DI ISRAEL SHAMIR
unz.com
Che Dio benedica Donald Trump per aver fatto fuori James Comey! Solo pochi giorni prima di questo passo decisivo, Justin Raimondo di www.antiwar.com ha definito Comey “l’uomo più potente d’America“. Comey stava spingendo gli Stati Uniti in una guerra inutile e non voluta con la Russia. Rispondendo a una domanda di Lindsey Graham, noto mercante d’armi, Comey ha detto che i Russi sono “la più grande minaccia di qualsiasi nazione sulla terra, considerando le sue intenzioni e le sue capacità”. Ma questa non è affatto un’agenda dell’FBI! Si è arrogato il diritto di gestire la politica estera degli Stati Uniti, e anche di stabilire quali siano (MSM) e quali non siano (Wikileaks) dei legittimi mezzi di comunicazione. Il ragazzo è diventato troppo grande per i suoi stivali, dovrebbe ringraziare per il solo fatto di aver avuto gli stivali.
Liberandosi di Comey, Trump ha fatto un primo passo per recuperare il terreno perduto. In passato lo avevamo visto indietreggiare. Ha liquidato Bannon, ha bombardato la Siria, ha promosso la sua sciocca figlia e il suo strano marito a livelli quasi presidenziali. I risultati sono stati sconfortanti. Il presidente è stato trattato come un’anatra senza zampe (non solo zoppa). E il comportamento di Comey è stato particolarmente offensivo. Se la politica estera è decisa dall’FBI e dal New York Times, a che serve quindi un presidente?
Sarei felice se Trump inviasse dei droni killer – in stile Obama – a liquidare anche John McCain e Lindsey Graham. Sarebbe uno spettacolo fantastico: davanti a una bella torta al cioccolato, vedrei quei droni che volano fino a quei due bastardi. Ma probabilmente Trump non è fatto di una sostanza così tosta. Dovrà inventarsi un modo meno spettacolare per liberarsi dei traditori.
Anche la sua mossa successiva – invitare l’onorevole Sergey Lavrov alla Casa Bianca – è stata cosa buona e giusta, soprattutto nel contesto della dichiarazione di Comey: “Il comportamento della Russia è una minaccia”. Alcuni sapientoni dicono che ha scelto la tempistica sbagliata esponendosi agli attacchi. Che sciocchezza! Trump sarebbe stato attaccato in ogni momento, prima o poi. Facendo quello che ha fatto, quando l’ha fatto, Trump ha dato una dimostrazione del suo potere. Nonostante l’incredibile demonizzazione della Russia e la sciocca affermazione secondo cui Trump è il tirapiedi di Putin, ha voluto incontrare il ministro Russo. E’ stato un atto virile, qualcosa di cui essere fieri.
I guerrafondai hanno risposto con la ridicola accusa di “aver rivelato a Lavrov segreti strategici”. Ridicola, ma significativa: l’idea è quella di creare un riflesso condizionato nei politici e negli uomini di stato, come fece il dr. Pavlov con i cani. I suoi cani iniziavano a sbavare ogni volta che udivano il suono del campanello, associato alla fornitura di cibo, e scappavano quando sentivano un altro suono associato al bastone. Un politico ‘condizionato’ tenderà a cambiare strada ogni volta che incontrerà un diplomatico Russo, allontanando così il ‘pericolo’ della pace.
Finora, i casi più lampanti di condizionamento sono giunti dalla lobby israeliana. Gli Ebrei sono particolarmente abili nei condizionamenti. Moltissimi politici e giornalisti sono stati condizionati finendo con l’abbracciare fedelmente il dogma Ebraico. Al primo suono sgradevole, si scansano immediatamente e dichiarano il loro eterno amore per gli Ebrei e Israele. Il defunto Joe Sobran, brioso giornalista di Washington, li ha paragonati a mucche al pascolo in un campo circondato da fili elettrici a bassa tensione. Ogni volta che ci si avvicinano, avvertono una scarica elettrica, lieve ma comunque fastidiosa. Per la maggior parte di esse, questo basta a tenerle all’interno del recinto.
E quando un politico è condizionato, fa quello che vogliono i suoi ‘pastori’. Infatti, il primo a lanciare contro Trump l’accusa di rivelare segreti strategici a Lavrov, è stato Alan Dershowitz, il sionista appassionato di torture che ha condizionato numerosi politici inducendoli a schierarsi sempre e comunque per Israele, altrimenti…
Per questo preferisco quei politici che dimostrano di non avere alcun timore o condizionamento da parte degli Ebrei. Come la fantastica Cynthia McKinney – che ha perso la sua carica in Campidoglio, ma per questo non si è arresa. Lo considero un primo test per un politico: se gli Ebrei possono sottometterti, lo faranno certamente. E aggiungo, per chiarezza: non serve combattere gli Ebrei; basta non dargli neanche un pollice. Vedrai che faranno quello che vuoi. E’ lo stesso che portare a spasso un cane enorme: permettetegli di scegliere la strada anche solo una volta e vi tirerà per miglia e miglia. Tenetelo stretto al guinzaglio e lui obbedirà.
E’ una qualità che ho ritrovato nel Presidente Trump. Ha respinto l’appello Ebraico a scusarsi per la stella a sei punte sull’immagine di Clinton; nonostante le loro insistenze, si è rifiutato di citare l’Olocausto, e anche quando lo ha fatto, non ha menzionato gli Ebrei, per loro grande delusione. Poi, dopo un po’ di tempo, ecco che bombarda la Siria, compie azioni pro-Israele, manda anche la sua Ivanka a fare promozione Ebraica: pareva avesse ceduto. Invece, ecco che incontra Lavrov. Speriamo che questa volta il guinzaglio lo tenga ben stretto nelle sue mani forti.
Quasi mi vergogno a lodare il Presidente degli Stati Uniti per aver fatto delle cose così insignificanti come l’aver fatto fuori il direttore del FBI e per aver incontrato il Ministro degli Esteri di una grande potenza mondiale. Se continuo così dovrò lodarlo anche per essersi lavato le mani o aver mangiato una mela (“Ma che bravo il mio ragazzo!”). Ma il ragazzo ha bisogno del nostro incoraggiamento per continuare a fare le cose giuste. Come padre di tre figli, so bene che i ragazzi hanno bisogno di essere incoraggiati. E se non c’e’ un grande successo per cui lodarli, lo faccio perché si sono lavati le mani prima di mangiare.
Trump ha un compito erculeo: deviare la corazzata America dalla sua rotta di collisione, in un momento in cui tutte le massime cariche del paese hanno una voglia matta di accelerare al massimo. Pensano che l’altra nave davanti possa cambiare rotta. Ma l’altra nave, in realtà, è un faro. È la roccia dell’Isola del Mondo, la Terra del Cuore. Perché mai così tanti Americani, Britannici ed Europei vogliono sfidare la sorte corteggiando guerre e disastri?
Esattamente cento anni fa, nel 1917, Vladimir Lenin scoprì che il sistema produceva necessariamente guerre mondiali. Non è una questione di buoni o cattivi: è il sistema, sciocchi! Sull’argomento, scrisse un libro conciso chiamato: “Imperialismo, il massimo stadio del capitalismo”, aggiornando radicalmente Marx. L’idea è che il capitalismo si evolve dalla produzione dinamica competitiva al dominio del capitale finanziario, mentre il capitale finanziario inevitabilmente porta alle guerre. Se governano i finanziari, la guerra diventa inevitabile, scrisse, poiché sono insaziabili.
Gli industriali, i costruttori e gli agricoltori si fermano ai limiti del loro territorio, ma non i finanzieri: questi vogliono sempre di più e non esistono limiti naturali alla loro espansione. Vogliono sempre colonizzare altre terre, sottomettere altre nazioni e succhiarne il midollo. L’unico modo per salvare il mondo dagli orrori della guerra (come scrisse Lenin Verdun e Ypres), è sbarazzarsi del dominio del capitale finanziario (Gesù Cristo arrivò alla stessa conclusione quando cacciò i mercanti dal tempio).
In quello stesso anno, Lenin condusse il suo grande esperimento per liberare il suo Paese la Russia da banchieri e sfruttatori, anche a costo di guadagnarsi il loro odio eterno (e tonnellate di false notizie circa la sua crudeltà sanguinaria). La storia gli ha dato parzialmente ragione: i paesi che hanno seguito il cammino di Lenin non hanno mai iniziato una guerra e non hanno mai colonizzato altri stati, anche se hanno aiutato altri paesi a a sbarazzarsi dei loro parassiti e delle interferenze occidentali. La Russia sovietica è un esempio: è stato un paese donatore per tutti gli altri stati socialisti, dalla Georgia all’Afghanistan. (Forse i comunisti erano troppo buoni per questo mondo: dopo che la Russia fu de-comunistizzata, il reddito Russo è salito, mentre è precipitato in tutti gli altri paesi ex-sovietici, poi sovvenzionati dall’Unione Europea. E quei paesi ancora non sapevano cosa fosse la guerra.
Invece, gli stati rimasti sotto la guida dei banchieri, hanno fatto sempre più guerre. Hanno colonizzato e colonizzato. Probabilmente nessuno tanto quanto gli Stati Uniti, il paese che ha generato la Federal Reserve, il Dollaro e le maggiori società finanziarie del globo.
Per l’America una nuova guerra mondiale appare inevitabile, a meno che gli Americani non riescano a liberarsi dei loro finanzieri – e dei loro schiavi nei mass-media e nelle istituzioni pubbliche. La mia simpatia per il Presidente Trump è fondata sulla sua antipatia per i militari. Quando ha attaccato la Federal Reserve e Wall Street, mi ha fatto tremare, e forse ha fatto tremare anche qualcuno di voi.
Io, poi, non sono un vero marxista. Mi spiego meglio: i marxisti considerano i capitalisti finanziari degli sfruttatori progressivi. “Progressivo” non è un sinonimo di “migliore”. E’ solo più avanzato, come nel caso delle “malattie progressive”. I marxisti classici ritengono che la felicità futura dell’umanità sarà raggiunta solo dopo la piena vittoria contro il capitalismo finanziario progressivo. Lenin giunse alla conclusione che non c’era da aspettarsi alcuna vittoria: i lavoratori possono fare tutto e meglio. Il punto è qui: chi e come si combatte il capitalismo finanziario.
Il capitalismo finanziario ha due tipi di nemici: i progressisti e i reazionari. I progressisti sono quelli che guardano al futuro, vogliono affrancarsi radicalmente dalla schiavitù del denaro, perseguono la fraternità tra tutti gli uomini, il lavoro liberato, lo sviluppo umano, un mondo senza schiavi e senza padroni. I progressisti sono lavoratori e sono felici di esserlo. Non vogliono sfruttare ed essere sfruttati.
I reazionari preferiscono il passato. Il genere Alt-Right. Evola e Guenon, ispiratori del movimento, odiavano la modernità e credevano si potesse in qualche modo tornare indietro nel tempo. Volevano il ritorno al feudalesimo o a forme sociali ancora più antiche.
E’ difficile comprendere a pieno che il capitalismo industriale degli anni Cinquanta, con i suoi capitani d’industria e la gente dell’ economia reale, i magnati del petrolio e i grandi costruttori, appartiene anch’esso al passato. Sono ancora ricchi e potenti, come lo sono ancora i re, i conti e i marchesi. Ma non dimentichiamo che sono anche stati sconfitti da astuti finanzieri.
I marxisti credono che a vincere saranno i progressisti, mentre i reazionari sono destinati alla sconfitta. Lenin non era un marxista classico, poiché credeva in un grande potenziale di “reazionari” o “contadini”. Non pensava che le persone dovessero aspettare che i banchieri prendessero il controllo: c’era una scorciatoia possibile per sconfiggere sfruttatori.
Essendo io un eterno ottimista propenso alla speranza, non sono neanche un vero leninista, perché sono simpatico a tutti i nemici dei banchieri, siano essi progressisti o reazionari, Alt-Left o Alt-Right, siano essi lavoratori, agricoltori, aristocratici o religiosi, fondamentalisti, gente dallo spirito libero, magnati del petrolio – o costruttori come Trump. Non escludo la possibilità che Trump riesca in quello in cui la Sinistra ha fallito: distruggere la Federal Reserve, mettere i banchieri al guinzaglio, dare agli Americani un lavoro produttivo, portarli alla prosperità e salvarli da guerre orribili. L’idea del determinismo storico è sbagliata, poiché nega il libero arbitrio.
Secondo Trump – e voi – il mondo può migliorare se le enormi risorse destinate alla guerra fossero reindirizzate verso la pace. Proprio in questi giorni in Cina si tiene il Forum Mondiale sulla Silvicoltura (OBOR) con la partecipazione attiva di Russia,Cina e Turchia. Hanno in mente un enorme progetto di infrastrutture che permetterà a molti paesi di svilupparsi fianco a fianco. Gli Stati Uniti non vi hanno partecipato, mentre i Tedeschi hanno obiettato che i cinesi non consentono loro di acquistare società cinesi “come si usa in Germania”. Ma i cinesi hanno ragione: non c’è motivo di vendere le proprie società produttrici. Far loro produrre nell’interesse della nazione: questa potrebbe essere una soluzione accettabile per Trump.
In molti paesi, la gente tenta di trovare una via d’uscita dall’impasse. Uno di questi è il leader laburista britannico, Jeremy Corbyn. I suoi problemi sono simili a quelli di Trump. Nel suo partito, sebbene la base lo sostenga, l’alta dirigenza è stata nominata e promossa da Tony Blair. Per due volte Corbyn ha respinto i loro tentativi di colpo di stato. Tuttavia, i media, e soprattutto il Guardian, il maggiore quotidiano laburista-liberale, vogliono il suo sangue. Ogni giorno pubblicano un necrologio politico di Corbyn, sperando, per una magia voodoo, di provocarne la scomparsa.
Ora hanno pubblicato in anteprima il Manifesto del Lavoro di Corbyn con i programmi da realizzare dopo la vittoria. Pensavano che questa anticipazione lo avrebbe ucciso, ma è stato l’inverso: la gente si è mostrata favorevole al suo piano di spendere milioni e milioni per eliminare le privatizzazioni estreme realizzata da Thatcher a Blair. Il popolo inglese potrebbe riconquistare il suo NHS (il SSN), il migliore del mondo; riavrebbe le sue ferrovie che stanno cadendo a pezzi, con i proprietari privati che succhiano i profitti a spese dei contribuenti.
In realtà, questi piani sarebbero comunque più economici di quelli alternativi dei conservatori, poiché Corbyn intende smantellare l’arsenale nucleare britannico e fermare le spese militari senza fondo, mentre i conservatori vogliono spendere di più per più armi. Un uccellino mi sta suggerendo che se inaspettatamente Corbyn vincerà, i Russi saranno accusati di interferenze su di lui. Accuse del genere non possono nuocere più di tanto ai candidati, e ancor meno ai Russi, fieri di essere accusati di tanto potere.
E’ vero che oggi le opere di Lenin non sono più molto popolari; e poiché il suo nome è stato macchiato di sangue, suggerisco un recente libro pubblicato in Russia: una voluminosa biografia del grande uomo, scritta da Lev Danilkin. E’ un libro scritto molto bene, non troppo reverenziale ma rispettoso, con un occhio ai lettori moderni. Una completa scansione della vita di Lenin, dalla sua infanzia sul fiume Volga, dalle sue passeggiate nelle città europee alla sua morte precoce a Mosca. Non è stato ancora tradotto, ma sono certo che avrà un forte impatto quando lo sarà.
Israel Shamir – raggiungibile all’indirizzo: [email protected]
Fonte: www.unz.com
Link: http://www.unz.com/ishamir/vladimir-ilyich-trump/
17.05.2017
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63