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La Redazione

 

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UN PAPA DIFFICILE DA AMARE (E FACILE DA DISPREZZARE, NDR)

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A cura di God
Il 22 Gennaio 2007
55 Views

blankA CURA DI: RATTY RAZOR
Perinde ac Cadaver

Il risultato dell’elezione del nuovo pontefice della chiesa cattolica è stato accolto dal francescano Leonardo Boff con evidente delusione. Oltre ad essere uno degli esponenti della Teologia della liberazione in Brasile, ha scritto, tra l’altro, il libro “Igreja, carisma e poder”, fattore determinante del silenzio impostogli dal Vaticano nel 1985, in un processo “inquisitorio” che ha avuto come giudice il prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, eletto papa Benedetto XVI. Ancora oggi assicura di non avere risentimenti, ma osserva che il discorso fatto dal papa ai cardinali prima di entrare in conclave è europeo e ha poco a che vedere con la realtà della miseria delle nostre popolazioni. “Le persone lasciano la chiesa perché non la sentono più come un focolare religioso”, avverte Leonardo Boff.

Cosa ha provato alla notizia che il cardinale tedesco Joseph Ratzinger era stato scelto come il successore di Giovanni Paolo II?

Boff: Ho provato perplessità e delusione. Mi attendevo un cambiamento di figura che desse speranza alla chiesa, dopo oltre vent’anni di linea conservatrice ed autoritaria.Molti credono che papa Benedetto XVI dia solo continuità al lavoro del predecessore. È d’accordo? O, nonostante le sintonie tra i due, possiamo attenderci cambiamenti?

Boff: Non credo che faccia cambiamenti. Il nome è diverso, ma la politica sarà la continuità in una forma, credo, più radicalizzata ancora. I cardinali hanno scelto il cammino più facile: la continuità anziché ascoltare la richiesta che veniva da tutte le parti di procedere a cambiamenti e ad un nuovo concilio per adeguare la chiesa alla nuova fase dell’umanità, la fase planetaria, alla crescita della povertà e dell’ingiustizia nel mondo. Ma non hanno inteso nulla di ciò, hanno pensato solo a se stessi.

In qualche momento di questo processo di successione nella Chiesa, lei ha creduto nella scelta di un sud-americano o, più precisamente, nella scelta di un brasiliano?

Boff: C’era la possibilità che un cardinale latino-americano potesse essere eletto papa. Qui vivono 640 milioni di cattolici, più della metà di tutti i cattolici. Ciò avrebbe dato coraggio alla chiesa universale nell’occuparsi dei problemi del Terzo Mondo, oppresso dalla miseria e dalla devastazione che l’Aids ha fatto in Africa. Temo che con Benedetto XVI l’impegno della chiesa sarà europeo, legato ad un cristianesimo moribondo e presente in paesi le cui popolazioni diminuiscono ogni anno. Là, non c’è alcuna vitalità. Vitalità e creatività esistono in Africa, Asia e America Latina, perché qui ci sono le grandi sfide che obbligano la chiesa a rinnovarsi ed a trovare i messaggi di liberazione.

Il cardinale arcivescovo emerito di Aparecida, dom Aloisio Lorscheider, ha dichiarato sulla stampa che il pontificato di Giovanni Paolo II è stato positivo per la chiesa, soprattutto per lo sviluppo del dialogo interreligioso. Tuttavia, ha osservato, vi è stata la perdita di potere delle conferenze episcopali e si è determinata la centralizzazione di tutte le decisioni nella sede romana. In questo senso, cosa possiamo attenderci dal nuovo papa?

Boff: Il nuovo papa continuerà ciò che Giovanni Paolo II aveva iniziato a fare. Benché seguisse una teologia conservatrice, talvolta financo medioevale con riferimento all’importanza della chiesa per la salvezza, era aperto al dialogo e all’incontro con i capi religiosi. Senza la pace religiosa non si avrà pace politica. Sono le religioni che mantengono viva la religiosità, che dà a sua volta origine a valori morali importanti per la convivenza umana, come la solidarietà, l’amore, il perdono, la tolleranza.

La scelta del cardinale tedesco, un religioso profondamente identificato con la linea più conservatrice della chiesa, contribuirà a frenare la diminuzione di fedeli e a contenere la crescita delle religioni pentecostali o aumenterà, ancora maggiormente, il fossato tra il cattolicesimo e le necessità pressanti del mondo attuale?

Boff: Le persone lasciano la chiesa perché non sentono più un focolare religioso a causa della rigidità delle dottrine, della mancanza di creatività nelle celebrazioni e della distanza con le questioni che muovono la società: le questioni della giustizia, della violenza, della pace, della salvaguardia della natura. Una chiesa che si chiude in se stessa, fuori dal mondo. La chiesa non esiste per se stessa, ma per il mondo, esiste per alimentare la dimensione spirituale ed etica dell’umanità.

Quali sono le principali sfide nella società postmoderna per la chiesa e per il cattolicesimo?

Boff: La sfida continua ad essere la diseguaglianza crescente tra ricchi e poveri a livello mondiale, l’ingiustizia nelle relazioni internazionali, la guerra che devasta le nazioni, la globalizzazione che è concorrenza spietata e fine di ogni solidarietà, l’abbandono dell’Africa decimata dall’Aids alla sua sorte. Gli argomenti che il papa ha toccato nel suo discorso ai cardinali prima di entrare in conclave è “europeo”, ha poco a che vedere con la realtà della miseria delle nostre popolazioni. La dittatura del relativismo è un problema di alcune società avanzate, ma in nessun modo è un problema della maggioranza delle culture che si orientano con le loro religioni. Ciò che la chiesa deve fare non è condannare e chiudersi al dialogo, ma vedere che dietro a questi movimenti ci sono persone che cercano. Se c’è qualche luce, deve essere accolta e se c’è qualcosa di positivo deve essere salvato. A partire da questa positività, si deve fare il dialogo, poiché questo è sempre avvenuto nella vera evangelizzazione che non è pura trasmissione di dottrine.

In un’intervista alla rivista “Caros amigos”, ha detto di avere sofferto un processo simile a quello dell’Inquisizione del medioevo, mancava, credo, solo il rogo. Ha detto di essere stato inquisito dalla Congregazione della Dottrina della Fede, attraverso il cardinale Joseph Ratzinger. Ha qualche risentimento verso colui che ora è il sommo pontefice?

Boff: Non conservo nessun risentimento per tutto quello che ho passato in conseguenza del processo fattomi per il libro Igreja, carisma e poder, nel quale applicavo la Teologia della liberazione nelle relazioni interne della chiesa. Ma questa non è una particolare virtù. Ma mi è rimasto l’insegnamento che là, all’interno dell’ex Inquisizione, nulla mai si dimentica, tutto pesa e niente si perdona. Questo atteggiamento non mi sembra riflettere lo spirito evangelico.

Subito dopo l’annuncio del nome scelto dal conclave, lei ha detto alla stampa che “sarà difficile amare il nuovo papa”. Alcuni settori della stampa hanno parlato di discussioni nel conclave e di un accordo tra l’ala conservatrice e quella progressista, secondo cui Joseph Ratzinger non promuoverà riforme. Il suo cuore è aperto a sorprese positive? O crede ad una distanza incolmabile tra le due linee di pensiero predominanti all’interno della chiesa e perché?

Boff: Credo nei miracoli. È possibile che Benedetto XVI torni ad essere quel teologo aperto che ho conosciuto negli anni ’60 del secolo scorso, in Germania, che criticava il centralismo romano e che esigeva più libertà per i teologi per dialogare con le tendenze culturali del tempo. In seguito, divenuto cardinale, ha avuto timore di fronte alle trasformazioni avvenute nella chiesa e, insieme a Giovanni Paolo II, ha diretto un processo di restaurazione. Questo processo ha portato ad eliminare il pluralismo e a dare l’egemonia ai gruppi conservatori che hanno frenato la Chiesa nel suo rinnovamento.

Frate Leonardo, come sopravvivono oggi in Brasile la Teologia della liberazione e le Comunità ecclesiali di base?

Boff: La Teologia della liberazione è viva nelle chiese che assumono seriamente “l’opzione per i poveri e contro la povertà”. Il suo posto naturale è nelle pastorali sociali, nei Cebs e nei circoli biblici. È forte nel Terzo Mondo e tra noi. Soltanto, oggi, non ha la visibilità che aveva anni addietro quando era discussa e controversa.

Quali le sfide per teologi e religiosi che hanno fatto l’opzione preferenziale per i poveri davanti alla mano pesante del potere romano?

Boff: Anche se sentiamo la mano pesante di Roma, resistiamo e continuiamo a lavorare nella linea della liberazione, perché non è una moda o un fatto di opportunismo politico. Scegliamo il cammino più difficile, quello dei poveri e degli esclusi. Abbiamo la certezza che questa teologia un giorno sarà apprezzata e riscattata come uno dei punti più alti della chiesa contemporanea. Benché perseguitata, e in parte condannata, le sue intuizioni di base saranno assunte dalla chiesa universale come l’opzione per i poveri, la centralità della giustizia, la liberazione integrale e il carattere pubblico della fede cristiana.

Di fronte a tematiche come l’ordinazione sacerdotale delle donne, la ricerca scientifica, l’omosessualità, il celibato e l’utilizzo del profilattico per contenere l’Aids e controllare la procreazione, cosa comporterà per i fedeli la linea ortodossa del nuovo papa sulle norme religiose?

Boff: La Chiesa tradizionalista e conservatrice in materia morale è senza misericordia e non aiuta i fedeli, al contrario incute timore ed emette condanne. Dunque, i cristiani devono seguire il loro cammino ispirati dal Vangelo. Gesù non ha criticato la samaritana per il fatto di aver avuto sei mariti, né si è associato a chi chiedeva di lanciare sassi all’adultera. La missione della Chiesa è annunciare l’utopia cristiana sulla dignità della vita, formare le coscienze e rispettare le decisioni che le persone prendono. Non può funzionare come ha funzionato, e cioè come un superego autoritario. Il divieto di utilizzare gli anticoncezionali in un mondo in cui si diffonde l’Aids è semplicemente irresponsabile, e nell’Africa è perfino criminale. La Chiesa dice di conoscere il mondo, di conoscere l’umanità, ma è soltanto retorica, non rispetta infatti i diritti umani nei confronti delle donne, degli omosessuali e dei divorziati, non mostra tenerezza verso la vita minacciata dai portatori di Hiv.

Alcuni affermano che un pontefice con convinzioni molto ferme sarà un bene per la chiesa, mentre altri lo considerano una sventura per i poveri del mondo. Qual è la sua opinione?

Boff: Credo che Ratzinger abbia un limite: è uno che non ha dubbi, e quelli che non hanno dubbi non sono aperti al dialogo e hanno difficoltà a comprendere. Non è sufficiente avere fortissime convinzioni e pensare di avere il monopolio della verità, perché questo porta ad un atteggiamento fondamentalista. La chiesa deve intendersi con l’umanità, non deve esserne separata, né sentirsene al di sopra, né considerarsi una maestra e neanche una discepola. E’ necessario avere sempre la prospettiva del dialogo, dell’apprendimento, della costruzione comune. Lo considero prioritario in tempi come questi in cui nessuno sa dove stia andando l’umanità. Neanche la chiesa lo sa.

Si sente defraudato dalla decisione del conclave cardinalizio?

Boff: Sì, mi sento defraudato, perché speravo in qualcuno che suscitasse speranza, speravo in un nuovo indirizzo della chiesa, in maggiore dialogo, in maggiore apertura. Ratzinger ha lavorato per 23 anni a Roma, come cardinale, vigilando sulle dottrine, e ha mostrato qual’è il suo profilo. Credo che quel profilo aggraverà la situazione della chiesa. Perché all’interno di essa c’è molto dolore, c’è molta amarezza e ci sono molte divisioni. Per pacificare la chiesa è necessario creare un’atmosfera di fraternità e di convivenza nella quale non ci sia più paura. Molti colleghi hanno paura di parlare perché temono di essere puniti. Un’atmosfera così non fa bene a nessuno. Per compiere al meglio il suo compito, la chiesa ha bisogno di libertà, di creatività. Temo che il papa non incoraggi questo tipo di cose. […]

Significa che la soluzione sarebbe, per esempio, quella di uscire dalla struttura attuale della chiesa cattolica?

Boff: L’alternativa è fare quello che molti vescovi hanno fatto in America Latina, quando alcuni cardinali hanno venduto i loro palazzi e sono andati a vivere in semplici case. La chiesa dovrebbe avere coraggio e dire: “tutto ciò che abbiamo creato in Vaticano, opere fantastiche, appartiene all’umanità. Trasformiamolo in un immenso museo”. La chiesa dovrebbe vivere più umilmente, in luoghi dove possa organizzare il suo servizio con dignità, con tutto quello che serve nel mondo moderno di oggi, ma fuori dai simboli del potere temporale, del potere curiale, del potere dei re. E’ una cosa possibile, ma bisogna avere il coraggio di un papa come Giovanni XXIII, che ha operato dal centro verso la periferia.

Ratty Razor
Fonte: http://perindeaccadaver.blogspot.com/
Link: http://perindeaccadaver.blogspot.com/2007/01/leonardo-boff-un-papa-difficile-da.html
18.01.2007

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