Stabile nella sua criticità. Nessun passo avanti, ma nemmeno il contrario. Nel freddo gergo medico è tutto ciò che si può dire della donna di 61 anni ricoverata al Papa Giovanni XXIII dopo una trombosi venosa profonda insorta a 15 giorni dalla vaccinazione contro il Covid. Era la prima dose di AstraZeneca. Di Serina, sposata e con un figlio, a poco più di una settimana dal ricovero la donna resta in condizioni molto gravi, sedata nel reparto di Terapia intensiva.
Che si tratti di una reazione al farmaco è un’ipotesi tutta da dimostrare. Certo, esiste, e per questo l’ospedale ha provveduto a informare l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Il quadro rientra abbastanza nella limitata casistica: dall’inizio della campagna vaccinale al 26 aprile, secondo il quarto rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19, sono stati segnalati 34 casi di trombosi in Italia dopo AstraZeneca e per 22, cioè il 65%, si è trattato di donne con un’età media di 48 anni (52 anni per gli uomini). I sintomi sono insorti in media a 8 giorni dalla somministrazione. La sessantunenne è giunta in Pronto soccorso il 17 maggio, a due settimane dal vaccino prenotato a Zogno, per fascia d’età, e dopo alcuni giorni di febbre e mal di testa, sintomi di per sé piuttosto comuni, non solo con AstraZeneca. Ma non passavano e i medici hanno capito che nascondevano qualcosa di più serio. Quando è stata diagnosticata la trombosi, la paziente, che non soffre di altre patologie, è stata sottoposta a più di un intervento chirurgico e ora è costantemente monitorata. Nulla è scontato.
L’Aifa, contattata, non dà nessuna indicazione sulla segnalazione partita dal Papa Giovanni. Ricapitola, in linea generale, che le segnalazioni «possono essere trasmesse sia dai singoli cittadini sia dagli operatori sanitari: vengono tutte prese in carico per effettuare analisi di dettaglio». Sempre nell’ultimo rapporto, pubblicato il 10 maggio scorso, è stato indicato il numero di segnalazioni ricevute complessivamente fino al 26 aprile: sono state 56.110 su un totale di 18.148.394 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 309 ogni 100.000 dosi), di cui il 91% sono riferite a eventi non gravi, che si risolvono completamente.
«Con cadenza fissa — prosegue la spiegazione dell’Aifa — i dati raccolti vengono estrapolati, studiati e sistematizzati. Questo è un processo necessario per avere dati robusti e aggiornati e, contestualmente, prendere eventuali decisioni. Come noto, l’Agenzia sta monitorando in modo stringente la sicurezza dei vaccini per ridurre al minimo ogni eventuale rischio». L’approfondimento a livello nazionale delle segnalazioni è condotto con il supporto di un gruppo di lavoro «per la valutazione dei rischi trombotici da vaccini anti-Covid-19».
Il prossimo rapporto con i dati aggiornati al 27 maggio dovrebbe essere pubblicato all’inizio di giugno.