UNA CRUDELE GUERRA PER VENDETTA

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blankDI MIKE WHITNEY
Information Clearing House

Tariq Ali sull’Afghanistan

Gli Stati Uniti sono sul punto di perdere la guerra in Afghanistan. La sconfitta finale sarà politica e non militare. Il sentimento dell’opinione pubblica sta spostandosi in Europa. La gente ne ha avuto abbastanza. Vogliono uscire. Quando le truppe Europee si ritireranno dall’Afghanistan, la NATO si disferà gradualmente e l’alleanza transatlantica sprofonderà. Per l’America tutto questo sarà un disastro. Gli Stati Uniti si ritroveranno ancora una volta isolati da due grandi oceani. Ma non di sua scelta. I giorni dell’America nelle vesti di impero avranno fine.

Questa è la ragione per la quale gli Stati Uniti perseverano in Afghanistan anche se non c’è niente da guadagnare. I corridoi delle condutture petrolifere continueranno ad essere bloccati dai combattenti nemici nel futuro prossimo venturo. La guerriglia si andrà intensificando. Le perdite per gli Americani cresceranno a dismisura. L’opposizione politica interna si svilupperà.

I Talibani non possono essere sconfitti. Hanno già assunto il controllo di più della metà del paese e stanno avanzando in maniera costante verso la capitale. Entro la prossima primavera, i combattimenti si svolgeranno nelle vicinanze di Kabul, proprio come sta accadendo a Baghdad. Le truppe americane se ne staranno barricate in piccole Greenzone sparse per tutta la campagna. Karzai sarà bloccato nel Palazzo Presidenziale circondato da mercenari Americani. Non si sentirà più quel parlare stupido e insensato sulla “democrazia” e i “diritti” delle donne. La guerra aerea si intensificherà causando sempre più morti civili. Nelle città scoppieranno numerose proteste e i capi tribali richiederanno la fine dell’occupazione. I politici in Germania e in Francia richiederanno un dettagliato piano di ritiro. La maggior parte di queste cose si stanno già verificando.

Non esiste una politica in Afghanistan e non c’è mai stata. La ricostruzione del paese è un mito e la sicurezza è inesistente. Il paese è uno stato fallito dedito al narcotraffico e governato dai signori della guerra e dai capi della droga. Le donne si trovano in condizioni quasi del tutto similari a quando a governare il paese erano i Talibani.

“Ogni mese decine di donne si suicidano per porre fine alla loro desolazione,” è quanto ha detto il membro del Parlamento afgano, Malalai Joya. In ogni caso Bush non ha invaso l’Afghanistan per liberare le donne. Era tutta una mistificazione. Bush ha creduto che i Talibani avrebbero finito per riconoscere la superiorità della potenza di fuoco dell’America e che si sarebbero rifugiati sulle colline. Lo hanno fatto. Ma ora sono tornati indietro. E la marea ha cambiato direzione. I Talibani si sono riformati, hanno riempito le loro truppe con nuove reclute e adesso sono più forti che mai. Il morale è alto. La macchina da guerra supertercnologica e meglio equipaggiata a livello planetario si sta faccendo battere da una accozzaglia di fondamentalisti dalla mentalità medioevale muniti di moschetti e spade. È un fiasco più grande di quello in Irak.

La guerra in Afghanistan, Operation Enduring Freedom, è un fallimento ideologico. La dottrina di Bush, la Strategia per la Sicurezza Nazionale, e il Nuovo Ordine Mondiale sono tutti caduti in rovina. Gli apologisti della “guerra preventiva” sulle pagine editoriali del Wall Street Journal sono improvvisamente sprofondati nel più assoluto silenzio. Hanno perso la voce. Il finto coraggio e il battersi il petto si sono arrestati. La resistenza Afgana è riuscita dove il Congresso, le Nazioni Unite e 10 milioni di dimostranti hanno fallito. Sono stati capaci di immobilizzare l’esercito di Bush. A suo tempo, gli Americani lasceranno l’Afghanistan come hanno fatto i Russi prima di loro. La guerra è persa.

La democrazia non si origina dalla canna di un M-16 e non può essere sganciata da 30.000 piedi come fosse una bomba Daisy Cutter [bomba che pesa 15.000 libbre ed è altamente distruttiva – N.d.T.]. La guerra di Bush in Afghanistan ha portato soltanto sofferenza e devastazione. Migliaia di persone sono state uccise o costrette a emigrare. Ampie porzioni della campagna sono state contaminate dalla polvere radioattiva che si raccoglie formando delle nubi, le quali invadono le pianure delle zone interne, avvelenando l’acqua freatica e diffondendo il cancro, un altro tragico ricordo dell’occupazione degli Stati Uniti che si trascinerà per decenni.

L’Afghanistan doveva essere la “Guerra Buona”. Inizialmente, il 95% del popolo Americano ha sostenuto l’invasione considerandola la risposta adeguata agli attacchi dell’11 settembre. Sia i liberali che i conservatori si sono uniti nella corsa verso la guerra. Il mondo ha dovuto assistere alla rabbia del pugno di ferro dell’America. Era il “momento di fargliela pagare”.

Tariq Ali l’ha chiamata, “Una crudele guerra per vendetta”. Aveva ragione.

La corsa verso la guerra era stata tutto un susseguirsi di showman e di propaganda televisiva; una vera e propria stravaganza nell’ambito delle pubbliche relazioni. I media hanno prima spiegato le bandiere e quindi hanno martellato i tamburi di guerra ogni giorno fino a quando i bombardamenti hanno avuto inizio e le scie di fumo nero hanno cominciato ad aumentare in tutto l’Afghanistan.

Bush aveva promesso di riportarli indietro “Vivi o Morti”. Dovevamo andare a “cacciarli fuori dalle loro caverne”.

Nessuno parla più di caverne o di cacciare fuori. Lo zelo prebellico è scomparso. Svanito. Anche la campagna per i “cuori e le menti” è persa.

“La guerra Americana al terrore è una buffonata tanto quanto lo è il sostegno degli Stati Uniti all’attuale governo dell’Afghanistan che è dominato dai terroristi dell’Alleanza del Nord,” dice Malalai Joya.

“I civili che sono stati uccisi dall’esercito degli Stati Uniti in Afghanistan sono molti di più di quelli uccisi negli Stati Uniti nel corso della tragedia dell’11 settembre. I civili afgani che sono stati uccisi dagli Stati Uniti sono molti di più di quelli uccisi dai Talibani… Gli Stati Uniti dovrebbero ritirarsi al più presto. Quello di cui abbiamo bisogno è liberazione e non occupazione.” (“La Guerra al Terrore è una Buffonata”, Elsa Rassbach, Z Magazine, Novembre 2007)

L’amministrazione Bush ha rinnegato ogni impegno assunto con il popolo Afgano. Non c’è mai stato alcun tentativo di assicurare condizioni di sicurezza al di là della capitale. Mai. Gli Stati Uniti hanno consegnato la campagna ai signori della guerra, i quali governano sui loro feudi come fossero Don della mafia. Non c’è libertà. Non c’è sicurezza. Non esiste stato di diritto. È tutta un’invenzione – un’altra invasione fatta-per-la-TV che è al 99% pura fiction.

La settimana scorsa il Senlis Council [Security and Development Policy Group] ha pubblicato un rapporto nel quale si afferma che “l’Afghanistan sta soffrendo una pesante crisi umanitaria nella quale milioni di persone si ritrovano a fronteggiare difficoltà che sono gravi tanto quelle che si hanno nell’Africa sub-sahariana”. La vasta maggioranza degli afgani sta ancora vivendo in condizioni di stridente povertà che è esacerbata dalla costante minaccia della violenza. I civili che sono stati feriti sono in continua ascesa e la “situazione per quanto riguarda la sicurezza ha raggiunto proporzioni da vera e propria crisi.”

Il rapporto Senlis aggiunge che i Talibani stanno “guadagnandosi una crescente legittimità, la quale è sempre più politica nelle menti del popolo Afgano che ha alle spalle una lunga storia fatta di cambi di alleanze e di regime.”

Gli Stati Uniti hanno dissipato l’iniziale benvenuto ricevuto dal popolo Afgano. Un certo numero di giornalisti indipendenti confermano che il movimento Talibano ha raccolto un notevole sostegno nel sud del paese, proveniente da afgani disillusi, che sono stanchi delle promesse mancate, della mancanza di lavoro, della inesistente ricostruzione e del bombardamento casuale di civili innocenti.

L’anno scorso, i bombardamenti da parte delle forze internazionali in Afghanistan sono stati quattro volte superiori a quelli che si sono avuti in Iraq. Il crescente tributo di morte ha scosso il pubblico e ha fatto volgere la gente contro l’esercito d’occupazione. Lunedì scorso, un gruppo di 14 persone, ingegneri e operai, sono stati uccisi dai bombardamenti della NATO nella provincia del Nuristan. Gli operai, CHE ERANO STATI ASSUNTI DALL’ESERCITO DEGLI STATI UNITI ALLO SCOPO DI COSTRUIRE UNA STRADA ATTRAVERSO LE MONTAGNE STAVANO DORMENDO NELLE LORO TENDE QUANDO SONO STATI UCCISI.

”Tutti i nostri operai sono stati uccisi”, ha detto Sayed Jalili. (UK Guardian)

E così va. Gli Stati Uniti stanno perdendo sempre di più la loro presa mentre l’onda di marea della resistenza continua a crescere. Un altro anno di frustrazione e gli alleati europei vorranno “fare i bagagli e andarsene”. Sia dannata la NATO.

Tariq Ali ha spiegato perché gli Stati Uniti alla fine verranno a mancare in Afghanistan nel corso di una recente intervista con Sherry Wolf del Socialist Worker Magazine:

“Ben lontana dall’essere una “guerra buona”, l’Afghanistan si sta trasformando in una guerra oscena, sgradevole e non c’è modo che gli Stati Uniti o le altre forze occidentali saranno capaci di rimanere nel paese ancora per troppo tempo… La situazione è fuori controllo in maniera totale. Gli Stati Uniti non vinceranno mai quella guerra e la ragione principale di questo è che agli afgani non piace vedere il loro paese sotto occupazione. Hanno già cacciato fuori i Britannici nel diciannovesimo secolo e i Russi nel ventesimo secolo e, adesso, stanno combattendo contro gli Stati Uniti e i suoi alleati della NATO.” (“L’Afghanistan oggi: sei anni di una guerra di terrore, Shelly Wolf, znet)

Non gli piace essere sotto occupazione. Quindi andatevene.

Originale: http://www.informationclearinghouse.info/article18794.htm

In Italiano: http://www.radioforpeace.info/articolinuovaera/itapiece272.htm

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