APARTHEID MEDICO: L'OSCURA STORIA DEGLI ESPERIMENTI SUI NERI AMERICANI

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AMY GOODMAN intervista HARRIET WASHINGTON

Traduzione integrale dell’intervista su Democracy Now di Harriet Washington, ricercatrice in scienza medica, autrice del libro “Apartheid medico: l’oscura storia della sperimentazione medica sui neri americani dall’epoca coloniale ad oggi”. Questo libro rivela la faccia nascosta della ricerca scientifica e le radici del deficit di salute degli afro-americani. Esamina, inoltre, gli abusi meno conosciuti e si affaccia su pratiche mediche non etiche e sui cattivi trattamenti subiti ancora dai neri, al giorno d’oggi, negli stabilimenti di cura.

Un nuovo rapporto, pubblicato dalla Società Americana sul Cancro, mostra che gli afro americani sono più inclini degli altri gruppi a sviluppare e morire di cancro. Lo studio afferma che i fattori socio economici giocano il ruolo più importante in questa discrepanza, – gli afro americani accedono meno facilmente all’informazione ed all’aiuto medico, hanno meno possibilità di fare radiografie e di ricevere trattamenti medici. Un nuovo libro offre una risposta al fatto che gli afro americani siano profondamente diffidenti nei confronti della medicina americana.“Apartheid medico: l’oscura storia della sperimentazione medica sui neri americani dall’epoca coloniale ad oggi” è la prima ed unica storia conosciuta della sperimentazione medica, l’abuso e la negligenza nei riguardi degli afro americani. Il libro rivela la faccia nascosta della ricerca scientifica e le radici del deficit di salute degli afro americani. Il libro inizia con i primi contatti fra i neri ed il sistema sanitario, ai tempi dello schiavismo, analizza come il darwinismo sociale e l’eugenetica siano stati utilizzati per giustificare sperimentazioni di medicinali inviati dall’esercito e dal governo, ed offre nuovi dettagli sulle infami sperimentazioni di Tuskegee, che hanno avuto inizio a partire dagli anni 30.

“Apartheid medico” esamina, anche, gli abusi meno conosciuti e studia pratiche non etiche ed i cattivi trattamenti dei neri che hanno luogo, ancora oggi, negli stabilimenti medici. Con noi, in questo momento, l’autrice del libro Harriet Washington. E’ scrittrice in tema medico ed editrice, ed è ricercatrice in visita alla scuola di diritto dell’Università De Paul.

TRASCRIZIONE DELL’INTERVISTA

Amy Goodman: L’autore del libro, scrittrice su argomenti medici e ricercatrice in visita alla Scuola di diritto dell’Università De Paul, Harriet Washington, ci raggiunge adesso, benvenuta su Democracy Now.

Harriet Washington: Grazie, mi fa molto piacere essere qui.

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[Harriet Washington]

AG: Bene, è un libro affascinante. Prima di tutto, perché questa preoccupazione?

HW: Per due ragioni; la prima è che sono molto curiosa, per natura, e quand’ero ancora studente in pre – medicina all’Uiversità di Rochester, ho lavorato in un ospedale e mi sono imbattuta in alcuni dossiers che mostravano una disparità drammatica, una disparità razziale, che riguardava persone in attesa di trapianti di reni, e questo mi ha incuriosita.

AG: Cosa vuol dire?

HW: Beh, mi sono imbattuta in vecchi dossiers, in porta documenti dimenticati, ed uno di essi aveva impresso un uomo bianco, il secondo un uomo nero. Il dossier sull’uomo bianco era spesso e pieno zeppo di testimonianze della sua cara famiglia, della sua compagnia di assicurazioni che lo assisteva, sulla sua determinazione a vivere; e conteneva un dettaglio del tentativo erculeo, da parte del personale medico, di trovargli un rene: all’epoca il trapianto di rene era una pratica relativamente nuova. Il dossier dell’uomo nero invece era scarno, molto scarno. La parola “Negro” appariva su ciascuna pagina e qualcuno aveva sottolineato il suo profilo sociale; proprio sotto, una sola riga che indicava che il personale medico pianificava di aiutarlo a prepararsi ad una morte imminente.

Juan Gonzalez: Beh, il suo libro non si occupa solo dell’epoca moderna, ma lei risale sino all’inizio della storia del paese.

HW: Assolutamente.

JG: E a come, di preciso, questo tipo di disparità hanno cominciato a manifestarsi. Potrebbe dirci – specialmente su questi primi anni, durante il periodo dello schiavismo?

HW: Beh, i primi anni era piuttosto spaventoso. Prima di tutto, è importante capire che vi era un’animosità scientifica chiamata ” razzismo scientifico” – che all’epoca era semplicemente la scienza stessa – che affermava che le persone negre erano molto, molto differenti dai bianchi, biologicamente e medicalmente. E ciò forniva un ragionamento e un fondamento non solo per l’istituzione dello schiavismo,– lo schiavismo non avrebbe, probabilmente, potuto mantenersi da solo se non vi fosse stato questo fondamento medico – ma anche per l’utilizzo dei neri nella ricerca.

Per esempio, si diceva che i neri erano meno intelligenti, dei sotto uomini, forse addirittura non del tutto uomini, che erano insensibili al dolore, immunizzati contro le malattie come la malaria e l’insolazione che rendevano il lavoro dei bianchi impossibile, nei campi, ma che facevano sì che i neri fossero una manodopera perfetta per questo. Così quest’insieme di credenze, di credenze scientifiche, non era basato su alcun dato reale ma solamente sui bisogni della comunità. E questo autorizzava, di fatto, i dottori ad acquistare degli schiavi per la ricerca.

Avevano anche delle capacità, – un buon esempio era quello della riproduzione. Tutti i passi avanti importanti, all’inizio, sulla salute in tema di riproduzione sono stati conquistati facendo esperimenti su donne nere. Perché? Perché le donne bianche potevano dire no. Le donne bianche non volevano, all’epoca vittoriana, avere medici che osservassero le loro parti genitali, e non volevano subire operazioni dolorose senza anestesia, ma le donne nere non potevano dire di no.

Così, quest’animosità ha cominciato, come dice lei, all’inizio della nostra Repubblica, e ciò ha avuto un effetto a valanga sino all’epoca della guerra civile, e a partire da quella i neri sono stati utilizzati, pressoché esclusivamente in certi casi, e con alta maggioranza in altri casi, per ogni cosa, dalla concezione di vaccini alle operazioni sperimentali. Essi non erano mai d’accordo, non si domandava mai il loro permesso, e raramente ciò era fatto a scopo terapeutico. La maggior parte del tempo, ciò si faceva per estendere il sapere medico.

AG: Dobbiamo interromperci. Quando riprenderemo la linea, vorrei chiederle di parlare della sperimentazione di Tuskegee, che molte persone conoscono, ma lei dice che la focalizzazione su questa getta nell’ombra altre sperimentazioni che sono state praticate negli ultimi secoli. Parliamo con Harriet Washington, autrice del libro “Apartheid medico”. Torniamo fra un minuto.

AG: Parliamo con Harriet Washington, che ha scritto un libro piuttosto notevole “Apartheid medico”. Scrittrice in materia medica ed editrice, ricercatrice in visita alla Scuola di diritto dell’Università di De Paul, prima ha studiato Etica medica alla scuola di medicina di Harvard, ha scritto per USA Today ed ha studiato anche all’Università Juan di Stanford.

JG: prima di arrivare all’epoca moderna, vorrei tornare sul periodo dello schiavismo. Nel suo libro, lei parla di alcuni medici – produce come documenti esempi di alcuni medici – che sono stati implicati in sperimentazioni abbiette. Lei cita il Dottor James Marion Sims ed il Dottor Walter F. Jones. Può parlarci delle loro pratiche sugli schiavi a quell’epoca?

HW: Certo. James Marion Sims era un chirurgo molto importante, dell’Alabama, e tutti i suoi esperimenti sono stati fatti su schiavi. Ha preso i crani di bambini, bambini neri –- solo bambini neri – ed ha aperto le teste e girato le ossa del cranio per vedere cosa sarebbe successo, lui diceva per curare malattie, ma ciò non aveva nulla di razionale. Ha anche deciso di levare una mandibola da uno schiavo, ma questo schiavo era piuttosto recalcitrante. Non voleva essere operato. Ha protestato violentemente contro questa cosa. Per tutta risposta, il dottor Sims l’ha fatto legare ad una sedia da barbiere, e mantenere immobile mentre lui lo sottoponeva all’intervento, senza anestesia.

Ma dove è stato più infame è in quel che riguarda i suoi esperimenti riproduttivi sulle donne nere. Aveva acquistato, o acquisito, in qualche altro modo, un gruppo di donne nere, che albergava in un laboratorio, ed in 5 anni, e approssimativamente in 40 interventi sulle sole schiave, ha cercato un trattamento per curare una complicazione natale chiamata “Fistola vesicovaginale”. Questo trattamento implicava l’effettuazione di incisioni sulle loro parti genitali, molto dolorose e, sapete, molto difficili dal punto di vista emotivo, come potete immaginare. E alla fine ha affermato di essere riuscito a guarire una di esse.

Dopodiché, si è spostato al nord, dove ha fatto fortuna come medico. E’ divenuto il cocco del Secondo Impero a Parigi, quando vi si è recato per essere il medico personale dell’Imperatrice Eugenia. E, quand’è tornato a New York, è stato eletto Presidente dell’Associazione Medica Americana.

Penso sia veramente importante, perché si parla spesso dei medici e dei chirurghi che fanno esperimenti in assenza di consenso, e si pensa a queste persone frankesteiniane, ma la realtà è che c’è stato un gran numero di adepti che erano medici brillanti. Sono stati venerati, rispettati, in seno alla loro professione di un tempo, e la gente non conosceva i loro lavori che attraverso le loro versioni edulcorate. Hanno scritto resoconti pubblicati in giornali medici, ma non hanno mai caratterizzato i loro esperimenti come abusivi, perché si accettava che facessero esperimenti su schiavi che non potevano dire no.

AG: Ci parli della sperimentazione di Tuskegee, benché lei scriva che mantiene nell’ombra tutte le altre. Un gran numero di persone non sapeva nulla su Tuskegee.

HW: E’ vero, Tuskegee è, lo sapete, l’icona della sperimentazione abusiva sulle persone nere, ma è vero che molta gente non sa ancora niente su cos’è successo, e ci sono anche molti malintesi sotto. Dunque, è veramente una buona domanda Amy.

Quel che è successo è che circa 400 uomini neri nella Contea di Macon in Alabama, affetti da sifilide – a cui, almeno, avevano diagnosticato la sifilide – sono stati oggetto di uno studio durante 40 anni, da parte del Servizio Sanitario Pubblico degli Stati Uniti. C’era un gruppo di 200 persone, non infette, che serviva da gruppo di controllo, tutti uomini neri. Durante tutto questo periodo, di 40 anni, si è ingannato questi uomini facendo loro credere di essere sottoposti ad un programma di trattamento. Ma non era vero. Gi si sono date pillole contro il dolore che, poi si è scoperto, non erano che aspirina. Si sono fatti prelievi di midollo spinale che, si è scoperto, non erano positivi per la loro salute né per sorvegliare il loro stato di salute ma, piuttosto per assicurarsi uno stock di sostanza per lo sviluppo di un test sulla sifilide. Così sono stati utilizzati , per circa 40 anni, anche dopo l’invenzione della penicillina. Quando la penicillina è stata riconosciuta come un rimedio alla sifilide, questi uomini ne sono stati privati.

JG: E questo è stato tra il ..quali sono questi quarant’anni?

HW: Tra il 1932 ed il 1972.

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[Sinistra: membri dello staff di medici coinvolti nell’esperimento di Tuskegee. La donna è l’infermiera Rivers. Il medico di colore, terzo da sinistra, è l’unico dei presenti a non essere direttamente coinvolto. Destra: un momento degli esperimenti]

[Peter Buxton, colui che riuscì a far terminare la sperimentazione di Tuskegee. Fonte delle immagini: Wikipedia]

AG: Quante persone conoscevano questa storia all’epoca? E come si è arrestata?

HW: centinaia di persone lo sapevano, perché vi erano rapporti regolari pubblicati in giornali medici, e questo è stato, infatti, presentato in occasione di un incontro dell’Associazione Medica Americana nel 1965. Vi sono anche numerosi incontri di agenzie governative, ove si domandava periodicamente: “Dobbiamo continuare la sperimentazione o no?” e la decisione era sempre ” si, dobbiamo continuare la sperimentazione”. E’ importante notare che il capo – chirurgo Thomas Parran aveva fatto dello sradicamento della sifilide la sua missione, e, malgrado questo, quando la penicillina è stata concepita e vi era il rimedio, ha preso la decisione di continuare la sperimentazione perché, diceva, rappresentava un’opportunità che non si sarebbe mai più verificata.

AG: Cos’è successo a questi uomini non curati?

HW: Gli uomini non curati, come potete ben immaginare, sono morti, per molti di loro la morte è stata orribile. Sapete, non soltanto erano infettati dalla sifilide, che non era curata, ma erano anche uomini molto poveri, dei mezzadri. Il loro reddito medio era un dollaro al giorno. Ma come mezzadri, vedevano raramente il colore di quel denaro. E sono divenuti deboli prima dell’età a causa della sifilide e di un lavoro pietoso. Hanno sofferto – la seconda fase della sifilide è molto dolorosa. Si hanno piaghe che trasudano, sapete, anomalie cardiache, e, nella fase finale, la sifilide è devastante, neurologicamente devastante. Non tutti arrivano alla fase terminale, fortunatamente, ma non si può prevedere chi arriverà fino a quel punto quindi tutti dovrebbero essere curati.

JG: Quindi, questo periodo di 40 anni si è verosimilmente svolto in parte sotto l’amministrazione democratica e in parte sotto l’amministrazione repubblicana, a carico del Servizio Sanitario Pubblico degli Stati Uniti. La sua ricerca svela che qualcuno ha effettivamente lanciato l’allarme e posto delle domande su cosa stava accadendo, – voglio dire non solo domandare “dobbiamo continuare?”, ma tentato in fatto di opporsi, ed ha gridato a metter fine a questa sperimentazione.

HW: Due persone. Una era il Dottor Irwin Schatz*** di Detroit, che ha scritto una lettera al servizio Sanitario Pubblico, dopo che avevano pubblicato un articolo in un giornale medico noto, ed ha detto: ” Sono scioccato e sbigottito che voi permettiate che questi uomini continuino a morire a causa di una malattia curabile” e c’è una nota attaccata alla sua lettera da parte di un medico che dice ” Non risponderò” ed in effetti non l’ha fatto.

L’altra persona era Peter Buxton, un giovane emigrante polacco che è stato il responsabile della fine dello studio, perché era Ispettore al Servizio Sanitario Pubblico, l’ultima ruota del carro, ed è rimasto scioccato quando ha scoperto tutto questo. Ha posto delle domande, con il rischio di perdere il proprio lavoro. Avrebbe facilmente potuto essere licenziato, semplicemente, solo per aver posto delle domande. E quel che trovo particolarmente terrificante è che scriveva delle lettere, – molto coraggioso da parte sua ,– protestando contro quello che stava succedendo, e dopo che ne ebbe scritte a sufficienza, dei medici lo convocarono in un ufficio, ove erano tutti seduti, inveivano contro di lui, lo intimidivano, gli facevano la lezione, spiegandogli il processo scientifico e perché avevano ragione loro. Buxton non era d’accordo con loro. Ha lasciato il Servizio, si è iscritto ad una scuola di diritto e, durante tre anni di studio ha continuato a scrivere quelle lettere. E poiché non otteneva risposta, così come aveva ricevuto il medesimo trattamento il Dottor Schatz, ha chiamato un amico giornalista e l’ AP ha pubblicato questa storia. Ed il resto della storia.

JG: E c’è ancora qualcuno, fra questi medici implicati in queste sperimentazioni, che le pratica ancora?

HW: Sfortunatamente, nessuno dei medici che hanno fatto queste sperimentazioni è oggi vivente. Dico “sfortunatamente” perché penso che una delle grandi tragedie di questo studio è che questi miscredenti se ne sono andati senza essere stati puniti. Io fornisco i loro nomi ogni volta che posso, perché non leggete mai i nomi dei personaggi che sono stati gli architetti di questo studio. Erano Thomas Murrell, O.C. Wenger. Questi uomini, e Thomas Parran, ed altri come loro hanno perpetuato lo studio e non ce n’è stato uno, sapete, non sono mai stati accusati di nulla. Niente li ha sfiorati. Se ne sono tirati fuori a buon mercato ed il biasimo è toccato ad un’infermiera, l’ultima ruota del carro del gruppo medico, e lei lo è stata, si è fatto portare a Eunice Rivers la responsabilità di tutto questo studio, allorché le persone che l’hanno concepito non sono mai state inquisite.

AG: Quando Clinton era presidente si è scusato con i sopravvissuti?

HW: Si.

AG: Hanno ricevuto dei risarcimenti?

HW: Non ci sono stati veri e propri risarcimenti, ma qualcosa di molto importante è emerso da questo studio materialmente, la creazione del Centro Nazionale di Bioetica all’Università Tuskegee. E’ molto importante, perché è un centro di bioetica diretto e con un personale nero, in un’università storicamente nera, ed hanno lavorato sodo per prima educare le persone sulla vera eredità di Tuskegee e anche per coinvolgere afro americani in materia di bioetica, e particolarmente per quanto concerne il processo di ricerca medica. Dunque, è stato un risultato molto, molto importante.

AG: Stiamo parlando con Harriet Washington,che ha scritto un libro: “Apartheid medico: l’oscura storia della sperimentazione medica sui neri americani dall’epoca coloniale ad oggi”. Può parlarci della prigione di Holmesburg? E le faccio questa domanda perché ci sono queste ultime informazioni su una commissione federale che parlano di allentare le regolamentazioni sugli esperimenti scientifici sui prigionieri. Ecco, se può, risponda su tutti e due gli argomenti.

HW: Certo. Comincio prima dalla commissione federale, che, giusto qualche mese fa, ha fatto una raccomandazione perché le prigioni, che sono state chiuse alla ricerca dopo gli anni settanta, siano riaperte. E’ una pessima decisione, e, benché non sia impegnativa legalmente, tutto indica che il governo ha intenzione di seguire questa raccomandazione e riaprire le prigioni alla ricerca. E la ragione per cui è un problema è che, se vi affacciate alla storia della ricerca all’interno delle prigioni, è lì che vi sono stati i peggiori abusi, ed è molto inquietante. Vi si sono gestiti virus in corso di sperimentazione. Uomini sono stati menomati, uccisi. Vi sono state sperimentazioni incentrate sul controllo mentale. Ed il peggio, in questa faccenda, è che il concetto di consenso, in prigione, è molto problematico. La natura coercitiva della prigione fa sì che sia molto difficile, per un prigioniero, dire di no.

JG: Lei ha anche indicato che un buon numero di sperimentazioni sono, verosimilmente, continuate. Ha fatto l’esempio in un capitolo, del suo libro, di un uomo, Camper Yeagin, di 68 anni, meccanico in pensione, che è scomparso nel 1977.

HW: Esatto.

JG: Può parlarcene?

HW: Si. Il caso era piuttosto spaventoso, perché è là che parlo dell’utilizzo dei neri per le dissezioni anatomiche. Quando Yeagin è scomparso, la sua famiglia la ha cercato dappertutto, hanno chiamato gli ospedali continuamente, ed è stato detto loro che non c’era. Ma si trovava su un tavolo operatorio in un laboratorio, sul punto di essere sottoposto ad una dissezione. E ciò mostra che sovente i neri sono stati utilizzati per la dissezione, e ciò contro la loro volontà.

AG: Dove?

HW: Dappertutto, dappertutto.

AG: Ma quale tavolo di laboratorio, nel caso in specie?

HW: Oh, era interessante. Era la Scuola Medica Howard, che è una scuola americana a maggioranza afro americana. Un altro tema del libro è……

AG: Come l’hanno trovato? Come hanno saputo che quest’uomo….?

HW: Beh, è emerso che era l’unico paziente non identificato di tutto l’ospedale, mentre si diceva alla famiglia che non era lì. Ed un problema più grande, è che i neri rischiano di più di avere i loro corpi presi per una dissezione. E’ il risultato di un lungo processo di cooptazione dei corpi degli schiavi e poi, in seguito, dei neri poveri. E’ meno flagrante adesso, ma questo esiste ancora, e pertanto c’è una disparità.

JG: Dunque, in altre parole, gli ospedali, in pratica, se c’è un paziente non identificato che muore, possono utilizzare il corpo per le dissezioni senza pensare “beh, questa persona appartiene ad una famiglia, una famiglia la cerca” ; piuttosto che aspettare e vedere se si può identificarla, la utilizzano per una sperimentazione?

HW: Si. E il sistema funziona, infatti, per porre determinate persone in situazioni di alto rischio; infatti, il sistema dice che se un paziente muore in un ospedale e nessuno viene a reclamare il corpo, va sulla scrivania dell’ufficiale di polizia giudiziaria e questi ha il potere di rendere il corpo disponibile alla dissezione. Bene, pensate a chi muore senza che nessuno venga a reclamare il corpo: poveri, gente senza casa, sovente neri e ispanici.

AG: Vorrei tornare sulla prigione di Holmesburg, perché lei parla di due tipi di sperimentazioni là. C’è stata quella a proposito della quale lei ha scritto, dove si iniettava alle persone lo stafilococco, il virus della Monilia e dell’herpes, ed altri. In più, il dottore incaricato, il dottor Klingman, lavorava per delle industrie di cosmetici.

HW: Esatto. Il dottor Albert Klingman ha fatto fortuna lavorando per dei laboratori farmaceutici, ed anche per il governo. Dunque, in effetti si, era un dermatologo che è andato al di là del suo campo professionale ed ha iniettato prodotti chimici dannosi a degli uomini, a richiesta dei laboratori farmaceutici.

AG: E delle società di cosmetici?

HW: E delle società di cosmetici, si.

AG: Dunque, costituiscono una sorta di scacchiera – è stato scritto un altro libro, ” Gli acri di pelle”.

HW: Di Allen Hornblum, un libro molto bello.

AG: Un libro molto interessante, la copertina è una foto di una scacchiera dove testano le differenti parti del dorso di un uomo con prodotti chimici differenti per vedere la reazione.

HW: Esattamente.

AG: E si sposteranno con queste scacchiere.

HW: Esatto. In effetti, un guardiano della prigione ha detto che, quando andava in spiaggia nella regione, poteva dire chi era stato in prigione guardando le macchie sui loro dorsi.

AG: E, dunque, come se ne esce?

HW: Beh, alcuni dei sopravvissuti sono ancora all’angolo e perseguiti dalla giustizia – cercano di perseguire l’Università ed il Dottor Kliegman, ma il Dottor Kliegman stesso è stato onorato, mai, sapete, ripreso, o perseguito, e sinora i loro processi non hanno avuto sbocco. Hornblum li aiuta molto, in effetti. Sapete, è meraviglioso da parte sua.

AG: Si, lo abbiamo intervistato, e facciamo un link con il video di questi test di Holmesburg (vedi il link sul sito originale).

JG: Quanto al problema della sterilizzazione? So che – verosimilmente a Puerto Rico fra gli anni ’40 e ’50 – c’è stata una campagna massiccia di sterilizzazione. Ma che ne è della sterilizzazione delle donne afro americane?

HW: Oh, è molto inquietante. Le afro americane correvano più rischi di essere sterilizzate nel periodo dell’eugenetica, ma anche più recentemente, le donne afro americane costituiscono l’85% delle donne forzate a subire un impianto di Norplant a causa degli abusi sui loro figli.

AG: Ci spieghi cos’è il Norplant.

HW: Il Norplant è un contraccettivo, che non è più sul mercato, ma è impiantato nelle braccia delle donne e ciò provoca una sterilità che dura almeno 5 anni. Ogni sorta di problemi medici ne sono derivati, dalla depressione all’acquisto di peso, a problemi fisici e, finalmente è stato ritirato dal mercato.

AG: E chi è servito a sperimentarlo?

HW: Oh, donne nere, giovani donne nere nel sistema scolastico di Baltimora. Baltimora è all’82% nera, pertanto queste ragazze erano circa al 95% nere.

AG: Comprendevano di fare parte di un esperimento?

HW: No. Non è stato presentato come una sperimentazione. E’ stato presentato, come il Philadelphia Inquirer lo ha descritto, come un modo per ridurre il sotto proletariato, il problema della gravidanza nelle adolescenti. Ma era nel breve periodo. Le gravidanze nelle adolescenti hanno origine da una varietà di problemi, sociali e medici, ed una capsula impiantata non lo risolverà di certo.

JG: Lei parla anche di esperimenti o di indagini fatte su adolescenti neri che hanno problemi di comportamento.

HW: Esatto, che si suppone abbiano problemi di comportamento, si. Ed anche ragazzi neri, a proposito dei quali si pensa sovente che abbiano una particolare predisposizione genetica alla violenza. Ma non c’è alcuna razionalità nel considerare solo i ragazzi neri. Se voi studiate la predisposizione alla violenza, allora dovreste studiarla con riguardo a tutti i ragazzi, e la maggior parte dei ragazzi americani, certo, è bianca. Ma sono i ragazzi neri che sono stati bersagliati per le loro sperimentazioni pericolose, come la sperimentazione al fenfluramin che ha avuto luogo proprio qui, nella città di New York, fra il 1992 ed il 1997.

JG: Di cosa si trattava?

HW: Oh! Hanno preso fra 110 e 36 ragazzi neri e hanno somministrato loro del fenfluramin, che è metà di questo farmaco, il Phen-Fen, che è stato ritirato dal mercato perché era cardiotossico e provocava scompensi cardiaci. Lo hanno somministrato a questi ragazzi per vedere se mostravano una tendenza alla violenza. Ed hanno trovato questi ragazzi perché erano i fratelli più giovani di ragazzi già nel sistema giudiziario giovanile, e dunque era in sé coercitivo. Hanno utilizzato il sistema giudiziario giovanile per identificare dei ragazzi. E di nuovo, il protocollo che ho letto indica che solo i ragazzi neri potevano essere scelti. I bianchi no.

AG: Parliamo con Harriet Washington, autrice di “Apartheid medico” saremo di ritorno con lei fra un minuto.

JG: Vorrei farle di nuovo alcune domande su alcune di queste sperimentazioni sui bambini. C’era un neurochirurgo del Mississippi sul quale lei ha scritto, Orlando J. Andy, che praticava questa sperimentazione tra gli anni 60 e 70?

HW: Si. Una sperimentazione molto, molto inquietante. Quello che faceva essenzialmente, era prendere dei ragazzi posti negli istituti e tagliare pezzi del loro cervello. Attualmente, il ragionamento utilizzato per farlo era che loro – cito – ” avevano problemi comportamentali ma non vi è alcun rapporto psicologico “. Andy non era uno psicologo, ma un neurologo. Non c’era alcuna indicazione che essi avessero problemi comportamentali. E se voi considerate, in questo periodo, nel profondo sud, la strettezza di vedute sui comportamenti accettabili dei ragazzi neri, sapete, si pensi alla faccenda di Emmett Till, che attira di nuovo l’attenzione oggi, è stato assassinato per aver fischiato ad una donna bianca. Quindi cosa avevano fatto questi ragazzi per giustificare il fatto che Andy prendesse pezzi del loro cervello? La cosa più spaventosa in questa faccenda è che si riverisce Andy come un eroe. La sua università è molto fiera del suo lavoro.

AG: La sua università è …..?

HW: L’Università del Mississippi. E se voi consultate la letteratura medica non troverete alcun accenno che abbia fatto qualcosa di sconveniente.

JG: E Lei dice che operava chirurgicamente su bambini che non erano ammalati?

HW: Dico che interveniva chirurgicamente su bambini per i quali non c’era alcuna prova di malattia. Nessuno ha fornito delle prove, ad eccezione della sua stessa dichiarazione che i ragazzi avevano un problema comportamentale. E quale problema comportamentale? La maggior parte dei bambini di 6 anni sono molto rompiscatole in un momento o in un altro, se non addirittura sempre, dunque perché questi ragazzi sono stati trattati così?

JG: E qual’era il coinvolgimento dei genitori di questi bambini? Lei dice che per la maggior parte erano in istituto?

HW: Esatto, il che vuol dire che i genitori se li son levati di torno. Ed è un problema con i bambini neri. Corrono rischi maggiori di avere i genitori esclusi dal campo dell’informazione e del consenso. Corrono maggiormente il rischio di essere rinchiusi negli istituti, più dei ragazzi bianchi.

AG: Parliamo con Harriet Washington, che ha scritto ” Apartheid medico “; lei fa anche delle raccomandazioni, parlando del problema della diffidenza afro-americana verso il sistema medico e la pratica di sperimentazione, che si espande verso i paesi in via di sviluppo, in Africa.

HW: Esatto. Riguardo alla diffidenza afro-americana, ci sono due punti da sottolineare. C’è un sentimento di sfiducia nel sistema. Per quel che concerne l’esportazione della ricerca in Africa, è molto problematico. Una gran parte degli abusi verso gli afro- americani è scomparsa, ma questo tipo di ricerca è condotto in Africa, dove le persone sono nella stessa situazione. Non hanno diritti. Oppure non hanno accesso alle cure e l’Africa è trattata come il laboratorio dell’Occidente e dei suoi ricercatori occidentali. E’ molto preoccupante.

JG: Lei menziona in particolare il vaccino EZ contro la rosolia?

HW: Si è un esempio molto appropriato. Un vaccino che ha ucciso centinaia di bambini in Brasile ed in Africa, è stato utilizzato a Los Angeles con genitori che non avevano assolutamente idea che fosse sperimentale, gli si è solamente detto che si vaccinavano i loro figli.

AG: L’ Edmonton – Zagreb ?

HW: L’Edmonton Zagreb, si. Così chiamato dalle due città dove è stato perfezionato.

AG: E le sue raccomandazioni?

HW: Le mie raccomandazioni……..prima di tutto sono molto preoccupata dall’erosione dell’informazione e del consenso in questo paese . Abbiamo sempre più leggi che diluiscono il consenso informato. Nel 1996 il Governo ha deciso che i pazienti del pronto soccorso potevano essere usati per sperimentazioni senza il loro consenso. E dico che noi dobbiamo fermare questo, qui e all’estero. Dobbiamo anche stabilire un programma di educazione dei pazienti. La gente partecipa alla ricerca medica senza avere nessuna idea di quali siano i suoi diritti e di come proteggersi. I ricercatori sono formati, come lo sono stata io quando ero alla Scuola Medica di Harvard , e noi dobbiamo far beneficiare dello stesso vantaggio i soggetti ed i pazienti. Ed infine, gli afro-americani devono farsi carico di questo problema. Non si può fermare la ricerca medica attualmente, fa parte del trattamento. Ma noi dobbiamo imparare a proteggerci. Dobbiamo farne una tematica, come l’abbiamo fatto per l’AIDS ed il razzismo ambientale, e cominciare ad educarci e a militare per un miglior trattamento.

AG: E che ne è del pagamento per partecipare alle sperimentazioni?

HW: Beh, lo trovo sempre problematico, perché i ricercatori- e possono crederci sinceramente- non hanno un pagamento, ma solamente un segno di buona volontà . Cento dollari è un segno di buona volontà se siete un professore agiato della Scuola Medica di Harvard. Ma se voi siete una povera donna che vive alle altezze di Washington, cento dollari possono essere una ricompensa. Pertanto io sono contro il pagamento. Sono molto più favorevole all’educazione delle persone e a spendere il denaro in questo modo.

JG: E cosa ne è di alcune istituzioni che hanno partecipato ad alcuni di questi orribili studi in passato, per quel che concerne il loro comportamento, si sono scusati, sono stati chiamati a rendere conto di quel che avevano fatto nel passato?

HW: Personalmente scusarsi sembra conveniente, ma io non sono d’accordo veramente perché penso che ciò permetta di disimpegnarsi della propria responsabilità. Voglio dire, piuttosto che una dichiarazione verbale preferirei, sapete, risorse materiali per educare ed assistere gli afro-americani sulla ricerca medica.

AG: Bene, La ringrazio molto per esser stata con noi e per aver realizzato questa ricerca storica e contemporanea notevole sulla sperimentazione sugli afro-americani. Il libro intitolato: ” Apartheid Medico : l’oscura storia della sperimentazione medica sugli Americani neri dall’epoca coloniale ad oggi”. Scrittrice in scienza medica ed editrice, è anche ricercatrice in visita alla Scuola di Diritto dell’Università De Paul, e prima è stata studiosa in etica medica alla Scuola di Medicina di Harvard, ha scritto per USA Today ed è stata anche studiosa all’Università di Stanford.

Amy Goodman intervista Harriet Washington
Fonte: http://www.democracynow.org/
Link: http://www.democracynow.org/article.pl?sid=07/01/19/1432231
19.07.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIORGIA

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