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La Redazione

 

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UN CALCIO ALL'IRAP

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A cura di God
Il 11 Novembre 2006
64 Views

blankI debiti col fisco delle società di calcio

DI MARCO LIGUORI
La Voce della Campania

Peggio di Dracula nei confronti dei cittadini, il Fisco diventa magicamente un agnellino davanti a evasori, arcimiliardari e, guarda caso, società di calcio. Per di più quotate in borsa e debitrici di una montagna di euro, la bellezza di 130 milioni e rotti. Da spalmare e pagare in comode rate.

Autunno: tempo di legge Finanziaria e, soprattutto,
di tasse. Come sanno tutti i contribuenti, novembre
è il mese dedicato all’eventuale acconto sui
tributi. Inoltre nella legge di bilancio sono
incluse anche le aliquote delle imposte da versare
per l’anno successivo, insieme a tutta una serie di
nuovi balzelli. Si è parlato fin troppo anche di
evasione e degli innumerevoli modi per cercare di
combatterla. In questo carosello fiscale, il governo
Prodi e l’opposizione della Casa delle libertà hanno
dimenticato un problema non trascurabile:
l’esposizione debitoria verso l’erario delle società
di calcio. Nell’ultima interrogazione parlamentare
sul tema, risalente al 1 febbraio scorso, si
evidenziò che, nel periodo compreso dal 2001 fino al
30 novembre 2005, il fisco vantava un credito di 549
milioni di euro nei confronti delle società di serie
A, B, C1 e C2. Ciò significa che anche i cittadini a
cui non interessa guardare le partite di calcio
pagano fior di quattrini per questo costoso
spettacolo.La Voce della Campania ha esaminato gli unici
bilanci finora disponibili, chiusi al 30 giugno
scorso e riguardanti le tre quotate in Borsa
(Juventus, Lazio e Roma), per fornire un dato
aggiornato, anche se parziale. Il loro debito
fiscale complessivo ammontava a quella data a 130,25
milioni.

LAZIO IN VETTA

E cominciamo dalla Lazio, già alle prese con la
grana del sequestro azionario deciso dal gip Fabio
Paparella. La società romana ha specificato nel
proprio documento contabile che “i debiti tributari
ammontano al 30 giugno 2006 a euro 103,32 milioni”.
Rispetto all’esercizio precedente, quando era di
105,75 milioni, la cifra è diminuita di 2,44
milioni. Ciò è dovuto “principalmente al pagamento
della rata prevista dall’accordo con l’Agenzia delle
entrate e all’incremento degli interessi sul debito
tributario oggetto di transazione con l’Agenzia
delle entrate”. Proprio questa transazione,
stipulata il 20 maggio 2005, ha consentito alla
società presieduta da Claudio Lotito di
sopravvivere. L’atto di pace con il fisco riguarda
“l’Irpef e l’Iva dovute a tutto il 31 dicembre 2004
e non versate dalle precedenti gestioni, pari a
108,78 milioni”. A questa cifra devono essere
aggiunti gli interessi, per un totale di 140
milioni.

Al termine della transazione la Lazio corrisponderà
questa cifra, garantita dalla cessione degli incassi
da biglietteria, all’Agenzia delle entrate in 23
comode rate da 5,65 milioni, più una aggiuntiva da
5,23 milioni da pagarsi il 1 aprile 2009. Finora la
Lazio ha puntualmente pagato la prima rata all’atto
della sottoscrizione da 8,06 milioni e quella
prevista per il 2006. Nella sua relazione al
bilancio al 30 giugno 2005, il Consiglio di
Sorveglianza della Lazio ha però specificato che “è
stata prevista altresì la risoluzione della
transazione in caso di inadempimento da parte della
società”.

Questo “regalo” del fisco alla Lazio ha destato
qualche perplessità negli ambienti di Borsa. Alcuni
osservatori ritengono che l’accordo potrebbe essere
interpretato dall’Unione europea come un aiuto di
stato: ma da Bruxelles non è arrivato finora alcun
commento. La Lazio ha anche accantonato poco più di
5 milioni poiché ha aderito al parere della Lega
calcio, emanato nel maggio 2002, con cui si
specifica che le plusvalenze generate dalla cessione
di calciatori non debbano essere assoggettate
all’Irap. Peccato che, nel dicembre 2001, l’Agenzia
delle entrate avesse dichiarato in una risoluzione
l’esatto contrario. E’ un caso unico al mondo: la
disposizione di un’associazione privata prevale su
quella di un organo statale. Miracoli dell’italica
pedata!

JUVE A MENO DIECI

Anche la Juventus è in debito con il fisco. La
società controllata dall’Ifil, cassaforte della
famiglia Agnelli, deve pagare al 30 giugno scorso
10,13 milioni di euro in tributi. La cifra, indicata
nella nota integrativa, si è incrementata rispetto
all’esercizio 2004/05 di circa 155mila euro, pari
all’1,55%. Scomponendo il dato, si nota che la parte
più consistente è costituita dall’Ire (la vecchia
Irpef) pari a 4,84 milioni, dovuta per ritenute da
versare a dipendenti, lavoratori autonomi,
collaborazioni coordinate e continuative ed altro.
La società specifica che la somma dovuta è stata
versata nel luglio 2006. Considerato il valore
elevato, si presume che la Juve abbia trattenuto in
tutto o in parte le ritenute dovute per l’Ire di
alcuni mesi dell’esercizio 05/06: le ha poi versate
il primo mese di quello successivo. Nella nota
integrativa non è stata riportata alcuna indicazione
su accantonamenti dovuti per sanzioni e interessi
per il ritardato pagamento. Quanto all’Iva, la
Juventus dichiara una cifra da pagare per 4,87
milioni relativa al solo mese di giugno: la nota
integrativa specifica che è stata “versata nel mese
di luglio 2006”. Si può ipotizzare che questo
elevato importo anomalo mensile possa provenire da
fatturazioni per anticipo di ricavi futuri.

ROMA IN FONDO

Alla fine dell’ultimo esercizio, la Roma presentava
debiti tributari per 16,8 milioni. Il totale supera
di oltre 5,88 milioni quello al 30 giugno 2005, con
un incremento del 53,9%. I debiti Irpef erano pari a
807mila euro (985mila nel 2004/05), “relativi a
ritenute operate – si legge nella nota integrativa –
in qualità di sostituti d’imposta per compensi
corrisposti a dipendenti, collaboratori e lavoratori
autonomi nel mese di giugno 2006”. Ben più elevati i
debiti per Iva, pari a 12,1 milioni, rispetto ai
7,97 milioni dell’esercizio precedente (+4,1
milioni). Invece risulta in diminuzione di 426mila
euro la cifra dovuta per l’Irap. Sul totale dei
debiti pesa per il 18% la voce “interessi e
sanzioni”, pari a oltre 3 milioni di euro, in netta
crescita rispetto ai 665mila del bilancio al 30
giugno 2005: vi “sono state contabilizzate le
sanzioni e gli interessi – prosegue la nota
integrativa – per omessi versamenti di imposte e
ritenute”.

La Roma ha costituito anche un fondo rischi per
imposte di 8,74 milioni, tramite un accantonamento
di 8,27 milioni, per “fronteggiare gli eventuali
rischi conseguenti alle verifiche fiscali che hanno
interessato la società”. Il fondo è stato adeguato
con un accantonamento di 101mila euro per ripianare
“le eventuali passività derivanti dal contenzioso in
essere con l’Amministrazione finanziaria”. La
società non ha però specificato di quale contenzioso
si tratta.

BOX – Soci confessi

La Juventus ha confessato il conflitto d’interessi
tra Moggi padre e Moggi figlio. A pagina 42 del
bilancio chiuso al 30 giugno scorso, nel paragrafo
dedicato alle operazione con società controllate e
altre parti correlate, c’è una nota riguardante la
Gea World, la società presieduta da Alessandro Moggi
(che ne è anche socio tramite la Football
Management). In essa è sottolineato che la società
“è stata parte correlata fino al 16 maggio 2006,
data delle dimissioni dell’ex direttore generale
Luciano Moggi”.

Tradotto dal “borsese”, l’espressione “parte
correlata” significa che la Gea era una delle
società riconosciute dalla Juve come parte in
affari. La “confessione” bianconera riguarda quindi
il rapporto tra Luciano Moggi e l’azienda presieduta
da suo figlio Alessandro, terminato, guarda caso,
proprio con l’uscita di scena di Moggi senior:
entrambi trattavano fra loro la compravendita dei
calciatori. Ciò è anche supportato dalla
specificazione dei poteri di papà Luciano, contenuti
nel bilancio al 30 giugno 2005 della Juve.

Oltre ad essere direttore generale, “Lucianone” era
anche consigliere di amministrazione con poteri
esecutivi, così come lo erano l’amministratore
delegato Antonio Giraudo e il vicepresidente Roberto
Bettega: tutti e tre partecipavano anche alla
stesura del bilancio e hanno partecipato a tutte le
riunioni del consiglio d’amministrazione. Inoltre lo
stesso Cda aveva dato a Luciano Moggi, con delibera
in data 4 settembre 2001 e confermata il 28 ottobre
2003, “specifici poteri nell’ambito delle competenze
sportive”.

Alla Gea World sono stati versati 970 mila euro, per
il solo esercizio 2005/06, “in occasione di
operazioni riguardanti la gestione dei contratti di
prestazione sportiva dei calciatori”. Tuttavia la
Juventus risulta debitrice verso la Gea per 550mila
euro e verso la controllante di quest’ultima, la
Football Management, per 110 mila euro. Dunque anche
la società che fa capo alla famiglia Agnelli è nella
lista di coloro che devono soldi a quella dei “figli
di papà”: il debito ammontava (come scritto dalla
Voce un mese fa) al 31 dicembre 2005 a 3,87 milioni
di euro.

Marco Liguori
Fonte: http://www.lavocedellacampania.it/
Novembre 2006

Ringraziamo l’autore per averci gentilmente inviato il testo — CDC

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