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La Redazione

 

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BILDERBERG 2010: NON CHIAMATELO POW-WOW*

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A cura di Das schloss
Il 22 Giugno 2010
99 Views

DI CHARLIE SKELTON
The Guardian

Finora al Bilderberg 2010, Charlie Skelton ha sorpreso la regina Beatrice e Henry Kissinger. Niente male, considerando l’operazione anti-media di dieci milioni di euro della polizia spagnola.

Un uomo si allunga sotto una siepe, sbatte le palpebre, maledice il ciottolo appuntito sotto il suo fianco e il suo dito va giù sull’otturatore.

CLICK…
Robert Zoellick, presidente della Banca Mondiale, ex amministratore delegato di Goldman Sachs.

CLICK…
Paul Volcker, ex presidente della Riserva Federale degli Stati Uniti, attuale presidente del consiglio consultivo di Obama per la ripresa economica.

Nella foto: la veduta generale dell’Hotel Dolce di Sitges, dove si sono incontrati gli ospiti del Bilderberg. Photograph: Albert Gea/REUTERS.

*Per “Pow-wow” si intende gergalmente una riunione in stile “sfilata folkloristica” di personaggi potenti. N.d.r.

CLICK…
Josef Ackermann, presidente della Deutsche Bank.

CLICK…
Peter Voser, CEO della Royal Dutch Shell.

CLICK…

Le foto che abbiamo visto dalla conferenza di quest’anno, che stiamo presentando nella “Bilderberg Power Gallery” dei personaggi molto influenti, sono state molto rivelatrici.

Potete vedere dal linguaggio del corpo chi gestisce il Bilderberg. Molto potere passava il tempo attorno all’Hotel Dolce di Sitges la scorsa settimana, molta ricchezza, molta influenza, ma potete percepire l’Überpower quando si rivela.

Non abbiamo visto David Rockefeller questa settimana (può darsi che la sua testa si trovi in una cappelliera criogenica, aspettando la nanosuscitazione). Ma abbiamo preso gli altri due pesci grossi: la regina Beatrice d’Olanda e Henry Kissinger. Al loro improvviso arrivo, l’umore del piazzale cambia, le teste si voltano, i sorrisi si irradiano, gli ordini sono sussurrati nei polsini delle camicie e mormorii di servilismo passano attraverso il gruppo.

blankLa mia foto preferita di quest’anno è la parte superiore della testa di Kissinger intravista attraverso un corteo di aiutanti, organizzatori, delegati e agenti della sicurezza, mentre raggiunge, (arranca tristemente) la sua macchina. Pietà per il povero autista, che si è visto perquisire le viscere dalla mano inguantata di un gorilla della sicurezza, alla ricerca di esplosivi.
Due giorni fa ho fatto colazione con uno degli autisti del Bilderberg che stava per partire per una puntata veloce all’aeroporto. (non immaginava che io fossi un giornalista). Che cosa avevo intenzione di dirgli? C’è una regola? Gli offrii un caffè, che sembrava di colore chiaro. Era scontroso. Non che vedesse l’ora di essere perquisito contro la sua limousine, cosa che evidentemente succede, se si tratta di uno dei delegati più importanti.. Il peggio fu quando portò dall’aeroporto “due signori anziani molto importanti, che avevano viaggiato insieme”. (Significa che Rockefeller ce l’ha fatta, dopo tutto?)

Mi dice che un collega l’ha presa così male prima di accompagnare in macchina Beatrice che gridò alla sicurezza “non uccidetemi, sono solo un autista”.

Gettò lo sguardo sullo schermo della televisione nel nostro bar della colazione. “Anche lei era qui. Esperanza Aguirre. Una signora molto importante.” Si stava riferendo a Doña Esperanza Aguirre y Gil de Biedma, Contessa di Murillo, e Presidente di Madrid. Non sulla lista dei partecipanti al Bilderberg per quest’anno. Voleva starsene in ombra. Fallito.

Il mio compagno di colazione si piegò sul suo caffè e mi disse che aveva un amico nelle forze di polizia che gli aveva detto quanto era costata la sicurezza per la conferenza di quest’anno. Aspirò in maniera disgustata la sua Marlboro della colazione. “Dieci milioni di euro”. Mi rendo conto che si tratta di una chiacchiera di terza mano da colazione, ma sensazionale. E’ tanto carburante per l’elicottero. (O no?)

Vorrei sottolineare che le intense misure di sicurezza qua al Bilderberg hanno molto poco a che fare con ogni tipo di minaccia fisica. Hanno a che fare con la distanza, il potere e una straordinaria (forse qualcuno direbbe non salutare) diffidenza verso la stampa. Così scarso è, infatti, il rapporto tra la stampa e Bilderberg che quest’anno abbiamo deciso di colmare la lacuna e dotare la conferenza di un rudimentale servizio di collegamento stampa. Abbiamo trasformato il bungalow 19 del campeggio Garrofer Park nell’ Ufficio Stampa per il Bilderberg 2010.

Abbiamo distribuito volantini, biografie delegate, informazioni generali, avevamo una lavagna bianca per le ultime notizie e perfino una scatola di cordoncini [quelli usati per esporre i tesserini di riconoscimento ndt]. Non possiamo permetterci i nastrini codificati a colori come quelli che hanno su all’hotel ma non siamo finanziati dai Rockfeller. Siamo finanziati da qualunque cosa io posso ragionevolmente fatturare per questi articoli, che potrebbe appena coprire i costi di alcuni pennarelli da lavagna.

La stampa è rappresentata all’interno di Bilderberg (nelle nostre foto vedrete ad esempio il CEO del Washington Post e l’editore capo dell’Economist) ma loro non stanno parlando. Quello che succede nel Bilderberg rimane nel Bilderberg. Tranne per la politica. Quella arriva ovunque.

Proprio in questo fine settimana l’ex segretario generale della Nato Willy Claes (Bilderberg 1994), ha detto alla radio belga che a ogni partecipante al Bilderberg viene dato un report e che “ci si aspetta che lo usino nella definizione delle proprie politiche negli ambienti di cui fanno parte”. Questo commento è rivelatore della dinamica del Bilderberg: il flusso della politica dal Bilderberg al mondo, dal potere all’attuazione politica. Dal comitato direttivo ai membri ospiti.

Ma non importa quello che l’agenda del Bilderberg potrebbe essere (e quando uno dice “Bilderberg”, sta parlando in realtà del suo comitato direttivo di 33 persone). Non importa quale sia il vostro parere sul progetto di un’Europa unita. O l’utilità di una moneta globale. Non preoccuparti di cosa stanno parlando. Non preoccuparti di quando è programmato un attacco all’Iran. Renditi semplicemente conto che ha avuto luogo una conferenza molto importante e gestita seriamente.

Il Dolce Sitges ha un centro conferenze a parte, con un lussuoso labirinto di stanze sotterranee per riunioni parallele. Mi sono nascosto là prima del fine settimana, ho avuto un’idea della portata delle cose, ho utilizzato le facilities esclusive. Questo è un fatto importante e incontestabile: il Bilderberg è una conferenza con un complimentoso team per le conferenze, un orario pieno, un enorme budget, un set di luci soffuse, bagni sotterranei meravigliosamente attrezzati. E’ un grande affare, un affare serio.
Nessuno spende dieci milioni di euro per mantenere l’ordine pubblico in un torneo di ping pong. Neanche Robert Zoellick. Certamente tenete a mente che dieci milioni di euro è una piccola “batatas” in confronto a quello che il Canada sta per spendere per vigilare sul circo del G8/G20 alla fine di questo mese. Un molto poco cool miliardo di dollari. (Avete letto in maniera corretta). Almeno la stampa è invitata. Cordoncini per tutti!

E parlando di cose che non sono cool siamo molto soddisfatti della nostra fotografia di Nout Wellink, il presidente della banca centrale olandese. Ora io non sono uno che comincia a dare consigli riguardo le acconciature, ma veramente Nout. Mettici qualcosa.

Come potete vedere, la raccolta di foto di Bilderberg 2010 è stata ragguardevole, grazie in non piccola parte all’intrepido Quierosaber [voglia di sapere N.d.r.], del quale la determinazione alla McNabbian e il suo lavoro con il teleobiettivo tra le fronde hanno procurato così tante delle immagini che sono ora diffuse per il mondo. Se conoscete qualcuno che non ha mai sentito del Bildberg mostrategli queste foto. E se voi stessi non sapete cos’è il “Bilderberg” cominciate a conoscerlo. Cominciate a stupirvi.

E basta una volta per tutte dire che è un gruppo di glorie passate che si incontrano per cocktails e cribbage [gioco a carte n.d.t.]. Si deve veramente volere che non sia importante se continuate a cinguettare in giro che non è importante. Fischiate abbastanza forte con le mani sulle orecchie e non sentirete il tuono.

Amatelo come fa lui, Robert Zoellick non è arrivato a Sitges per il ping pong. Basta perpetuare questa stupida falsità, basta con i pigri licenziamenti, con il ghignante, non divertente, emulativo cinismo che liquida la conferenza come non importante e ognuno che dice il contrario come un matto. State cominciando a sembrare stupidi.

E parlando del sembrare stupidi ecco quello che ha scritto Iain Hollingshead riguardo al Bilderberg nel Daily Telegraph la scorsa settimana: “La realtà di queste conferenze sembra ridursi a un gruppo di vecchietti che confrontano i dettagli della sicurezza sognando le glorie passate”. Si addice tale definizione a Jyrki Catainen, trentanovenne ministro finlandese delle Finanze? O al chief research officer [capo del settore ricerca ndt] della Microsoft, Craig Mundie? O a Bill Gates? O al primo ministro della Spagna?

Il premier della Columbia Britannica, Gordon Campbell, ha sessantadue anni. E’ ancora troppo giovane per essere messo in disparte e un po’ troppo attivo per commemorare glorie passate, specialmente se si considera che un viaggio al Bilderberg significa spesso che il salto di carriera è dietro l’angolo. (David Cameron 2008, Tony Blair 1993, Bill Clinton 1991). Congratulazioni, Primo ministro Campbell!

Allora, diamo uno sguardo a Olaf Scholz (52, del partito tedesco SDP), ripreso sullo sfondo nella nostra foto di Craig Mundie. Sembra come se Scholz fosse appena stato chiamato su per la scala dorata.

Le foto su Guardian, o infoCon.ro, e le dozzine di servizi in televisione, le clips di YouTube, i posts sui blog, gli articoli dei giornali, le interviste alla radio, tweets e gli status su Facebook, partite da Sitges lo scorso fine settimana possono finalmente mettere a tacere la bizzarra fantasia (o una brillante strategia PR) che il Bilderberg sia un insignificante fine settimana di golf. O, al massimo un “parlatoio”, poichè chiamare il Bilderberg “parlatoio” è come chiamare la guerra “un’azione di polizia”.

E’ come definire Henry Kissinger il vincitore del premio Nobel per la pace del 1973.

Per quanto mi riguarda, uno dei momenti più gratificanti è stato quello in cui abbiamo pizzicato i livelli [delle immagini n.d.r.] e Kissinger emergeva macabramente dalle ombre delle nostre foto. Prima di Sitges eravamo così sicuri che non avremmo visto nessuno catturato su pellicola (anche un umile CEO di una multinazionale, figuriamoci Henry Kissinger) che abbiamo nominato il primo artista ufficiale della conferenza del Bilderberg, Andrew Maughan.

blankEcco il ritratto fatto da Andrew della regina Beatrice a Bilderberg, in cui sembra aver perduto un po’ di peso.

Di questi ritratti Andrew scrive: “La conoscenza dello spettatore o la mancanza di conoscenza della persona è importante quando si tratta di mettere insieme gli indizi frammentati nel dipinto. Lo spettatore si aspetta di dover impiegare del tempo, di dover scrutare in profondità per capire, ma voi non riuscirete mai pienamente a capire.”

Andrew ha fedelmente documentato il Bilderberg 2010 in oli, e una galleria dei suoi lavori sarà presentata nei prossimi giorni sul sito di Trilever, la società di PR che abbiamo costituito per gestire l’account del Bilderberg accanto ai collegamenti a tutte le foto, comunicati stampa e news del meeting dell’anno prossimo (quando ci saranno).

Fino ad allora gustatevi la nostra galleria dei pezzi grossi di Bilderberg, controllate i nuovi volti che abbiamo inserito nel nostra competizione Spot The Delegate e state sintonizzati per il mio report finale da Bilderberg 2010, in cui pubblicamente mi laureerò agente MI6 . Non andate via!

Titolo originale: “Bilderberg 2010: Don’t call it a pow-wow!”

Fonte: http://www.guardian.co.uk
Link
09.06.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARIA GABRIELA DE PAOLA

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