Svezia: la Società Sperimentale

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DI KENT ANDERSEN

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Si può dire ciò che si vuole di Stefan Löfven (leader del Partito Socialdemocratico svedese e premier dal 2014), tranne che gli manchi sicurezza politica e voglia di cambiamento. In pochi anni la Svezia è passata dall’essere un Paese stabile, neutrale, tranquillo, ricco, imperturbabile e ben governato, ad un Paese instabile, caotico e misero, laboratorio per esperimenti politici come mai se ne erano visti prima. Al momento Löfven &C assicurano che la Svezia diventerà una terra migliore di quanto fosse prima se solo si proseguirà sulla strada di questo esperimento sociale. Ma fra quanto gli elettori svedesi ne avranno abbastanza? 

Fare esperimenti con la società ha un prezzo

La Svezia è entrata a far parte della UE nel 1995, ma ha scelto di restare fuori dall’euro nel 2003. Già nel 1980 gli elettori svedesi decisero di dismettere la produzione di energia atomica e contemporaneamente iniziò a farsi strada pubblicamente il verde sogno dell’energia eolica. Gli svedesi elessero politici che potessero dimostrare lo status di “superpotenza morale” della Svezia attraverso un’entusiastica immigrazione di massa dai paesi islamici, in una scala mai vista da alcuna delle democrazie occidentali. Ed ora hanno scelto un’altra soluzione alla crisi del coronavirus totalmente diversa dal resto del mondo: mettere in atto il minimo delle precauzioni e sperare che tutto vada bene. Non è andato così bene neanche questa volta.

Durante la Guerra Fredda cambiare la società non era uno degli obiettivi dei politici. Compito dei politici era invece tenere al sicuro la società. Il cancelliere della Germania Ovest, Konrad Adenauer, riassumeva questo concetto attraverso il suo motto keine eksperimente [nessun esperimento]. Compito del governo non era rivoluzionare la società, utilizzare i media per instillare negli elettori vergogna, fissazioni o desideri di cambiamento. Questo era compito dei gruppi di pressione o dei partiti. I membri del governo stavano lì per assicurare agli elettori ed alla comunità sicurezza in tutti i campi, poiché dall’altra parte della cortina di ferro vi era un sistema disumano, armato fino ai denti e desideroso di espandersi. Questo genere di pericolo lasciava poco spazio alla sperimentazione e perciò la politica si trascinava tranquilla.

Ma tutto ciò è finito alle ortiche. Nel 1989 cadde il muro, il socialismo fu sconfitto insieme a rivalità e desideri di dominio, e finalmente la pace nel mondo era a portata di mano. In assenza di pericoli e nemici reali, i membri del governo dovettero improvvisamente mostrare quanto fossero bravi e previdenti mediante “provvedimenti “e“cambiamenti“. Il cambiamento non era un mezzo, ma il fine. Ma i cambiamenti non sono gratis, e non sempre va tutto secondo le previsioni, come si è visto. 

È nella natura umana essere insoddisfatti

Noi umani abbiamo le nostre debolezze (ok, non i Verdi), vogliamo sempre qualcosa di più e crediamo che l’erba del vicino sia sempre più verde ed alberghi nella maggior parte di noi (soprattutto nei Verdi), una “zia Sofia” che crede che “se tutti fossero come me il mondo sarebbe un posto migliore”.

Così, invece di curarsi della comunità, i politici iniziarono a coltivare questa insoddisfazione, raccontando agli elettori che la loro società era immondizia, che loro stessi erano sporchi razzisti bianchi, e quindi era necessario un drastico cambiamento. Il futuro? È il cambiamento. E gli elettori accettarono di incolpare sé stessi, la propria cultura e la propria nazione. Perciò il futuro non è più progresso, sviluppo, buon governo e sicurezza per il proprio paese. Il futuro è globalizzazione, migrazioni, islam, apertura delle frontiere, chiusura di tutto ciò che inquina l’ambiente, indipendentemente da quanti posti di lavoro possano essere persi. Non c’è niente che valga la pena di preservare.

Questo è il motivo per cui l’efficiente Svezia ha finito per diventare un paese che si vergogna di aver avuto le centrali atomiche, per essere stata un paese occidentale, ricco, bianco, omogeneo, ben governato e pacifico. Ed una cosa è certa: se raccontate ad un bimbo che il paese in cui abita è pieno di schifezze, inquinamento, odio, razzismo e sfruttamento coloniale sui più poveri, il bambino ci crederà anche se è una palese menzogna. Alla fine gli entrerà nel sangue. Diverrà parte della coscienza popolare.

La generazione “Globalismo” è cresciuta

Questa è la generazione che ha assunto le redini del paese in Svezia, in quello che era il paese più pulito, ben governato, ambientalista ed antirazzista al mondo, e di cui tutti gli svedesi avrebbero dovuto esser fieri.  Ma i politici svedesi non sono orgogliosi della propria storia, della propria terra e della propria cultura. La nuova generazione di politici svedesi vuole correggere tutto ciò di cui è stata indottrinata a credere che sia sbagliato in Svezia. Per questo devono creare una nuova Svezia. Tutto deve sparire! E questo vale anche per la Norvegia e tutti i paesi dell’Europa occidentale. Sono in mano a politici impegnati a degradare la propria terra per conto del resto del mondo. Loro vogliono essere dei supereroi. Vogliono volare avvolti in un mantello di moralità e bontà, liberare tutti i poveri del mondo dalla povertà, dall’oppressione, dalla guerra, dalla CO2 e dalle ingiustizie spargendo soldi e odio di sé. Sono talmente presi dal condividere che non guardano nemmeno con chi condividono. Per questo spuntano fuori programmi come “agenda 21” o “agenda 2030” o “cambiamento verde”. E sai cosa? I paesi poveri, corrotti, totalitari e/o disfunzionali ringraziano. Perché sono guidati da cinici seguaci della “realpolitik”e non vedono l’Europa come un liberatore od un eroe, ma come una preda. 

Tutta l’Europa c’è dentro, ma la Svezia è messa peggio

La politica in Svezia (e in tutta l’Europa) è diventata una gara a chi è più morale e progressista invece di governare secondo ragionevolezza, protezione e sicurezza. Piuttosto che indicare la Svezia come un modello da seguire, i politici si sono maniacalmente dedicati alla creazione di una società nuova, multiculturale e verde. Avrebbero dovuto alzare la loro bandiera e dire al modo “guardateci e fate come noi, questa è la formula per il successo”. Invece odiano il loro paese e ne vorrebbero un altro, più globale. Qualcosa… di meglio! Non sanno definire cosa sia “meglio “, vogliono solo qualcos’altro; il cambiamento è il fine e non il mezzo. 

Per questo la Svezia è governata da nemici della società

Questo odio di sé e questa mania di cambiamento sono talmente radicati che i politici svedesi possono fare quello che vogliono del proprio paese. E comunque vada la cosa non avrà nessun effetto su di loro. Löfvenha seguito la strada preparata da molti globalisti prima di lui, da Olof Palme a Fredrik Reinfeldt, che nel 2014 si esibì nel proclamare che “la Svezia appartiene agli immigrati, non agli svedesi”, e che i confini sono solo un’invenzione, nonostante rappresentasse un governo nazionale.

Reinfeldt è stato primo ministro in Svezia dal 2006 al 2014, ma andò in rovina, non ultimo a causa dell’aumento della tassazione, diretta ed indiretta, per sostenere lo stato sociale dopo l’invasione di massa. La politica svedese è divenuta così uniformemente socialista che, come descritto dalla giornalista politica Eva Cooper, “le alternative sono talmente simili che non si può più dire che i partiti sono vicini, bensì stanno proprio insieme”. Reinfeldt è stato intelligente: capì cosa aveva fatto contro la Svezia e si ritirò sia da primo ministro che da capo del partito, ed in seguito anche dalla scena politica. 

Gli elettori svedesi sono “punchdrunk”[suonati come un pugile]

Dopo sei anni con Löfvenin carica non sono più in condizione di discutere di qualsiasi cosa. Un gran numero di essi non ha nemmeno idea della condizione e dei problemi del proprio paese; da quando la stampa ha perso il potere di critica molti anni fa anch’essa è infatti parte della “generazione auto-odio”, e non può criticare apertamente questa politica autodistruttiva. Una stampa che non ha potere di critica non serve a nulla. E l’assenza di voci critiche ha permesso a Löfvendi mettere in atto ancora un’ulteriore esperimento sociale, questa volta sul modo di affrontare la crisi del coronavirus. L’azione lo ha reso assolutamente certo di non poter essere mai ritenuto responsabile, congedato, messo sotto processo e spedito in esilio su di un’isola deserta per aver dichiarato guerra alla propria nazione. La sua rielezione come primo ministro lo ha reso oltremodo audace ed invulnerabile. Inoltre è evidente che Löfven abbia una speciale capacità psicologica. Ciò che dice in un dato momento è per lui coerente con ciò che ha sempre detto, nonostante sia l’esatto contrario. È totalmente privo di autocritica e autocoscienza. 

Provvedimenti per la pandemia diversi dal resto d’Europa

Cosa vuole ottenere Löfvenda questo modello di intervento può trovare spiegazione in diverse teorie che spaziano dal desiderio di dimostrare che i provvedimenti presi in Europa sono esagerati, a quella di volersi liberare di malati ed anziani per alleggerire la tremenda crisi provocata dalla sua politica di accoglienza. È un politico che parla così pomposamente che non si trova sostanza in quello che dice. L’unica cosa certa è che sia in corso un nuovo esperimento in Svezia: ancora una volta le vite degli svedesi vengono giocate alla roulette e nessuno sa come andrà a finire, e ancora una volta la politica svedese è una minaccia per la vicina Norvegia. Ma secondo Löfven la Svezia non ha scelta. La Svezia non ha mai alternative. È davvero così? E quale sarà il prezzo stavolta?

Kent Andersen è un autore, scrittore e politico locale del partito Norvegese Fsp. È il principale contributore del sito d’informazione Document.no, sul quale pubblica regolarmente articoli d’ispirazione conservatrice ed è dichiaratamente critico nei confronti della politica scandinava in materia di immigrazione.

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Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da Swordfish. Il traduttore ha lavorato come impiegato pubblico in Italia e in Norvegia, con esperienza in campo legale, penale, e dell’immigrazione. Dal 2015 si è auto-confinato sul Mare del Nord per dedicarsi alla nautica, falegnameria, caccia e pesca.

 

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