di George Monbiot, pubblicato su The Guardian – 13 Set. 2017
Bisogna subito capire che cos’è e liberarsene
C’era un “buco” nella teoria: questa è la famosa ammissione di Alan Greenspan, ex presidente della Federal Reserve, durante una inchiesta del Congresso, sulla crisi finanziaria del 2008. La sua convinzione che l’interesse personale degli istituti di credito avrebbe portato automaticamente ad un riaggiustamento dei mercati finanziari era sbagliata.
Ora, nel bel mezzo della crisi ambientale, attenderemmo un ammissione dello stesso tipo, anche se potremmo aspettare un bel po ‘ di tempo.
Perché, come nella teoria di Greenspan sul sistema finanziario, non esiste nessun problema. Il mercato è destinato a riaggiustarsi da solo: come dice la teoria e come afferma Milton Friedman, uno degli architetti dell’ideologia neoliberale, “i valori dell’ecologia possono trovare il loro spazio naturale sul mercato, come qualsiasi altra esigenza dei consumatori”. Fino a quando i beni ambientali hanno il prezzo giusto, non serve nessuna programmazione e nessuna regolamentazione. Ogni tentativo da parte dei governi o dei cittadini di cambiare il corso degli eventi è ingiustificato e sbagliato.
Ci sono due problemi intrinseci con il prezzo del mondo vivente e la sua distruzione. Il primo dipende dal fatto che si vuol,e di attribuire un valore finanziario a certi elementi – come la vita umana, le specie e gli ecosistemi – che non si comprano con il denaro. Il secondo è che cerca di quantificare eventi e processi che non sono prevedibili in modo affidabile.
Il collasso dell’ambiente non va avanti in modo progressivo e ordinato. Tu puoi fare un calcolo sui soldi che potresti fare costruendo di un aeroporto, dovrebbe essere abbastanza semplice e prevedibile, ma non puoi valutare ragionevolmente il costo ambientale che quell’aeroporto potrebbe arrecare. Il dissesto climatico si comporterà come una piastra tettonica in una zona sismica: periodi di relativa tranquillità e poi scosse improvvise. Qualsiasi tentativo di paragonare i vantaggi economici con i costi economici, in questi casi è un esercizio di falsa precisione.
Anche parlare di certi vizi è una specie di bestemmia, perché la teoria non riconosce nessun ruolo né al pensiero politico, né all’azione. Quel sistema non dovrebbe muoversi nel rispetto di una forza decisa dall’essere umano, ma di un percorso automatico stabilito da una mano invisibile. La nostra scelta è limitata alla decisione di quali merci e quali servizi dobbiamo comprare. Ma anche questa è una illusione. Un sistema che dipende dalla crescita potrà sopravvivere solo se noi, progressivamente, perderemo la nostra di decidere solo perché spinti da certi determinati motivi. Dopo aver esaudito i nostri bisogni, i nostri desideri e le nostre piccole voglie, noi dobbiamo comprare altri beni e servizi di cui non abbiamo nessun bisogno, che non vorreemmo comprare, ma che il marketing ci induce a comprare, abbandondo le nostre facoltà di scelta per cedere invece all’impulso.
Nessuno vorrebbe comprare un selfie toaster, che ritrae la tua immagine bruciacchiando un pezzo di pane – come una Sindone su un toast. Nessuno può comprare birra per cani e vino per gatti, un portacarta-igienica che ti manda un messaggio sul telefonino quando finisce la carta, oppure un mattone firmato che costa 30 dollari, o una spazzola che ti informa se ti stai pettinando dalla parte sbagliata. Panasonic vorrebbe produrre un frigo-mobile che, se lo chiami, ti porta una birra senza farti alzare.
Urge, splurge, purge – Bisogna subito capire che cos’ è, e liberarsene – : ci siamo infilati in un vortice di compulsioni che soddisfiamo con il consumo, a cui segue una disintossicazione periodica che facciamo su noi stessi o nelle nostre case, come facevano i Romani quando si mettevano due dita in gola, dopo mangiato, per potersi ingozzare ancora di più. Una crescita economica continua dipende da uno smaltimento continuo: a meno che non buttiamo via subito le merci che compriamo, il sistema non regge. Non si può tener separata l’economia della crescita da una società monouso. La distruzione ambientale non è un sottoprodotto di questo sistema, è un elemento necessario.
La crisi ambientale è un risultato inevitabile non solo del neoliberismo – l’espressione più estrema del capitalismo – ma del capitalismo stesso. Anche il liberismo socialdemocratico (Keynesiano) dipende da una crescita perpetua su un pianeta che ha risorse finite: una formula che porta al crollo del sistema. Ma il contributo peculiare del neoliberismo è il negare che un qualsiasi intervento sia necessario, insistere sul fatto che il sistema, come i mercati finanziari di Greenspan, intrinsecamente si risistemerà da solo. Ma è questo mito di un mercato che si auto-regolata, che accelera la distruzione di una Terra che si auto-regola.
Quello che non si vuole accettare deve essere negato. Dieci anni fa, proprio in questi giorni, Matt Ridley, Presidente della Northern Rock, diede il via alla prima fuga da una banca inglese dal 1878 e fece innescare la crisi finanziaria nel Regno Unito. Ora, nella sua nuova incarnazione di colonnista del Times, continua a darci prova della sua inconsapevole capacità di valutare i rischi, insistendo sul fatto che non dobbiamo preoccuparci degli uragani : finché ci saranno abbastanza soldi, continueremo a venirne fuori e tutto andrà bene .
Ridley, che fece quel che riuscì a per distruggere le speranze di milioni di persone, è uno dei volti del “Nuovo Ottimismo”, che afferma che la vita sta inesorabilmente migliorando. Questa visione si basa sul negare e sul rifiutare le previsioni degli scienziati ambientali. Non possiamo comprare la nostra via di uscita da un processo che, attraverso una combinazione di stress termico, aridità, aumento del livello del mare e fallimento dei sistemi di coltura, sta rendondo gran parte del mondo abitato ostile alla vita umana e che, con scosse improvvise, potrebbe tradurre quelle crisi in una crisi finanziaria.
Ad Aprile scorso, basandosi su un rapporto della FED USA sul credito ipotecario, Freddie Mac, di Bloomberg News, fece una indagine sulla possibilità che un crollo del clima potrebbe provocare un crollo dei prezzi immobiliari in Florida. Aveva solo valutato l’impatto dell’innalzamento del livello del mare – non aveva messo in conto gli uragani e mise in guardia sul fatto che lo scoppio di una bolla delle proprietà costiere “potrebbe allargarsi a banche, assicuratori e altre industrie. E, a differenza dei periodi di recessione, in questo caso non c’è speranza di un rimbalzo dei prezzi delle proprietà.” Il sospiro di sollievo che hanno tirato gli assicuratori e i finanzieri quando l’uragano Irma – la cui intensità sembra essere aumentata per effetto del riscaldamento globale, – ha cambiato corso all’ultimo momento forse si è sentito in tutto il mondo.
Quest’anno, per la prima volta, tre dei cinque rischi globali con il maggior impatto potenziale elencati dal World Economic Forum sono stati ambientali. Un quarto rischio (la crisi idrica) ha una forte componente ambientale. Se una crisi economica sarà causata dalla crisi ambientale, questo sarà il secondo incidente in cui Matt Ridley avrà recitato un suo ruolo.
Hanno salvato le banche, ma dato che le tempeste continuano a imperversare, noi dovremo salvare le nostre case inondate. Non esiste un piano di salvataggio ambientale: per ammetterne la necessità si dovrebbe ammettere che questo sistema economico si basa su una serie di illusioni.
La crisi ambientale richiede una etica, una politica ed una economia nuove. Qualcuno di noi sta cercando di trovarle, ma non si può lasciare questo compito agli sforzi peregrini di pensatori indipendenti: questo dovrebbe essere il progetto centrale per tutta l’umanità.
Almeno il primo passo è chiaro: riconoscere che questo sistema attuale è difettoso.
Fonte : www.monbiot.com
Link : http://www.monbiot.com/2017/09/15/urge-splurge-purge/ 15 set. 2017