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APPUNTI DAL PORTO DI TRIPOLI

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A cura di supervice
Il 24 Agosto 2011
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DI FRANKLIN LAMB
Countercurrents.org

Zona del porto di Tripoli: il tentativo di valutazione dello scrivente sugli eventi di giovedì nella zona settentrionale del porto di Tripoli fino al tardo pomeriggio del 23 agosto 2011 riporta che i “65.000 soldati ben addestrati e ben armati” ipotizzati la domenica dal governo di Gheddafi non esistono e che la manciata di truppe governative presenti a Tripoli e in tutta la Libia continueranno a resistere a quella che viene considerata un’aggressione della NATO progettata per usurpare il petrolio della nazione e per aggiungere la Libia all’Africom.La NATO è oramai ritenuta responsabile di aver violato i tre aspetti principali della UNSCR 1973, ossia, la NATO si è adoperata per il cambio di regime, ha preso parte in una guerra civile, le ha fornito armi e si è rifiutata di permettere un accordo diplomatico che in molti qui e nel contesto internazionale ritenevano possibile già all’inizio di aprile, risparmiando così la vita di centinaia di libici. Gli oltre 160 giorni di bombardamento della NATO sono da ritenere una palese violazione della UNSCR 1973, Articolo 2(7) dello Statuto delle Nazioni Unite e di numerose disposizioni delle leggi internazionali, facente parte della sua campagna per assicurarsi il petrolio libico e la ghiotta cooperazione geopolitica tra Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Italia e gli altri alleati della NATO.

Sono stato avvisato che alcuni lealisti di Gheddafi sono diretti alla casa del colonnello nella Sirte per prepararsi a difenderla. Tra le ragioni che mi portano a fare queste conclusioni c’è l’assenza delle truppe governative, l’intensificazione dei bombardamenti NATO su Tripoli – l’unica ragione per cui i ribelli non hanno trattato una fine del conflitto lo scorso aprile – e la
mia ipotesi che non ci sia alcuna ragione per un gran numero di truppe governative, se ancora esistono, di sfidare il numero sempre maggiore di ribelli NATO che sembrerebbero essere dei piccioni da tiro mentre gironzolano le strade di Tripoli. Secondo i giornalisti che sono arrivati ieri da ovest, da sud e da est, non sembrano esserci forze governative che si muovano su Tripoli per affrontare uno scontro all’ultimo sangue. Ovviamente, mi potrei sbagliare, ma mi aspetto una “vittoria dei ribelli”, senza andare a fondo sul suo significato, al massimo alla fine di questa settimana.

Nel primo pomeriggio del 23 agosto, l’elettricità e Internet sono saltate nel nostro albergo e di nuovo le finestre sigillate fanno riscaldare l’ambiente e dovrebbero essere
fatte sparire se non si vuole rimanere nella vasca da bagno immersi nell’acqua tiepida. Non abbiamo al momento servizi telefonici locali o internazionali o informazione dall’esterno della Libia o qualsiasi conoscenza su quello che viene riportato nel mondo sulla Libia.

Lunedì 22 agosto 2011 lo scrivente si è incontrato con Saif al Islam. Non è stato catturato e non è morto. Almeno non lo era alle 11 di sera del 22 agosto o circa 24 ore dopo che il CNT e l’ICC avevano riferito di averlo preso per portarlo all’Aia. Saif era incurante del pericolo e ha dato rassicurazione che la sua famiglia era in salvo e che la NATO avrebbe subito una sconfitta
politica per i suoi crimini contro i civili libici.

Saif ha preso con sé un cameraman occidentale e un giornalista per un breve giro di Tripoli per mostrargli che la NATO non aveva il controllo della città – non il 95% che i rappresentanti del CNT pretendevano di avere da domenica notte e non l’80% riportato dal direttore della “Operazione per Proteggere i Civili Libici” della Casa Bianca e della NATO, Rasmussen. Ma i ribelli sembrano controllare vaste parti della capitale libica. Un giornalista di nome “Kim” del britannico Independent, che è stato con i ribelli per più di due mesi , mi è sembrato davvero esitante nel dirmi ieri nel nostro albergo che i proclami del CNT fatti nel periodo in cui era con loro erano “stronzate assolute”.

Saif, una volta erede designato del colonnello Gheddafi, era gioviale e essudava fiducia mentre parlava con uno yankee che aveva conosciuto quando cercava di ottenere il suo PhD alla London School of Economics, e contrariamente ai report dei media della scorsa primavera che dicevano che Saif avesse comprato il suo PhD dalla LSE, ha ripetuto che la cosa non era vera e che davvero ha studiato sodo per quasi tre anni facendo ricerche e scrivendo la sua dissertazione sullo sviluppo delle comunità. Era rimasto offeso dalle informazioni che dicevano diversamente. Tendo a credergli perché considero la LSE un università tosta e il mio relatore, il professor David Johnson, e il trio della commissione giudicante, con mio grande dispiacere, scorrazzarono sulla mia dissertazione, “L’inquinamento, un problema per la legge internazionale”, per quasi tre ore, paragrafo per paragrafo nel corso del mio esame orale della tesi più di due decenni fa. Penso e ritengo che la LSE non ha abbassato i suoi standard accademici dai giorni di Harold Laski e David Johnson.

Il mio nuovo “ufficio” è situato nel patio sopra la piscina e i giardini del Corinthia Hotel da 7 stelle. Uno straordinario panorama sul porto di Tripoli verso il nord e la vecchia
città di Tripoli a sud. Quando una bomba precipita o scoppia uno scontro a fuoco sostenuto, l’ufficio rapidamente si sposta letteralmente dentro il ristorante rivestito da vetri che ha la SOLA presa “funzionante” delle oltre 6000 al momento defunte in questo albergo. Nessuno sa quando il generatore dell’albergo finirà di funzionare, facendo cessare la fornitura di corrente ed esaurendo le batterie dei laptop e dei telefoni cellulari.

L’interno dell’albergo è afoso non essendoci elettricità da più di 48 ore. In cerca di un po’ d’aria, ho puntellato una porta dell’ex Sushi Bar giapponese sul patio esterno,
ma Miss Lorraine, la direttrice dell’albergo mi ha rimproverato. “Americano maledetto”, mi ha ruggito ieri. “Prima il tuo maledetto governo ha dato ordini alla Nato di farci a pezzi con i bombardamenti NATO e ora mi vuoi riempire l’albergo di uccelli! Andate tutti all’inferno!”

È vero che la Lorraine qualche volta diventa un po’ nervosa quando parte una bomba e qualche uccello vola dal giardino dell’albergo nella lobby a due livelli piena di piante
e di palme dove i poveri uccelli spaventati cercano un po’ di salvezza. Gli sembra un buon posto l’albergo.

Riguardo il giardino fuori l’albergo, per una qualche ragione le luci sono sempre accese (la scorsa notte le uniche che riuscivo a vedere in tutta la zona nord di Tripoli) e
le fontane continuavano a zampillare, cosa che naturalmente consuma una bella quantità di benzina per il generatore. Lorraine si lamenta: “Come sa, signor Lamb, il personale mi ha abbandonato e non so dove sia l’interruttore, le sarei estremamente grata se riuscisse a trovarlo. Credo sia fuori da qualche parte in giardino, e lo spenga. Davvero, lo faccia!” Bene, ho trovato l’interruttore, ho spento le fontane
e le luci del giardino e improvvisamente sono di nuovo nelle grazie della Lorraine. Quanto sarebbe bello se tutte le donne fossero così semplici da accontentare.

Ieri uno dei pochi dipendenti mi ha regalato il quadro incorniciato del leader (troppo pesante da portare!) e una bandiera verde che era stata rimossa fuori dall’ingresso principale. Miss Lorraine si è impensierita perché ha pensato che se fosse stato preso con una bandiera verde sarei stato nei guai. Così, per non provocarle ulteriore sgomento, ho declinato l’offerta sapendo di averne già stipate alcune da regalare ai miei amici.

Le bandiere verdi e il quadro con la cornice dorata di Gheddafi che erano state rimosse due giorni fa sono stati riaffissi improvvisamente nel corso della notte. C’era stata
una discussione infuocata col personale esperto rimasto nell’albergo – è apparso anche il numero due – sull’opportunità di rimuoverle. Per ora sono dove sono sempre state.

9:25 a.m. Due ordigni NATO sono esplosi nelle vicinanze. Tre “tizi della sicurezza” che si riposavano su un divano della sala d’attesa sono corsi fuori per vedere cosa era
successo. Sono entrati altri uccelli e ho spostato di nuovo il tavolo lontano dalla porta del patio.

9:43 a.m. Colpi di antiaerea hanno colpito il fianco dell’albergo colpendo il cemento che costeggia il giardino e anche io sono volato un piano sotto la lobby.

10:20 a.m. Un convoglio lunghissimo composto da 237 pickup dei ribelli, alcuni che montavano fucili anti-aereo e stipati di giovani combattenti con gli RPG, gli AK-47 e armi più pesanti, sono passati a cento metri di distanza da me e dal balcone dell’hotel che sovrasta la piscina e il lato sulla strada, andando a est lungo la costa. Sono passati davanti agli alberghi Marriott e al complesso di cinque alti edifici Bab al Bahar (“la porta del mare”), apparentemente ignari che ieri alla stessa ora 22 automezzi del governo avevano girato a destra nello stesso complesso e almeno cinque di essi erano andati sotto il livello del suolo. La scorsa notte ci sono stati spari dal luogo delle truppe governative ma, fino a questo momento, le truppe del governo non sono state individuate (se non dovessero spostarsi stanotte) e non hanno sparato al convoglio dei ribelli anche se questa
lenta carovana sembrava proprio essere un obbiettivo appetibile. E ancora mi domando se le truppe governative stiano preparando una trappola elaborata per i loro nemici o se hanno deciso di saltare il turno e aspettare di sapere se il regime di Gheddafi riesce a resistere. O se sono in numero significativo.

I tre “giornalisti con esperienza di guerra” che erano appena arrivati a questo albergo stanno discutendo se il convoglio dei ribelli fosse in ritirata e se stesse avanzando. Per quanto valga la mia idea, stavano andando verso la fortezza di Gheddafi a Bab al Azizya (“la porta splendida”) che era stata bombardata questa mattina dalla NATO 144 volte. Baso la mia impressione sulla faccia tesa dei ribelli, sulla loro evidente adrenalina, sul fatto che avanzavano lentamente e ben ordinati, comprese le cinque ambulanze accodate, e sul fatto che alcuni di loro sembravano controllare le loro armi e le munizioni come se si stessero preparando per una sparatoria. Alcuni combattenti ci hanno scrutato col cipiglio di chi non sa di avere di fronte amici o nemici. Li abbiamo salutati e ci hanno reso il saluto. Comunque, poco dopo abbiamo sentito spari alle nostre spalle e sembrava che qualcuno ci stesse sparando, pensando che stessimo sostenendo i ribelli. Kim e io ci siamo acquattati nel foyer dell’albergo ma poi lui è poi riuscito.

10:40 a.m. Si sono udite forti sparatorie dalla direzione delle caserme di Bab al Azizia.

10:55 a.m. Si sono scatenati venti minuti di fuoco di armi leggere e di mortaio forse diretto al complesso di Gheddafi. Può darsi venisse dal convoglio dei ribelli che erano
appena passati, ma i tre giornalisti con esperienza di guerra, tra cui Kim dell’Independent, a cui mi sono unito per il tempo rimasto, ne stanno discutendo. Fuoco ravvicinato di AK-47. Torniamo dentro.

12:35 p.m. Due “rappresentanti dei ribelli” sono arrivati all’ingresso principale del nostro albergo e hanno provocato un po’ di agitazione al ricevimento nella lobby. Questo albergo ora non ha personale di sicurezza, le uniche due guardie giurate se ne sono andate ieri. I due tizi “ribelli” ci hanno offerto protezione. Ci sono state grida quando il ragazzo del banco ha rifiutato
la loro offerta. Alla fine i “ribelli” se ne sono andati. Le persone dell’albergo hanno detto che quei visitatori erano davvero “criminali” locali e che erano venute per razziare l’albergo e non per proteggerlo. Comunque, ci sono solo otto stanze al momento occupate e un giornalista ha detto di essere stato già derubato ieri nel tragitto da Zawiyeh davanti all’albergo. Il suo laptop e i soldi erano stati presi. Il personale della zona ricevimento ha denunciato che oggi i “ribelli” avevano rubato un’auto, hanno cercato, non riuscendoci, di far partire senza la chiave altre due e portato via dieci computer dall’ufficio dell’albergo. Si dice che abbiano istituito un posto di blocco dei ribelli al Cancello Due fuori dall’albergo e hanno rimpiazzato le bandiere verdi con il tricolore dei ribelli. Mi sono rifiutato di andare a controllare.

L’uomo dell’AP, Martin, anche lui giunto ieri, mi aveva appena detto che i ribelli ora controllano la zona portuale a nord di Tripoli dove è situato il nostro albergo. I miei pensieri sono andati ai 22 camion di combattenti governativi che ho visto sparire ieri tra gli alberghi costieri vicino al nostro. Nel frattempo, Kim, l’uomo dell’Independent , ha detto che i visti non sono più necessari per entrare in Libia dalla Tunisia.

12:50 p.m. Un convoglio più corto di 47 veicoli ribelli ha sopravanzato l’albergo. Forse una parte del gruppo di prima durante il giro della vittoria o che stava semplicemente pattugliando o che dava sfoggio di autorevolezza o forse un nuovo gruppo. Non sembravano di fretta o molto ansiosi. Li abbiamo fotografati senza obiezioni da parte loro mentre ci salutavano guidando verso la parte ovest di Tripoli.

1:30 p.m. Tre razzi sono caduti vicino a quello che sembra essere Bab al Azizia. Pesanti sparatorie e altri due razzi o colpi di mortaio poco dopo. Martin dell’AP e Kim dell’Independent sono usciti per vedere. Altri due mortai sembra che hanno sparato in direzione
di Bab al Azizia. Kim ci ha detto che, per una qualche ragione, non c’è più bisogno del visto per andare a Djerba in Tunisia e ha anche pensato che forse il regime di Gheddafi potesse aver teso una trappola da chiudere quando vedranno i ribelli negli occhi.

Un rappresentante dei media dei ribelli che è tornato dalla parte del regime di Gheddafi è stato intervistato da un giornalista questo pomeriggio. Ci ha detto che gli
uffici della NATO a Napoli stanno scrivendo o controllando tutte le comunicazioni del CNT e che hanno tra il personale gli specialisti di guerra psicologica del Ministero della Difesa israeliano che stanno
provocando “panico con i volantini e gli SMS ai cellulari”, oltre a diffondere false informazioni nei momenti chiave per ottenere il massimo impatto sull’opinione pubblica locale e internazionale.

Lo scrivente non è sicuro che la NATO rammenti come, nel corso della guerra del 2006 in Libano, Hezbollah prese la propaganda di guerra dell’IDF e della lobby israeliana statunitense e la avvolse attorno al collo di Israele per 33 giorni di conflitto. Comunque, da qui sembra che l’occidente stia ingurgitando le false “consulenze dei media” sul CNT (NATO) che vengono propalate dagli “esperti della Libia” intervistati dalla CNN, dalla BCC, da FOX e da altri emittenti mainstream che pontificano sugli sbalorditivi esiti democratici del CNT.

La persona intervistata prima citata ha anche dichiarato di aver udito voci che la NATO ha schierato le sue squadre scelte per controllare i messaggi che vengono dai giornalisti non mainstream che parlano dell’attività della NATO e dei ribelli in modo negativo. Il tempo è galantuomo.

4:14 p.m. Sembra che il generatore dell’albergo si sia rotto e così non c’è fornitura elettrica all’albergo, neppure per l’ascensore. Non mi godrò granché la sgroppata di 18
piani per arrivare alla mia stanza, soprattutto per la mia gamba destra tremolante.

6:15 p.m. Il giovane che mi ha prestato la sua bicicletta si è precipitato nell’albergo Corinthia per dirci che il compound di Gheddafi a Bab al Azizia era stato preso dalla forze dei “ribelli NATO” dopo quasi nove ore di battaglia. Un ufficiale di altro grado di Gheddafi mi ha detto la scorsa notte di aspettarsi un esito simile, ma che non sarebbe stato semplice scovare il colonnello e che avrebbe continuare a galvanizzare la controrivoluzione nei prossimi giorni. Mi ha anche detto che durante la notte di sabato 20 agosto Gheddafi ha emanato ordini alle sue truppe e ai sostenitori di non bombardare e incendiare i serbatoi di benzina dentro Tripoli per paura di uccidere civili e di distruggere civili abitazioni.

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Fonte: Tripoli

Port Notes

24.08.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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