Viva la tassa sulle merendine

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DI ALESSANDRO GIGLIOLI

Piovono rane

Quando a inizio mandato il ministro Fioramonti ha proposto “la tassa sulle merendine” è stato accolto da una salva di fischi e pernacchie – anche da autorevoli commentatori che hanno tentato, peraltro con scarso successo, di eleggerlo a nuovo Toninelli.

Tra l’altro, siccome tutti vogliono inseguire il consenso e qui quasi nessuno è statista, contro la sugar tax si sono esposti in modo trasversale anche i politici: da Di Maio alla Bellanova. Salvini, as usual, ci ha fatto su campagna elettorale, brandendo Nastrine e Coca-cole sul palco, a una festa del suo partito a Genova.

Adesso il ministro Gualtieri ha annunciato che una sugar tax di qualche tipo in Italia probabilmente si farà, anche se limitata alle bevande (così nessuno può chiamarla “sulle merendine”).

Una cosa timida, insomma, ma meglio che niente.

Sì, sono molto favorevole alla sugar tax – anche in forme assai più robuste – e lo sono non perché ami lo Stato etico ma sulla base delle esperienze straniere, soprattutto in Gran Bretagna e in Francia. Dove si è empiricamente dimostrato che, trattandosi di un’imposta proporzionata alle quantità di zucchero nei prodotti, ha avuto l’effetto di persuadere le aziende alimentari a ridurre drasticamente lo zucchero stesso nei prodotti in questione.

In altri termini: le aziende si sono adeguate migliorando i prodotti, spedendo ai supermarket e alle “macchinette” merendine e bibite meno dannose. Con il risultato di migliorare la salute delle persone, non di farle spendere di più.

Sicché, direttamente da questa tassa, gli Stati hanno intascato pochissimo. Ed è meglio così, s’intende. Lo scopo della sugar tax non è far cassa. Semmai è concretizzare l’articolo 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

Come effetto collaterale, by the way, un vantaggio di cassa comunque c’è: meno zucchero nelle bevande e nei dolci vuol dire meno costi per il Ssn (diabete in primis, ma anche molto altro). Ma è un (pur positivo) effetto collaterale, appunto, non lo scopo.

La sugar tax esiste già in decine di Paesi, tra i quali Norvegia (dal 1981!), Finlandia, e appunto Francia e Uk. Non proprio repubbliche delle banane, insomma, e Fioramonti lì non c’è.

L’Oms considera i prodotti iperzuccherati tra le prima cause del boom di obesità infantile e non solo, in Occidente. I bambini italiani sono tra i più obesi d’Europa.

Forse sarebbe ora che la smettessimo con le ironie sulla sugar tax.

 

Alessandro Giglioli

Fonte: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it

Link: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/10/17/viva-la-tassa-sulle-merendine/

17.10.2019

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