“Lo strumento più potente in mano all’oppressore è la mente dell’oppresso”. (Stephen Biko)
Qualcuno, edulcorando, usa l’eufemismo “post-democrazia”. Per non ammettere che è post-nazismo. Nel senso di nazismo senza camicie brune e senza sostegno di masse consenzienti, ma con sostegno di masse abuliche. E’ il dato che emerge da tre capitali che, una volta di più, unisce in unico progetto globale il pianeta Usa al satellite UE e all’asteroide Italia. Colpi di mano antidemocratici avvolti nella stagnola della menzogna e dell’inganno.
La cavalla di razza di Soros e i suoi puledrini
Fattasi, come la Botteri in Kosovo e poi in Iraq per la Rai, ossa sorosiane come promotrice UNHCR dello spopolamento di paesi da svuotare delle sue energie migliori, da poi far fruttare nel mondo neoliberista a costi ridotti, e della destabilizzazione dei paesi di accoglienza, promossa perciò a giustiziera della democrazia parlamentare a forza di ghigliottine e “canguri”, Laura Boldrini ha aggiunto un altro credito al suo percorso di palafreniera di alcuni cavalieri dell’apocalisse. Quel che stentatamente sopravvive di pretese sinistre nel ginepraio atlantista-neoliberista-mafioso-massonico denominato PD, sta per lasciare un partito che a ogni impennata renziana perde qualche milione di voti. Boldrini, coppiera dei potenti in odore di santità, corre in soccorso.
Piccoli farlocchi sinistri vorrebbero crescere e salivano famelici alla vista degli spazi fatti intravvedere dai 20 milioni di NO al referendum costituzionale. Ma per questi già si arabattono e divorano tra di loro una muta di altri botoli sedicenti di sinistra (grande è il marasma nel “manifesto” su chi eleggere a “vera” sinistra). Compreso il pelouche spelacchiato che insiste a chiamarsi “L’altra Europa con Tsipras”, mentre il suo “editore di riferimento”, uomo-Troika per far fuori una Grecia come neanche persiani, turchi, italiani e tedeschi, abbraccia a Kiev Poroshenko, le cui brigate neo-SS stanno nello stesso momento sterminando donne e bambini in Donbass. Da uno che è andato in Israele a offrire il suo paese alle voglie depravate di Tsahal e Mossad non c’era nulla di diverso da aspettarsi.
Il problema è che quelli spazi sono già in significativa misura occupati dai 5 Stelle, anche perché di ciò di cui si vantano di essere vessilliferi i detritini “di sinistra”, ma che hanno gettato alle ortiche, si è fatto carico quel Movimento. Compresa la lotta alla guerra, all’UE e alla Nato, di cui, prudentemente, non c’è menzione alcuna nei programmi dei detritini. Ed è qui che entra in campo la parca che si vuole presidenta e come tale ha azzannato e azzoppato sistematicamente quei 5 Stelle quando hanno provato a ristabilire in aula quanto la Costituzione dispone. Infrantosi il puntello SEL alla Vandea renziana, eccola sulla linea di partenza con Giuliano Pisapia. Altro SEL riciclatosi nella gloriosa impresa renziana dell’Expo e nel tonitruante voto SI allo sfascio della Costituzione. Fingersi di sinistra, insieme a fuorusciti di varia estrazione, Bersani, D’Alema, mezzo SEL che sia, per annichilire gli eventuali gnomi da giardino con cappuccio rosso, da Fassina a Ferrero e ai tsiprasiani. Ma soprattutto, per risparare sui 5 Stelle il napalm già lanciato dal PD, ma che, anziché incenerire il bersagli, è al lanciatore che ha scottato le dita.
E’ golpe una campagna di assassinii politici a forza di fango?
Rastrellare cani e porci contro chi ha dietro la maggioranza dei liberi elettori e utilizzare ogni mezzo sporco, compresa un’informazione al 99% falsa e bugiarda, non è ancora colpo di Stato. Ne è una tappa. Da noi, caduto in obsolescenza quello dei Di Lorenzo e Borghese, esauritosi l’altro del duo mafia-Servizi nei primi anni ‘90, fatta la pelle a Mani Pulite con tangentopoli, servizi e mafia, i detentori Usa del brevetto ne hanno subappaltato il copyright a Napolitano che lo ha via via perfezionato, fin dai tempi della caduta del cacicco pornomane. L’accelerata in atto, invisibile solo a chi crede che nei partiti, nell’intellettualità di corte, nei media di regime, in Vaticano, nella magistratura, nella scomposta caciara dei “nuovi soggetti di sinistra”, campino integrità, competenza ed etica e, dunque, una speranza di sopravvivenza nazionale, ha per taglio del nastro il Campidoglio e gli onesti confusionari della giunta comunale. Che subiscono un bombardamento di nequizie, frottole e intrighi che nessun vietnamita, libico, o abitante di Dresda, vorrebbe sostituito a quanto a suo tempo gli stessi sponsor dei bombaroli attuali gli avevano riservato.
Se a quegli sprovveduti di amministratori romani riuscisse anche solo la chiusura di una buca, il percorso puntuale di un bus, una casa popolare, un taglio drastico all’ecomostro di Tor di Valle, per gli altri suonerebbe la campanella di fine corsa nazionale. Ecco perché non si può procedere con le regole dei padri fondatori, dell’etica, dell’onestà. Il fine della messa in sicurezza del magna magna nazionale, di Cia, Mossad, Nato, Rothschild, Merkel, Juncker, Draghi, JP Morgan, Messina Denaro e Piromalli, giustifica i mezzi. Giustifica che, riuscendo agevolmente a mettersi nei panni di chi compila lettere minatorie con i ritagli dei giornali, ci si avventi sul vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, appioppandogli un taglia e cuci che rovescia nel contrario la sua presa di distanza dal reprobo incarcerato per essersi fatto comprare un appartamento in cambio di…disponibilità. Quanti ergastoli si dovrebbero dare a chi ha venduto e fatto comprare il paese in cambio di poltrone, agi da nababbo, talkshow da Fazio? Ma questo è un calcolo che, per i nostri campioni d’Europa (e oltre) del giornalismo trash, cortigiano e sicario, è arabo.
Cosa poteva fare Boldrini di fronte a un’oscenità mediatica dei supergiornaloni come quella di avere, in perfetta malafede, fatto dire a Di Maio il contrario di quanto aveva detto, allo scopo di lacerare, una volta per tutte, quell’odiosa candida veste dei pentastellati che così tanto li distingue dai satrapi di palazzo con i loro broccati e velluti intrisi di merda? A mali estremi estremi rimedi. Mettendosi nella scia della campagna dei nostrani media di regime, ovviamente lanciata dalla “primavera americana” a firma Soros, contro le fake news attribuite dai Grandi Mentitori ai social media e a tutti i comunicatori eterodossi, la megera, dal suo alto scranno, con alto grido, ha invocato la missione punitiva contro quei bastardi che non dicono le stesse cose che dicono lei, i cari colleghi non populisti, edicole e schermi unificati, Hillary Clinton, George Soros e il papa.
Laura indica la via, Adele la asfalta
Un gruppo, chiamato “Misto” perché dall’identità varia e variabile, ma poi soccorso dall’intero arco costituzionale, con in testa Adele Gambaro, la Scilipoti femminile, (vittima di una delle prime bonifiche dei 5 Stelle), ha proposto al parlamento un DDL in cui si chiede carcere, confisca e dannazione per tutti coloro che diffondono, ovviamente solo in rete, sennò sai che spasso, fake news. All’italiana: “notizie false, esagerate e tendenziose”, con ampia libertà di interpretazione riservata a censori amici e per pena minima un anno di gabbio e 5000 euro di multa. Sono le notizie che “possono recare nocumento agli interessi pubblici“, o che possono “fuorviare settori dell’opinione pubblica”. Tipo non credere che 19 piloti sauditi abbiano abbattuto tre torri gemelle e perforato il Pentagono, tipo credere nella lotta di classe, tipo dubitare che Obama possa essere Nobel della Pace, tipo dire che Boldrini è vagamente di parte e ha gli occhi da Psycho. Rispetto a questi, il Grande Fratello che controlla le sorti dell’Olocausto è un’eccellenza giuridica.
Mettiamoci nei panni di Boldrini-Gambaro. Notizia falsa: il babbo di Renzi è un traffichino; Notizia esagerata: il Babbo di Renzi è un trafficone. Notizia tendenziosa: Matteo Renzi è figlio di un traffichino; oppure: Anche il sindaco di Milano caccia assessori. Notizia che reca nocumento agli interessi pubblici: Inquisito per traffico di influenze il papà del premier; oppure: Il CETA favorisce le multinazionali. Notizia fuorviante l’opinione pubblica: 2000 tecnici e scienziati negano la validità della versione ufficiale dell’11 settembre; o ancora: Osservatori confermano: in Siria condotte regolari elezioni presidenziali; oppure anche: le foto evidenziano una certa pinguedine di Renzi.
La pensata migliore è però quella del reato di “campagna d’odio”, roba che già s’era giocato il Doppelgaenger Renzisconi. E’ la chiave universale, il passpartout. Vuol dire cazzi amari tuoi se t’incazzi. Non ti sognare mai di sfanculare Boldrini, una donna, un migrante stronzo. Tutto OK se lo fai con Assad, o con Grillo.
Rinchiuderci nel menzognificio e blindarlo
Golpisti UE
Restando nell’ambito dello strisciante colpo di Stato, o piuttosto di Stati, la striscia parte, oltre mezzo secolo fa, da certi illusionisti riuniti a Roma e, corroborandosi a Lisbona e Maastricht, dagli Stati ha generato conigli che ogni tanto il prestidigitatore a stelle e strisce estrae dal cilindro ed esibisce, candidi e giulivi, perché il pubblico possa applaudire (e votare) quest’Europa democratica e senza guerre. Poco fa se, calato il sipario, gli spettatori si ritrovino conigli scuoiati appesi ai ganci della macelleria, senza più la pelliccia protettiva della sovranità politica, economica, valutaria, sociale, militare e con propri mercenari impegnati in guerre da quasi trent’anni.
Tra i coniglietti erano state raccolti 3 milioni e mezzo di firme contro il trattato CETA tra UE e Canada (si fa per dire: è un Canada cavallo di Troia delle multinazionali USA). Mica pizze e fichi. E’ bastato un voto 408 (PD in testa) contro 254 (e 33 non so) al Parlamento Europeo per dissipare al vento quei 3 milioni e mezzo e stabilire che al giustiziere atlantico fosse consentito di scaraventare 1000 multinazionli sulle nostre piccole e medie imprese, banche troppo-grandi-per-fallire sul nostro metastatico sistema finanziario, gli avvoltoi delle liberalizzazioni-privatizzazioni su sanità, scuola, trasporti, servizi pubblici, regole e mercato del lavoro (su quel che resta da rosicchiare). Ed è proibito adottare misure che limitino l’accesso di operatori esteri, Monsanto o Nato che siano, e le loro devastazioni del paese. Vero è che poi ci sono 38 parlamenti nazionali che devono ratificare. E voi pensate che questi non si, anzi ci, taglieranno anche la seconda gonade, dopo quella troncataci all’epoca del Trattato di Roma? Per l’intanto il trattato per la sua peggior parte già entra in funzione.
La Grossissima Koalition e il piccolo miliardario
Ho detto “Nato” pour cause. Che se col CETA si è riusciti a prendere in ripartenza un Trump anti-trattati di libero scambio in contropiede, con la Nato, presa da improvviso impeto espansivo, si cerca di arrivare allo stesso risultato, prevenendo le paventate frenate di Trump. Con scatto stoltenberghiano, la Nato ha allagato tutti i confini occidentali della Russia di truppe, mezzi corazzati, Forze Speciali e quant’altro serva a impedire che con l’Impero del Male putiniano la nuova amministrazione Usa e il subalterno europeo possano arrivare a intese piuttosto che a conflagrazione.
E chi si precipita a dare copertura politica alla mossa se non i conigli europei ansiosi di fare terra bruciata del proprio continente, come vaticinato dai referenti Usa preferiti, piuttosto che dare una mano a chi, nella Casa Bianca, contro grandine e tempesta, prova a riportare un po’ indietro le lancette dell’orologio nucleare. Alla conferenza europea della Sicurezza, a Monaco, i ministri della difesa dell’UE, precipitati nell’angoscia dalle critiche trumpiane alla Nato e dall’ammorbidimento dei toni verso la Russia, hanno inviato un “severo monito a Washington contro l’abbandono dei valori condivisi e contro accordi con Mosca alle spalle degli alleati”. La cresta, di solito bassina di fronte al padrone d’Oltreatlantico, ha improvvisamente lampeggiato rigogliosa, inturgidita dal vigore con cui i tradizionali padrini obamian-hillarian-neocon-neoliberalcon hanno affrontato lo sconveniente parvenu. Alla testa degli inviperiti di Monaco, Ursula von der Leyen, principessa teutonica e bundesministro della Difesa. E chi se no? E’ donna. Come May, Pinotti, Mogherini, Rice, Albright, Powers, Hillary, Merkel, Thatcher. Una garanzia politically correct.
Tutto questo a chiamarlo colpo di Stato non si fa torto a nessuno. Considerazione che vale tanto più per gli Usa che, da quando hanno messo gli scarponi sul suolo italico, (1943) non hanno mai cessato di farci lezione, sollecitandoci in direzione dell’autoritarismo, oggi detto “governabilità”. Lì una tradizionale plutocrazia che, pur garantendo che nessuno sarebbe mai diventato presidente, ministro, governatore, senza avere a disposizione più quattrini di quanti ne avessero insieme tutti i suoi elettori, era riuscita a infinocchiare un gran numero di persone urbi et orbi mediante una formidabile, secolare propaganda circa le proprie virtù democratiche. Ma, da Clinton, Bush, neocon, in poi , ha proceduto a cipolla, dismettendo uno strato di pseudo democrazia dopo l’altro, raggiungendo la quasi totale nudità con l’11 settembre, la guerra al terrorismo e i conseguenti Patriot Act e obamiano Stato di sorveglianza e spionaggio totali.
La belva si autodivora: da genocidi a dirittoumanisti, tutti contro Trump
Il frutto finale di quest’altro colpo di Stato galoppante l’hanno colto le larghissime intese, già presenti, ma contraffatte, nell’obama-hillarismo. Contro il neo presidente è emerso un larghissimo fronte, che fin lì si fingeva diviso e colliso: neocon pimpanti come non mai, neoconliberal marca Soros, Cia, FBI, NSA, FED e buona parte di Wall Street, Pentagono e tutta l’industria militare, fino ai muselidi della “sinistra” o chic, o radical, o alternativa, o diritto-umanista, o centrosinistra, lo sconfinato arcipelago delle Ong di servizio tipo Amnesty, HRW, Save the Children, Avaaz, i tecnologhi decerebranti e sociocidi di Sylicon Valley alla Zucerberg con fitto input di talmudisti e catto-bergogliani. Una Santa Alleanza, da Left a Rothschild, che fa apparire quella del 1815 una consorteria di rivoluzionari. Il peggio del peggio della storia moderna, portato a cavaceci da un coro mediatico rivelatosi nella sua vera identità, tutto intero coro delle voci del padrone. Sotto le loro insegne, masse di anime belle e beceroni, convocate a tradurre in sana invocazione di popolo quanto di tossico era stato fatto bollire nel pentolone degli stregoni. Revanscisti e non rassegnati nostalgici dei fasti del neoliberismo guerresco e finanzcapitalistico con cui avevano consolidato le proprie fortune. I generaloni, miliardari, goldmansachsisti messi da Trump ai posti di comando per temperare la virulenza di questa orda forsennata e ingraziarsi un minimo di quegli acari che infestano la moquette e i tendaggi della presidenza, non attenuavano di un cincinino la furia golpista.
Premetto con forza che sullo strambo neoinquilino della Sala Ovale, che del resto sta già volgendosi nel contrario di se stesso, non esprimo giudizio alcuno fino a quando i suoi mille atti, che fanno a pugni tra di loro, non abbiano trovato un minimo di composizione strategica. Per il momento assistiamo a una mirabolante, caleidoscopica frenesia twittatoria che spara tutto e il contrario di tutto, nomina uno, caccia l’altro, promette pace e distensione, scarponi Usa in Siria, niente scarponi Usa in Siria, Crimea russa, Crimea da riprendere alla Russia, Nato schifo, viva la Nato. Fino ad arrivare con il nuovo capo, Pompeo, a insignire del “massimo premio Cia per la lotta al terrorismo” nientemeno che il principe ereditario saudita. Uno che del terrorismo jihadista wahabita e takfirista è, in sinergia con Bush e Obama, il massimo finanziatore e promotore. Al trasformista Arturo Bracchetti questo Trump gli fa le scarpe.
Fuori Flynn, presidenza seccata
Il colpo di Stato si è materializzato, a coronamento di quanto andava strisciando da anni, con la caduta del Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Michael Flynn, consigliere principe di Trump anche nella campagna elettorale, prima testa pensante di tutto il cucuzzaro che costituisce la nuova amministrazione e propugnatore in coppia con il segretario di Stato, il petroliere Tillerson, della museruola al complesso militar-securitario che spinge alla guerra con la Russia. Flynn aveva l’incarico di far una cosa senza precedenti: portare sotto il controllo suo e del presidente Pentagono e piovra dell’Intelligence, da tempo veri manovratori della politica estera, detta Sicurezza Nazionale. Dalla sua aveva la lunga confidenza con le Forze Speciali SOCOM e YSOC, l’élite militare, robusta garanzia contro eversioni interne. Non è bastata. Golpe e contro golpe? Non esageriamo.
Se a Obama e Hillary non ha fatto nemmeno aggrottare le ciglia che il senatore in missione estera John MCain facesse bisboccia con Al Baghdadi, o lisciasse i baffi ai nazisti di Privy Sektor a Kiev, l’amicizia di Flynn con il presidente ucraino legittimo, Yanukovich, poi fatto fuori dal golpe di Obama eseguito dai nazisti, come la sua idea che con Mosca ci si confronta e non ci si picchia, per la turba anti-Trump è valsa alto tradimento, la consegna del paese nelle fauci dell’orso. Parlare con i russi, considerare Putin un essere umano, non capire che Russia vuol dire criptonite, bersi una vodka insieme anziché spendere un trilione per ammodernare l’armamento nucleare, non significa solo precipitare nelle barbarie, ma frantumare quella coesione sociale a forza di “minaccia comunista”, poi islamica e infine, più terrificante di tutte, la “minaccia russa”. Con metodo che solo golpista si può definire, i servizi segreti, strumento del famigerato Stato Profondo, hanno spiato le conversazioni telefoniche della più alta carica dello Stato dopo il presidente, hanno scoperto – che dio lo fulmini! – che parlava con l’ambasciatore russo. E hanno, di nuovo golpisticamente, fatto colare le intercettazioni sulla stampa. Azioni criminali che avrebbero dovuto essere seguite istantaneamente da arresti per mano dell’FBI. Che invece gongola.
Flynn si è dimesso per un pretesto formale: al vicepresidente Pence avrebbe mentito, occultandogli che con l’ambasciatore aveva parlato anche di sanzioni. Balle. A Trump è come se gli avessero scompigliato il ciuffo. O tagliato il braccio destro. L’anatra zoppa ora è lui. Non ci resta che fantasticare su cosa avrebbe potuto fare con le zampe palmate sane. Da quel momento la Crimea deve tornare all’Ucraina, la Nato è bella e la Cia premia il saudita per meriti anti-terrorismo. Che è come Obama col Nobel per la pace. O come Lucifero premiato per l’opera antincendio, come Boldrini Miss Universo. E ricordiamoci che era stato Flynn ad avvertire, nel 2013, che a sostenere i jihadisti si sarebbe finiti con ritrovarsi un califfato alla saudita tra Siria e Iraq. Flynn è stato il primo. Poi verranno gli altri. Compreso Trump. Compresa l’intendenza.
Sono colpi di Stato. E volete che non trionfino quando hanno dietro tutto quello che formicola dall’estrema destra all’estrema sinistra? La Boldrini! La mandante dell’esecuzione di Gheddafi Rossanda e l’esecutrice Hillary! Il New York Times e il manifesto! La Merkel e Juncker! Netanjahu, Tsipras, Saviano, la Botteri!
Juncker, presidente europeo, in quel suo raro momento di sobrietà, ci ha poi esemplificato tutto: “Noi prendiamo una decisione in una stanza, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo di vedere cosa succede. Se non provoca proteste o rivolte, è perché la maggior parte delle persone non ha idea di ciò che è stato deciso; allora noi andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno“.
E’ così che funzionano i colpi di Stato. Li chiamano post-democrazia.
Ah, perché non son io coi miei pastori… in Romania!