi di St. Moritz. Sto seriamente pensando di scrivere al consiglio di Tower Hamlets per venire qui a fare un tour investigativo. Anche se cosa ci vengono a fare qua, in Svizzera, a un banchetto gratuito, quando sono così occupati a ridurre la raccolta della nostra spazzatura? Che disgrazia! Scriverò al consiglio di Tower Hamlets per lamentarmi.
Non so proprio cosa attendermi da un Bilderberg svizzero. Credevo che fosse pulito, ma non mi sarei aspettato il Bilderberg che ho trovato. Intanto, mi ero immaginato un’atmosfera abbastanza muta, persino austera – i manganelli in alto, le visiere in basso – ma c’è un brusio felice nei pressi dell’evento: la conferenza non inizierà fino a giovedì ma c’è già una gran folla di giornalisti, di blogger e di attivisti. Il gruppo per la giustizia sociale We Are Change è presente in forze. E (era l’ora!) i rappresentanti dei media mainstream si stanno dando da fare.Una di loro è Anna Caprez, una giornalista di Radio Rumantsch, stazione svizzera di lingua romancia. Sta riunendo tutta una serie di report sulla conferenza: “È una grande storia. Ma solo in marzo o aprile abbiamo compreso cosa fosse davvero il Bilderberg, o addirittura che si riunisse in una conferenza.”
Ha detto che è inusuale a St. Moritz avere un’invasione di giornalisti di questo livello. “Di solito alle persone che arrivano lasciamo fare quello che vogliono, qui in Engadina. St. Moritz è un posto speciale. I VIP possono rimanere in incognito, siamo abituati alla gente famosa, – chi se ne frega? – possono muoversi tranquillamente senza i giornalisti che gli si buttano addosso. Ma ora è diverso. Questa è una cosa importante. E i media in Svizzera alla fine se ne sono resi conto. Sta arrivando la TV Svizzera, la Radio Svizzera, i media italiani. Tutto questo grazie a lui.”
Anna fa un cenno con la testa verso un uomo che fuma un cheroot, godendosi a una rara comparsa del sole alpino. “È grazie a Manfred”. Il Manfred in
questione dà una sbirciata in un obbiettivo lungo trenta centimetri, che sta mettendo a fuoco su un briefing delle forze di sicurezza nella sala d’ingresso dell’albergo. “Ci sono 300 agenti, come
minimo”, grugnisce.
Manfred Petrisch è un blogger svizzero e da tanto tempo si interessa al Bilderberg. Quest’anno la conferenza è sull’uscio di casa sua e da settimane sta influenzando i politici e la stampa mainstream.
“Abbiamo messo pressione ai media, abbiamo chiesto: ‘Perché non ne state dando notizia?’ e alla fine si sono mossi. Naturalmente, parte di quello che scriveranno saranno cose banali, tipo è solo un meeting con qualche persona anziana, mentre stanno bevendo una tazza di tè.” Sbotta con derisione: “Ma dai! Qualche tazza di tè per quattro giorni di fila, con i dirigenti delle compagnie globali, i capi di stato, i commissari dell’UE, i leader della NATO, i CEO delle banche, persone con l’agenda fitta di impegni. Sono qui solo per bere una tazza di tè!”
Manfred si è messo alle calcagna dei politici e ha fatto delle interrogazioni al Parlamento svizzero. “Abbiamo chiesto e richiesto ancora: chi è che paga tutto questo? Se c’è un enorme schieramento di forze di polizia per proteggere una riunione privata, chi è che paga? Il contribuente? Abbiamo posto un problema politico.”
E la pressione sembra esser stata ripagata. “Guarda quello che è successo! Non c’è un fronte della polizia, c’è solo la sicurezza privata. E non sono armati, non sono minacciosi, come in Grecia o in Spagna. Sono davvero amichevoli. Naturalmente, ci sono i poliziotti, nell’albergo, e anche gli agenti dei servizi segreti, parecchi, ma rimangono nell’ombra. È una grande vittoria.”
È vero, a una prima occhiata la conferenza di quest’anno difficilmente potrebbe essere più diversa da quella della Spagna del 2010 o della Grecia del 2009.
Siamo qui, indisturbati, su un marciapiede a non più di 50 metri dall’albergo. L’anno scorso, a Sitges, la stampa era tenuta a un chilometro, a distanza di sicurezza di una mitragliatrice. A Vouliagmeni il cordone era persino più lungo, forse un chilometro e mezzo, con letteralmente centinaia di poliziotti super-pompati a perquisire e ad arraffare le macchine fotografiche. St. Moritz è sicuramente molto lontana dalla spiaggia, ma a parte questo c’è stato un miglioramento gigantesco. “Questa è la Svizzera!”, ci spiega Manfred. “Una cosa del genere qui non può succedere. Qui siamo in democrazia.”
La democrazia è un concetto che non si attiene molto al Bilderberg. Per tutti gli storici in erba del Bilderberg, ho qui una chicca interessante. Tornando nel 1958, quando la conferenza era stata istituita da pochi anni, Lord John Hope, un politico del partito Conservatore che al tempo era Sottosegretario di Stato per la Scozia, ci ha rivelato l’esistenza di un meeting di due giorni del comitato direttivo del Bilderberg che si tenne in aprile: “La riunione è stata una preparazione dell’incontro del Gruppo Bilderberg che si terrà a Buxton a settembre.” Qui abbiamo uno stralcio di quello che scrisse:
Tutti hanno oramai capito che la debolezza della democrazia consiste nel fatto che i governi devono fare in linea di massima quello che gli viene richiesto.
(Che sia maledetto questo noioso processo democratico! Ci vogliono sempre impedire di fare come ci pare e piace! Che noia!)
Un estratto dagli appunti di Lord John Hope nel 1958
Ora, se siete un po’ simili a me, starete pensando che quella citazione è un po’ fastidiosa. Ma se non siete proprio come David
Aaronovitch, vi sarete fatti delle risate così grasse da essere costretti a ripulire lo schermo del computer dalla saliva.
Aaronovitch è il capo cheerleader della brigata della tazza di tè: “Avere delle convinzioni radicali sul Gruppo Bilderberg significa credere alle fantasie”, ha detto.
“Tutto questo cerca di allontanare il pensiero intollerabile che non ci sia un qualcosa da fare, che il mondo è caotico. Potrebbe essere una specie di terapia ma le persone in questo modo credono a un messaggio anti-scientifico.”
Accipicchia! Quello che trovo di straordinario in queste affermazioni non è tanto la sua spaventosa ignoranza, ma è il fatto che Aaronovitch sembra quasi che le pronunci con un fervore simil religioso. È un’espressione di fede: la fede che “al mondo non succede proprio niente”, la fede che il mondo sia completamente “caotico”.
Una posizione davvero estrema, si potrebbe quasi definire fondamentalista. E cosa ne è allora della storia? Solo pietre agitate in un secchio? Un uomo ha mai influenzato il corso degli eventi? I partecipanti al Bilderberg sono in ogni caso persone influenti? Se così non fosse, cosa hanno fatto nel corso della loro vita? Sarebbero potuti rimanere su una roccia a farsi una canna invece che diventare segretari di stato e ministri delle finanze, con tutto il bene che gli avrebbe fatto.
Ci dovremo aspettare ancora altre fantasie del tipo “sono vecchi bavosi che giocano a golf” nei prossimi giorni. (Non vedo l’ora di vedere l’annuale pezzo satirico di David Frum). Ma ogni anno che passa, tutto sembra essere sempre più distaccato dalla realtà. Tanto più la stampa sembra dare una grande attenzione a un evento così serio, tanto meno sembra possibile liberarsene. Diamogli un altro anno e sembrerà una fantasia che ci siano dei pazzoidi che vogliano far chiudere il Bilderberg tanto quanto dire che Davos è una riunione di Mumsnet.
L’attivista svizzero Andrew Mūller, un membro di We Are Change, ha un’opinione del Bilderberg leggermente distinta da quella di Aaronovitchian: “I media sono il quarto potere in una democrazia. Dovrebbero avere la responsabilità di occuparsi
di queste cose. Se i direttori dei media si riuniscono in segreto con i nostri politici, allora la democrazia è in pericolo.” E non devi supporre che ogni evento sia appeso alle stringhe tenute con
le dita da David Rockefeller per essere d’accordo.
• Nota storica a margine: buona fortuna per chi vuole trovare un qualsiasi riferimento a quella riunione informale dell’aprile del 1958 del comitato direttivo del Bilderberg nelle registrazioni ufficiali. Non gli piace molto che si parli delle riunioni del comitato direttivo… ma non vi preoccupate, ne parleremo ancora nei prossimi articoli. Scommetto che non state più nella pelle!
Fonte: http://www.guardian.co.uk/world/blog/2011/jun/08/bilderberg-2011-a-political-problem
08.06.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
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LA RIUNIONE DEL BILDERBERG 2011 A ST. MORITZ