DI PEPE ESCOBAR
Asia Times
Il Grande Gheddafi ce l’ha fatta
a malapena a lasciare l’edificio, la fortezza di Bab-al-Aziziyah,
e gli avvoltoi occidentali stanno già vorticando nel cielo; la lotta
è per arraffare il “gran premio”, le ricchezze di petrolio
e gas della Libia [1].
La Libia non è altro che una
pedina in una problematica scacchiera ideologica, geopolitica e geostrategica
in una recita di moralità pedestre fatta passare per un reality
show; i “ribelli” idealisti vincono contro il Nemico Pubblico
Numero Uno. Una volta il nemico pubblico era Saddam Hussein, poi è
diventato Osama bin Laden, oggi è Muammar Gheddafi, domani sarà il
Presidente Bashar al-Assad in Siria, poi sarà la volta del Presidente
iraniano Mahmud Ahmadinejad. Il nemico non è mai l’ultra reazionaria
Casa di Saud.Come la NATO ha vinto la guerra
Malgrado la spettacolare riapparizione
del figlio Saif al-Gheddafi, la North Atlantic Treaty Organization
(NATO) ha praticamente vinto la guerra civile libica (o “attività
militare cinetica”, secondo la Casa Bianca). Le masse di “gente
libica” erano al massimo degli spettatori, o comparse sotto forma
di alcune migliaia di “ribelli” armati di kalashnikov.
L’ordine del giorno era R2P (“Responsabilità
di Proteggere “). Dall’inizio dell’R2P, gestito dalla Francia
e dalla Gran Bretagna e appoggiato dagli Stati Uniti, è riuscito magicamente
a rovesciare il regime. E questo ci porta a parlare delle stelle nascoste
di questa produzione, gli occidentali e i “consiglieri” delle monarchie
arabe”, oltre ai “contractors” e ai “mercenari”.
La NATO ha iniziato a vincere la guerra
lanciando l’Operazione Sirena nell’Iftar – l’interruzione del
digiuno del Ramadan – lo scorso sabato sera, ora libica. “Sirena”
era il nome in codice per un’invasione di Tripoli. E si è trattata
della mossa di forza finale – e disperata – della NATO, dopo che
i confusi “ribelli” non era riuscito ad andare da nessuna
parte dopo cinque mesi di combattimenti con le forze di Gheddafi.
Fino ad allora, il piano A della NATO
era di cercare di uccidere Gheddafi. Quello che le majorette
dell’R2P – di sinistra e di destra – etichettavano come una “continua
guerra di logoramento della NATO” si restringeva all’auspicio
di tre risultati; Gheddafi ucciso, Gheddafi si arrende, Gheddafi se
ne va.
Questo non ha poi impedito alla NATO
di far piovere i bombardamenti su case private, università, ospedali
e anche nei pressi del Ministero degli Esteri. Tutto e tutti erano nel
mirino.
“Sirena” poteva vantare di
un cast pittoresco di “ribelli della NATO”, fanatici
islamisti, giornalisti creduloni a rimorchio, folle di teledipendenti
e la gioventù della Cirenaica, manipolata dai disertori opportunisti
del regime di Gheddafi che buttavano l’occhio sui grassi assegni dei
giganti petroliferi Total e BP.
Con “Sirena”, la NATO ha
fatto uscire i suoi cannoni in modo (letteralmente) accecante; gli elicotteri
Apache hanno sparato senza soluzione di continuità e i jet
hanno bombardato tutto quello che sono riusciti a inquadrare. La NATO
ha supervisionato lo sbarco di centinaia di soldati da Misurata sulla
costa a est di Tripoli mentre una nave da guerra NATO distribuiva armamenti
pesanti.
Solo di domenica ci sono stati 1.300
morti tra i civili a Tripoli, e almeno 5.000 feriti. Il Ministero della
Salute ha annunciato che gli ospedali non avevano più posto. Tutti
quelli che hanno creduto che il bombardamento senza sosta della NATO
non avesse niente a che fare con l’R2P e la Risoluzione 1973 delle
Nazioni Unite ora sono in un reparto di cure intensive.
La NATO ha preceduto “Sirena”
con un massiccio bombardamento su Zawiya – la città chiave delle
raffinerie di petrolio 50 chilometri a ovest di Tripoli. Questo ha interrotto
le linee per la fornitura di benzina di Tripoli. Secondo la stessa NATO,
almeno la metà delle forze armate libiche sono state “degradate”,
gergo Pentagono/NATO per i morti o i seriamente feriti. Si parla quindi
di decine di migliaia di persone. Ciò spiega la misteriosa sparizione
di 65.000 soldati incaricati di difendere Tripoli. E spiega anche bene
perché il regime di Gheddafi, in carica da 42 anni, è crollato in
meno di 24 ore.
Il canto della Sirena NATO– dopo
20.000 sortite e più di 7.500 bombardamenti contro obbiettivi sul terreno
– poteva essere promosso solo da una decisione fondamentale presa
dall’amministrazione Barack Obama all’inizio di luglio, rendendo
possibile, come riportato dal Washington Post, “la condivisione
dei materiali più sensibili con la NATO, tra cui le intercettazioni
di immagini e segnali che si potrebbero fornire alle truppe scelte britanniche
e francesi presenti sul terreno in aggiunta ai piloti nello spazio aereo”.
Di questo si tratta, senza le conoscenze
senza pari del Pentagono sulla potenza di fuoco, i satelliti e i droni,
la NATO sarebbe ancora coinvolta nell’Operazione Pantano Infinito,
e l’amministrazione Obama non potrebbe mungere una grande vittoria
da questo dramma “cinetico”.
Chi sono queste persone?
Chi sono queste persone che si sono
date improvvisamente alla pazza gioia sugli schermi delle televisione
europee e americane? Dopo i sorrisi alle telecamere e i kalashnikov
che sparavano al cielo, attendiamoci qualche fuoco d’artificio fratricida.
I problemi etnici e tribali sono pronti
a esplodere. Molti dei berberi delle montagne occidentali, che sono
entrati a Tripoli dal sud nella scorsa fine settimana, erano salafiti
radicali. Lo stesso vale per la nebulosa della Fratellanza Musulmana
e dei salafiti dalla Cirenaica, che è stata istruita dagli agenti sul
posto della US Central Intelligence Agency (CIA). Per quanto
questi fondamentalisti abbiano “usato” gli europei e gli americani
per avvicinarsi al potere, questa potrebbe diventare una guerriglia
fastidiosa se verranno marginalizzati dai nuovi padroni NATO.
La vasta “rivoluzione” partita
da Bengasi venduta all’occidente come un movimento popolare è sempre
stata un mito. Solo due mesi fa i “rivoluzionari” armati forse
arrivavano a 1.000. La soluzione della NATO era quella di costruire
un esercito mercenario – mettendoci individui sgradevoli di tutte
le sorte, dagli ex membri degli squadroni della morte colombiani ai
reclutatori dal Qatar e dagli Emirati Arabi Uniti, che hanno individuato
un sacco di tunisini disoccupati e di membri di tribù infuriate con
Tripoli. Tutti questi a seguire la pattuglia di mercenari della CIA
– i salafiti di Bengasi e di Derna – e quella della Casa di Saud,
la gang della Fratellanza Musulmana.
Non è complicato ricordarsi la
cosca della droga dell’UCK nel Kossovo, nella guerra che la NATO “vinse”
nei Balcani. O anche i pakistani e i sauditi, con l’appoggio degli
Stati Uniti, che armarono i “combattenti per la libertà”
nell’Afghanistan degli anni ’80.
Poi abbiamo il cast di personaggi dell’inaffidabile
Consiglio Nazionale di Transizione di stanza a Bengasi.
Il leader, Mustafa Abdel-Jalil,
Ministro della Giustizia sotto Gheddafi dal 2007 fino alle dimissione
del 26 febbraio, ha studiato sharia e codice civile all’Università
della Libia. Questo gli avrebbe potuto offrire la possibilità di incrociare
le spade retoriche con i fondamentalisti islamici di Bengasi, al-Baida
e Delna, ma avrebbe potuto utilizzare le sue conoscenze per favorire
i loro interessi in un nuovo accorso per la condivisione del potere.
Per quanto riguarda Mahmoud Jibril,
il direttore del tavolo direttivo del Consiglio, ha studiato all’Università
del Cairo e poi in quella di Pittsburgh. È il collegamento chiave con
il Qatar, essendo stato coinvolto nella gestione degli averi della sceicca
Mozah, l’ultra-prolifica moglie dell’emiro del Qatar.
C’è anche il figlio dell’ultimo
monarca della Libia, Re Idris, deposto da Gheddafi 42 anni fa (senza
spargimenti di sangue); la Casa di Saud adorerebbe una nuova monarchia
nel Nord Africa. E il figlio di Omar Mukhtar, l’eroe della resistenza
contro il colonialismo italiano, un personaggio più laico.
Un nuovo Iraq?
E comunque credere che la NATO avrebbe
vinto la guerra lasciando il controllo ai “ribelli” è
una barzelletta. Reuters ha già riportato che giungerà a
Tripoli una “forza supplementare” di circa 1.000 soldati dal
Qatar, dagli Emirati e dalla Giordania per gestire l’ordine pubblico.
E il Pentagono sta già pubblicizzando che le forze armate USA saranno
schierate per “aiutare a gestire le armi”. Un pensiero gentile
che già implica chi sarà davvero al potere: i neo-colonialisti “umanitari”
con i loro tirapiedi arabi.
Abdel Fatah Younis, il comandante “ribelle”
ucciso dai ribelli stessi, era un agente dell’intelligence
francese. È stato ucciso dalla fazione della Fratellanza Musulmana,
proprio quando il Grande Liberatore Arabo Sarkozy stava cercando di
negoziare la fine della partita con Saif al-Islam, il figlio di Gheddafi
formato alla London School of Economics or ora resuscitato.
E allora i vincitori alla fine sono
Londra, Washington, la Casa di Saud e i Qatarioti (hanno inviato jet
e “consiglieri”, hanno già intavolato trattative per le vendite
di petrolio). Con una speciale menzione per l’organismo Pentagono/NATO,
considerando che l’Africom finalmente costruirà la prima base africana
sul Mediterraneo e la NATO potrà essere un passo più vicino a poter
dichiarare il Mediterraneo “un lago della NATO”.
Islamismo? Tribalismo? Questi potrebbero
essere acciacchi più lievi paragonati alla terra di fantasia spalancata
al neo-liberismo. Ci sono pochi dubbi che i nuovi padroni occidentali
non tenteranno di rinvivire una versione amichevole della nefasta e
rapace Autorità Provvisoria della Coalizione (CPA) dell’Iraq, trasformando
la Libia nel sogno assoluto neo-liberista del 100% di proprietà dei
beni libici, il totale rimpatrio dei profitti, le multinazionali occidentali
con gli stessi obblighi legali delle ditte locali, le banche straniere
che comprano le banche del posto, e basse imposte sui redditi e sulle
aziende.
Nel frattempo, la profonda frattura
tra il centro (Tripoli) e la periferia per il controllo delle fonti
energetiche si acuirà. BP, Total, Exxon, tutti giganti petroliferi
occidentali saranno molto riconoscenti al consiglio di transizione,
a detrimento delle compagnie cinesi, russe e indiane. Le truppe della
NATO schierate sul terreno aiuteranno certamente a tenere informato
il consiglio.
I dirigenti petroliferi ritengono che
ci vorrà almeno un anno per far tornare la produzione ai livelli
pre-guerra civile di of 1,6 milioni di barili al giorno, ma dicono anche
che i profitti annuali dal petrolio potrebbero riversare ai nuovi comandanti
di Tripoli qualcosa come 50 miliardi di dollari l’anno. Molte stime
collocano le riserve petrolifere a 46,4 miliardi di barili, il 3% delle
riserve mondiali e qualcosa come 3,9 trilioni di dollari al prezzo corrente.
Le riserve di gas conosciute sono di circa 5 trilioni di metri cubi.
Quindi alla fine l’R2P vince. L’umanitarismo
vince. L’umanitarismo imperialista vince. Le monarchie arabe vincono.
La NATO come poliziotto globale vince. Il Pentagono vince. Ma anche
questo non è mai abbastanza per i soliti sospetti imperialisti, che
già chiedono lo spiegamento di una “forza di stabilizzazione”.
E questo mentre gli ignari progressisti delle più varie latitudini
continuano a inneggiare alla Santa Alleanza del neocolonialismo occidentali,
alle ultra-reazionarie monarchie arabe e ai salafiti radicali.
Ma la fine dei giochi arabi non è
ancora arrivata. Comunque, prossima fermata: Damasco.
Note:
1. Il
Grande Gheddafi, Asia Times
Online, 20 agosto 2011.
Fonte: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MH24Ak01.html
23.08 2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE