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La Redazione

 

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BATTONO I TAMBURI DI GUERRA: PROVOCARE L'IRAN PERCH “SPARI IL PRIMO COLPO?

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A cura di supervice
Il 18 Gennaio 2012
74 Views

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DI MICHAEL CHOSSUDOVSKY
Global Research

(Traduzione di Curzio Bettio di
Soccorso Popolare di Padova)

Introduzione

Mentre la possibilità di una guerra

con l’Iran è riconosciuta nei servizi giornalistici degli Stati Uniti,

le sue implicazioni regionali e globali sono solo superficialmente analizzate.

Pochissime persone in America sono

consapevoli o informate su quanto concerne la devastazione e la perdita

di vite umane che si potrebbero verificare nel caso di un attacco contro

l’Iran promosso dagli Stati Uniti e da Israele. I media sono

coinvolti in un processo intenzionale di mimetizzazione e di distorsione.

I preparativi di guerra secondo il

paradigma “Global Strike”, tutto accentrato e coordinato

dal Comando Strategico degli Stati Uniti (STRATCOM), non sono presenti

sulle prime pagine dei giornali, dove possiamo leggere invece notizie

su questioni di interesse pubblico decisamente insignificanti, come

quelle su scenari criminali a livello locale o le relazioni gossip dei

tabloid sulle celebrità di Hollywood .

La “Globalizzazione della Guerra”,

che prevede il dispiegamento egemonico di una formidabile forza militare

USA-NATO in tutte le principali regioni del mondo, è irrilevante agli

occhi dei media occidentali.

In un più ampio panorama le implicazioni

di questa guerra sono banalizzate o sottaciute. Le persone sono portate

a credere che la guerra faccia parte di un “mandato umanitario”,

e che l’Iran, così come gli alleati dell’Iran, in particolare Cina

e Russia, costituiscano una implacabile minaccia per la sicurezza globale

e per la “democrazia dell’Occidente”.

Mentre vengono usati i sistemi d’arma

tecnologicamente più avanzati, le guerre degli Stati Uniti non sono

mai presentate come “operazioni di killeraggio”, che determinano

pesanti perdite civili. Mentre l’incidenza dei “danni collaterali”

viene riconosciuta, le guerre condotte dagli Stati Uniti sono annunciate

come uno strumento indiscutibile di “consolidamento della pace”

e di “democratizzazione”.

Questa idea contorta che fare la guerra

è per “una giusta causa”, si va radicando nell’intima coscienza

di milioni di persone. Un quadro del “bene contro il male” mette

in ombra la comprensione delle cause e delle conseguenze devastanti

della guerra.

All’interno di questa mentalità,

la realtà e i principi sono capovolti. La guerra diventa pace. La bugia

diventa verità. Il mandato umanitario del Pentagono e della NATO non

può essere contestato.

Nelle parole del presidente Obama,

nessuna opzione può essere presa in considerazione che sia esterna

alla nostra agenda, che prevede solo il perseguimento dei cattivi soggetti”.

Predomina una dottrina inquisitoria simile a quella dell’Inquisizione

spagnola. Alle persone non viene più concesso di pensare.

L’Iran è un paese di quasi 80 milioni

di persone. Costituisce un importante e significativo potere militare

ed economico regionale. Possiede il dieci per cento delle riserve mondiali

di petrolio e di gas, oltre cinque volte quelle degli Stati Uniti d’America.

La conquista delle ricche risorse petrolifere

iraniane è la forza trainante che investe l’agenda militare

usamericana. Il petrolio e il gas dell’Iran sono il trofeo non dichiarato

di una guerra a guida usamericana, che negli ultimi nove anni si trova

sul tavolo di progettazione operativa del Pentagono.

Mentre gli Stati Uniti sono sul piede

di guerra, l’Iran è stato – per più di dieci anni – attivo

nello sviluppare le sue capacità militari, nell’eventualità di un’aggressione

promossa dagli Stati Uniti.

Se dovessero scoppiare le ostilità

tra l’Iran e l’Alleanza militare occidentale, questo potrebbe innescare

una guerra regionale, che andrebbe a estendersi dal Mediterraneo ai

confini con la Cina, che potenzialmente potrebbe condurre l’umanità

nel dominio di uno scenario da Terza Guerra Mondiale.

Il governo russo, in una recente dichiarazione,

ha avvertito gli Stati Uniti e la NATO che “se l’Iran dovesse

essere trascinato in qualsiasi situazione avversa

dal punto di vista politico o militare, questo costituirà

una diretta minaccia alla nostra sicurezza nazionale.” In buona

sostanza, questo significa che la Russia si considera un alleato militare

dell’Iran, e che la Russia agirà militarmente se l’Iran venisse

attaccato.

Dispiegamento militare

L’Iran è l’obiettivo dei piani

di guerra USA-Israele-NATO.

Sono stati messi in campo avanzati

sistemi d’arma. Forze speciali usamericane e alleate e agenti dei

servizi segreti sono già sul terreno all’interno dell’Iran. Droni

militari degli Stati Uniti sono impiegati in attività di spionaggio

e di ricognizione.

Armi nucleari tattiche B61 “bunker

buster” (distruggi bunker) sono candidate ad essere utilizzate

contro l’Iran come rappresaglia per il suo presunto programma di armi

nucleari.

Ironia della sorte, nelle parole del

Ministro della Difesa usamericano Leon Panetta, l’Iran non possiede

un programma di armamenti nucleari. “Stanno cercando di sviluppare

un’arma nucleare? No!

Il rischio di un conflitto armato tra

una coalizione a guida Stati Uniti-Israele e l’Iran è, secondo gli

analisti militari israeliani, “pericolosamente vicino”.

È avvenuto un massiccio dispiegamento

di truppe che sono state inviate in Medio Oriente, per non parlare del

riposizionamento delle truppe usamericane e alleate in precedenza di

stanza in Afghanistan ed Iraq.

Novemila soldati statunitensi sono

stati inviati in Israele per partecipare a quella che viene descritta

dalla stampa israeliana come la più grande esercitazione bellica

congiunta di difesa aerea della storia israeliana. Le manovre, indicate

con Austere Challenge 12, sono previste avvenire entro le prossime

settimane. Il loro scopo dichiarato “è quello di testare i molteplici

sistemi di difesa aerea israeliani e statunitensi, in particolare il

sistema Arrow, che Israele nello specifico ha sviluppato con il

concorso degli Stati Uniti per intercettare i missili iraniani.”

Rapporti suggeriscono anche un sostanziale

aumento del numero di riservisti che vengono impegnati in Medio Oriente.

Viene confermato che personale riservista dell’Air Force degli Stati

Uniti è stato inviato presso le basi militari in Asia sud-occidentale

(Golfo Persico).

Dal Minnesota oltre 120 avieri tra

piloti, navigatori, meccanici, ecc. sono partiti per il Medio Oriente,

l’8 gennaio. Dalle basi in North Carolina e Georgia, personale riservista

è in attesa di essere dislocato con le proprie unità nei prossimi

mesi”. (Vedi fayobserver.com, 18 dicembre 2011)

In Medio Oriente, sono state inviate

anche unità della riserva della Guardia Costiera degli Stati Uniti

(Riservisti della Guardia Costiera diretti in Medio Oriente military.com,

5 gennaio 2012).

Da questi rapporti locali, tuttavia,

è impossibile stabilire il complessivo aumento di riservisti statunitensi

dalle diverse divisioni delle forze armate degli Stati Uniti, che sono

stati assegnati all’“operazione guerra all’Iran”.

In Medio Oriente sono stati inviati

anche riservisti dell’esercito della Gran Bretagna.

Truppe degli Stati Uniti verso

Israele e il Golfo Persico

In buona sostanza, Israele è

diventato l’avamposto militare degli Stati Uniti. Le strutture di

comando degli Stati Uniti e di Israele vengono integrate, con una stretta

concertazione tra il Pentagono e il Ministero della Difesa di Israele.

Un gran numero di truppe degli Stati

Uniti sarà di stanza in Israele, una volta che i piani di guerra sono

stati completati. L’assunzione di questo dispiegamento militare è

l’allestimento scenico di un attacco aereo congiunto USA-Israele contro

l’Iran.

L’escalation

militare verso una guerra regionale fa parte dello scenario militare:

Questa settimana,

migliaia di soldati degli Stati Uniti hanno iniziato ad arrivare in

Israele. […] molti sarebbero rimasti fino alla fine dell’anno

come parte dell’integrazione in approntamento fra esercito degli Stati

Uniti ed esercito di Israele (US-IDF)

in vista di un impegno militare contro l’Iran e la

sua possibile escalation in un conflitto regionale.

Essi saranno affiancati

da una portaerei statunitense. Gli aerei da combattimento dai

suoi ponti condurranno missioni in coordinazione con aerei dell’aviazione

di Israele.

I 9.000 militari statunitensi

che confluiranno in Israele nelle prossime settimane sono per lo più

aviatori, squadre di intercettazione missilistica, marines, marinai,

tecnici e funzionari dei servizi segreti.

Anche Teheran sta camminando

sul filo del rasoio. Vengono messe in scena manovre militari a distanza

ravvicinata per assicurare il popolo iraniano che i suoi dirigenti sono

pienamente preparati a difendere il paese

contro un attacco usamericano o israeliano contro il suo programma nucleare

nazionale. Con questo stratagemma, le forze di terra, di mare e di aria

dell’Iran sono mantenute costantemente all’erta bellica, pronte

a contrastare qualsiasi attacco di sorpresa.

Secondo il comunicato

ufficiale, le manovre congiunte USA-Israele metteranno alla prova i

sistemi multipli di difesa aerea israeliani e statunitensi contro razzi

e missili in arrivo.

(DEBKAfile, 6 gennaio
2012.

Nel frattempo, il Pentagono ha inviato

circa 15.000 soldati usamericani in Kuwait. Questi fanno parte di

due brigate di fanteria dell’esercito e di un reggimento di elicotteri.

Inoltre, di stanza nel mare Arabico, la Marina degli Stati Uniti sta

utilizzando due portaerei con i loro rispettivi gruppi di attacco, la

Carl Vinson e la John Stennis. (Debka, 13 gennaio 2012).

I media occidentali

hanno a malapena menzionato questi dispiegamenti di truppe: L’ultimo

dispiegamento [delle truppe statunitensi in Kuwait], che

è stato annunciato senza eccessiva enfasi al pubblico, aggiunge un

numero straordinario di truppe in linea con l’arsenale usamericano

che ora sta circondando l’Iran letteralmente su tutti i

fronti.

(Russia Today, US stations 15,000 troops

in Kuwait 13 gennaio

2012)

Questo massiccio dispiegamento di truppe

statunitensi in Israele e negli Stati del Golfo ha qualche attinenza

col ritiro e il riposizionamento delle truppe usamericane in precedenza

di stanza in Iraq? Le truppe appostate in Kuwait opereranno sotto l’egida

del Comando Centrale USA.

Giochi di guerra

Stanno per essere condotte in contemporaneo

manovre navali e di difesa missilistica USA-Israele. Nel frattempo,

l’Iran ha annunciato che nel mese di febbraio condurrà i suoi giochi

di guerra proprio nel Golfo Persico.

Si sta mettendo in atto un imponente

spiegamento di truppe e di strutture militari avanzate.

La Marina Reale della Gran Bretagna

ha inviato il suo vascello da guerra di concezione più avanzata, il

Type 45 destroyer HMS Daring, “progettato in modo da non potere

essere individuato dai radar”.

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Un HMS della classe Daring del Regno Unito

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La portaerei Charles de Gaulle

Giochi di guerra

Nel frattempo, anche la Repubblica

Islamica dell’Iran è sul piede di guerra. Le Forze Armate iraniane

sono in una fase avanzata di preparazione per difendere i confini del

paese e per lanciare una rappresaglia in caso di un attacco condotto

da Israele e gli Stati Uniti.

L’Iran ha completato un’esercitazione

navale nei pressi dello Stretto di Hormuz della durata di dieci giorni

nel mese di dicembre. Ora ha annunciato che sta progettando nuove manovre

navali, nome in codice “Il Grande Profeta”, il cui svolgimento

è in programma a febbraio.

I giochi di guerra di dicembre dell’Iran

prevedevano i test di lancio di due sistemi di missili a lungo raggio,

tra cui il Qadar (un potente missile mare-terra) e il Nour, un missile

superficie-superficie. “Secondo fonti di stato iraniane, il Nour

è un missile guidato e controllato, avanzato per eludere i radar e

cercare il bersaglio”, (Vedi The

Pentagon to Send US Troops to Israel. Iran is the Unspoken Target, Global Research, 4 gennaio 2012).

Inoltre, l’esercito

iraniano ha riferito di numerosi altri test di lancio di missili a breve,

a medio e lungo raggio […] le autorità

iraniane hanno comunicato di test di lancio del missile Mehrab a medio

raggio, terra-aria, in grado di eludere i radar. (Ibid)

blank

Test missilistico iraniano

La domanda cruciale: il Pentagono,

cercando di innescare deliberatamente uno scontro militare nel Golfo

Persico, è alla ricerca di ottenere un pretesto e una giustificazione

per scatenare una guerra totale contro la Repubblica islamica dell’Iran?

Gli strateghi militari statunitensi

ammettono che la Marina degli Stati Uniti si troverebbe in una posizione

di svantaggio rispetto alle forze iraniane nel corridoio stretto dello

Stretto di Hormuz:

Nonostante la sua potenza

e la forza di impatto, la geografia opera letteralmente contro il potere

navale statunitense nello Stretto di Hormuz e nel Golfo Persico. La

relativa ristrettezza del Golfo Persico lo rende simile a un canale,

almeno in un contesto strategico e militare. Metaforicamente

parlando, le portaerei e le navi da guerra degli Stati Uniti sono confinate

in acque anguste o sono chiuse all’interno di acque costiere del Golfo

Persico. […] Anche le simulazioni di guerra del Pentagono hanno dimostrato

che una guerra nel Golfo Persico contro l’Iran si dimostrerebbe un

disastro per gli Stati Uniti e per il suo esercito.

(Mahdi Darius Nazemroaya, The Geo-Politics of the

Strait of Hormuz: Could the U.S. Navy be defeated by Iran in the Persian

Gulf?, Global Research,

8 gennaio 2012)

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Scatenare un incidente, pretesto

per la guerra: provocare l’Iran a

“tirare il primo pugno”

L’amministrazione Obama è disposta

a sacrificare una o più navi della Quinta Flotta, con conseguenti perdite

massicce tra i soldati e i marinai, al fine di raccogliere l’appoggio

dell’opinione pubblica per una guerra contro l’Iran per motivi di

legittima difesa?

Come documentato da Richard Sanders,

la strategia di provocare un incidente pretesto per la guerra è stata

usata in tutta la storia militare degli Stati Uniti.

Nel corso della storia,

gli strateghi militari hanno usato varie forme di raggiro per ingannare

i loro nemici. Poiché il sostegno dell’opinione pubblica

è così cruciale per il processo di avviamento e conduzione della guerra,

anche la popolazione a casa è soggetta a stratagemmi menzogneri. La

creazione di falsi pretesti per giustificare l’entrata in guerra

è un primo passo importante nella costruzione dell’appoggio pubblico

per tali nefaste avventure. Forse la scusa più

comune per la guerra è un attacco nemico apparentemente immotivato.

Tali aggressioni, tuttavia, sono spesso fabbricate ad arte, istigate

o deliberatamente si permette che avvengano. Esse vengono poi sfruttate

per suscitare nella pubblica opinione solidarietà

e vicinanza per le vittime, sono indispensabili per demonizzare gli

aggressori e costruire un sostegno di massa alla

“rappresaglia” militare.

Come i bulli della scolaresca

quando urlano aggressivi, ‘È

lui che mi ha colpito per primo!’, gli strateghi militari sanno che

è irrilevante se l’avversario davvero ‘ha tirato il primo pugno’.

Fino a quando può

sembrare che l’attacco sia stato provocato, il bravaccio riceve licenza

di ‘rispondere’ con la forza. Bulli e pianificatori di guerra sono esperti

nell’insultare, prendere in giro e minacciare i loro avversari. Se

il nemico non può essere indotto a ‘sparare il primo colpo’,

è abbastanza facile mentire su quello che

è veramente successo. A volte, questo

è sufficiente per giustificare un pestaggio all’interno del cortile

della scuola o una guerra genocida.

Tale stratagemma fraudolento

è stato probabilmente impiegato da ogni potenza militare nel corso

della storia. Durante l’Impero romano, la causa per la guerra – casus

belli – è stato spesso inventata per nascondere le vere ragioni per

la guerra. Nel corso dei millenni, anche se le armi e le strategie di

battaglia sono decisamente cambiate, lo stratagemma ingannevole di usare

incidenti pretesto per fomentare la guerra

è rimasto straordinariamente coerente.

(How to Start a War: The

American Use of War Pretext Incidents,

Global Research, 9 gennaio 2012)

Pearl Harbor si distingue come il

casus belli, il pretesto e la giustificazione per l’ingresso dell’America

nella Seconda guerra mondiale.

Il Presidente Roosevelt sapeva che

Pearl Harbor sarebbe stato attaccato dal Giappone e non fece nulla per

impedirlo. A una riunione del 25 novembre 1941 del consiglio di guerra,

le osservazioni del ministro della Guerra Henry Stimson esprimevano

con franchezza l’opinione generale prevalente:

‘Il problema era come dovremmo manovrare [i Giapponesi] in modo da

indurli a … sparare il primo colpo, senza procurare un danno troppo

grande a noi stessi’” (Patrick Buchanan, Did FDR Provoke Pearl Harbor?, Global Research, 7 dicembre 2011).

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I Giapponesi possono attaccare nel fine settimana!
Kurusu avverte senza mezzi termini.
Uno specialista di questioni estere attacca la follia di Tokio.

La nazione pronta alla battaglia.

(N.d.t.: Kurusu Saburo, 1886-1954, era un diplomatico di carriera giapponese. Egli è ricordato oggi come un inviato che ha cercato di negoziare la pace e la comprensione con gli Stati Uniti, mentre il Giappone stava segretamente
preparando l’attacco a Pearl Harbor
.)

Alla vigilia dell’attacco, gli Stati

Uniti stavano battendo i tamburi di guerra, mentre tenevano nascosto

il fatto che “l’amministrazione di F. D. Roosevelt sapeva, ma

si guardava bene dall’intervenire”.

Un incredibile e massiccia

copertura venne messa in pratica pochi giorni dopo l’attacco a Pearl

Harbor, […]quando il Capo di Stato Maggiore ordinava la copertura

sulla vicenda. ‘Signori’, dichiarava ad una mezza dozzina di ufficiali,

‘questo deve andare con noi nella tomba’.

(John Toland,

Infamy: Pearl Harbor and its Aftermath,

Doubleday, 1982, p. 321).

Secondo il professor Francis Boyle,

con riferimento alla prova di forza in corso nel Golfo Persico tra la

Marina degli Stati Uniti e l’Iran:

Ancora una volta, mi

sembra di assistere a una situazione simile a quella del 1941, quando

F. D. Roosevelt sacrificò sacrificato la Flotta del Pacifico e

i suoi uomini a Pearl Harbor, tranne le portaerei, con lo scopo di ottenere

il coinvolgimento degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, nonostante

il fervente desiderio del popolo usamericano e del Congresso a rimanerne

fuori. Déjà vu, tutto come una volta. Ritorno al futuro.

(Francis Boyle, 13 gennaio

2011, comunicazione all’autore via e-mail)

In contrasto con gli eventi del novembre

1941, il Congresso degli Stati Uniti del 2012 è ampiamente favorevole

a una guerra contro l’Iran e il popolo degli Stati Uniti è, come

risultato della disinformazione dei media, in gran parte inconsapevole

delle implicazioni devastanti di un attacco USA-Israele.

Giustificazioni tematiche: demonizzare

il nemico

A prescindere dall’“incidente”

in cui il nemico è istigato a “tirare il primo pugno”, vengono

addotte “giustificazioni tematiche” per demonizzare il nemico e

giustificare un casus belli. Armi di distruzione di massa (WMD) e

il cambio di regime nel caso dell’Iraq (2003), il sostegno ad Al Qaeda

e gli attentati terroristici dell’11 settembre nel caso dell’Afghanistan

(2001), il “cambio di regime” e la

“democratizzazione” come nei casi della Jugoslavia (1999) e della

Libia (2011).

Queste, fra le altre, le giustificazioni

tematiche per scatenare una guerra contro l’Iran:

1. L’Iran è accusato di sviluppare

un programma di armi nucleari

2. L’Iran è uno “Stato canaglia”,

che sfida la “comunità internazionale” e costituisce una minaccia

per il mondo occidentale

3. L’Iran vuole “cancellare Israele

dalla carta geografica”

4. L’Iran è responsabile per il

suo appoggio e la complicità negli attacchi terroristici dell’11

settembre

5. L’Iran è un paese autoritario

e antidemocratico, quindi è giustificabile un intervento di “Impegno

e Responsabilità alla Protezione” (R2P) al fine di instaurare la

democrazia.

[N.d.T.: La dottrina RtoP o R2P

della “responsabilità di proteggere”

è stata elaborata nel 2001 da un gruppo di leader per i diritti umani

di rilievo internazionale, riuniti nella Commissione internazionale

sull’intervento e la sovranità degli Stati. Sotto il loro mandato,

la Commissione ha cercato di affrontare la duplice sfida di conciliare

la responsabilità della comunità

internazionale ad affrontare massicce violazioni di norme umanitarie,

con la garanzia del rispetto dei diritti sovrani degli Stati

nazionali.

La dottrina R2P ha ricevuto una

rinnovata accentuazione nel 2004, quando il segretario generale delle

Nazioni Unite Kofi Annan ha creato il

“Gruppo ad alto livello su minacce, sfide e cambiamento”. Il Comitato

è stato creato per identificare le

principali minacce per la comunità

internazionale nell’ambito delle garanzie per la pace e la sicurezza,

e per generare nuove idee sulle politiche e le istituzioni volte a prevenire

o affrontare queste sfide.]

Arabia Saudita e Stati del Golfo

In caso di guerra con l’Iran, verrebbero

coinvolti gli Stati membri della NATO, nonché i partner della NATO

del “Dialogo Mediterraneo”, tra cui i Cinque Stati del Consiglio

di Cooperazione del Golfo, l’Arabia Saudita e la Giordania.

L’Arabia Saudita e gli Stati del

Golfo sono in possesso di un formidabile arsenale di armi, di aerei

da combattimento F-15, di missili Patriot, di elicotteri Apache e di

navi da guerra (made in USA); che verrebbero utilizzati contro l’Iran

per conto della coalizione guidata dagli Stati Uniti (vedi The Gulf Military Balance in

2010: An Overview, Center

for Strategic and International Studies).

Gli Stati Uniti occupano più di trenta

basi e strutture militari, tra cui una base navale in Bahrein, il quartier

generale del Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM), con sede

in Qatar, per non parlare delle sue installazioni militari in Pakistan,

Turchia e Afghanistan (vedi cartina geografica)

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Basi o strutture militare statunitensi che circondano l’ Iran

Secondo le prospettive di Washington,

la Royal Air Force dell’Arabia Saudita è destinata ad agire

su mandato dell’Aeronautica militare degli Stati Uniti, operativamente

secondo il principio della “interoperatività”.

L’aviazione militare dell’Arabia

Saudita è dotata di aerei da combattimento i più tecnologicamente

avanzati, tra cui (fra gli altri) gli Eurofighter Typhoon, i

Tornado IDS, gli F-15 e F-15E Eagle.

Nel mese di ottobre 2010 Washington

ha annunciato la sua più grande vendita di armi nella storia degli

Stati Uniti, un acquisto di 60,5 miliardi dollari da parte dell’Arabia

Saudita. Queste armi, anche se acquistate dall’Arabia Saudita, sono

di fatto parte di un arsenale di armi gestito dagli USA, che deve essere

utilizzato in stretto coordinamento e dopo consultazione con il Pentagono.

Nel 2010 sono state negoziate massicce

vendite di armi anche con gli Stati del Golfo.

Si dovrebbe, comunque, sottolineare

la riluttanza delle élite al governo in Arabia e negli Stati del Golfo

a una partecipazione attiva in una guerra regionale, che scatenerebbe

inevitabilmente attacchi aerei di rappresaglia da parte dell’Iran.

Escalation: verso un conflitto

regionale più allargato

Se dovessero essere lanciati attacchi

aerei, l’Iran scatenerebbe ritorsioni con attacchi missilistici diretti

contro Israele e contro le strutture militari statunitensi presenti

nel Golfo Persico, nell’Iraq e in Afghanistan.

L’Iran possiede l’S300, un sistema

avanzato russo di difesa aerea. Questo è dotato di risorse missilistiche

di medio e lungo raggio: i missili Shahab 3 e Sejjil hanno un raggio

di azione di circa 2.000 km, consentendo loro di colpire obiettivi in

​​Israele. Il Ghadr 1 ha un raggio di intervento di 1.800 km (vedi Haaretz,

28 settembre 2009).

La guerra con l’Iran non sarebbe

limitata a bombardamenti aerei. Potrebbe avere un seguito in un conflitto

di terra con la Turchia, paese che sta svolgendo un ruolo strategico

militare per conto della coalizione guidata dagli Stati Uniti ed Israele.

Le forze di terra della Turchia sono

dell’ordine di 500.000 uomini. Quelle dell’Iran sono dello stesso

ordine di grandezza: 465.000

forze regolari. Le forze turche

verrebbero impiegate nelle zone di confine con l’Iran e con la Siria

del Nord.

Il personale iraniano dell’aviazione

militare e della marina militare si aggira rispettivamente sull’ordine

di 52.000

e 28.000 uomini (Vedi tabella

sottostante)

I Guardiani della Rivoluzione, che

costituiscono in Iran una forza di élite, sono dell’ordine di 120.000

elementi. Inoltre, l’Iran ha una forza significativa paramilitare

costituita da diversi milioni di uomini e donne chiamati Basij.

Quindi, la guerra potrebbe coinvolgere

anche la Siria (che è un alleato dell’Iran), la Palestina, il

Libano e la Giordania, con la partecipazione delle fanterie siriane

così come degli Hezbollah, che con efficacia hanno annullato Israele

nella sua invasione del Libano del 2006.

Secondo recenti sviluppi, l’Iran

ha accresciuto le sue forniture militari alla Siria e in Libano.

A sua volta, la Russia ha una base

navale nel sud della Siria e accordi di cooperazione militare con la

Siria e l’Iran comportano la presenza di consiglieri militari russi.

La Russia sta dispiegando navi da guerra

fuori della sua base navale a Tartus, compreso l’incrociatore portaerei

lanciamissili Ammiraglio Kuznetsov.

Il dispiegamento […]

segue la mossa degli Stati Uniti di far stazionare la portaerei George

H. W. Bush, affiancata da un gruppo di battaglia formato dai cacciatorpediniere

lanciamissili Truxtun e Mitscher [al largo delle coste siriane].

(M. K. Badrakumar, Russia deploying warships in Syria – Indian Punchline, 21 novembre 2011).

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La base navale russa di Tartus,
Siria

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L’incrociatore portaerei lanciamissili Ammiraglio Kuznetsov

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Un Su 33 decolla dall’incrociatore portaerei lanciamissili Ammiraglio Kuznetsov nel Mediterraneo orientale

La Risoluzione 1929 del Consiglio di
sicurezza dell’ONU (giugno 2010) aveva imposto un regime di sanzioni
contro l’Iran, che portavano a un blocco temporaneo della cooperazione
militare tra l’Iran e la Russia, come pure con la Cina.

Recenti sviluppi indicano che la cooperazione militare ha di fatto ripreso, in seguito al rifiuto esplicito del 31 dicembre 2011, sia da parte della Cina che della Russia, del regime
di sanzioni economiche imposto in buona sostanza da Washington.

In uno scenario di escalation militare, le truppe e/o le forze speciali dell’Iran potrebbero attraversare il confine con l’Afghanistan e l’Iraq.

Dai tre teatri di guerra esistenti: Afghanistan-Pakistan (Af-Pak), Iraq, Palestina, lo scatenare una guerra contro l’Iran porterebbe a una guerra regionale integrata.

L’intera regione Medio Oriente-Asia
Centrale, che si estende dal Mediterraneo orientale al confine occidentale
della Cina con l’Afghanistan e il Pakistan, divamperebbe, dalla punta della Penisola Arabica fino al bacino del Mar Caspio.

Il Caucaso e l’ Asia Centrale:
competizione fra Alleanze militari

Quale sarebbe il coinvolgimento dei
“partner” degli Stati Uniti nel Caucaso, in particolare della Georgia e dell’Azerbaigian? (Vedi Michel Chossudovsky,
The Iran War Theater’s “Northern Front”: Azerbaijan and the US Sponsored War on Iran, Global Research, 9 aprile 2007.)

In Azerbaigian il governo ha recentemente preso le distanze da Washington e ha rifiutato la sua partecipazione ad esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti.

Si afferma che l’accordo strategico
bilaterale USA-Azerbaigian abbia raggiunto un punto morto:

Il desiderio di Baku di non irritare Mosca sembrerebbe precludere ogni possibilità da parte dell’Azerbaigian di ospitare una struttura militare degli Stati Uniti.

(Azerbaijan: US Military Ties with Baku Are Stagnating – Experts, eurasianet.org, 25 aprile 2011.)

Per contro, il governo della Georgia
sostiene direttamente lo sforzo bellico degli Stati Uniti contro l’Iran. Secondo ultime informazioni, il Pentagono sta finanziando la costruzione
di ospedali militari da campo statunitensi in Georgia, da utilizzare nell’eventualità di una guerra con l’Iran (
Readies for War On Iran: US Builds Military Hospitals in Georgia, Global Research, 10 gennaio 2012).

Si tratta di pronto-soccorsi da 20 posti letto […] Questo fa parte di un progetto statunitense.
Sta iniziando nel Golfo Persico una grande guerra tra gli USA e l’Iran. Sono stati assegnati 5 miliardi di dollari per la costruzione di questi ospedali militari”, così ha affermato Javelidze in un’intervista rilasciata al giornale georgiano Kviris Kronika (Notizie della settimana) […] La costruzione è prevalentemente a carico delle tasche statunitensi. Inoltre, in Georgia si stanno alacremente costruendo aeroporti. (Ibid)

Ciò che ci fa capire il progetto di questi ospedali militari è che il Pentagono ha già stabilito logistiche dettagliate relative al trasferimento di militari statunitensi feriti sul campo di battaglia con l’Iran ai vicini ospedali militari in Georgia. Queste preparazioni avanzate suggeriscono che i piani di guerra sono in una fase veramente avanzata, e che sono già stati predisposti gli scenari relativi alle perdite militari.

Le Alleanze militari: L’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO) e la CSTO

Le Alleanze di contrapposizione militare all’asse USA-NATO-Israele sono l’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO) e l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO).

La SCO comprende il Kazakistan, la
Repubblica Popolare di Cina, la Repubblica del Kirghizistan, la Federazione Russa, la Repubblica di Tagikistan e la Repubblica dell’Uzbekistan.

La CSTO include sette repubbliche ex sovietiche, tra cui Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan.

L’Iran ha lo status di osservatore nella SCO.

L’Uzbekistan si è ritirato dall’accordo di cooperazione militare GUUAM promosso dalla NATO. Nel 2005 ha formalmente sfrattato gli Stati Uniti dalla base aerea del Karshi-Khanabad, conosciuta come K2 (U.S. Evicted From Air Base In Uzbekistan, Washington Post, 30 luglio 2005).

Significativamente, nella Repubblica
del Kirghizistan il nuovo eletto Presidente Almazbek Atambayev (nel novembre 2011) ha dichiarato che ha intenzione di chiudere la base militare statunitense di Manas quando scadrà il contratto di locazione (
Kyrgyzstan Says United States’ Manas Air Base Will Close, NYTimes.com, 1 novembre 2011).

Quello che questi sviluppi suggeriscono è che le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale hanno
riaffermato il loro rapporto privilegiato con Mosca, che a sua volta ha portato al consolidamento del blocco militare SCO-CSTO.

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Egemonia militare mondiale degli Stati Uniti. Russia e Cina.

La partecipazione di Russia e Cina
a fianco dell’Iran è già di fatto nella prospettiva di accordi di cooperazione prevalentemente militare, e ciò è confermato dal trasferimento di sistemi d’arma e della relativa tecnologia a favore dell’Iran, dalla presenza di consiglieri militari russi, dalla formazione del personale, sia in Iran che in Siria. Inoltre, l’Iran ha lo status di osservatore nella SCO.

Russia e Cina sono pienamente consapevoli che una guerra contro l’Iran è un trampolino di lancio verso una guerra più allargata. Entrambi i paesi sono presi di mira dagli Stati
Uniti e della NATO. La Russia è minacciata sui suoi confini con l’Unione Europea, con armi di distruzione di massa di USA-NATO puntate contro le principali città russe. Fatta eccezione della sua frontiera settentrionale, la Cina è circondata da basi militari statunitensi, dalla penisola coreana al Mar Cinese Meridionale.

Sia la Cina che la Russia sono percepite da Washington come una “minaccia globale”.

La Cina è stata il bersaglio di minacce velate lanciate dal presidente Obama e dalla Segretaria di
Stato Hillary Clinton.

Il recente “National Defense
Review
”, come annunciato dal ministro della Difesa Leon Panetta, prevede un bilancio della difesa allargato, al fine di contrastare la Russia e la Cina.

Nell’ambito degli sviluppi della situazione, la Russia recentemente ha nominato vice Primo Ministro Dmitrij Rogozin, che ha avvertito Washington e Bruxelles che “se qualcosa dovesse succedere all’Iran, se l’Iran dovesse essere trascinato
in qualsiasi difficoltà politica o militare, questo costituirebbe una diretta minaccia alla nostra sicurezza nazionale
”.

Crescita vertiginosa della spesa per la difesa negli Stati Uniti: l’ideologia “Big Dog” del Pentagono

L’obiettivo di Washington è quello
di stabilire il suo dominio militare sul mondo.

Mentre la “guerra al terrorismo” e il contenimento degli “Stati canaglia” costituiscono ancora la giustificazione ufficiale e la forza motrice degli Stati Uniti, Cina e Russia sono state etichettate in documenti dell’esercito e della Sicurezza Nazionale statunitensi come potenziali nemici:

Le forze armate degli USA […] stanno cercando di dissuadere le potenze emergenti, come la Cina, dallo sfidare il dominio militare degli Stati Uniti.

(Greg Jaffe, Rumsfeld details big military shift in new document, The Wall Street Journal, 11 marzo 2005)

In che modo Washington intende raggiungere il suo obiettivo di egemonia militare globale? Attraverso la crescita vertiginosa delle spese per la difesa e con la continua crescita dell’industria statunitense degli armamenti, che richiedono una pesante compressione di tutte le categorie di spesa pubblica.

Reso effettivo nel bel mezzo della
più grave crisi economica della storia usamericana, l’aumento continuo delle spese per la difesa alimenta questa nuova corsa non dichiarata agli armamenti, in competizione con la Cina e la Russia, con una massiccia quantità di dollari di tasse incanalata verso gli appaltatori della difesa degli Stati Uniti.

L’obiettivo dichiarato è quello di rendere il processo di sviluppo di avanzati sistemi d’arma così costoso, che nessun altra potenza al mondo, come la Cina e la Russia, sarà in grado di competere o sfidare il “Big Dog” (il Cane Grosso), senza mettere a repentaglio la sua economia civile.

(Michel Chossudovsky, New Undeclared Arms Race: America’s Agenda for Global Military Domination, Global Research, 17 marzo 2005)

Questa ideologia del “Big Dog”, un termine coniato dal Pentagono, è una precondizione per la “Globalizzazione della Guerra”. Si tratta di un programma diabolico per migliorare la macchina di morte usamericana attraverso lo smantellamento dei programmi sociali e l’impoverimento della gente negli Stati Uniti.

Al cuore di questa strategia sta la convinzione che gli Stati Uniti devono mantenere un vantaggio così grande nelle cruciali tecnologie [militari] che le potenze via via emergenti [Russia, Cina, Iran] concluderanno che sia troppo costoso anche il solo pensare di tentare di rincorrere il ‘grande cane’. Questi paesi realizzeranno che non vale la pena sacrificare la loro crescita economica”, così si esprimeva un consulente della difesa che era stato ingaggiato per redigere sezioni del documento.

(Greg Jaffe, Rumsfeld details big

military shift in new document,

The Wall Street Journal, 11 marzo 2005)

*********

Allegato

La Repubblica Islamica di Iran:

risorse militari

Popolazione totale: 77.891.220 [2011]

Forza lavoro disponibile: 46.247.556

[2011]

Idonei al servizio militare: 39.556.497

[2011]

In età di servizio militare:

1.392.483 [2011]

Militari in attività: 545.000 [2011]

Attivi nella riserva: 650.000 [2011]

Fanteria

Carri armati: 1.793 [2011]

Veicoli da combattimento corazzati

per trasporto truppe (APC/IFV): 1.560 [2011]

Artiglieria trasportata: 1.575 [2011]

Semoventi d’artiglieria: 865 [2011]

Sistemi lancia missili: 200 [2011]

Mortai: 5.000 [2011]

Armi anticarro: 1.400 [2011]

Armi antiaeree: 1.701 [2011]

Veicoli logistici: 12.000

Forza aerea

Aerei da combattimento: 1.030 [2011]

Elicotteri: 357 [2011]

Aeroporti in utilizzo: 319 [2011]

Forza navale

Navi da combattimento: 261

Naviglio di marina mercantile: 74 [2011]

Porti e terminali importanti: 3

Portaerei: 0 [2011]

Cacciatorpediniere: 3 [2011]

Sottomarini: 19 [2011]

Fregate: 5 [2011]

Forza navale di pattuglia: 198 [2011]

Caccia e posa mine: 7 [2011]

Navi d’assalto trasporto anfibi: 26 [2011]

Fonti:

Iran Army, www.iraniandefence.com

Iran Military Strength, www.globalfirepower.com>

**********************************************

Fonte: Beating the Drums of War: Provoking Iran into “Firing the First Shot”?

14.01.2012

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