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La Redazione

 

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VEGETARIANI E NAZISTI PER GLI ANIMALI, LA GUERRA LAMPO DEGLI UNGULATI

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A cura di God
Il 15 Gennaio 2006
158 Views
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blankBREVE STORIA DEL CONSUMO DI CARNE, DALL’EDEN ALLE MATTOLE – PARTE TERZA

DI ALEXANDER COCKBURN

Hitler e i vegetariani fanno il loro ingresso nella storia

Con la spinta sempre più forte al consumo di carne associata al capitalismo industriale, si estese –
soprattutto da parte degli abitanti delle città –la causa vegetariana, finora confinata ad un gruppo
relativamente ristretto di Pitagorici, radicali ed eccentrici. Ci fu anche una spinta alla compassione
verso gli animali, soprattutto in Gran Bretagna, dove la regina Vittoria prestò il suo nome alla causa, e
dove i movimenti antivivisezione attirarono sempre più adepti, come pure in Francia e in Germania [23]. Le fondamenta ideologiche erano state preparate già nel primo secolo con Seneca, e nel terzo secolo con gli scritti del neo-Platonico Porfirio. Nel diciassettesimo secolo c’era voce di alcuni sostenitori della tesi secondo cui il consumo di carne animale fosse esteticamente disgustoso e provocasse volgarità spirituale, oltre a non essere salutare.(Già prima, Shakespeare fece sì che Tersite deridesse
Aiace ‘Tu Signore dall’ingegno di carne ibrida.’) Nel
diciassettesimo secolo, Thomas Tryon si rifiutò di
mangiare carne in parte perché era contro ‘l’uccisione
e l’oppressione di creature a lui prossime,’ e in
parte perché la carne conferiva all’uomo ‘una natura
rapace e canina.’ (Sia Shakespeare che Tryon su questo
punto furono canini, nell’accezione moderna del
termine.) Quando Adamo ed Eva iniziarono a cibarsi
delle creature loro vicine, dopo essere stati espulsi
dall’Eden, iniziarono ad esserci liti e guerre tra gli
esseri umani. Tryon si opponeva anche alla schiavitù,
al maltrattamento degli squilibrati, e alla
discriminazione dei mancini. Il diciottesimo secolo
continuò a produrre tutta una serie di argomenti a
favore del vegetarianismo. Gli scienziati conclusero
che l’uomo non era stato creato per essere carnivoro,
essendo fornito di denti e intestini. I moralisti
continuarono a invocare la violenza perpetrata
attraverso la macellazione degli animali contro la
benevolenza e la compassione. I macellai erano
l’oggetto del biasimo, come il poeta John Gay
consigliava ai passanti:

Per sfuggire all’ostile ripiano unto del carnefice, i
Macellai, con le mani tinte da una disgustosa macchia
di sangue, Sempre sono in testa alla fila dei boia.

Un secolo più tardi, i membri della Commissione Reale
Britannica dichiararono che lavorare nei mattatoi
fosse un’attività particolarmente deprimente. Lo
storico Keith Thomas sottolinea che nell’ultimo
decennio del 1700, il vegetarianismo ebbe
ripercussioni radicali anche millenarie. John Oswald
era uno Scozzese radicale che acquisì abitudini
vegetariane dagli Indù mentre era al servizio di un
reggimento in una regione montana dell’India. Scrisse
The Cry of Nature e morì combattendo per i Giacobini
contro i Chouans nel Vandea. A Salford, William
Cowherd fondò la Chiesa della Bibbia Cristiana, come
setta scissionista della chiesa Swedenborgiana. Il
vegetarianismo era una condizione necessaria per far
parte del movimento, e trecento membri furono chiamati
a raccolta in supporto della salute, dello gnosticismo
e della vita moderata. William Metcalfe, discepolo di
Cowherd condusse un gruppo di adepti della Chiesa
della Bibbia Cristiana a Philadelphia, dove nel 1830,
Metcalfe convertì Sylvester Graham, il quale divenne
un nuovo sostenitore della moderazione, del
vegetarianismo e della farina di grano tenero , e
fece appello al lavoro del dottore londinese William
Lamb. Il paziente di quest’ultimo John Frank Newton
scrisse The Return to Nature, che influenzò molto il
libro del 1812 del poeta Shelley, Vindication of
Natural Diet. [24]

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Scizzinosità Nazista

Ma sarebbe vile sottolineare il timbro utopico di gran
parte del pensiero vegetariano senza considerare anche
il legame dei Nazisti con l’abitudine vegetariana e la
premura verso gli animali. Nell’Aprile del 1933,
subito dopo essere andati al potere, i Nazisti
approvarono delle leggi che regolarizzavano la
macellazione degli animali. Più tardi, quello stesso
anno, Herman Goering annunciò la fine delle ‘torture
insopportabili e delle sofferenze perpetrate nelle
sperimentazioni animali’ e – con un’ammissione
estremamente inusuale sull’esistenza di tali
istituzioni, minacciò di ‘affidare ai campi di
concentramento quanti pensassero ancora di poter
continuare a trattare gli animali come delle proprietà
inanimate.’ Spuntarono divieti di vivisezione –
sebbene più tardi furono in parte abrogati – in
Bavaria e Prussia. Furono scelti cavalli, gatti e
scimmie per essere sottoposti ad una protezione
speciale. Nel 1936 passò una legge speciale sul modo
corretto di spedire ostriche e granchi, nell’intento
di mitigare la loro ultima agonia. I crostacei
dovevano essere gettati subito in acqua bollente. I
burocrati del Ministero dell’interno nazista
produssero eruditi opuscoli di ricerca sul metodo di
uccisione più dolce. [25]

Passarono anche leggi per la protezione degli animali
selvatici, sotto protocolli alquanto eugenetici: ‘Il
dovere di un vero cacciatore è non solo di cacciare ma
anche di educare e proteggere gli animali selvatici,
di modo che emerga e venga preservata una specie più
variegata, più forte e di buona salute.’ I Nazisti
erano preoccupati soprattutto per le specie a rischio
di estinzione, e Goering istituì delle riserve
naturali per proteggere alci, bisonti, orsi e cavalli
selvatici. (Goering chiamò le foreste ‘Cattedrali di
Dio,’ richiamando così l’espressione di John Muir, uno
dei padri del movimento Americano dei Parchi
Nazionali, e un oppositore degli Indiani.) Lo scopo
della Legge per la Protezione degli Animali era – come
diceva la stessa introduzione, ‘di risvegliare e
rafforzare la compassione come uno dei valori morali
più elevati del popolo Tedesco.’ Gli animali dovevano
essere protetti per il loro stesso bene piuttosto che
essere un pendaglio al servizio materiale e morale
dell’uomo. Quest’ultimo fu acclamato come un concetto
morale nuovo. Nel 1934, una conferenza internazionale,
a Berlino, sul tema della protezione animale, vide il
podio decorato con svastiche e coronato da uno
striscione che diceva, ‘Ci vorranno delle epoche
intere per ripagare gli animali del loro valore e dei
loro servizi.’

I leaders nazisti si distinsero per l’amore verso i
loro animali domestici e per altri tipi di animali, in
particolare i predatori primari come il lupo e il
leone. Hitler, un vegetariano che odiava la caccia,
adorava i cani e passò parte delle sue ultime ore di
vita con Blondi, era solito condurla a fare delle
passeggiate fuori dal bunker mettendo in pericolo la
sua stessa vita. Era molto interessato agli uccelli e
soprattutto alle volpi. Il suo nome in codice era Herr
Wolf. Molti dei suoi quartieri generali provvisori
avevano ‘Wolf’ come prefisso, come Wolfschanze nella
Prussia orientale, di cui Hitler disse ‘Io sono il
lupo e questa è la mia tana.’ Gli piaceva anche
fischiettare il motivo di ‘Who’s Afraid of the Big Bad
Wolf’ [Chi ha paura del grande lupo cattivo] tratto
dal film di Walt Disney sulla Grande Depressione, dove
si racconta dei Tre Porcellini. Goebbels disse, in una
frase ormai celebre, ‘Alla fine, il solo vero amico
che un uomo possa avere è il cane…più conosco la
specie umana, più tengo per il mio Benno.’ Goebbels
conveniva con Hitler sul fatto che ‘mangiare carne è
una perversione della nostra natura umana,’ e che la
Cristianità fosse un ‘sintomo di decadenza’, in quanto
non supporta il vegetarianismo. Anche Rudolf Hess
possedeva un animale domestico cui era molto
affezionato.

Da un lato mostri di crudeltà verso gli esseri umani;
dall’altro amorevoli verso gli animali e attenti al
loro interesse. Nel loro interessante saggio su queste
contraddizioni, Arnold Arluke e Boria Sax presentano
tre osservazioni. Primo, come abbiamo già
sottolineato, molti leaders nazisti nutrirono affetto
verso gli animali ma antipatia verso gli esseri umani.
Un principe indiano diede ad Hitler dei film in cui
gli animali uccidevano le persone. Il Fuehrer li
guardò serenamente. In un altro film si vedevano
esseri umani che uccidevano degli animali. Hitler si
coprì gli occhi e pregò di essere avvisato alla fine
della carneficina. Nello stesso passo del diario degli
anni venti citato sopra, Goebbels scrive, ‘Appena mi
trovo con una persona per tre giorni, non mi piace
più…Ho imparato a disprezzare gli esseri umani dal
fondo della (mia) anima,’

Parsifal
Secondo, le misure per la protezione animale
‘potrebbero essere state un pretesto legale per
sferrare un attacco contro gli Ebrei. Compiendo questo
attacco, i Nazisti si sarebbero alleati con gli
animali, in quanto entrambi erano dipinti come vittime
degli “oppressori” ovvero degli Ebrei. In questa
equazione fu centrale il compositore Richard Wagner,
un fervente vegetariano che insisteva perché fossero
attaccati i laboratori e assaliti fisicamente coloro
che praticavano la vivisezione, che egli associava
agli Ebrei – presumibilmente per via dei metodi
d’uccisione del ‘kasher’. (legge ebraica)
Identificando i vivisezionatori con il nemico, Wagner
scrisse che la vivisezione delle rane era ‘la
maledizione della nostra civiltà’. Quelli che
fallirono nell’intento di svincolare e liberare le
rane erano ‘nemici dello stato’.

Dal punto di vista di Wagner, vivisezione stava per
scienza meccanicistica, estrusione di un
intellettualismo razionalista che assaliva l’unità
della natura, di cui l’uomo è parte. Credeva che la
purezza della razza Ariana fosse stata compromessa dal
fatto di mangiare carne e dalla mescolanza delle
razze. Una dieta priva di carne più l’Eucaristia
avrebbe generato un ritorno all’originario stato di
purezza. Wagner prese in prestito l’idea dal monaco
Viennese Adolf Lanze, che sosteneva che all’inizio
c’erano Ariani e Primati, coi Tedeschi più vicini ai
primi e gli Ebrei ai secondi. Il nucleo dell’impresa
consisteva nel perfezionare la specie e nell’epurare
l’elemento più scadente. Questo valeva anche per gli
animali, attraverso un’incessante processo di
purificazione.

blank

[Richard Wagner]

Infine, come hanno sostenuto Arluke e Sax, ‘i Nazisti
abolirono ogni distinzione morale tra persone e
animali, considerando le persone alla pari degli
animali. Il risultato fu che gli animali finirono per
essere considerati ‘superiori’ ad alcune persone.’ La
bestia bionda Ariana di Nietzsche rappresentava
l’animalità al grado più elevato insieme alla natura
selvaggia. Ma la spiritualità poteva essere associata
agli animali destinati alle tavole da pranzo, come in
questo pezzo di propaganda agricola Tedesca:

I popoli Nordici conferiscono al suino l’onore più
elevato possibile…nel culto del popolo Tedesco il
suino occupa il primo posto ed è il primo tra gli
animali domestici…La predominanza del maiale,
l’animale sacro destinato al sacrificio tra i popoli
Nordici, ha ricavato la sua originalità dai grandi
alberi della foresta Tedesca. I Semiti non comprendono
il maiale, lo rifiutano, mentre quest’animale occupa i
primo posto nel culto del popolo Nordico.’

Ariani e animali erano alleati in una lotta contro i
contaminatori, i vivisezionatori e le creature
inferiori. ‘Il Fuehrer,’ scrisse Goebbels ‘è
profondamente religioso, sebbene completamente
anti-Cristiano. Vede la Cristianità come un sintomo di
decadenza. E ha ragione. Essa è una branchia della
razza Ebraica…Entrambe [Giudaismo e Cristianità] non
hanno alcun punto di contatto con l’elemento animale,
e così, alla fine saranno distrutti. Il Fuehrer è un
convinto vegetariano per principio.’

L’epurazione della razza era spesso vista in termini
di crescita agricola, nel senso di eliminare il
bestiame povero nell’intento di migliorare il branco.
Martin Bormann è stato uno studioso di agricoltura e
un manager di una grande azienda agricola. Himmler è
stato un allevatore di polli. I medici ricercatori del
terzo Reich, secondo quanto scritto da Arluke e Sax,
‘trattarono i Tedeschi come fossero bestiame. Ad
esempio, quelli che erano familiari con gli
esperimenti del campo di concentramento di Mengele
credevano che la sua insensibilità di fronte alla
sofferenza delle sue vittime derivasse dall’ossessione
di creare una razza superiore geneticamente pura,
quasi come stesse allevando cavalli.’ Questa stirpe
Ariana contaminatrice era rappresentata dagli ‘animali
inferiori’ e doveva essere sterminata. Vedendo queste
persone come animali inferiori e volgari fu permesso
l’avviarsi di una carneficina di massa. Hoss, il
comandante di Auschwitz, era un grande amante degli
animali, in particolare i cavalli, e dopo una dura
giornata di lavoro nel campo della morte gli piaceva
passeggiare per le stalle. ‘L’identità tedesco
Nazista,’ concludono Arluke e Sax, ‘risiede nel
rendere confusi i confini tra esseri umani e animali,
costruendo un’unica gerarchia filogenetica, che altera
le differenze e gli imperativi convenzionali tra
essere umano ed animale…Come parte di un ordine
naturale, i Tedeschi di stirpe Ariana dovevano essere
allevati come bestiame d’allevamento, mentre gli
“animali inferiori” o “sub-umani”, come gli Ebrei ed
altre vittime dell’Olocausto, dovevano essere
sterminati come dei parassiti, quale testamento per il
nuovo ordine biologico e “naturale ideato dal Terzo
Reich.’

I sostenitori della lotta per i diritti degli animali
e i vegetariani spesso si fanno beffe del fatto che
furono i nazisti a bandire la vivisezione. La rivista
medica inglese The Lancet ha commentato la legge sulla
sperimentazione animale redatta dai Nazisti nel 1933,
sostenendo che ‘si vede dal testo di queste norme che
le restrizioni imposte [in Germania] seguono molto da
vicino quelle che furono imposte in [Inghilterra].’ La
morale non è nel fatto che ci sia qualcosa di
intrinsecamente Nazista nel partecipare ad una
campagna contro la vivisezione o nel deplorare il
fatto di alimentarsi di carne di animali o
nell’imprecare contro le crudeltà dei grandi
allevamenti industriali e dei mattatoi. La morale è
nel fatto che le ideologie della natura imbevute delle
corrotte teorie della razza e da un romanticismo
degradato possono condurre il popolo sulla cattiva
strada, una strada il cui capolinea era un mattatoio
per esseri umani ‘in cattiva salute’, costruito in
contrapposizione all’immagine dei campi della morte
destinati ai (presunti) animali sani consumati dagli
esseri umani. Per i Nazisti, i loro campi della morte
erano, in un certo senso, una rivincita del
romanticismo sui mattatoi e sullo stridio
dell’universo come eco dell’ ‘Union Stockyards’ di
Chicago. [26]

La Terra avvertì la ferita, Milton scrisse della
Caduta.

La produzione industriale di carne – in questi giorni
per lo più carne bovina, suina, di vitello e di pollo
– è un atto di violenza: prima di tutto è sicuramente
un atto di violenza contro le creature coinvolte. Ma
anche una violenza contro la natura e contro le
persone povere.

Subito dopo che i conquistatori spagnoli distrussero
la capitale Azteca di Tenochtitlán nel 1521, i
coloni-pastori iniziarono ad impadronirsi delle terre
agricole per le pecore e il bestiame. Tra queste terre
c’era quella che più tardi fu chiamata la Valle del
Mezquital, sulle montagne centrali del Messico,
incentrata sui drenaggi dei fiumi Tula e Moctezuma in
quello che oggi si chiama stato di Hidalgo. All’inizio
del sedicesimo secolo, la Valle fu luogo di un’intensa
agricoltura irrigua da parte degli Indiani Otomi, con
raccolti di mais, pepe di Caienna, agave messicana,
fico d’india, zucche e fagioli. I terreni erano buoni
e il manto vegetativo sulle colline ricco abbastanza
da trattenere la scarsa acqua piovana e fare in modo
che la falda freatica si mantenesse abbastanza alta da
alimentare le sorgenti e i sistemi d’irrigazione. Vi
erano foreste di querce e di pini. [27]

Gli animali da pascolo del Vecchio Mondo entrarono
nella Valle intorno al 1520, sotto forma di bestiame,
cavalli, maiali e capre. Entro gli anni ’40 c’erano
quarantun greggi di pecore ci circa mille capi
ciascuno. Con loro arrivarono gli schiavi Africani
impiegati come pastori. Presto gli Indiani iniziarono
a lamentarsi per i danni fatti alle loro terre e ai
loro raccolti da parte delle mandrie straniere. Il
governatore spagnolo bandì bestiame e cavalli dalle
regioni centrali densamente popolate, ma col
conseguente calo della concorrenza per il foraggio, ci
fu un notevole aumento della popolazione delle pecore.
Entro il 1565 c’erano due milioni di pecore nella
Valle. Intanto gli Otomi stavano morendo. Nel corso
del secolo la popolazione calò del 90 per cento. La
grande epidemia di tifo petecchiale del 1576-81 diede
il colpo di grazia. Le pecore iniziarono a soppiantare
il popolo, mentre gli Spagnoli aumentarono il numero
dei capi, fino a 20,000 pecore per fattoria.

Questa abbondanza di animali cambiò rapidamente il
territorio. Diminuì la vegetazione e spesso rimase
solo la terra arida. I campi furono destinati al
pascolo. Le foreste furono abbattute in favore della
pastorizia, ma anche per essere usate nelle miniere
Spagnole. Nell’ultimo quarto di secolo, varietà semi
aride come algaroba, cardi, yucca, boscaglie e
mandragora d’agave messicana iniziarono a prendere il
sopravvento. Le vicine terre degli Indiani ormai
decimati e i pascoli dei coloni, ora erano coperti da
cespugli di algaroba e cardi selvatici. Con sempre
meno cibo da mangiare, il numero delle pecore diminuì
considerevolmente. Calò anche il peso delle pecore
uccise per la loro carne. ‘Entro il 1600’, scrive
Elinor Melville nel suo eccellente resoconto sulle
conseguenze ecologiche della colonizzazione della
pastorizia, ‘la continua erosione del suolo finì per
sfregiare i pendii, i terreni pianeggianti e quelli in
pendenza furono coperti dai detriti portati dall’acqua
piovana. Il colpo finale all’agricoltura irrigua venne
con la morte delle fonti d’acqua che iniziarono a
scomparire in molti punti della regione. Per la fine
del sedicesimo secolo, il paesaggio si presentava come
la tradizionale gola desertica di algaroba frutto di
un’erosione, la stessa che viene in genere associata
alla Valle del Mezquital.’

Cento anni dopo, la Valle assunse il suo nome moderno,
‘il luogo in cui cresce l’algaroba,’ e divenne il
simbolo Messicano della miseria arida, un simbolismo
che mantiene ancora oggi, sebbene la regione riceva lo
scolo di Città del Messico che fa di questo un luogo
in cui l’agricoltura viene praticata in maniera
intensiva. Coloro che non conoscono la storia
ascrivono la sua attuale fertilità alla tecnologia
moderna e all’’acqua di scolo di Città del Messico.
Ma, come sostiene Melville, questo non è un territorio
indigeno, ma un paesaggio di conquista.

L’Impero dei Bovini

David Hamilton Wright, biologo dell’Università della
Georgia, scrisse che ‘se un ecologista alieno
osservasse…la terra concluderebbe che il bestiame è la
specie dominante nella nostra biosfera.’[28] La
moderna economia del bestiame e la passione per la
carne ha mutato radicalmente l’aspetto del pianeta.
Oggi, osservando le enormi aree del globo che sono
state disboscate, dall’Australia alle pianure
occidentali degli Stati Uniti, si possono vedere i
territori della conquista degli Europei impegnati
nella produzione seriale della carne, come pure le
loro mandrie di animali ungulati. L’idea romantica di
‘paesaggi senza tempo’ rende difficile misurare la
rapidità di questo processo, con intervalli di soli
trentacinque anni tra l’arrivo di una mandria in un
territorio vergine, il sovraffollamento di animali da
pascolo, l’erosione del suolo, la rottura e la finale
stabilizzazione, con la comunità vegetale che alla
fine si adatta, sebbene abbia perso gran parte della
sua ricchezza e varietà e il terreno sia mutato per
sempre.

Nel 1795, quasi 112,000 capi di bestiame stavano
pascolando nella zona di Tamaulipas, lungo la costa
del Golfo del Messico. Queste mandrie – più non meno
di 130,000 cavalli – inflissero un maggior danno
ambientale sui pascoli nativi. I terreni erbosi
iniziarono a dar spazio ai cespugli spinosi. Entro gli
anni ’30 del novecento i terreni adibiti a pascolo
erano così sfruttati e degradati che ci volevano circa
40 acri (= 160m_ ca) per ogni mucca.[29] A partire dal
1825, questo bestiame Spagnolo, insieme alle mandrie
che venivano dall’est, attraversarono la Louisiana e
fondarono le basi del sistema dei ranches del Texas,
che arrivarono al collasso nel mezzo secolo
successivo, spazzate via dal disadattamento ecologico,
altrimenti noto come gelo e siccità. Entro il 1880,
nelle parole di Terry Jordan, le praterie libere
‘furono un forte incoraggiamento al sovraffollamento
di bestiame all’interno delle fattorie, come lo fu
anche la cattiva interpretazione della capacità di
sostenere mandrie così grandi da parte di praterie
dotate di un manto erboso fragile e sottile, tutto ciò
alimentò la speculazione e il boom
dell’iper-commercializzazione del bestiame dei primi
anni ’80 dell’800. La conseguente sovrabbondanza di
bestiame danneggiò gravemente le praterie e, entro il
1886, portò ad un crollo dei prezzi della carne
bovina. Il bestiame fu svenduto perché i pascoli ormai
svuotati non potevano più supportare i loro costi
ulteriormente diminuiti. Tuttavia, migliaia di capi di
bestiame morirono per via delle condizioni ormai
deteriorate delle praterie.’ I terribili inverni del
1886 e 1887 – i peggiori di cui si abbia memoria –
completarono il colpo. Milioni di animali morirono, e
i pascoli degradarono in maniera selvaggia. Nel corso
degli anni, il bestiame pascolò sull’erba alta –
erbaccia bassa e folta, soprattutto dove gli
allevatori avevano circondato i corsi d’acqua e le
sorgenti per non farli raggiungere ai loro
concorrenti. Vernonia e verga d’oro comune invasero il
territorio, accompagnate dall’erba fienarola del
Kentucky. Erba bassa ed erbacce annuali presero il
sopravvento.

Verso la fine del diciottesimo secolo, quando le prime
mandrie di bestiame arrivarono in quella che i coloni
Spagnoli chiamarono Alta California, la regione si
presentava come un paesaggio Mediterraneo, ma di una
tipologia che in Europa si era estinta da molti
secoli. C’erano prati con mucchi d’erba perenne,
segale selvatica, foglie d’avena, e malerba perenne:
22 milioni acri (=88 milioni m_ ca) di tali praterie,
e 500,000 acri (=2 milioni m_ ca ) di erba di palude.
Oltre a questo c’erano otto milioni di acri di
territorio boscoso pieno di querce, e foreste simili a
parchi. Al di là e al di sopra di tutto questo, il
lecceto.

Entro gli anni ’60 dell’ottocento, nel bel mezzo della
corsa all’oro, circa tre milioni di capi di bestiame
stavano pascolando nelle praterie Californiane e la
degradazione fu rapida, soprattutto quando gli
allevatori iniziarono ad aumentare il numero di capi
delle loro mandrie per trarre vantaggio dall’aumento
di bestiame. Il susseguirsi di alluvioni e siccità tra
il 1862 e il 1865 portò a termine il periodo di crisi
ecologica. Nella primavera del 1863, 97000 capi di
bestiame pascolavano nell’arida Contea di Santa
Barbara. Due anni dopo, ne rimanevano solo 12100.
Entro la metà degli anni ’60, nelle parole di Terry
Jordan, ‘gran parte delle praterie erano virtualmente
prive di qualsiasi vegetale commestibile ’. In meno di
un secolo, l’utopia pastorale Californiana era stata
distrutta; gli allevatori si spostarono ad est della
Sierra nel Grande Bacino, oppure a nord, verso
territori più freddi e asciutti.

In questi giorni, i viaggiatori che si dirigono a nord
attraverso la Valle Centrale della California possono
scorgere miglio dopo miglio i frammenti del disastro
ambientale: terre aride, tranne quando irrigate
dall’acqua portata dal nord, irragionevolmente
dedicate alla produzione del cotone. A circa duecento
miglia a nord di Los Angeles, un fetore intenso e
nuvole di polvere preannunciano i grandi allevamenti
industriali della Harris Beef. Al confine più a est,
diversi migliaia di buoi sono rinchiusi in un recinto,
occasionalmente viene gettato loro qualche spruzzo
d’acqua. Dopo pochi minuti di questo spettacolo
Dantesco torna il paesaggio arido, con una delle
prigioni statali della California a Coalinga – che a
differenza dei grandi allevamenti industriali in cui
si trovano i buoi rimane appartata – ad ovest sopra la
linea dell’orizzonte.

Acqua in cambio di petrolio

La California è fra i più grandi stati americani
produttori di latte e l’agricoltura d’allevamento usa
quasi un terzo di tutta l’acqua destinata
all’irrigazione. Essa necessita di 360 galloni (=1400
litri ca) d’acqua per irrigare la quantità di grano
necessaria a produrre circa mezzo chilo di carne di
manzo, ecco perché, più ad est nei pascoli degli stati
di Colorado, Nebraska, Kansas e lungo il corridoio
del Texas, il bacino acquifero di Oglalla è stato
completamente svuotato. (La stessa Valle Centrale
della California sta facendo fronte a crescenti
problemi di acqua salata, dovuti ad un uso eccessivo
di acque provenienti dal sottosuolo.) Le profonde
perforazioni alla ricerca dell’acqua arrivarono in
risposta al disastro del Dustbowl (regione divenuta
arida e polverosa) degli anni ’30 del ‘900, esso
stesso generato da colture che mal si adattavano alle
condizioni naturali. Dopo la Seconda Guerra Mondiale
si cominciò a pompare acqua dal falda acquifera delle
High Plains. Entro il 1978 c’erano 170,000 pozzi che
tiravano fuori 23 milioni di acri-piede di acqua ogni
anno. (Un acro-piede rappresenta la quantità di acqua
necessaria a coprire un acro[1 acro = 4.046 m_] con
acqua profonda un piede [1 piede = 30.48 cm ca])
Questo è quanto occorre per sostenere un’industria del
bestiame del valore di 10 miliardi di dollari l’anno,
dai campi di grano ai mattatoi, come il mattatoio di
Holcomb della Iowa Beef Co., che occupa un territorio
di quattordici acri. [30]

Il gasolio, il carburante diesel, il gas naturale e
l’elettricità richiesti per tirare fuori l’acqua dai
diversi piedi di profondità in cui si trova la falda
acquifera in restringimento, sono in quantità finita
come la stessa acqua, e talvolta nel secolo successivo
le High Plains saranno costrette ad un’agricoltura
senz’acqua, coi discendenti della popolazione attuale
che dovranno far fronte ad altri disastri ambientali:
l’avvelenamento delle restanti falde acquifere a causa
degli erbicidi, dei fertilizzanti e delle grandi
quantità di azoto e fosforo rinvenuti nel letame
espulso giorno dopo giorno nei grandi allevamenti
industriali. Alcuni di questi ultimi finiscono
nell’aria sotto forma di ammoniaca gassosa. Alla fine
degli anni ’80, Frank e Deborah Popper della Rutgers
University iniziarono a supporre che si fosse di fonte
ad un’era caratterizzata da un ‘dietro front ’ in
agricoltura, ma il futuro delle Plains poteva tener
duro – sebbene più tardi dissero che era più una
metafora che una proposta concreta – con un ‘pascolo
demaniale per i bufali ’ dove gli animali nativi come
i bufali potessero ancora una volta vagare per le
praterie federali.

Un pascolo e un allevamento insostenibile sacrificano
le terre aride, le foreste e le specie selvatiche. I
dittatori militari Brasiliani che andarono al potere
all’inizio degli anni ’60 speravano di convertire la
foresta tropicale Amazzonica nazionale, che copre più
del 60 per cento del paese, in pascoli per il
bestiame, facendo così del Brasile uno dei maggiori
produttori di carni bovine del mercato mondiale. Ne
conseguì un delirio speculativo, con grandi compagnie
che acquistavano terreni estesi milioni di acri che si
affrettavano a disboscare per ottenere la
cancellazione dei crediti e delle ‘sovvenzioni amiche’
da parte della giunta. Furono i grandi allevatori, più
che i contadini colonizzatori piromani delle canzoni e
della storia, la causa delle maggiori distruzioni. In
un decennio, i terreni boschivi degradati avevano
fatto guadagnare molto denaro alle corporations ma
poco bestiame e di quest’ultimo, nessun capo poteva
essere venduto sul mercato mondiale perché malato. In
verità, quella Amazzonica è una regione che guadagna
sull’importazione della carne di manzo. Intanto molti
dei due o tre milioni di persone che vivono nella
foresta sono stati sfrattati con ogni forma di lesione
del diritto di proprietà. [31] Questi sono gli
attacchi mossi contro l’ambiente e contro i poveri,
sia che avvengano nella regione Amazzonica che nella
Repubblica di Turkmenistan dove la leadership
Sovietica ha scavato 3500 pozzi per il bestiame,
producendo in cambio recinti di deserto arido ampi
circa un miglio, laddove il bestiame ha spogliato
della vegetazione i terreni intorno ai pozzi. [32] Nel
1990 circa la metà di tutti i terreni Americani
destinati all’allevamento erano seriamente
danneggiati, con le zone sulle sponde dei
fiumiciattoli ormai ridotti a quanto di peggio si
possa ricordare. I pascoli Australiani si presentano
secondo un modello analogo. Nelle zone aride del Sud
Africa, il sovraffollamento del bestiame ha reso più
di sette milioni di acri di terreno qualcosa di
inutile per il pascolo, analogamente, trentacinque
milioni di acri di savana sono risultati
inutilizzabili man mano che a preso piede il
sovraffollamento di bestiame.

blank

[Ama un vegetariano]

Gli esseri umani sono essenzialmente vegetariani come specie e il fatto di mangiare carne in modo vorace conduce all’ormai noto costo di vite umane dovuto a malattie cardiache, ictus e cancro. Il desiderio di mangiare carne produce anche un paradosso: la fame. Un
popolo che ricava il giusto apporto di proteine da
cereali e legumi, ha bisogno di produrre molto meno di
un popolo che si alimenta di creature che si sono
cibate di cereali. Per anni, i giornalisti occidentali
hanno descritto con toni afflitti i pezzi di carne
scheletrici e costosi dei negozi di Mosca, associando
tale mancanza all’arretratezza e al fallimento del
comunismo. Ma dal 1950 il consumo di carne nell’Unione
Sovietica è triplicato. Nel 1964 il grano destinato al
bestiame superava quello per la produzione del pane,
ed entro gli anni del collasso Sovietico il bestiame
mangiava tre volte la quantità di grano di cui si
cibavano gli esseri umani. Tale situazione finì per
richiedere un crescente numero di importazioni di
grano che rese l’Unione Sovietica il secondo più
grande paese importatore di grano al mondo e intanto,
un ‘modello’ dietetico basato su un pane eccellente
stava ormai svanendo.

I Governi – incitati dalla Banca mondiale – si sono
tuffati su schemi di allevamento del bestiame basati
su un’intensa coltivazione di grano, che favorisce i
grandi produttori ricchi e paralizza i piccoli
allevamenti di sussistenza. In Messico, la porzione di
terreno coltivato a foraggio e mangime per gli animali
è passato dal 5 per cento del 1960 al 23 per cento nel
1980. Il sorgo, usato per nutrire gli animali, è ora
il secondo raccolto per estensione in Messico. Allo
stesso tempo, la zona terriera che produce i prodotti
di sussistenza principali del popolo Messicano –
grano, riso, farina e fagioli – è decaduto
implacabilmente. Ora il Messico è un importatore al
netto di grano, con importazioni da paesi ricchi come
il Canada e gli Stati Uniti, i quali annientano
milioni di allevatori di sussistenza che si trovano
costretti ad emigrare verso le città o verso il Nord.
Il Messico destina il 30 per cento del suo frumento al
bestiame d’allevamento – suini e polli per gli
avventori urbani – e il 22 per cento della popolazione
soffre di malnutrizione.

Moltiplica questo modello malefico in tutto il modo.
Intanto, i classici pastori che storicamente hanno
fornito la maggior parte della carne in Africa,
attraverso sistemi di allevamento adattati di volta in
volta al variare degli ambienti, vengono emarginati
dalla privatizzazione, dalla chiusura dei diritti di
accesso, e dai piani governativi che li vogliono
condurre verso un allevamento stanziale mettendo fine
ai loro spostamenti. Altrove, i piccoli allevatori
vengono emarginati allo stesso modo. L’allevamento basato sulla coltivazione del grano porta
inesorabilmente ad unità sempre più vaste e ad economie di massa.

CONTINUA

Questo saggio è tratto da Dead Meat, con la testimonianza di Sue Coe, sotto forma di illustrazioni
e diari riguardanti i mattatoi degli Stati Uniti. Dead Meat è pubblicato da Four Walls Eight Windows Press, a New York, e le immaginii in esso contenute si trovano alla St. Etienne Gallery, 20 West 57th St, New York.

blank

Note

[23] Sull’antivivisezione vedi due annotazioni
riportate dall’ Encyclopedia Britannica, 11° edizione,
1910-11. Il movimento antivivisezione era molto forte
in quel tempo, e gli editori reputarono fosse
necessario pubblicare un documento di 6 pagine, 9000
parole, in difesa della vivisezione, scritto da
Stephen Paget, frcs, Chirurgo del Dipartimento di
Otorinolaringoiatria dell’ospedale del Middlesex, e
segretario onorario della Research Defence Society
[Società per la Difesa della ricerca]. ‘Sarebbe
interessante,’ scrive ad un certo punto Paget,
‘mettere a confronto il dolore, la morte e il disagio
degli 86,277 animali usati nelle sperimentazioni in
Gran Bretagna nel 1909, col dolore, la morte e il
disagio dello stesso numero di animali dello stesso
tipo allo stato naturale, o tenuti per sport, oppure
usati dall’uomo per profitto o per divertimento. Ma
andrebbe al di là degli intenti di questo articolo
descrivere le crudeltà che sono inscindibili dallo
sport, come dall’uccisione di animali per ricavarne
del cibo o per farne capi di vestiario; non è neanche
questo il luogo per parlare delle milioni di
mutilazioni che vengono praticate sugli animali
domestici dai contadini e dagli allevatori. Come ha
recentemente affermato uno dei Commissari della
Corona, le aie, in certi periodi dell’anno, non
possono che “ribollire di vivisezione”. È impossibile
fornire il numero di animali feriti negli sport o a
causa di trappole. Contro quest’enorme sofferenza
dobbiamo citare una stima sulla condizione di 86277
animali usati nella scienza medica. Il novantanove per
cento di essi sono stati usati nelle vaccinazioni. In
molte di queste inoculazioni il risultato è stato
negativo: l’animale non ha contratto nessuna malattia,
e quindi non ha sofferto alcun dolore. Ma molti di più
furono quelli, come i topi affetti da cancro o i
porcellini d’India affetti da lesioni tubercolotiche,
per i quali il dolore e i disagi , se appurati, furono
di poco conto o trascurabili. Difficilmente si
potrebbe dire che questi piccoli animali soffrono
molto di più che un ugual numero di animali dello
stesso tipo, tenuti all’interno di piccole gabbie per far divertire i bambini…’

Un altro saggio, come questo piuttosto lungo,
riguardante la questione delle pellicce, è stato
scritto da Walter Parker, vice presidente della
sezione pellami della Camera di Commercio. In esso si
trovano i dettagli delle vendite riguardanti quello
che era il quartiere generale del commercio di
pellicce: la vendita pubblica all’incanto di Londra.
Le cifre si riferiscono al numero totale di pelli di
ogni categoria, per l’annata che si considera conclusa il 31 Marzo 1906:

La principale eccezione in questa lista era
rappresentata dall’agnello Astrakan e Persiano ma
anche l’ermellino e lo scoiattolo Russo. Questi
venivano elaborati e venduti in Russia e in Germania.
In tutto circa 24 milioni di creature. Il massimo che
si poteva ricavare dalla zanna di un elefante erano
otto palle da biliardo, così in quello stesso periodo,
ogni anno morirono migliaia di possenti e vigorosi pachidermi.

[24] Per qualsiasi materiale su Tryon, Oswald,
Cowherd ecc., vedi Keith Thomas, Man and the Natural
World. Sulla delicatezza di stomaco, vedi William
Hazlitt, del 1826: ‘Gli animali che devono essere
usati come nostra fonte di alimento, dovrebbero essere
tanto piccoli da risultare impercettibili o almeno non
dovremmo lasciarli nella posizione eretta in segno di
biasimo verso la nostra crudeltà e la nostra golosità.
Odio vedere un coniglio o una lepre legati stretti che
vengono serviti in tavola nella posizione che occupavano da vivi.’

[25] Per materiale sui Nazisti e sul loro
atteggiamento nei confronti degli animali, del
vegetarianismo e della vivisezione, vedi il saggio di
Arnold Arluke e Boria Sax, ‘Understanding Nazi Animal
Protection and the Holocaust,’ in Anthrozoos, vol. 5,
no. 1, 1992, corrispondente anche all’anno successivo.
Arluke e Sax prendono in esame una grande varietà di
materiale su questi temi. Anthrozoos è pubblicato
dalla Delta Society, con sede a Renton, Washington.
La Società incoraggia l’incontro tra persone anziane e disabili con cani appropriati.

[26] Per un punto di vista diverso e, a mio
avviso, in qualche modo superficiale, vedi Adorno e
Horkheimer: ‘Quando i magnati dell’industria e i
leaders Fascisti vogliono avere intorno degli animali
domestici, la loro scelta non cade sui terriers ma
sugli alani e sui leoncini. Si pensa infatti che
questi animali possano aggiungere qualcosa di piccante
al potere attraverso il terrore che ispirano. Il
colosso omicida Fascista è talmente cieco di fronte
alla natura, che vede gli animali solo come mezzi per
umiliare gli uomini. È lui a meritare l’ingiusta
critica che Nietzsche mosse contro Schopenhauer e
Voltaire, che “sapevano come mascherare il loro odio
verso certi uomini e cose attraverso la compassione
per gli animali.” L’interesse appassionato dei
Fascisti verso gli animali, la natura e i bambini
deriva dalla desiderio di tormentare. Il significato
della mano che accarezza sbadatamente la testa di un
bambino o la schiena di un animale, è che potrebbe
altrettanto facilmente distruggerli. Una vittima è
accarezzata teneramente prima che l’altra venga
abbattuta, e la scelta che viene fatta non ha nulla a
che vedere con la colpa della vittima. Le carezze
dimostrano che sono tutti uguali di fronte al potere,
che nessuno è un essere di diritto. Una creatura è
mero materiale per gli intenti sanguinari del padrone.
Così il Fuehrer prende gli innocenti al suo servizio,
scegliendoli senza tener conto dei loro meriti, come
se per nessuna apparente ragione dovessero essere
macellati. La natura è così sudicia. Solo il potere
dell’intelligenza che sa come sopravvivere ha qualche
diritto dalla sua parte.’ ‘Man and Animal’ in
Dialectic of Enlightenment.

[27] Questo resoconto sulla Valle del Mezquital
è tratto dall’impressionante lavoro di Elinor
Melville, A Plague of Sheep. Environmental
Consequences of the Conquest of Mexico, Cambridge
1994.

[28] Citato in Alan Durning e Holly Brough,
‘Taking Stock: Animal Farming and the Environment,’
Worldwatch Paper 103, Luglio 1991; un saggio molto
utile, con molti dati sull’allevamento e sul consumo
di bestiame, oltre ad una buona discussione sulle
conseguenze ambientali.

[29] Vedi Terry Jordan, North American Cattle
Ranching Frontiers.

[30] Per un resoconto sullo sfruttamento del
bacino acquifero di Oglalla vedi Donald Worster, An
Unsettled Country, in particolare il capitolo, ‘The
Warming of the West.’ Tutti i presagi inerenti il
riscaldamento del globo vanno presi con riserva,
l’avviso di pericolo aumenta quanto maggiore è la
precisione del pronostico.

[31] C’è un’ampia discussione sulla
deforestazione Amazzonica e sulle sue cause in Susanna
Hecht e Alexander Cockburn, The Fate of the Forest.
Developers, Destroyers and Defenders of the Amazon,
Verso, London 1989.

[32] Questo e i successive esempi da During e
Brough, ‘Taking Stock’.

Data: 18 agosto 2005

Fonte: Counter Punch

Link

Traduzione dall’inglese a cura di MONIA per www.comedonchisciotte.org

VEDI ANCHE:

BREVE STORIA DEL CONSUMO DI CARNE
NEL MONDO, DALL’EDEN A MATTOLE – PARTE PRIMA

BREVE STORIA DEL CONSUMO DI CARNE
NEL MONDO, DALL’EDEN A MATTOLE – PARTE SECONDA

FACENDO A PEZZI MOCHIE – QUARTA E ULTIMA PARTE

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