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La Redazione

 

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Si, le bande di adescatori erano composte da pakistani

Come i media mentono sui peggiori scandali della storia britannica
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A cura di Markus
Il 5 Gennaio 2025
13754 Views

Keith Woods
keithwoods.pub

Lo scandalo delle “grooming gang” [bande di adescatori] nel Regno Unito è uno dei capitoli più oscuri della storia del Paese. Per anni, in tutto il Regno Unito migliaia di giovani ragazze bianche sono state abusate da bande di stupratori pedofili pakistani. I primi tentativi di portare alla luce la vicenda non erano andati a buon fine, poiché il regime britannico, a tutti i livelli, si era impegnato in un sistematico insabbiamento per nascondere gli abusi.

Negli ultimi giorni, l’attenzione si è nuovamente concentrata su questi episodi, con i dettagli abominevoli degli abusi subiti dalle giovani vittime bianche, archiviati nelle strazianti trascrizioni giudiziarie dei processi a carico dei loro abusatori, diffusi su X da un indignato Elon Musk.

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La copertura della natura razziale di questi crimini era stata duplice. In primo luogo, le autorità britanniche, compresi gli assistenti sociali e la polizia, avevano evitato di perseguire la questione perché temevano di infiammare le tensioni razziali se fosse venuto alla luce che le bande pakistane prendevano di mira ragazze bianche britanniche. In secondo luogo, quando lo scandalo era diventato di pubblico dominio, i media avevano cercato di minimizzare il fatto che la maggior parte degli stupratori erano pakistani, sostenendo che le bande di adescatori erano principalmente un fenomeno bianco.

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Nel 2020, i media del regime britannico avevano pubblicato una marea di articoli con questo messaggio: “La maggior parte delle bande di stupratori di minori è composta da uomini bianchi, secondo il rapporto del Ministero dell’Interno“, scriveva il Guardian.

I media dell’establishment erano improvvisamente diventati felici di discutere il fatto, ora che avevano un rapporto ufficiale del governo che dimostrava che i razzisti avevano mentito a tutti per tutto il tempo. Cosa diceva questo rapporto che metteva a tacere le affermazioni dei razzisti?

Una serie di casi di alto profilo – tra cui i reati commessi a Rotherham indagati dal professor Alexis Jay, il gruppo di Rochdale condannato a seguito dell’Operazione Span e le condanne a Telford – ha coinvolto principalmente uomini di etnia pakistana. Al di là di casi specifici di alto profilo, la letteratura accademica evidenzia limiti significativi su ciò che si può dire sui legami tra etnia e questa forma di reato. Le ricerche hanno riscontrato che i colpevoli del reato di sfruttamento sessuale minorile di gruppo (CSE) sono per lo più bianchi. Alcuni studi suggeriscono una sovrarappresentazione di trasgressori neri e asiatici rispetto ai dati demografici della popolazione nazionale. Tuttavia, non è possibile concludere che questo dato sia rappresentativo di tutti i reati CSE di gruppo.

Il rapporto dell’Home Office citava Berelowitz et al. (2012). Un’analisi di questo rapporto, intitolato The Office of the Children’s Commissioner’s Inquiry into Child Sexual Exploitation In Gangs and Groups, forniva i seguenti risultati sulla rappresentazione razziale:

Come già detto, i minori non sono sempre in grado di fornire resoconti accurati sull’etnia di tutti i loro abusanti. Dato che solo il 3% delle richieste di documentazione è stato in grado di fornire dati completi sugli autori di abusi e che il 68% delle richieste non ha fornito alcun dato sugli autori di abusi, il grafico sottostante deve essere considerato con cautela, poiché il quadro è incompleto. Sulla base delle richieste di documentazione, l’etnia degli autori identificati è stata riportata come segue: il 26% delle richieste ha fornito informazioni su un totale di 1514 autori, anche se per il 21% di questi casi l’etnia dell’autore non è stata fornita. Quando è stata fornita l’etnia degli autori, 545 sono stati registrati come “bianchi”, 415 sono stati registrati come “asiatici” e 244 sono stati registrati come “neri”.

In 415 su 1514 casi era stato possibile identificare l’etnia “asiatica” dei colpevoli, ovvero il 27,4%. Nel 2011, gli asiatici (compresi bangladesi, pakistani e indiani) erano il 6,8% della popolazione britannica. Ciò significa che gli asiatici erano sovrarappresentati di 4,03 volte.

I bianchi, con 545 su 1514 autori di reato, erano il 36%. Nel 2011, i bianchi erano l’86% della popolazione britannica, il che significa che erano sottorappresentati di un fattore 0,42. Ciò significa che anche nel rapporto citato dal Ministero dell’Interno, nello sfruttamento sessuale di gruppo dei minori gli asiatici erano circa 9,6 volte più rappresentati rispetto ai bianchi.

La percentuale del 27% per gli asiatici è simile a quella del 28% identificata da un rapporto sullo sfruttamento dei minori e la protezione online (CEOP) del 2011, che è l’altro studio principale citato nel rapporto del Ministero dell’Interno. Ma questo numero è in realtà molto più alto: il CEOP afferma che il 38% degli autori di reato nel suo campione non è stato identificato, mentre il 28% è asiatico. Ciò significa che il 45,161% degli autori identificati nel rapporto CEOP sono asiatici, una sovrarappresentazione astronomica.

Per quanto riguarda lo studio di Berelowitz, vale la pena di considerare che la suddivisione etnica era basata su un numero esiguo di casi; nella stragrande maggioranza degli eventi non era stato possibile identificare un’etnia. Dato che per un bambino identificare un nativo inglese come inglese sarebbe presumibilmente molto più facile che capire se qualcuno è africano, caraibico, mediorientale o asiatico, credo sia ragionevole supporre che i bianchi sono largamente sovrarappresentati nel numero identificato. Inoltre, come dimostrano gli scandali di Rotherham e di altre bande di adescatori, se l’autore del reato non è bianco, è più probabile che le autorità ne nascondano la razza, cosa che potrebbe avere un impatto anche su alcuni di questi dati. Pertanto, se disponessimo di dati indipendenti da una identificazione effettuta dalle vittime, è probabile che i bianchi non rappresentino nemmeno una pluralità di autori, nonostante all’epoca costituissero oltre l’86% della popolazione.

Quale messaggio ne hanno tratto i media? Che le bande di adescatori sono principalmente un fenomeno bianco.

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Ma anche questi numeri sono fuorvianti. Sebbene questi rapporti riguardino tutti i casi di “sfruttamento sessuale minorile di gruppo”, le bande di pedofili apparse in luoghi come Rotherham sono state qualcosa di unico per quanto riguarda la portata degli abusi e il numero delle vittime. I dati di cui sopra  riportano 1.415 casi, per lo più individuali, ma solo a Rotherham sono state abusate oltre 1.500 ragazze, una cifra che supera la maggior parte dei casi riportati nei rapporti del Ministero dell’Interno. A Telford almeno 1.000 ragazze sono state abusate da pakistani. A Oxford, Huddersfield, Aylesbury e Rochdale, gli autori degli abusi erano pakistani e le vittime bianche.

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Perché un rapporto del Ministero dell’Interno pubblicato nel 2020 aveva citato studi che utilizzavano dati dei primi anni 2000, quando la scoperta di queste bande di adescatori era avvenuta solo dopo il periodo studiato? Avrebbero potuto, ad esempio, citare uno studio del 2018 sullo sfruttamento sessuale di minori incentrato su un periodo più rilevante, che aveva stabilito che i colpevoli erano per l’84% “asiatici”. Questo corrisponde perfettamente a un rapporto di Quilliam che si era concentrato specificamente sul fenomeno delle grooming gang e che aveva rilevato che l’84% delle persone condannate per reati specifici di adescamento infantile di gruppo nel Regno Unito in un periodo successivo al 2005 erano “asiatiche”.

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Nel 2020, quando il Ministero dell’Interno aveva avuto a sua disposizione uno studio più rilevante sulle caratteristiche delle bande di adescatori, si era rifiutato di divulgarlo perché non lo aveva ritenuto di pubblico interesse.

Ovviamente, chi parla di “bande di adescatori” si riferisce al fenomeno specificamente pakistano/sud-asiatico di bande che prendono di mira ragazze britanniche vulnerabili per abusarne sistematicamente con droghe e alcol, stupri di gruppo e torture psicologiche. È una vera e propria disonestà sminuire questo chiaro schema indicando le statistiche sugli abusi sui minori in generale (dove i bianchi sono ancora enormemente sottorappresentati).

Un altro aspetto degli abusi che i media hanno fatto di tutto per coprire è l’odio razziale che motiva gli abusatori. Le vittime hanno riferito di essere state chiamate “troie bianche” e “puttane bianche” mentre venivano picchiate e violentate da uomini pakistani.

Il cosiddetto “Rapporto Casey” su Rotherham aveva rilevato che la maggior parte degli abusatori erano pakistani che sceglievano vittime bianche. Questo era “un dato di fatto” che il Consiglio di Rotherham aveva intenzionalmente evitato di divulgare perché esisteva “una questione razziale”.

Oltre alla sovrarappresentazione dei pakistani come abusatori, il loro numero assoluto rispetto alle dimensioni di queste comunità solleva dubbi sulla complicità delle comunità più grandi negli abusi. A Rotherham, ad esempio, solo circa 8.000 persone erano pakistane in una città dove 1.500 ragazze erano state sistematicamente abusate da pakistani. È difficile immaginare che non ci sia stata una complicità da parte di molti membri della comunità pakistana, membri che non hanno mai affrontato accuse penali. Non sorprende che i rapporti abbiano ripetutamente confermato che i leader della comunità pakistana facilitavano gli abusi. Parveen Qureshi, un’operatrice della comunità pakistana di Rotherham, aveva riferito alla BBC che “i leader musulmani erano pienamente consapevoli del problema ma non facevano nulla” e che “se ne discuteva sempre nella comunità”.

Nel 2014, la deputata Ann Cryer, una delle prime a denunciare le bande di stupratori nello Yorkshire, aveva raccontato al Guardian le sue frustrazioni quando aveva affrontato il problema cercando di coinvolgere i leader della comunità pakistana:

A Keighley, aveva cercato di convincere la comunità pakistana a schierarsi, dopo aver appreso che News of the World aveva offerto alle sette madri 1.000 sterline affinché raccontassero le loro storie. Aveva pensato: “Se questo accadesse, sapendo il modo in cui News of the World gestirebbe la cosa, provocherebbe il caos e rovinerebbe qualsiasi tipo di relazione razziale che abbiamo. Potrebbero verificarsi rivolte razziali e cose simili”.

Così aveva chiesto a un amico, un consigliere musulmano di origine pakistana, di rivolgersi agli anziani della moschea con una lista di 35 nomi e indirizzi dei presunti colpevoli. “Il consigliere aveva detto agli imam: ‘Ann Cryer vorrebbe che andaste da queste famiglie a spiegare che questo comportamento è totalmente anti-islamico’. Ma il risultato era stato che gli anziani avevano risposto: ‘Torna da Ann Cryer e dille che la cosa non ci riguarda.’”

Cosa spiega questa scioccante sovrarappresentazione di immigrati pakistani in questi crimini? In questo caso, il tentativo della sinistra di dare la colpa di tutti i problemi ai fattori socioeconomici si scontra con un muro. Questi uomini erano figli di immigrati, non avevano affrontato razzismo o persecuzioni nel Regno Unito, avevano vissuto con un’agiatezza superiore alla grande maggioranza dei loro parenti in Pakistan.

No, questo è un problema importato dal Pakistan, dove almeno 550.000 bambini vengono violentati ogni anno. Nel 2020, un rapporto aveva rilevato che il 17% di un campione di studenti pakistani era stato vittima di abusi sessuali infantili – il 72% aveva meno di 13 anni e l’80% dei casi era incestuoso. Uno studio condotto da un ministero governativo della vicina India aveva rilevato che il 53% dei 12.447 bambini intervistati aveva subito abusi sessuali.

Nel corso di questo dibattito, il popolare storico inglese Tom Holland ha ribadito la sua convinzione che fosse “un nobile obiettivo” per le autorità coprire le bande di adescatori, dato che veniva fatto con l’intenzione di preservare “buone relazioni razziali”; un microcosmo della mentalità contorta che ha permesso di nascondere per anni uno scandalo di abusi di queste dimensioni.

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I liberali amano parlare della “banalità del male” e raccontare storie morali di brave persone che fanno il male per servire l’ideologia o la pressione sociale. Questi racconti sono di solito una finzione. È difficile pensare a un esempio reale più inquietante di rispettabili intellettuali liberali come Holland che immolano decine di migliaia di ragazze inglesi sull’altare della diversità.

Keith Woods

Fonte: keithwoods.pub
Link: https://keithwoods.pub/p/grooming-gangs
02.01.2025
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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