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La Redazione

 

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Showbiz, politica e la “favola” di Oprah

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A cura di Davide
Il 9 Gennaio 2018
132 Views
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Mandatory Credit: Photo by Jordan Strauss/Invision/AP/REX/Shutterstock (9309598ed) Oprah Winfrey poses in the press room with the Cecil B. DeMille Award at the 75th annual Golden Globe Awards at the Beverly Hilton Hotel, in Beverly Hills, Calif 75th Annual Golden Globe Awards - Press Room, Beverly Hills, USA - 07 Jan 2018

DI JAMES HOWARD KUNSTLER

clusterfuck-nation.com

Sto sognando o Oprah Winfrey ha lanciato la sua campagna presidenziale ieri sera ai Golden Globe?

Beh, perchè no? A differenza del biondo, appollaiato nella sua solitaria camera dei tweet della Casa Bianca, gli americani di tutte le tendenze amano Oprah. A differenza del presidente, che ha raggiunto lo status di “stabile [per ora] genio” senza mai leggere un libro, lei mostra una vera curiosità per questo mondo esasperante ma sorprendente, e la voglia di averci a che fare. A differenza di Trump, protagonista di varie bancarotte, Oprah sembra in grado di gestire un impero commerciale.

Ammettiamolo: il Partito Democratico non ha altra figura seria in panchina. Tutti si fidano di Oprah, probabilmente anche più di Obama, con la sua ostinata fedeltà a Wall Street ed il suo 50% di maschio bianco. La Winfrey potrebbe essere l’ultima speranza dei Democratici prima di sparire nel mausoleo della storia politica, dove Whigs, Free Soilers ed Anti-Federalisti giacciono in decomposizione.

La politica in questa terra ha fallito nel suo sforzo di diventare uno show business, mentre lo show business ha avuto successo nel tentativo di sostituire la politica. Tutto ciò che Washington riesce a produrre di questi tempi è un susseguirsi di noiose ed irrisolvibili soap opera. Hollywood sta rappresentando un grande dramma morale di eroine e criminali, vittime ed oppressori, che si attengono alla trama archetipica della nostra vita: la ricerca di libertà, uguaglianza e decenza. Lo show business ama il sole del deserto; la politica è impantanata nella palude di Potomac. Oprah ha anche una miglior capigliatura rispetto all’attuale occupante del 1600 di Pennsylvania Avenue.

Lei stessa è un simbolo di quei temi sociali e politici di cui l’America non osa parlare: una persona di umili origini che è riuscita ampiamente nella vita americana, marchiando a fuoco la cultura di massa, una volta solida ma ormai sbiadita. In effetti, Oprah incarna probabilmente tutto ciò che rimane della cultura comune americana, e la massa la adora per questo. Sono rassicurati di sapere che esistono ancora delle cose che le accomunano.

Si muove in un campo in cui bianco e nero sono enfaticamente irrilevanti – il che è sicuramente un sollievo per la gente di buona volontà stufa di divisioni razziali. Sebbene abbia interpretato molti ruoli di mezzadra nei film, Oprah parla magnificamente in inglese e non si scusa per essersi allontanata dalla parlata del ghetto della sua ruvida infanzia. Potrebbe anche darsi che non scriva lei tutto il suo materiale – come il discorso ai Golden Globe di domenica, che potrebbe essere ricordato un po’ come l'”I Have a Dream” di MLK – ma sa trasmettere il messaggio con convinzione. E chi lo sa, magari ha veramente scritto tutto o parte di esso.

Potrebbe essere in grado di quadrare il cerchio del dilemma razziale bianco-nero, cosa che Obama non è riuscito a fare: vale a dire, ripristinando l’idea che abbiamo più in comune come compatrioti rispetto a quanto insinuano falsamente le barriere artificiali della cultura marxista; che il colore della pelle, l’origine etnica, il credo religioso ed il genere non definiscono ciò che possiamo essere nel mondo; e che forse sarebbe meglio mettere da parte queste cose e lavorare sodo per tirar fuori il meglio di noi stessi senza accampare scuse…

Questo paese sta morendo per fare le riforme. Oserei dire che questo vale per la grande maggioranza, sia per i poveri dei flyover states imbrogliati da Trump, sia per gli hipsters delle metropoli che stanno entrando nei loro anni di potere ora che l’America non è più quella di una volta; e forse anche per alcuni colletti bianchi che ancora hanno laceri ricordi di educazione civica al liceo.

Non sto candidando Oprah a presidente, dico solo che qualcuno lo farà.

Il paese affronta enormi problemi e difficoltà, e la soap-opera di un uomo solo al comando non fa altro che risucchiare tutto l’ossigeno fuori dalla stanza, facendo soffocare tutti gli altri.

 

James Howard Kunstler

Fonte: http://kunstler.com

Link: http://kunstler.com/clusterfuck-nation/fairy-tale/

8.01.2018

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di di HMG

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