DI PAOLO BARNARD
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Premesse le seguenti realtà.
- A) Chi conosce la più aggiornata letteratura economica dell’era Digitale (ad es. Brynjolfsson, McAfee, Qiang, Kelly, o McKinsey, Deloitte, Accenture, World Bank, IDS, World Economic Forum, ecc.) ha bene in mente ciò su cui il consenso dei massimi esperti e dei leader competenti è ormai chiaro: l’inaudito potenziale di sviluppo economico e democratico della Disruption delle nuove tecnologie potrà dispiegarsi appieno solo in nazioni sovrane – cioè capaci d’intervenire senza limiti di budget (o con limiti almeno molto superiori a quelli dell’Eurozona) nei settori della trasparenza, della ri-formazione sul lavoro, dell’ambiente business, della salute pubblica, dell’istruzione, delle infrastrutture strategiche.
- B) Ma la scellerata improvvisazione di due leader italiani, Di Maio e Salvini, ci ha fatto perdere ogni residua speranza di sovranità (quihttp://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=2066), e di conseguenza ha azzoppato l’Italia nel più straordinario sprint di sviluppo nella Storia umana: la Disruption delle nuove tecnologie. Ricordo inoltre, ma è superfluo, che la perdita di ogni residua speranza di sovranità ha tumulato l’altro fondamentale motore di crescita e democrazia: i Deficit Positivi a moneta sovrana. L’ampiezza del danno che in questo modo ci è stato arrecato non è minimamente compreso supera dal pubblico e dai media mainstream. Purtroppo.
- C) Mai più nella storia d’Italia una forza politica con plausibili ambizioni di governo tenterà una vera Italexit. D’altra parte chi conosce la storia, l’ideologia e i contenuti dei Trattati UE da Maastricht in poi, sa che le mediazioni di Roma su Patto di Stabilità, MES, prerogative della BCE e Fiscal Compact saranno risibili palliativi al meglio, ma più realisticamente saranno cestinate così come approdano a Bruxelles. Di nuovo: questa è la certezza oggi scritta nero su bianco da tutti gli analisti di mercato maggiori nel mondo, ma non esiste nel delusional elettorato italiano. Nell’euro delle Austerità siamo stati adesso impantanati, e vi rimarremo, punto.
- D) L’Eurozona e i suoi Trattati sovranazionali are here to stay, perché la loro implosione devasterebbe sia i Mercati che l’intero sistema bancario del globo. Ma oggi essi, al contrario del 1929 e delle decadi successive, non troverebbero più gli Stati con sufficienti risorse monetarie, i cicli capitalistici sostenibili, e le masse disposte a immensi sacrifici, per rianimarli. La fine dell’Eurozona e dei suoi Trattati sovranazionali è quindi una non option globale, e il discorso si chiude qui.
- E) Vedo l’estrema urgenza che ci alita sul collo come nazione che ristagna economicamente da oltre 15 anni e so che col treno della Disruption l’Italia si gioca l’ultima speranza per il futuro ipotizzabile. Memoria storica: è terribilmente vero che le civiltà declinano e finiscono nella ‘spazzatura’ della Storia senza più ritorno, anche se ai loro contemporanei ciò sembrava impossibile. L’Italia è a un passo da questo.
- F) Si abbia chiaro come la struttura della Moneta Unica ha penalizzato e ora sempre penalizzerà l’Italia. In ordine di gravità: Ci ha imposto la perdita di sovranità monetaria, che toglie radicalmente al governo lo strumento dei Deficit Positivi, che possono invece finanziare con equità sociale la piena occupazione, i servizi essenziali, la previdenza e il risparmio del settore privato di cittadini e aziende; abbiamo quindi subito un brutale impoverimento per nulla proporzionato alla performance della nostra economia – Ha artificiosamente costretto i Mercati ad acquistare in modo spropositato i titoli tedeschi a scapito di quelli italiani (il fenomeno della Germania safe heaven), con balzi di spread e delle spese per interessi a grave danno di Roma, anche se le due economie appena prima dell’euro erano quasi alla pari – Ha sottoposto l’Italia al diktat indiscutibile sia dei Trattati sovranazionali di Bruxelles che della BCE, in totale assenza d’informazione ai, e del voto dei, cittadini italiani, con inammissibili ricadute sulle prerogative costituzionali sovrane del Paese. E’ nella consapevolezza che tutto quanto sopra continuerà a indebolire sistematicamente la penisola, che le forze politiche e gli elettori devono trovare una soluzione per ‘uscire’ da questo inaccettabile stato di cose.
L’unica via che vedo possibile adesso per ancora ‘uscire’ dall’euro, è spendere un’altra moneta: le idee chiamate Disruption, il cui potere di creazione di lavoro, economia, Stato Sociale, e appetibilità per i Mercati eguaglia, o forse addirittura supera di molto, la perduta sovranità monetaria italiana. Questo significa
integrare il programma di governo del vostro partito di riferimento con idee di tale potenza innovativa da dilatare il PIL, la crescita, l’occupazione, e la fiducia internazionale nell’Italia ben al di sopra dei concomitanti danni che essa riceverà dall’Eurozona. In altre parole: creare leve ‘altre’ dalla Moneta Unica che ne annullino del tutto o in buona parte la nefasta azione su cittadini e aziende. Ne elenco alcune di ampissimo impatto nella parte successiva.
Prima della Disruption, se ci pensate, questo è stato il modello sia della Germania* che della Francia, anch’esse da 18 anni colpite nelle sovranità, nelle infrastrutture, e nell’impiego proprio dalla Moneta Unica, ma capaci però di usare una leva ‘altra’ dalla Moneta Unica per creare nel contempo sufficiente PIL da rimanere i porti di sicurezza sia dei Mercati che della finanza internazionale, con risultati alla luce del sole per i loro cittadini. *(il solo pregiudizio safe heaven di cui al punto F non sarebbe stato sufficiente per i tedeschi)
L’Italia non possiede il calibro bancario e industriale di Berlino e Parigi, ma qui sta lo stupefacente potere delle nuove tecnologie della Disruption. Esse, come ho scritto nelle parti precedenti, non necessitano più del Capitalismo dei macro-mezzi e dei macro-prodotti, tipico di Germania e Francia. Le nuove tecnologie della Disruption sanno fornire a qualsiasi Paese avanzato, indipendentemente dalle dimensioni, un potenziale di creazione di benessere e di democrazia talmente inimmaginabile da essere del tutto adatto anche alla nostra penisola, pur corrotta, lenta, arretrata, non sovrana. Cioè esattamente quelle leve ‘altre’ di cui sopra. Basta la volontà politica e aziendale di capire le nuove tecnologie della Disruption e di usarle in modo massiccio e prioritario in economia.
Senza quindi perdere altro tempo, ecco alcuni esempi di leve dirompenti della Disruption che dovete subito proporre alla politica di vostro riferimento per creare PIL, crescita, occupazione, e fiducia internazionale sufficienti per permettere all’Italia prigioniera dell’euro di ‘uscirne’ e volare via dai PIIGS senza più girarci indietro, pur rimanendo membri della Zona Euro.
(Nota: i punti del prossimo capitolo sono sintetizzati in breve per ovvi motivi di spazio e per offrire il quadro essenziale.)
DISRUPTING LA POLITICA DOMESTICA COME MAI PRIMA. BIG DATA.
Immaginate un esecutivo che governi con un realismo sbalorditivo, con una precisione sbalorditiva, e con una velocità sbalorditiva. Per ottenere un risultato di questa posta, governo, Parlamento, Regioni e Comuni – di seguito: gli amministratori pubblici –dovrebbero conoscere con chirurgica precisione i problemi di ogni chilometro quadrato del Paese, proprio in senso letterale, sapendoli direttamente da chi lo abita senza mediatori, in tempo reale, e con un aggiornamento continuo nelle 24 ore durante l’intero mandato.
Se questa conoscenza, che si quantificherebbe in miliardi di input annui dal territorio, fosse oggi possibile per gli amministratori pubblici, si trasformerebbe già in sé in un marcato aumento di PIL, di produttività e di risparmio per il Paese sotto forma del motore di tutte le crescite economiche: l’efficienza e il taglio degli sprechi. Ma fino a oggi nessun amministratore pubblico al mondo ha potuto recepire, e meno che meno è stato in grado d’interpretare, quel volume di dati. La Disruption ci porta esattamente gli strumenti per realizzare questo salto epocale: le tecnologie di Big Data; la capacità d’analisi dei contenuti delle Artificial Intelligence; e, nel vicino futuro, il potere di calcolo dei Quantum Computers. In concreto: le tecnologie di Google-Alphabet o di Microsoft-GitHub, e i microchip di Nokia Bell Labs o D-Wave Systems al servizio degli amministratori pubblici dell’Italia.
Ecco cosa significa amministrare milioni d’italiani col Big Data.
– Gli amministratori pubblici si dotano di una Cloud italiana esclusivamente dedicata alla conoscenza più approfondita di sempre del Paese, che viene gestita da un Istituto di Diritto Pubblico, il quale risponde al Presidente del Consiglio, ai presidenti delle due Camere, ai Governatori delle Regioni e ai Sindaci.
– Gli amministratori pubblici, coordinati nella Conferenza Digitale Stato-Ragioni, invitano in Italia, sul modello Macron in Francia, i migliori cervelli e aziende di Big Data, di A.I., e, per il vicino futuro, di Quantum Computing, per l’edificazione e avvio del sistema descritto qui di seguito.
– Ogni singolo italiano con accesso a Internet scarica una App la cui configurazione è studiata per trasmettere in tempo reale 24/24 e 7/7 sulla Cloud degli amministratori pubblici le proprie segnalazioni su qualsiasi macro o micro aspetto della vita produttiva e civica del Paese, attraverso parole chiave di smistamento fornite dalla App e 600 caratteri per le specifiche.
– Questa immensa massa di dati viaggia sulla Cloud dedicata agli amministratori pubblici. Le tecnologie sopraccitate subito filtrano le spam, poi raggruppano in un feed compattato la mole di questo Big Data divisa per provenienza, per temi, ed eventuali urgenze. Il feed è poi ripartito per i settori di competenza degli amministratori pubblici negli ambiti di governo, Parlamento, Regioni e Comuni. Il feed sarà in evoluzione 24/24 e 7/7, e una specifica normativa gli darà valore consultivo prioritario non vincolante. Il feed viene di continuo pubblicato con gli aggiornamenti sul server dell’Istituto di Diritto Pubblico e reso accessibile ai cittadini.
Come per ogni grande innovazione nella direzione di una Governance efficiente perché consapevole dei problemi come mai prima nella storia del Paese, e straordinariamente democratica, il sistema di governo italiano del Big Data, ribadisco, si trasformerebbe già in sé in un marcato aumento di PIL, di produttività e di risparmio per il Paese sotto forma del motore di tutte le crescite economiche: l’efficienza e il taglio degli sprechi. L’Italia si affermerebbe come primo Paese al mondo ad adottare questa Disruption in Governance, al passo con gli interessi interni ma anche di tutti gli operatori economici globali più avanzati, e questo di per sé inizierebbe a placare le ‘ansie euro’ nei suoi confronti da parte dei Mercati internazionali, che vi spierebbero un potente fattore di stabilizzazione italiana. La prima leva per bypassare di gran lunga le zavorre dell’Eurozona, ‘uscendo’ da essa mentre in essa siamo chiusi.
DISRUPTING L’INTERO PIL ITALIANO COME MAI PRIMA: L’ESERCITO DEI DEVELOPERS.
Qui il governo di Roma agisce singolarmente. La mira è niente meno che rilanciare con potere dirompente tutto ciò che l’Italia produce e vende nei beni mobili, immobili, industria e servizi, in altre parole: il nostro PIL.
Così come lo sviluppo della specie umana dovette tutto al codice a doppia elica del DNA; così come l’esplosione dell’era industriale e quindi della modernità dovette tutto ai codici matematici che descrissero energia, massa, ed elettromagnetismo; così l’epoca contemporanea e ancor più il futuro economico dell’umanità intera deve tutto ai codici di software, creati dai Software Developers. “Tutto”, in quest’istanza, significa davvero tutto.
Va compreso con fulminea urgenza dall’Italia dell’economia in perenne stagnazione, che nell’era Digitale delle massime potenze come Stati Uniti o Cina il singolo massimo investimento per la ricchezza nazionale sono i Software Developers. Essi sono oggi gli specialisti che nel mondo scrivono, a ritmi per una persona media inimmaginabili, i ‘codici genetici’ di tutto ciò che è economia, salute, istruzione, cibo, comunicazioni, energia, di quasi ogni altro bene di consumo moderno esistente, e dei mezzi per produrli. Nulla di meno. Un’economia moderna che oggi trascuri il loro ruolo e ostinatamente ristagni nei soliti metodi di produzione è letteralmente iscritta fuori dal mondo.
Per darvi sia la misura dell’importanza che i Software Developers rivestono che le proporzioni dell’investimento su di loro a cui l’Italia è urgentemente chiamata, si sappia che la GitHub, appena acquistata dalla Microsoft per 7,5 miliardi di dollari, ospita da sola la bellezza di 27 milioni di programmatori che creano quindi un incredibile hub di Software Developers. Essi lavorano in questo momento su 80 milioni di files di codici, e parliamo di una sola azienda, con applicazioni in tutti i settori economici strategici.
Il governo italiano dedica quindi con priorità strategica nazionale le maggiori risorse finanziarie in bilancio, dopo quelle per sanità, istruzione e previdenza sociale, per creare The Italian Government Hub for Software Developers, snodo online e quindi capace di ospitare operatori nazionali e internazionali per un numero di almeno 4 milioni fra programmatori e Software Developers, interamente dedicati all’Italia. L’hub di governo è coordinato da un Ministero ad hoc sul modello cinese. Ogni azienda di qualsivoglia natura pubblica e privata generatrice di PIL italiano, nei beni mobili, immobili, industria e servizi, macro o micro, potrà accedere al The Italian Government Hub for Software Developers per la modernizzazione delle proprie strutture produttive al passo con la Disruption.
Per il tradizionale tessuto economico dell’Italia che è al 78% il prodotto delle Piccole Medie Imprese, delle piccole medie banche, di piccoli medi mercati, il potere di fuoco che The Italian Government Hub for Software Developers porterebbe supera l’immaginazione. Sarebbe l’equivalente della trasformazione di una rete nazionale di trasporti su locomotive a vapore in rete ad alta velocità Eurostar nell’arco non di 100 anni, ma di 5. Non servono commenti ulteriori.
Il governo deve quindi invocare le sue priorità di difesa dell’interesse nazionale con i partner europei, nel rispetto dei Trattati ma invocando le clausole di eccezione previste in essi, per usare ogni possibile sconto fiscale e facilitazione normativa a favore degli utenti italiani dei proprio hub per Software Developers online. L’adesione del settore pubblico e privato a The Italian Government Hub for Software Developers deve raggiungere entro 5 anni numeri vicini al 100% dei nostri macro e micro attori economici.
Divenire una nazione cosiddetta Software Developers Intensive è in assoluto la più dirompente mossa di politica economica che un governo, qualsiasi governo oggi, possa fare per la propria economia, e persino per i suoi angoli più remoti. E per le ragioni di questo articolo, diviene quasi superfluo ricordare che l’Italia in Zona Euro ma Software Developers Intensive si trasformerebbe in uno straordinario potenziatore di PIL, di produttività, e quindi di occupazione e ricchezza per i suoi cittadini. Quanto basta per placare le ‘ansie euro’ nei suoi confronti da parte dei Mercati internazionali. Una leva per ‘uscire’ di gran lunga dalla cella dell’Eurozona, nonostante l’Eurozona.
DISRUPTING LA STORIA DEL COMMERCIO IN ITALIA: GLI SMART LOGISTIC NETWORKS.
Il commercio al dettaglio e all’ingrosso italiano forma da solo una fetta importantissima del PIL, il 12%, che sono milioni di posti di lavoro e ben 207 miliardi di euro annui. Purtroppo per il nostro Paese arroccato nella tradizione, questa risorsa è destinata a cambiamenti sconvolgenti con l’arrivo del e-commence di nuova generazione, quello cioè delle A.I., della Visual Recognition Technology, dei mezzi Driverless. Questa Disruption risucchierà anche altri due settori fondamentali del PIL italiano collegati: i trasporti commerciali e il manifatturiero. Chi studia questi settori sa che l’Italia sarà invasa da imprese estere ad altissima densità tecnologica che già oggi hanno ridisegnato il prossimo secolo del e-commerce al dettaglio e all’ingrosso, dei trasporti e del manifatturiero. Ma anche qui la Disruption offre alla politica italiana non solo i mezzi per difendersi, ma anche per ‘rilanciare’ su una perdita (quella di gran parte del dettaglio tradizionale), e permettere prosperità al settore privato pur rimanendo nella deprimente Zona Euro.
La logistica è già parte del vocabolario comune dei commerci al dettaglio, ingrosso e del manifatturiero, e in questa industria sono i tempi a decidere tutto. Lo standard delle 24 ore nazionali e delle 72 ore internazionali sarà a breve disintegrato dal colosso mondiale dell’e-commerce Alibaba, che con Amazon si trova al vertice mondiale degli Smart Logistic Networks. In questa sigla sta un altro treno che l’Italia del e-commerce al dettaglio e all’ingrosso, dei trasporti e del manifatturiero di domani non deve perdere.
Il passo fondamentale del nostro governo è la creazione di un laboratorio nazionale di Ricerca & Sviluppo (R&D) in tecnologie e App per gli Smart Logistic Networks, nome che descrive la nuova logistica nazionale e internazionale nella Disruption. Si tratta di saltare sul carro di tecnologie come: la robotica di smistamento, quella però che non sottrae posti di lavoro, anzi, che per il medesimo numero d’impiegati e nelle medesime ore lavorative raddoppia la produttività, perché li sgrava da decine di migliaia di micro-atti giornalieri superflui e logoranti; gli AGV intra-magazzino, intra-city e long distance; sistemi di navigazione multisensor in 3D, ai raggi X, laser e MEMS; e l’ingegneristica per la riprogettazione dei magazzini e dei porti commerciali, dalla macro alla micro distribuzione, per accogliere gli Smart Logistic Networks. Questi sono solo alcuni esempi delle tecnologie per i commerci che il sopraccitato laboratorio nazionale di Ricerca & Sviluppo governativo deve spingere con urgenza in Italia.
Rimanere indietro nella logistica della Disruption sarebbe oggi una catastrofe economica per il commercio italiano che neppure vogliamo immaginare. Il va sans dire che un governo che dimostra non solo di essere al passo, ma promotore pubblico di Ricerca & Sviluppo degli Smart Logistic Networks, mostra ai Mercati e ai partner commerciali un’Italia in prima fila nella competitività del e-commerce al dettaglio e all’ingrosso, dei trasporti e del manifatturiero, con le ricadute di PIL che non necessitano illustrazioni. E di nuovo esse faranno impallidire lo screditato, e di fatto inesistente, motore economico di un’Unione Monetaria fallita. Torniamo quindi al paradigma di questo articolo: un’altra leva per ‘uscire’ dall’euro, nonostante l’euro.
DISRUPTING L’OCCUPAZIONE IN ITALIA: I PUNTI PRECEDENTI E LA SCUOLA DELLA DISRUPTION.
L’adesione alla Moneta Unica ha devastato l’occupazione in quasi tutta l’Eurozona, ma in particolare in Italia con quegli inaccettabili numeri a due cifre che seguono il segno % ormai senza speranza (e che peraltro sono sottostimati). Ma sarebbe qui disonesto ignorare che anche la Disruption porta con sé previsioni allarmanti sull’impiego. Le Consultancies più accreditate come McKinsey & Company, Accenture, The Brookings Institution e PwC UK oscillano, nella previsione dei posti di lavoro che globalmente saranno colpiti dalla Disruption, fra la cifra di 1 o 2 miliardi entro il 2030, cioè fra soli 12 anni.
La Disruption è inevitabile per l’Italia come lo fu l’arrivo dei computer, e avrà conseguenze però immensamente maggiori. Ma è la Disruption stessa che, di nuovo, può dare ai governi italiani l’ennesima leva proprio per tutelare la propria forza lavoro nonostante l’Eurozona.
La politica deve agire immediatamente sui giovanissimi, e cioè introdurre una disruption nei curricula scolastici delle scuole superiori. Si tratta precisamente di prendere come target i giovani italiani nella fascia d’età dai 14 ai 18 anni.
Questa è un’impresa di una crucialità forse unica nella Storia dell’impiego, alla luce dell’inaudita trasformazione del mondo del lavoro per mano delle nuove tecnologie, ma è al contempo semplice: i giovani in età pre-universitaria vanno rigorosamente informati su: A) quali fra le professioni già esistenti saranno le più richieste nella Disruption e quali nuovi skills vanno però assolutamente aggiunti nella formazione (i curricula); B) quali invece scompariranno del tutto o saranno scarse e sottopagate; C) quali professioni, oggi inesistenti, nasceranno invece fra pochi anni grazie alle nuove tecnologie del tipo Enabling, con relativi skills.
La mira finale è questa: evitare che una massa straripante di giovani italiani studi per anni, spenda risorse familiari e pubbliche, per poi scoprire di non aver mai saputo nulla di cosa davvero li aspettava e ritrovarsi nella disperazione del non lavoro o di lavori di ripiego. Al contrario: il governo dell’Italia urgentemente introduce regolari e obbligatori approfondimenti su Tecnologie & Occupazionenei curricula scolastici dei 14-18 anni; cresce quindi una prossima forza lavoro streamlined con un altissimo potenziale d’impiego di qualità, che produce non solo generazioni più sicure, ma anche un potenziamento certo del PIL nazionale. Se ci si pensa, queste sono le misure più disruptive che oggi uno Stato possa introdurre a favore dell’occupazione nell’era Digitale.
Non si dimentichi poi che i punti d’azione elencati finora, a cui se ne possono aggiungere molti altri, sono tutti già potenti creatori di fortissima economia, razionalizzazione, produttività, risparmi, competitività, e fiducia dei Mercati, che altro non sono che posti di lavoro. Inevitabilmente. Di nuovo il paradigma di questo articolo: un’altra potente leva per ‘uscire’ dalla nefasta disoccupazione congenita nell’euro, nonostante l’euro.
DISRUPTIVE CONCLUSIONS.
Proposte politiche come quelle sopra elencate, e altre proposte di simile portata sistemica, non solo appartengono alla visione dei politici Statisti di cui l’Italia non vede traccia da decenni, ma vi descrivono le dirompenti leve economiche oggi unico vero strumento rimasto all’Italia per ‘uscire’ dalla Zona Euro mentre ne è prigioniera. Questo è realismo, permettetemi, illuminato. Il resto sono menzogne vendute agli elettori dai partiti, ma anche da provinciali cosiddetti esperti di economia e moneta.
Questa è la sostanza. Aggiungo in calce una nota che riguarda il settore italiano in assoluto più in crisi e più potenzialmente distruttivo per il Paese, il bancario. L’intrattabile crisi delle banche italiane, con ancora in pancia quasi 300 miliardi di NPLs, con la crisi del Target 2 e l’incertezza delle REPOs et al., non troverà mai sollievo finché siamo soggetti ai macro sbilanciamenti di questa moneta unica disastrosa. Ma si sappia che la ‘medicina’ ultima per ogni sistema bancario è ritrovare agli occhi della comunità internazionale il suo credit worthiness, e ridare ai suoi debitori nazionali condizioni economiche che li rendano credit worthy. I sopraccitati punti, e molti altri, ottengono precisamente questi due risultati, e molto di più.
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Ciao Grillo, sono quasi due anni che dopo poche ore o giorni dai miei lavori sulla Disruption tu ne citi i contenuti quasi alla lettera. Mi fa piacere, ma non rubare. Sai cosa devi fare.
Paolo Barnard
Fonte http://paolobarnard.info
Link: http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=2076
10.06.2018