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11 SETTEMBRE: W. G. TARPLEY IN ITALIA

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A cura di Das schloss
Il 10 Novembre 2007
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blankDa lunedì 12 Novembre Webster Griffin Tarpley, uno dei maggiori esperti sull’ 11 Settembre, sarà in Italia per una serie di incontri di presentazione dell’edizione italiana del suo libro “9/11 Synthetic Terror. Made in USA” (“La Fabbrica del Terrore”) organizzati da Faremondo, Arianna Editrice e Macro Edizioni. Ad alcuni incontri vi saranno anche partecipazioni speciali come quella di Dario Fo (a Milano il 16 Novembre) o di Giulietto Chiesa (a Roma il 18). Invitiamo tutti a partecipare. Per l’occasione ripubblichiamo una recensione e un estratto del libro di Tarpley precedentemente apparsi su questo sito. In fondo all’articolo potrete trovare l’elenco di tutte le date e tutte le informazioni necessarie. N.d.r.

“9/11 SYNTHETIC TERROR. MADE IN USA”

DI ALCENERO
ComeDonChisciotte

“9/11 Synthetic Terror. Made in USA”, (“La Fabbrica del Terrore”, Arianna Editrice) è uno dei più apprezzati libri d’oltreoceano sull’ 11 Settembre. Ed è un libro che qui in Italia dovrebbe essere letto con molta attenzione dal momento che l’autore, Webster Griffin Tarpley, si è fatto le ossa studiando il terrorismo di stato proprio a casa nostra. Era il 1978 quando il membro della DC (e vice ministro degli interni) Giuseppe Zamberletti chiese a Tarpley, giovane giornalista della Executive Intelligence Review, di approfondire quella che già appariva a tutti come una vicenda molto poco chiara: il rapimento e l’uccisione da parte delle BR del leader democristiano Aldo Moro. Intuile riepilogare qui tutti i “conti che non tornano” nella vicenda della morte dello statista che, primo nell’ Europa colonizzata dagli USA, voleva portare al governo il Partito Comunista per far avanzare il paese sotto la spinta comune delle due sue maggiori forze politiche: la Democrazia Cristiana e, appunto, il PCI.

Sono serviti decine di libri e le centinaia di pagine degli atti di varie commissioni parlamentari per elencare tutti i punti oscuri: dalle minacce di morte che Moro ricevette da quel farabutto di Kissinger in persona alle incredibili capacità militari dei brigatisti e alle altrettanto incredibili “sfortune” delle forze dell’ordine e dei servizi, al tempo interamente comandati da membri della P2. Basti ricordare che il covo del capo brigatista Moretti era in uno stabile in cui molti appartamenti erano di proprietà dei nostri servizi segreti e che sulla scena dell’agguato furono trovati bossoli provenienti da un deposito NATO di GLADIO. Tarpley capì, e già nel 1978 scrisse “Chi ha ucciso Aldo Moro?”.

Capì che le BR erano state infiltrate e ‘dirottate’ dai servizi e che i veri responsabili della vicenda erano ancora nell’ombra, mentre in pasto ai media e alle galere venivano date le spendibili pedine brigatiste che, da sole, avrebbero combinato poco o nulla.
Grazie a questa fondamentale esperienza sul campo e al suo approfondito studio della vita criminale di George Bush padre (“George Bush: the Unauthorized Biography”, 1992) Tarpley è diventato un’autorità per quel che riguarda il terrorismo ‘false flag’ e i veri meccanismi che agiscono dietro le quinte dei governi.

Il seguente passaggio renderà chiaro perché la lunga esperienza ha spinto Tarpley ad un atteggiamento verso l’11 Settembre differente da quello di molti altri autori:

“Il movimento per la verità sull’ 11 Settembre è stato reso zoppicante da coloro che continuano a rendere la questione delle “domande senza risposta” [sull’11-9 ] il loro argomento centrale. Ci si potrebbe immaginare che, quando arriverà il giorno del giudizio, e l’arcangelo Gabriele suonerà la sua tromba per annunciare la resurrezione, alcuni sciocchi attivisti salteranno fuori dalle loro tombe per ripetere le loro domande ancora senza risposta. Tre anni e più dopo l’11-9 è il momento di elaborare qualche risposta.”

E ciò che Tarpley cerca di fare nel suo voluminoso “9/11 Synthetic Terror. Made in USA” è presentare le innumerevoli ‘questioni senza risposta’ dell’ 11 Settembre assieme a interpretazioni, ‘risposte’, su cosa può essere veramente accaduto e, soprattutto, chi ne è il responsabile. Per apprezzare il dettaglio e la completezza delle argomentazioni presentate da Tarpley è ovviamente necessario affrontare la lettura della sua opera, lettura che si presenta in ogni caso agevole grazie alla chiarezza delle argomentazioni. Nondimeno cercherò di tracciare qui di seguito i punti principali delle ‘risposte’ suggerite da Tarpley.

Riprendendo quanto già suggerito da Meyssan e anche da Blondet, la tesi di fondo di Tarpley è che l’ 11 Settembre sia stato un colpo di stato con cui una fazione “canaglia” dell’establishment militare, politico e dell’intelligence ha messo con le spalle al muro chiunque esitasse a intraprendere quelle spregiudicate politiche volte a conservare e incrementare l’egemonia USA, e a far uscire il paese dalla pericolosa situazione di crisi e stallo evidente alla fine degli anni’ 90. Tra i sintomi di questa crisi spiccano la potenziale fine dell’egemonia del dollaro con il possibile passaggio dai petro-dollari ai petro-euro (come proposto, tra i primi, proprio da Saddam Hussein) e il crescente antagonismo con la Cina e la risorta potenza russa. E’ abbastanza facile notare come l’11 Settembre abbia consentito una politica estera aggressiva e militarista i cui effetti sono stati in primo luogo l’accerchiamento in Asia Centrale della Russia e il ‘contenimento’ della Cina, spese miltari alle stelle così come la possibilità di mettere le mani sulle strategiche risorse mediorientali e frenare possibili tentativi di sganciare la produzione petrolifera dalla vendita in dollari.

Ma come è stato possibile mettere in atto gli attacchi dell’ 11 Settembre? Tarpley illustra e spiega in dettaglio, in interessanti capitoli storici che affrontano i maggiori atti di terrorismo di stato del passato (dal Gunpowder Plot del 1605 all’affondamento del Maine al terrorismo che ha coinvolto l’europa e l’Italia nella “strategia della tensione”), lo schema base utilizzato dal potere costituito per ingannare e intimorire le popolazioni con operazioni ‘false flag’. E’ uno schema, manovrato dai mandanti, nel caso dell’11 Settembre la fazione ‘golpista’ dell’establishment USA, che si regge su tre attori principali: una rete di infiltrati nelle istituzioni, nelle forze armate e nell’intelligence, una rete di patsies, termine che potremmo tradurre tanto con ‘pedine’ che con ‘utili idioti’ (i Lee Harvey Oswald della situazione), nel caso dell’ 11-9 i presunti dirottatori o comunque quei personaggi mediorientali, del tutto incapaci, che si sono fatti notare nelle scuole di volo e su cui si è potuta scaricare la responsabilità degli attentati. E infine, il terzo attore, una rete di ‘commandos’, uomini ultra specializzati, privi di scrupoli e pronti a tutto: a impiantare le cariche esplosive nelle torri o a lanciare un missile cruise sul Pentagono.

Per chiarire riprendiamo per un attimo l’analogia col terrorismo di casa nostra: i terroristi neri e le BR (almeno quelli “in buona fede”) erano le utili pedine per prendere parte agli attentati e soprattutto assumersene la responsabilità, manovrati da un ‘governo ombra’ (la P2, Gelli, i vertici militari e politici consapevoli di quanto accadeva) tramite una rete di infiltrati (ad es. i cosiddetti “servizi deviati”), spesso a conoscenza solo di una piccola parte del piano, o persino tramite altri attori inconsapevoli. Infine dei commandos (spesso membri di GLADIO – ‘Stay Behind’) o dei doppiogiochisti infiltrati nelle organizzazioni terroristiche si occupavano della parte esecutiva della “strategia della tensione”.

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[Uno schema del funzionamento di un governo-ombra che, dai circoli del potere politico e finanziario, mette in atto il terrorismo false flag servendosi delle ‘moles’ (infiltrati negli apparati statali) e di varie tecniche come l’impego di esercitazioni di copertura e di pedine a cui dare la colpa degli attentati. Tratto da “9/11 Synthetic Terror. Made in USA”]

Nel caso dell’ 11 Settembre Tarpley documenta in maniera approfondita come le innumerevoli esercitazioni, militari e antiterrorismo, abbiano fornito l’occasione per poter compiere con successo gli attentati, manovrando l’intero apparato di difesa verso l’inattività, e dando copertura alle vere azioni terroristiche. Una parte fondamentale del complotto che viene analizzata in dettaglio, per la prima volta, da Tarpley è quella delle possibili minacce a Bush e all’Air Force One. Secondo Tarpley infatti Bush, a differenza di Dick Cheney, non ricopriva un ruolo attivo negli attentati (chi avrebbe affidato un ruolo a un cretino simile?) ma è stato oggetto di azioni intimidatorie con cui la fazione ‘canaglia’ del governo USA (di cui probabilmente fa parte il vicepresidente) ha voluto rendere chiare la sua intenzione di prendere in mano il controllo totale della politica USA. Molti di noi si ricorderanno della storia, presto scomparsa dai giornali, dei messaggi in codice (“angel is next”) ricevuti dall’Air Force One e volti a sottolineare la potenza e le capacità di coloro che erano dietro agli attacchi allora in corso, e che si trovavano con ogni probabilità ai vertici dell’establishment USA più che all’interno di una grotta afghana. Tarpley sottolinea come una parte del piano golpista fosse la minaccia di usare l’arsenale atomico e scatenare un pericoloso confronto militare con la Russia. In questa ottica va vista la telefonata di Putin a Bush con cui l’ex colonnello del KGB volle, probabilmente, far capire che era consapevole di ciò che stava realmente accadendo e che non avrebbe reagito a provocazioni.

Anche il successivo episodio degli attacchi con l’antrace, ormai scomparso dai media perché irreversibilmente collegabile proprio alle forze armate USA e ai suoi stabilimenti batteriologici di Fort Detrick nel Maryland, costituisce una parte del piano di intimidazione (del Congresso soprattutto) e di presa del potere da parte della fazione golpista.

Tarpley affronta questa complicata vicenda con atteggiamento analitico-deduttivo e basandosi su avvenimenti analoghi oramai appurati dalla storiografia ufficiale. C’è dunque da dire che un’analisi sul campo volta a portare davanti alla giustizia gli autori degli attentati non potrebbe esimersi dall’affrontare le ipotesi tracciate da Tarpley. Tali ipotesi, a differenza di quanto affermano i critici del movimento per la verità sull’11 settembre, sono tutt’altro che inverificabili. Basterebbe ad esempio tirare fuori dagli archivi i documenti sulla catena di comando delle esercitazioni miltari dell’11 settembre (Amalgam Virgo, Vigilant Guardian, Vigilant Warrior e ben altre 13 simulazioni di attacco o mobilitazioni simulate) o analizzare l’iter burocratico con cui si sono insabbiate le inchieste di quegli agenti dell’FBI (ad es. Kenneth Williams e Colleen Rowley) che avevano iniziato indagini sulle ‘pedine’ qaediste che si istruivano (con comici risultati del resto) nelle scuole di volo della Florida. Si scoperchierebbe così il verminaio degli infiltrati che all’interno delle istituzioni hanno appoggiato la fazione golpista. Si troverebbe probabilmente l’equivalente in grande di quella patetica serie di faccendieri, spioni, avventurieri, massoni, piduisti, ufficiali infedeli che ha insanguinato l’italia con le stragi e gli omicidi di stato e che è ormai parte della storiografia ufficiale del nostro novecento.

In definitiva vale la pena leggere “9/11 Synthetic Terror. Made in USA” proprio per mettere queste brillanti chiavi interpretative accanto alla minuziosa ricerca di “domande senza risposta” portata avanti da molti autori come Griffin o Ahmed. Inoltre lo stile disincantato e venato di umorismo di Tarpley e la sua profonda conoscenza della storia, americana e non solo, e della politica contemporanea arricchiscono ulteriormente questa importante opera.

ALCENERO – [email protected]
ComeDonChisciotte
16.06.2007

blankLA FINTA GUERRA AL TERRORISMO: È TEMPO DI METTERE IN QUARANTENA GLI AGGRESSORI

DI WEBSTER G. TARPLEY

Estratto dal libro “La fabbrica del terrore – Made in Usa – Dall’11 settembre ai futuri obiettivi” (Arianna Editrice)

400 anni fa, in questo mese, Robert Cecil, il Primo Ministro del Re inglese Giacomo I, compì il suo capolavoro, la Congiura delle Polveri, per far esplodere il Re e il Parlamento. La responsabilità di questo tentativo era stata fatta cadere sullo zimbello Guy Fawkes e altri cospiratori, che furono torturati e condannati a morte.
Furono incolpati anche i cattolici, il Papa, i gesuiti e gli spagnoli, dando così il via a secoli di conflitti e di espansione imperiale. Ma il complotto era una provocazione sintetica, messa in scena da Cecil. Il terrorismo era solo una doglia nel travagliato parto con cui veniva al mondo la fazione finanziaria angloamericana, e il terrorismo accompagna ancora oggi quella fazione nella sua moribonda senilità.

Secondo l’odierno regime neocon a Washington, l’evento centrale nella storia del mondo è rappresentato dagli attacchi dell’11 settembre 2001. I neocon chiedono che gli affari mondiali si riorganizzino intorno a ciò che essi chiamano la guerra al terrorismo, presumibilmente mossa dagli USA, dalla Gran Bretagna e da altre potenze anglofone contro le potenze oscure dell’Islam radicale. Questa finta guerra al terrorismo è completa di opzioni per attacchi nucleari a sorpresa su qualunque paese a scelta del regime Bush. Questi possono essere corredati da aggressioni convenzionali e dalle cosiddette “rivoluzioni dei colori”, il nuovo nome dei tradizionali colpi di Stato della CIA del tipo “people power”.

La principale premessa della guerra al terrorismo è il mito del 9/11: 3.000 persone uccise presumibilmente da un gruppo di 19 dirottatori, incluso Mohammed Atta, tutti membri di Al Qaeda, guidati da Osama Bin Laden e operanti da una grotta afgana con un computer portatile ecc. Come dimostro nel mio libro, questa premessa è una balla pazzesca. Gli eventi del 9/11 sono stati una provocazione premeditata e messa in pratica a partire dagli intimi meandri dell’apparato militare, di sicurezza e dei servizi segreti degli USA, per mano di una fazione profondamente radicata in questo apparato, variamente chiamata “governo invisibile”, “governo segreto”, “governo parallelo”, “rete canaglia”, “squadra segreta”. Tale fazione coinvolge la CIA, il Pentagono, la NSA, l’FBI, il Ministero del Tesoro, la Riserva Federale e altri punti strategici del governo. È una fazione che opera da oltre un secolo. È intrallazzata con il MI6 e con il Ministero della Difesa britannici.

Il 9/11 è stato un golpe riuscito, progettato per dirottare la Casa Bianca di Bush verso la strategica “Guerra di civiltà” descritta da Samuel Huntington. I mondi arabo e islamico erano i primi obiettivi, con, a seguire, la Cina e anche la Russia, stando alla dottrina Wolfowitz. Il 9/11 rientra quindi nella tradizione degli attacchi autoinflitti o immaginari risalenti all’esplosione della USS Maine nel porto dell’Avana, nel 1898, che diede inizio alla guerra ispano-americana, e con essa all’imperialismo statunitense. Il governo segreto provò a mettere in scena una marcia fascista su Washington contro il Presidente Franklin D. Roosevelt, e provò ad assassinarlo. Tale governo ci ha portato alla Baia dei Porci, all’assassinio di Kennedy, al falso incidente del Golfo del Tonchino (in parte ammesso nelle ultime settimane dalla NSA), alla guerra del Vietnam, al tentato assassinio di Reagan, al traffico di armi e droga dell’affare Iran-Contra, al bombardamento della Serbia, all’affondamento del sommergibile russo Kursk, e alla loro impresa suprema, il 9/11, seguito dalle invasioni dell’Afghanistan e dell’Iraq. I presidenti statunitensi sono generalmente fantocci della rete canaglia, che rispondono ai bisogni di Wall Street e della City londinese.
È stata questa rete canaglia ad aver inviato a Bush un ultimatum sul 9/11 con le parole: “Angel is next”, “Adesso tocca all’Angelo”, significando con questo che l’aereo presidenziale sarebbe stato annientato come gli altri aerei dirottati il 9/11, quindi: lancia la guerra di civiltà oppure sarai fatto fuori. Bush si affrettò a prostrarsi ossequioso, cedendo ai golpisiti il governo degli USA. Nella terminologia della letteratura sull’intelligence, Bin Laden, Atta e gli altri sono zimbelli. Sono doppi agenti, pedine, fanatici, agents provocateurs. Operano sotto l’ombrello di Al Qaeda, un gruppo che può essere descritto soltanto come la Legione Araba della CIA e del MI6, una classica pseudogang o controgang contro il nazionalismo arabo. Il loro retroterra etnico-religioso fa sì che il mondo arabo e islamico siano incolpati degli atti terroristici. Essi ricevono appoggio dalla CIA, di cui abbiamo come esempio la famosa dialisi renale di Bin Laden. Queste figure hanno intenti criminali, ma ciò che non hanno è la capacità fisica e tecnica di produrre gli effetti osservati: proprio come Lee Harvey Oswald, per quanto fosse malvagio, non poteva aver sparato il numero di colpi necessari per uccidere a Dallas il Presidente Kennedy.

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I direttori dei terroristi e gli agenti segreti che dirigono le attività di uno “zimbello”, o di un killer professionista evidentemente costituiscono l’Able Danger, un progetto congiunto della Defense Intelligence Agency e delle Forze di Comando Speciali. Da quando è venuto alla luce Able Danger, abbiamo saputo che ha distrutto 2,5 terabyte dei suoi stessi dati registrati, equivalenti a un quarto della Biblioteca del Congresso, che ha il più grande deposito librario del mondo. Rumsfeld ha proibito ai funzionari responsabili dell’Able Danger di testimoniare al Congresso.
Gli “zimbelli” possono operare liberamente e allo scoperto, senza essere arrestati, a causa della rete di talpe presente all’interno del governo USA. Queste talpe sono leali al governo invisibile, non alla costituzione e alle leggi. Esse si assicurano che gli “zimbelli” siano disponibili a essere trasformati in capri espiatori, distruggono le prove e organizzano l’insabbiamento dei misfatti. Le talpe sono responsabili della paralisi delle difese aeree per più di un’ora e quarantacinque minuti il 9/11, una tempistica da paragonare con i tempi medi d’intercettazione – 15-20 minuti al massimo – sia prima che dopo gli eventi. Nessuna forza esterna avrebbe potuto ottenere questo risultato.

I professionisti addestrati, i tecnocrati della morte, costituiscono il terzo gruppo. Possiedono la capacità fisico-tecnica di far schiantare gli aerei e altri oggetti volanti contro edifici e di distruggere il WTC con una demolizione controllata. Alcuni di questi professionisti operano dall’interno delle burocrazie governative, altri da uffici privati. Vogliono l’anonimato, non la pubblicità. I recenti progressi nella ricerca sul 9/11 si sono focalizzati sul ruolo dei giochi di guerra, delle esercitazioni militari e delle esercitazioni antiterrorismo, nell’occultamento e nella agevolazione delle azioni terroristiche del 9/11. Finora siamo venuti a conoscenza di 14 esercitazioni separate sul 9/11 o a esso connesse. Alcune erano state escogitate per annullare le difese aeree spostando dei caccia verso il nord del Canada e verso l’Alaska, lontano dagli obiettivi del 9/11. Altre avrebbero paralizzato le difese aeree inserendo falsi bip tracciati sugli schermi radar del personale della difesa, e con false comunicazioni di aerei commerciali e militari che simulavano fantomatici dirottamenti.
Ma c’è un’altro aspetto ancora. Un’esercitazione messa in scena al National Reconnaissance Office di Chantilly, in Virginia, quel mattino, consisteva nel far schiantare aerei di linea commerciali su quegli edifici. Esistono tutte le ragioni per pensare che gli aerei kamikaze fossero controllati proprio da qui, dal quartier generale statunitense dei satelliti spia. L’Amalgam Virgo, un’altra esercitazione associata al 9/11, consisteva nel lancio di un missile cruise contro un bersaglio terrestre da una nave da carico canaglia nel Golfo del Messico. Ciò probabilmente simulava ciò che sarebbe stato fatto al Pentagono, poiché è chiaro che quell’edificio non è mai stato colpito da nessun aereo commerciale.
La più sinistra di tutte era Global Guardian un’esercitazione del 9/11 che simulava una guerra termonucleare totale con bombardieri, missili e sommergibili.

Quest’esercitazione comportava un tentativo di penetrazione della struttura di comando nucleare da parte di un outsider “maligno”, con accesso a un sistema di controllo e a un comando chiave. Qui c’era la possibilità per la “rete canaglia”di scatenare la guerra nucleare. Il 9/11 Bush aveva telefonato a Putin con un ultimatum: gli USA avrebbero preso l’Afghanistan, più alcune basi nell’Asia Centrale ex sovietica. Se Putin avesse rifiutato, la rete canaglia statunitense sarebbe stata in grado di dare inizio alla terza guerra mondiale ordinando un’escalation nucleare.
Quando i terroristi di Stato attaccano, lo fanno spesso sotto la copertura di un’esercitazione preannunciata, apparentemente legale, che somiglia o imita l’operazione terroristica. Questo aiuta a dissimulare l’intento criminale dei cospiratori golpisti sotto la copertura della loro stessa burocrazia. L’esercitazione è solo una simulazione, finché non diviene reale. Durante la Guerra Fredda, Hilex 75 e l’Able Archer 834 erano state esercitazioni che avrebbero potuto condurre a uno scontro e a una guerra reali.

Quando nel 1981 ci fu il tentativo di assassinare il Presidente Reagan, come copertura per le operazioni, il giorno successivo, era stata programmata un’esercitazione per la successione presidenziale (Nine Lives, Nove vite). Le bombe di Londra del 7 luglio 2005 furono preparate tramite esercitazioni denominate “Atlantic Blue” dal Regno Unito, “Topoff III” dagli USA e “Triple Play” dal Canada, che simulavano un attacco al metrò di Londra mentre in Inghilterra si stava svolgendo un congresso internazionale. Lo stesso 7 luglio la Visor Associates di Peter Power stava simulando esplosioni nelle stesse stazioni e nelle stesse ore in cui esplosero effettivamente le bombe, come riferì la BBC 5:
Peter Power, un ex di Scotland Yard, dirige un’azienda privata di sicurezza che, il 7 luglio 2005, stava conducendo esercitazioni antiterrorismo nel metrò di Londra, come egli stesso ha detto alla BBC:
Power: Alle 9:30 di stamattina, a Londra, stavamo effettivamente conducendo un’esercitazione che coinvolgeva oltre mille persone, e che consisteva nell’esplosione simultanea di bombe proprio nelle stazioni dove è realmente avvenuta stamani, tanto che ancora adesso ho i capelli dritti dallo spavento.
Presentatore: Per intenderci, stavate conducendo un’esercitazione per vedere come avreste potuto affrontare una cosa del genere, ed è accaduto proprio nel bel mezzo dell’esercitazione?
Power: Precisamente.

La scorsa estate (2005), Cheney aveva ordinato al Pentagono di preparare il bombardamento atomico dell’Iran, da portare a termine all’indomani di un nuovo 9/11 su più larga scala. È chiaro che questo attentato ricade nella tipologia del terrorismo sintetico sotto falsa bandiera, patrocinato dallo Stato, per offrire un pretesto all’attacco.
Negli USA e in altri Stati della NATO, è stato istituito un servizio di sorveglianza da parte dei cittadini su queste pericolose esercitazioni canaglia, per affrontarne la minaccia. In agosto la “Sudden Response 05” avrebbe dovuto simulare un’esplosione nucleare da 10 kilotoni a Charleston, nella Carolina del Sud. Una mobilitazione di cittadini preoccupati sollevò proteste contro quest’esercitazione e possiamo ritenere che abbia portato alla sua cancellazione. Fu poi la volta dell’esercitazione sulla dispersione di gas a New York City e della “Granite Shadow/Power Geyser”, che comportavano l’utilizzo simultaneo di armi di distruzione di massa a Washington DC. Queste esercitazioni vennero denunciate e furono al centro di proteste.

Ora come ora (novembre 2005, N.d.T.), siamo al centro della più densa concentrazione di esercitazioni dallo stesso 9/11. Anzitutto c’è la Vigilant Shield, una bomba radiologicamente sporca che viene fatta esplodere nel porto di Mobile, in Alabama. A questo si risponderà con il Global Lightning, uno scambio di missili nucleari fra USA e Corea del Nord, con l’uso dei missili antibalistici USA. Simultaneamente si svolgono “Positive Response” e “Global Storm”, il nuovo nome dato a “Global Guardian” per il piano appena adottato di un attacco nucleare preventivo a sorpresa. Queste implicano uno scontro con la Russia sulla questione dell’Ucraina. Una qualsiasi di queste esercitazioni potrebbe essere usata per lanciare provocazioni e attacchi nucleari reali. La pianificazione della guerra contro il Venezuela continua. C’è bisogno di una vigilanza mondiale per impedire il peggio.
Il regime di Bush attualmente è in crisi a causa della guerra persa in Iraq, per la reazione negligente e criminale all’uragano Katrina e per il prezzo della benzina ai massimi storici. Libby è stato incriminato e Rove, Feith, Wolfowitz e Ledeen potrebbero seguire la sua stessa sorte. Come nel film Wag the Dog (Sesso e potere), Bush o i neocon sono tentati da una nuova guerra per ovviare a questa crisi. Durante il Watergate, quando Nixon dichiarò un allarme nucleare rosso, nell’ottobre del 1973, il Primo Ministro britannico Edward Heath aveva intravisto lampanti motivazioni politiche. Ogni volta che Nixon richiedeva il football, la borsa contenente i codici nucleari segreti di lancio, i funzionari della Casa Bianca Kissinger e Haig lo sorvegliavano da vicino per tenergli le dita lontano dal tasto nucleare. Nell’estate del 1974 il Ministro della Difesa Schlesinger disse ai comandanti statunitensi di disattendere gli ordini riguardanti qualsiasi attacco militare, se provenienti da Nixon, a meno che non fossero confermati dallo stesso Schlesinger o da Kissinger. Dato che oggi la situazione è analoga, il Partito Democratico e gli Stati della NATO devono esigere che l’instabile Bush e i disperati neocon, in caso di estromissione dal governo, siano posti sotto speciale sorveglianza per impedire nuove avventure dalle conseguenze incalcolabili.

Ma fintantoché Bush potrà conservare il consenso del 30-35% di popolazione statunitense, egli potrà proseguire la guerra in Iraq a tempo indeterminato e forse estenderla alla Siria e all’Iran. Se Bush riesce a conservare tale consenso è grazie al potere del mito del 9/11 su una parte del popolo americano. Ogni qualvolta Bush viene ritenuto responsabile di qualcosa, immancabilmente risponde tirando in ballo il 9/11. Le sue argomentazioni per la guerra in Iraq non si riferiscono all’Iraq, ma piuttosto al 9/11. C’è un solo modo per erodere lo zoccolo duro della base di Bush: attaccarne il mito. Distruggete il mito del 9/11 e i veri criminali di quel settembre potranno essere chiamati in causa. Distruggete il mito del 9/11 e Bush sarà neutralizzato. Le istituzioni e i governi amanti della pace nel mondo devono darsi questo compito, con una campagna di denuncia, di smascheramento e di educazione politica sulla verità del 9/11 e sulla natura del terrorismo.
Un veicolo per farlo potrebbe essere una Commissione Indipendente Internazionale sulla Verità del 9/11, simile al modello del Tribunale per il Vietnam di Russell-Sartre. La convocazione di tale commissione per la verità sul 9/11 è più urgente che mai, e dovrebbe essere la priorità delle forze anti-guerra ben prima delle elezioni al Congresso che ci saranno fra un anno.

Il 5 ottobre 1937, Franklin D. Roosevelt, a Chicago, aveva richiesto la quarantena per i dittatori fascisti, l’isolamento e il boicottaggio degli aggressori. Da allora le ruote della storia hanno girato, ed è ora che il regime di Bush e dei neocon vada messo in quarantena dalle forze dell’umanità civilizzata. Non può esserci alcuna cooperazione militare o di sicurezza con i neocon. I patti di libero commercio con i neocon sono suicidi. I funzionari di Bush sono colpevoli di cospirazione internazionale per muovere guerre di aggressione, un delitto capitale secondo le norme di Norimberga. Mentre la popolazione statunitense sta rivoltandosi contro Bush, assistiamo al tragico spettacolo dell’Europa e del Giappone che continuano a sostenerlo su così tante e fondamentali questioni. È tempo che il mondo metta in quarantena l’aggressore. Così facendo, avrà l’appoggio del popolo americano.

Webster Griffin Tarpley

storico, giornalista investigativo ed è considerato uno dei più arditi e iconoclastici “spifferatori” dei segreti politici statunitensi. Egli per la prima volta ha attratto le attenzioni del pubblico con il libro, scritto a quattro mani con Anton Chaitkin, riguardante la biografia non autorizzata di Bush (George Bush: The Unauthorized Biography, 1992) Egli ha esposto la “Tesi di Versailles”, dove fa ricadere le colpe delle grandi guerre del ventesimo secolo su intrighi della Gran Bretagna per mantenere il proprio dominio imperiale. Tarpley ha vissuto in Italia negli anni della contestazione e negli anni di piombo. Ha seguito da vicino, in particolare, la vicenda di Aldo Moro, dirigendo una commissione indipendente d’inchiesta commissionata dal parlamentare italiano Zamberletti. Il risultato di questa inchiesta è stato pubblicato nel volume Chi ha ucciso Aldo Moro, che ha avuto subito vasta eco su “Panorama”. La conclusione di questa indagine era che i mandanti dell’assassinio di Moro erano membri di alto livello dei governi britannici e americani (un grande sospetto sarebbe caduto su Kissinger), intenti a impedire il “compromesso storico” che nei delicati anni della Guerra Freddda avrebbe finito per portare i comunisti al governo, formando un governo italiano stabile di democristiani e comunisti insieme, con il rischio di uno sbilanciamento dell’Italia verso l’URSS, cosa che avrebbe rischiato di spalancare le porte a un’invasione sovietica di gran parte dell’Europa. La filosofia di Tarpley si può descrivere come realista, umanista e anti-maltusiana. I principali pensatori classici a cui si ispira sono Platone, Dante, Machiavelli e Leibniz. Fra gli altri pensatori che lo hanno ispirato ci sono Orwell e A. Huxley. Tarpley è studioso di economia e di storia, soprattutto storia moderna e storia veneziana. La Repubblica di Venezia è da lui considerata il prototipo esemplare di ogni società oligarchica ed elitista come, a suo parere, è l’impero angloamericano odierno. Tarpley, inoltre, ha fatto esperienza come attivista politico negli anni del movimento di LaRouche, da cui ha preso le distanze intorno alla metà degli anni ’90. Nel 2005, il suo libro 9/11 Synthetic Terror: Made in USA è diventato un best seller fra i libri sui fatti 11 settembre 2001; esso è diventato un caso editoriale quando il 7 ottobre 2006, il principale recensore di saggistica su Amazon, Robert David Steele, ex spia della CIA e funzionario dei Marines, lo ha definito “il più forte fra gli oltre 770 libri che ho recensito qui su Amazon”. Tarpley parla a lungo dei temi del suo libro durante un’intervista nel film Oil, Smoke, Mirrors. A partire dal marzo del 2006, Tarpley ha condotto un programma radiofonico settimanale intitolato World Crisis Radio, per Republic Broadcasting Network. Dopo una diatriba fra Wes Perkins e John Stadtmiller nel gennaio 2007, Tarpley apparentemente ha lasciato RBN e si è trasferito su Genesis, dove presenta l’edizione del giovedì di World Crisis Radio. Il format resta quello di una panoramica a 360 gradi sull’intelligence e sulla politica internazionale. Tarpley è un membro del gruppo mondiale antimperialista Asse per la Pace, di Scholars for 9/11 Truth e del gruppo di ricerca Netzwerk, che riunisce gli autori tedeschi sull’11/9, a partire dal settembre 2006. Di questi è membro anche Andreas von Buelow, ex ministro delle tecnologie tedesco.

Bibliografia:

Chi ha ucciso Aldo Moro? (1978)
George Bush: The Unauthorized Biography (1992. Ristampato nel 2004).
Against Oligarchy (1996)
Surviving the Cataclysm: Your Guide through the Worst Financial Crisis in Human History (1999)
9/11 Synthetic Terror: Made in USA (2005), Postfazione di Thierry Meyssan, quarta edizione (maggio 2007). Version française: La Terreur Fabriquée, Made in USA : 11 Septembre, le mythe du XXIe siècle (Sett. 2006)

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Faremondo
Arianna Editrice
e Macro Edizioni

presentano

WEBSTER GRIFFIN TARPLEY
in Italia a Novembre

Dall’11 settembre ad oggi
Come lavora la fabbrica del terrore

In occasione dell’uscita de La Fabbrica del Terrore (Arianna Editrice) uno dei testi fondamentali del movimento internazionale per la verità sugli eventi dell’11 settembre 2001, Webster Griffin Tarpley sarà in Italia per un lungo tour di otto date.

Sin dai giorni della conferenza internazionale all’Arena del Sole di Bologna (settembre 2006) avevamo auspicato la traduzione in italiano di Synthetic Terror. Made in Usa, un vero e proprio affresco sui modi di operare della fabbrica del terrore a guida americana, un vademecum indispensabile per decifrare le dinamiche che hanno portato all’11 settembre e all’offensiva del terrore occidentale su tutto il pianeta. Grazie ad Arianna Editrice e a Macro Edizioni il libro di Webster Tarpley è adesso disponibile in italiano con il titolo La Fabbrica del Terrore. Abbiamo pensato che il miglior modo per continuare a diffondere il messaggio del movimento per la verità sull’11 settembre fosse quello di invitare lo stesso Tarpley a parlare del libro e della situazione attuale negli Usa. Insieme agli editori stiamo dunque organizzando una tournée italiana di presentazioni e conferenze, che ci vedrà impegnati in diverse città dal 12 al 19 novembre. Una nuova iniziativa nata dall’interno del movimento italiano, resa possibile grazie all’impegno di attivisti sparsi un po’ su tutto il territorio.
Faremondo, Arianna Editrice e Macro Edizioni

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TUTTE LE DATE

PALERMO
12 Novembre – ore 20.30
Centro sociale ASK 191
Viale Strasburgo, 191 (quartiere S. Lorenzo-Resuttana)
Info: 328 3925026

NAPOLI
13 Novembre – ore 20.30
Eva Luna – La Libreria delle Donne
Piazza Bellini
Info: 338 1440628

CESENA
14 Novembre – ore 20.30
Palazzo del Ridotto (detto del Capitano)
Piazza Almerici
Info: 0547 1900128

TORINO
15 Novembre – ore 21.00
Casa Valdese
Corso Vittorio Emanuele, 23 (pressi stazione Porta Nuova)
Info: 349 4161191

MILANO
16 Novembre – ore 20.30
Aula Magna del Liceo Severi
Bastioni di Porta Volta, 16
Info: 347 1570021

BOLOGNA
17 Novembre – ore 16.30
Locomotiv
Via Serlio, 25/2 (parco DLF, zona stazione)
Info: 349 4319051

ROMA
18 Novembre – ore 17.00
Libreria Odradek
Via Banchi Vecchi, 57
Sarà presente il parlamentare europeo Giulietto Chiesa
Info: 339 8881082

SIENA
19 Novembre – ore 17.30
Libreria Becarelli
Via Mameli, 16
Info: 0577 226427 – 335 5261644

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