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La Redazione

 

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AVATAR: IL PREQUEL

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A cura di Das schloss
Il 6 Marzo 2010
136 Views
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DI MICHAEL T. KLARE
TomDispatch.com

Sarà “L’ultimo baluardo del pianeta Terra” a stravincere agli Oscar 2013?

L’eccitazione cresce. Tuttavia, per scoprire quanti Oscar si aggiudicherà Avatar, strepitoso successo al box-office mondiale, dovremo attendere l’82a edizione degli Academy Award il 7 marzo. Questo spettacolo fantascientifico in 3D, diretto da James Cameron, ha racimolato ben nove nomination, tra cui miglior film e miglior regia, e ha già superato Titanic, altro blockbuster firmato Cameron, diventando il film che ha incassato di più nella storia del cinema. Ma una questione ancor più importante sta appassionando i milioni di fan di Avatar: quale sarà il bis di Cameron, il quale ha già dichiarato di voler scrivere un romanzo basato su Avatar? Si dà il caso che io abbia un suggerimento: lasciar perdere i sequel sui lontani pianeti fratelli di Pandora, e, invece, girare un prequel.

Devo ammettere che nel film che ho in mente (ambientato in un mondo che Avatar lascia intravedere) non ci sarebbero i Na’vi dalla pelle blu. Il protagonista, comunque, sarebbe ancora Jake Scully, questa volta nel suo vero corpo e sul più interessante tra tutti i pianeti: la Terra. E visto che gli spettatori del mondo sembrano non averne mai abbastanza dei lavori di Cameron, quanti non sarebbero disponibili a pagare un bel po’ di soldi per l’opportunità di farsi un bel tour guidato in stile Pandora, con tanto di espansione sensoriale, sul nostro stesso pianeta? Il racconto farebbe parte di una straziante storia di degrado ambientale, scarsità di risorse e perenne conflitto negli anni crepuscolari che segneranno il declino dell’umanità. Pensateci come ad Avatar: l’ultimo baluardo del pianeta Terra.In Avatar Cameron suggerisce ripetutamente che questa è la direzione logica. Ad esempio, in un momento toccante, prima della battaglia campale tra Na’vi e crudeli esseri umani, Scully (marine disertore trasformatosi in ribelle indigeno) invoca l’aiuto di Eywa (la Dea che regna su Pandora): “Vedi il mondo da cui proveniamo – non esiste verde lì – hanno ucciso la loro Madre”. In un altro punto del film, il colonnello Quaritch (comandante marine con tendenze omicide impersonato con entusiasmo da Stephen Lang) fa riferimento al servizio prestato in precedenza da Scully, sulla Terra, nella prima unità di ricognizione dei marine e cita le sue tre missioni in Venezuela. “Brutto territorio, quello,” dice. Poi, parlando della propria esperienza, Quaritch allude a feroci combattimenti in Nigeria. Chiunque conosca un po’ la gara attualmente in corso per le risorse energetiche sa che Venezuela e Nigeria spiccano quali importanti produttori di petrolio con una lunga storia di conflitti civili.

Il 2144 in 3-D

Immaginateli, allora, su un futuro pianeta privo di energia. In effetti, personalmente riesco a raffigurarmi un tale futuro senza difficoltà, quindi permettetemi di fare un passo avanti e offrirmi a Cameron come consulente tecnico per il suo prequel. Devo ammettere che non sarei la persona adatta a scrivere la trama o la sceneggiatura del film – conosco i miei limiti – ma se si tratta di ideare guerre future per l’accaparramento di risorse, penso proprio di poter essere utile. Ora, lasciatemi abbozzare lo scenario del prequel, come me lo immagino io, a partire dagli indizi che Cameron ha disseminato in Avatar e dai miei libri, tra cui Resource Wars (‘Guerre per le risorse’), Blood and Oil (‘Sangue e petrolio’) e Rising Powers, Shrinking Planet (‘Potenze emergenti, pianeta in contrazione’).

è la torrida estate del 2144, appena un decennio prima dell’inizio di Avatar. (Il film è ambientato nell’estate del 2154, dopo un volo dalla Terra per il quale, ci viene detto, sono necessari sei anni ininterrotti di sonno; il che ci aiuta a retrodatare le missioni di Jake Scully.) Ormai il mondo è in guerra da decenni, e diversi blocchi di potere combattono aspramente per il controllo delle sempre più scarse risorse vitali.

La lotta mondiale per le risorse è dominata da tre grandi centri di potere, tutti situati ad alte latitudini dove il clima è ancora tollerabile e la terra riceve pioggia sufficiente a sostenere l’agricoltura. Il primo centro, nelle cui schiere combattono sia Scully che Quaritch, è la Federazione Nord Americana, fondata dopo che gli U.S.A. hanno invaso ed assorbito il Canada per fronteggiare la desertificazione nella propria metà meridionale. Il secondo centro, la Grande Cina, incorpora la Cina settentrionale, la penisola coreana e la Siberia orientale (conquistata a danni della Russia con una serie di guerre) e domina il resto dell’Asia; il terzo centro, l’Alleanza Nord Europea, comprende Germania, Russia (ad ovest degli Urali) e Scandinavia, e fa grande affidamento sulle risorse artiche. Come nel mondo descritto da George Orwell in 1984, queste potenze si destreggiano di continuo tra alleanze mutevoli, mentre i loro eserciti si affrontano nelle zone più torride del pianeta, che sono ancora relativamente ricche di risorse. In questo mondo neo-orwelliano, le uniche costanti sono rappresentate dalla guerra e dalla costante pressione della gara per le risorse.

A causa del riscaldamento globale, le regioni tropicali e subtropicali del pianeta – ivi incluse ampie fasce di Africa, Bacino del Mediterraneo, Medio Oriente, Asia meridionale e Sud-Est asiatico, nonché Messico e Sud-Ovest americano – sono divenute praticamente inabitabili. Molte nazioni situate in isole e regioni costiere, tra cui buona parte di Florida, Bangladesh, Vietnam, Sri Lanka, Indonesia, e le Filippine, sono state sommerse dal mare. Vi è una perenne scarsità di materie prime strategiche, come petrolio, carbone, gas naturale, uranio, rame e cobalto. La morte per fame è la paura costante di chi non è abbastanza ricco da potersi permettere le sempre più costose carni e verdure geneticamente modificate, prodotte nelle fattorie delle corporation multinazionali grazie ad apporti chimici multipli.

La civiltà industriale continua ad esistere. Tuttavia, sono state abbandonate molte delle aree precedentemente industrializzate, mentre ciò che rimane di fabbriche e sistemi di trasporto è costantemente soffocato da approvvigionamenti energetici limitati e dalla mancanza di stabilità nel flusso di risorse vitali. Il petrolio è particolarmente difficile da trovare, e così, in tutti e tre i blocchi, il suo uso è in larga misura riservato all’esercito, alle forze di sicurezza, ai servizi di emergenza, alle corporation più grandi e alle persone molto ricche. (Se volete farvi un’idea di un mondo del genere, immaginate il film di Mel Gibson del 1979 Mad Max sotto steroidi.) Anche altre fonti di energia, come il gas naturale e l’uranio, sono sempre più esigue. Le risorse rinnovabili, tra cui l’energia eolica e solare, aiutano a compensare parte del fabbisogno, ma non a sufficienza, mentre la carenza di minerali strategici – rame, cobalto, stagno, manganese, titanio – limita la dimensione di molte imprese industriali.

Per le persone comuni – solo in misura minore per le elite degli Stati iper-militarizzati – la sopravvivenza è una lotta costante. Al di fuori dei centri di potere industrializzati, la vita comporta una quotidiana ricerca di cibo, acqua ed energia di ogni genere, nonché di qualsiasi bene prezioso (gemme, armi, tecnologie) che possa essere barattato in cambio di beni necessari. Per le grandi corporation e i loro sponsor governativi – che per far valere la propria volontà intanto inviano i vari Scully e Quadritch negli angoli più remoti del pianeta – la lotta per il controllo dei pochi giacimenti rimasti di petrolio, gas naturale, carbone, rame e uranio non è meno feroce.

Nel 2144, solo cinque zone del mondo sono ancora in possesso di riserve significative di petrolio e gas naturale: la Russia (e le aree contigue dell’ex-Unione Sovietica), il Golfo Persico, l’Africa Occidentale (compresa la Nigeria), il Bacino dell’Orinoco del Venezuela e l’Artico, ormai da tempo scongelato. Anche queste zone, comunque, sono notevolmente impoverite, e i giacimenti residui assumono un valore impressionante per qualsiasi Paese o azienda li controlli. Sebbene non siano pregiati come l’inottenibile unobtanium – il prezioso metallo estratto da Pandora e riportato sulla Terra – sono abbastanza simili ad esso da essere considerati “a-malapena-obtanium“.

Vita (e morte) su un pianeta impoverito

Per la cronaca, qui sto cercando di essere ottimista qui per il bene di Avatar: l’ultimo baluardo del pianeta Terra. In base alla mia valutazione delle risorse energetiche planetarie, dubito proprio che nel 2144 ci sarà ancora anche solo una minima quantità di petrolio o gas naturale che varrà la pena trivellare. Ma se, ai fini della narrazione, vogliamo immaginare che tra quasi un secolo e mezzo da qualche parte ci siano giacimenti del genere, i candidati più probabili sono: l’area del Golfo Persico perché al momento possiede le più vaste riserve del mondo di petrolio e gas naturale, che quindi probabilmente saranno le ultime ad esaurirsi; la Russia, l’Africa e il Bacino dell’Orinoco, perché finora sono stati risparmiati dallo sfruttamento intensivo da parte delle più importanti società occidentali e quindi conservano riserve sostanziose; e l’Artico, che diventerà pienamente accessibile ai produttori di petrolio solamente quando il riscaldamento globale avrà sciolto la calotta glaciale.

In considerazione della struttura tripartita del potere mondiale nel 2144, le riserve di petrolio e gas russe saranno state divise tra l’Alleanza Nord Europea, che controllerà la Siberia occidentale e il Caucaso, e la Grande Cina, che presidierà la Siberia orientale e l’Asia Centrale. L’Artico sarà una costante fonte di conflitto tra i tre blocchi, con lo scoppio periodico di lotte relative alla sovrapposizione delle rivendicazioni territoriali nella regione. Questo farà sì che il Golfo Persico, l’Africa Occidentale e il Venezuela – perenni campi di battaglia tra i Na’vi terrestri e le varie spedizioni inviate dai tre grandi blocchi di potere, spesso temporaneamente alleati per ragioni di convenienza – combatteranno anche tra loro.

Già così possiamo farci un’idea di come andranno le cose. Il Venezuela – con alla testa il presidente ultra-nazionalista Hugo Chávez – ha cercato di prendere le distanze dal proprio cliente tradizionale, gli U.S.A., e ha rafforzato i propri legami con la Russia e la Cina. Nell’ambito di questo sforzo, il Venezuela ha acquistato armi per miliardi di dollari dalla Russia e ha creato con la Cina un’alleanza strategica per l’energia. Sostenendo l’esistenza di prove relative ad un piano statunitense di invasione del Paese, Chávez ha anche condotto notevoli manovre autodifensive ed ha rafforzato il controllo dei militari su porti e altre infrastrutture.

Guardando nel futuro, ci si può immaginare un tempo, tra qualche decennio, in cui il Venezuela sarà un satellite della Grande Cina e i suoi giacimenti di olio pesante – i più grandi rimasti sul pianeta – saranno riservati all’uso esclusivo da parte dei Cinesi. In tali circostanze, non è difficile immaginare una mossa della Federazione Nord Americana per estromettere il regime venezuelano dominante: uno sbarco in qualche costa isolata per poi lanciarsi a capofitto sulla capitale Caracas. I Venezuelani, appoggiati da forze di spedizione cinesi, riusciranno a fermare l’invasione, ma non a scacciare i Nord Americani, che si rintaneranno nelle campagne inospitali. Ne potrebbe seguire una battaglia brutale, in quel “brutto territorio” citato da Quaritch in Avatar. Jake Scully, rispedito indietro per la sua terza missione in questa raccapricciante guerra, viene ferito gravemente e sopravvive a malapena al duro viaggio di ritorno verso la salvezza.

Oggi il Venezuela è ancora un territorio pacifico, ma la Nigeria è già tormentata da conflitti ed è certamente destinata ad essere un importante campo di battaglia nelle infinite guerre per le risorse del nostro futuro pianeta. Questo Paese possiede il più grande giacimento non ancora sfruttato di petrolio e gas naturale dell’Africa, ed è già il palcoscenico di una feroce competizione economica che vede U.S.A., Cina, Russia ed Unione Europea impegnate nel tentativo di sfruttare le ricchezze energetiche della nazione. Le riserve di petrolio e gas della Nigeria inizialmente sono state utilizzate da Royal Dutch Shell e British Petroleum (ora BP) – un’eredità del passato colonialismo britannico – ma ora il diritto di trivellamento di questi preziosi giacimenti di idrocarburi è stato acquisito da compagnie americane, cinesi ed europee. Anche la Russia è entrata in scena, promettendo di contribuire alla costruzione di un oleodotto che, partendo dal delta del Niger nel sud della Nigeria, attraversando il Sahara e raggiungendo la costa mediterranea, permetterà il trasporto del gas naturale in Europa.

La Nigeria è già oggi un campo di battaglia. Gli infelici abitanti della regione del delta del Niger – il luogo in cui si produce la maggior parte del petrolio nazionale ma se ne traggono i minori benefici – hanno preso le armi rivendicando il diritto di ricevere una quota maggiore delle entrate derivanti dal petrolio nazionale. Stati Uniti e Cina stanno facendo a gara per dare al governo nigeriano aiuti militari al fine di sconfiggere gli insorti, nella speranza di rafforzare, in questo modo, la propria posizione nei giacimenti petroliferi del Paese.

Ancora una volta, non è troppo difficile immaginare uno scenario in cui, tra 134 anni (o molto meno), la Nigeria sia caduta sotto il dominio della Grande Cina o della Federazione Nord Americana, e il colonnello Quaritch e la sua schiera conducano operazioni militari nella giungla del delta, un ambiente che non è poi così diverso da quello di Pandora, con ovvie possibilità di sviluppi ‘cameroneschi’.

In quali altri luoghi Scully, Quaritch e i loro compagni potrebbero essere spediti a combattere? Tanto per cominciare, non si dia per scontato che gli attuali combattimenti in Iraq e Afghanistan finiscano nel nulla, o che gli Stati Uniti ritirino volontariamente le truppe dalla serie di basi presenti nella regione del Golfo Persico. Fino a che gli Stati Uniti riusciranno a prendersi parte del petrolio della regione – ed è ben possibile che, nel 2144, la Federazione Nord Americana stia ancora combattendo per questo – è probabile che le forze statunitensi vi rimangano di stanza. Considerando le storiche ostilità che dividono la regione e la diffusa antipatia per la presenza statunitense, non sarà sorprendente vedere le forze della Federazione Nord ancora impegnate in tale guerra ben addentro al ventiduesimo secolo.

Infine, è possibile che anche l’Artico in via di riscaldamento, che al momento non è sulla mappa del conflitto mondiale, subisca una guerra visto che attrarrà importanti operazioni di trivellazione di petrolio e gas. Nella regione si trovano, inoltre, alcune delle ultime comunità indigene del mondo a praticare un modo di vita tradizionale, le quali senza dubbio affronteranno il genere di invasione e distruzione ambientale descritte in Avatar.

Comunque sia, come ha immaginato Cameron, nonostante lo stato di guerra costante, la Federazione Nord Americana (come anche gli altri maggiori centri di potere) nel 2144 avrà un bisogno disperato di materie prime non più facilmente reperibili sul pianeta. A quel punto le condizioni economiche si deterioreranno rapidamente anche per le elite privilegiate. In questo scenario, corporation minerarie giganti parteciperanno ad appalti pagando cifre favolose per aggiudicarsi viaggi spaziali il cui scopo sarà rifornire di risorse il pianeta. Viaggeranno quindi verso la remota Pandora e ne estrarranno il prezioso unobtanium, nuova miracolosa fonte di energia.

Se proseguiamo sulla strada attuale, con un consumo persino maggiore di energia, aumentate emissioni di CO2 e la militarizzazione del controllo delle risorse, non è poi così difficile immaginare un futuro simile. Credete forse che il film mio e di Cameron – Avatar: l’ultimo baluardo del pianeta Terra – non sarà tanto avvincente quanto spettacolare? Sarà un luogo strabiliante, anche se ansiogeno, da visitare in 3D. C’è solo una fregatura: di sicuro non ci vorreste vivere.

Michael Klare è professore di studi per la pace e la sicurezza mondiale presso lo Hampshire College di Amherst, Mass., ed è autore di diversi libri, tra cui Rising Powers, Shrinking Planet (‘Potenze emergenti, pianeta in contrazione’). Un film documentario basato su un suo precedente libro, Blood and Oil (‘Sangue e petrolio’), è disponibile presso la Media Education Foundation.

Copyright 2010 Michael T. Klare

Titolo originale: “Avatar: The Prequel “

Fonte: http://www.tomdispatch.com
Link
23.02.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ORIANA BONAN

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