di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Ci fu una notte durante l’ultima guerra mondiale, nella quale molti italiani, andarono a dormire vestiti da fascisti e si risvegliarono la mattina dopo indossando gli abiti dei partigiani.
Quella fu la notte del 7 settembre del 1943.
Infatti il giorno successivo, con la firma dell’armistizio di Cassibile e la conseguente resa incondizionata agli Alleati, il Re e Badoglio si schierarono disinvoltamente dalla parte di quello che fino al giorno prima era il nemico, scatenando l’ira di Hitler e lasciando allo sbando l’Esercito italiano.
Poi i libri di storia, spesso scritti con i soldi del potere, ci hanno raccontato di una grande e valorosa “resistenza”, senza la quale il nostro paese, mai si sarebbe liberato dal fascismo e dal nazismo.
Una favola scritta e raccontata per distogliere l’attenzione da quello che invece fu a tutti gli effetti, forse il più clamoroso e vile “salto del fosso” che il Vero Potere, abbia mai messo in atto nella storia del mondo.
Tutti sanno che fino a quel giorno i soldati italiani e tedeschi combattevano spalla a spalla contro l’invasore americano e che la resistenza formatasi dopo l’armistizio – anche tra gli stessi appartenenti al nostro esercito – fu molto più attiva nel “regolamento dei conti” interno che nel combattere al fianco degli alleati.
Insomma, se l’Italia fino a tre decadi fa, poteva dirsi una Repubblica democratica, non fu certo per merito dei partigiani, ma in virtù della divisione del mondo in due blocchi contrapposti, decretata a Yalta nel 1945, da cui scaturì la nostra collocazione nel settore occidentale e la conseguente dipendenza dagli Stati Uniti.
I poteri profondi di casa nostra dai quali discende, intonso, il DNA di quelli odierni, oltre all’anima al diavolo avevano già svenduto ad Hitler e chi per lui, lo smantellamento totale ed il trasferimento in Germania del nostro apparato industriale, con deportazione annessa nei campi di lavoro e nelle fabbriche tedesche, di tutti gli italiani che si fossero rifiutati di arruolarsi nella Wehrmacht ed altro ancora.
Il capitale italiano – benché il giorno prima fosse tutto unito al fianco di Mussolini – da sconfitto, invece della logica e meritata prospettiva di pagare per i danni causati dal loro essere stati affini al nazismo, ebbe la diabolica abilità di riposizionarsi in prima fila per gestire direttamente i tanti soldi del Piano Marshall e la necessaria sovranità monetaria di un paese democratico, che di lì a poco avrebbe spiccato il volo economico.
Negli anni al paese fu concesso, dai lor signori, di raggiungere un benessere diffuso, ma evidentemente non gradito all’élite stessa. Giusto il tempo di riorganizzarsi ed il rifiorire di certi cromosomi, che una generazione dopo, sono tornati a dare vita al trentennio più disgraziato della nostra storia, quello che tutt’ora stiamo vivendo.
Nel mondo e quindi anche in Italia, la “storia si ripete” per un’unica e semplice ragione: i poteri profondi che comandano le nazioni ed i loro popoli sono sempre gli stessi e rispondono geneticamente agli stessi principi.
Noi italiani dovremmo avere il coraggio di ammettere quello che la storia ci ha insegnato e ci insegna: i poteri di casa nostra sono geneticamente nazisti nell’animo.
E quando parlo di poteri, non intendo individuare le persone (le quali spesso sono vili pedine manovrate), ma quel meccanismo o sistema di potere invisibile, unito da una patto sanguigno di fratellanza artificiale, che va contro quelle che sono le leggi della natura e del creato, oltre a non rispettare il sacro valore di far parte di un popolo come elemento fondante di una nazione.
Per dimostrare che anche oggi le cose stanno andando nella stessa direzione – per non dire peggio, stante il progresso tecnologico e la deflagrante portata del globalismo (quando viene usato a fin di male) – non occorre andare lontano.
E’ sufficiente prendere atto di come il nostro governo (condotto da uno dei paladini per eccellenza di tali poteri) – insieme agli altri governi occidentali – per aumentare il benessere di un piccolo gruppo di magnati della City di Londra e di Wall Street, controllati dal grande capitale, stanno creando una crisi economica mondiale, condannando alla fame milioni di persone in Africa, Asia e America Latina, limitando il loro accesso a grano, fertilizzanti e risorse energetiche.
Con le loro azioni, perpetrate per anni, attraverso l’uso privatistico di una moneta senza stato e con politiche di schiavitù per il lavoro, hanno provocato in Europa disoccupazione ed una catastrofe migratoria senza fine.
I nostri governanti ventriloqui del potere, dal 1992 hanno ripreso in pieno la svendita del paese interrotta con l’armistizio del 43′, quando appunto si videro costretti in una notte a rimettere negli armadi i cromosomi nazisti per travestirsi da falsi patrioti e da estremi difensori di quella democrazia, spregiata fino al giorno prima.
Il nazista per sua natura non ha amor di patria ne del prossimo, si autoconvince di essere superiore per diritto divino e con lo stesso principio autogiustifica ogni sua azione, dall’arricchimento personale al sopraffare gli altri (connazionali in primis), con qualsiasi mezzo e ad ogni costo.
Ci siamo, sembra che la storia sia tornata a quei giorni e le nostre fratellanze sembrano già spaccarsi per prepararsi all’ennesimo salto della loro storia.
Mentre Mario Draghi cerca di portare avanti il suo compito con estrema determinazione, intorno a lui si intravedono già con estrema chiarezza, le manovre di coloro che hanno ricevuto l’incarico di riposizionare il potere.
Il nostro è un potere che pur disponendo della benedizione della “fratellanza” più alta che dimora in Vaticano, non può vivere di luce propria, ha bisogno di essere costantemente sorretto dalle fratellanze di oltreoceano.
Oggi però il fosso da saltare potrebbe essere troppo grande!
Gli USA che sono alle prese con una pulizia interna senza precedenti, un mondo che sta andando sempre più verso uno dominio economico e strategico dei BRICS dove il peso del made in Italy sarà zero e le immani schifezze di cui i poteri occidentali si sono macchiati, delle quali dovranno certamente rispondere al mondo, sono tutti elementi che ci fanno capire che questa volta sarà veramente dura per il nostro capitale ritrovare il suo spazio nei giochi del globo.
Se come viene sempre più fatto intendere da esperti, l’infezione da coronavirus fosse conseguenza di una deliberata azione dell’uomo, e ritenendo gli stessi che possa essere stata addirittura creata nei laboratori del Pentagono con l’assistenza di alcune grandi multinazionali farmaceutiche.
Se addirittura, come parrebbe, i fondi di Clinton, Rockefeller, Soros e Biden possano essere coinvolti in tutto questo, avendo usato perfino le garanzie degli stati e dei loro governanti…. possiamo ben comprendere la preoccupazione ed il tentativo di riposizionamento in corso dei poteri profondi di casa nostra, i quali sono stati in prima linea nella gestione di quella che stiamo scoprendo di giorno in giorno essere stata una farsa pandemica.
Che il virus dai laboratori di Wuhan abbia scelto Bergamo come trampolino di lancio per propagarsi in tutto il mondo, potrebbe non essere stata una coincidenza ed il fermento della nostra politica e dei servizi segreti riguardo alla fulminea spedizione russa nella città lombarda, sta lì a dimostrare che probabilmente molti rappresentanti del potere hanno la coda di paglia, oltre alla paura di quello che potrebbe venir fuori.
La voglia di Salvini di andare in Russia, la retromarcia improvvisa di Berlusconi sul conflitto in Ucraina con il tentativo di tornare tra le braccia di Putin ed il “bisogna fare presto” di Prodi, sono tutti segnali, anche se taluni contrastanti fra loro, che mostrano come il potere cerchi, con ogni mezzo, di rimanere in piedi indipendentemente dagli eventi.
“Bisogna fare presto, perché il rischio è che gli interessi dell’Europa e degli Stati Uniti si dividano ancora di più”[1]
Questa frase pronunciata dal “padre dell’Euro” Romano Prodi, ospite del Festival dell’economia di Trento, chiarisce più di ogni altra cosa, la paura che lo stato profondo italiano cova dentro le sue stanze di poter essere a breve, abbandonato dai fratelli di oltreoceano.
“L’Europa, così divisa, non può fare molto, può fare da incoraggiamento”, è un’altra frase di Prodi, che certifica le grossissime difficoltà che il nostro premier Mario Draghi sta incontrando nel tenere unito il sistema-euro, a lui tanto caro.
Il viaggio in USA che Draghi ha fatto poche settimane fa per toccare con mano lo stato della fratellanza, non ha dato nessun frutto.
La FED ormai è indirizzata verso un stop degli acquisti ed un rialzo dei tassi, che vuol dire non essere più partecipe alle tanto care politiche monetarie di Draghi (QE e tassi negativi), ideate con il solo ed unico obbiettivo di far affluire masse di risparmi nel “casinò” delle borse e da queste nelle mani del banco.
Ma il lavarsene le mani dell’attuale amministrazione USA – che si trasformerà in totale abbandono dei poteri europei, qualora come pare sempre più realistico, Trump riprenda il suo posto – non si ferma solo al mondo finanziario.
L’Europa ed i popoli europei sono oggi lasciati liberi al loro destino anche riguardo all’economia reale. Le speculazioni nei settori strategici dell’energia ed in quello alimentare, stanno conducendo i paesi membri, non emettitori della moneta che utilizzano, direttamente nel tunnel del fenomeno inflattivo peggiore, la stagflazione.
Ognuno sarà costretto a fare per sé a livello di politiche fiscali, se non vuole vedere compromessa la tenuta sociale del proprio paese.
E tutti noi sappiamo cosa significa “fare per sé”: il ritorno alle monete nazionali sarà una improrogabile necessità e non più una eventualità da prospettare solo in campagna elettorale.
La moneta euro ed il suo cambio fisso, non sono accettabili dalle forze dell’economia che non hanno padroni e certamente non sono compatibili con il destino attuale, che vede in questi giorni il lavoratore tedesco gratificarsi di un salario minimo per legge di 12 euro, tre volte tanto quello di un cameriere greco (4 euro all’ora) – di contro mentre l’operaio tedesco si ritrova a fare il pieno alla pompa con 2,1 euro al litro, il cameriere greco dovrà decidere tra mangiare e fare il pieno, stante i 2,3 euro al litro del prezzo del carburante in terra ellenica.
Direte voi la Grecia è piccola e troveranno il modo di sistemare di nuovo la questione a suon di mazzate di austerity.
Il problema per questo tipo di Europa oggi non è più la Grecia, ma l’Italia che in fatto di salari, vi assicuro, si è completamente “grecizzata”.
E’ chiaro ai più esperti e quindi anche al potere, che questa Unione Europea abbandonata dagli USA ed unita solo da una moneta (l’Euro creatura del deep state USA che oggi pare non interessare più nelle stanze della FED), ha le ore contate.
Resta solo da capire se anche questa volta i nostri poteri riusciranno nel salto per la conservazione del comando, oppure se a questo giro da oltreoceano – avendo imparato la lezione ed avendone compreso la sete di potere e la loro pericolosità – sistemeranno una volta per tutte la questione genetica delle “fratellanze” del bel paese.
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