La redazione non esercita un filtro sui commenti dei lettori, a meno di segnalazioni riguardo contenuti che violino le regole.

Precisa che gli unici proprietari e responsabili dei commenti sono gli autori degli stessi e che in nessun caso comedonchisciotte.org potrà essere considerato responsabile per commenti lesivi dei diritti di terzi.

La redazione informa che verranno immediatamente rimossi:

Messaggi che entrano automaticamente in coda di moderazione per essere approvati prima di pubblicarli o vengono sospesi dopo la pubblicazione:

Nota: se un commento entra in coda di moderazione (e quindi non appare immediatamente sul sito), è inutile e dannoso inviare di nuovo lo stesso commento, magari modificando qualcosa, perché, in questo caso, il sistema classifica l’utente come spammer e non mostra più nessun commento di quell’utente.
Quindi, cosa si deve fare quando un commento entra in coda di moderazione? bisogna solo aspettare che un moderatore veda il commento e lo approvi, non ci sono altre operazioni da fare, se non attendere.

Per qualsiasi informazione o comunicazione in merito, scrivere alla redazione dal modulo nella pagina dei Contatti

Una persona può avere un solo account utente registrato nel sito.

Commentare con utenti diversi è una pratica da trolls e vengono immediatamente bannati tutti gli utenti afferenti ad un’unica entità, senza preavviso.

SANZIONI IN CASO DI VIOLAZIONE DEL REGOLAMENTO STABILITE DALLA REDAZIONE CDC:

1) Primo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e cancellazione del commento.

2) Secondo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e conseguente ammonizione: l’account del commentatore verrà sospeso temporaneamente per 72 ore previo avviso individuale

3) Terzo avviso da parte del moderatore (in rappresentanza della redazione) e conseguente blocco dell’account con l’impossibilità permanente di accedere al portale web

Consigliamo caldamente di leggere anche la pagina delle F.A.Q. le domande frequenti e la nostra Netiquette

La Redazione

 

1 / 140 Pagine

I piu' letti degli ultimi 7 giorni

I piu' letti degli ultimi 30 giorni

Serbia, Slovacchia e Georgia: elezioni vs piazza – Democrazia 2.0

Le proteste popolari in Serbia, Slovacchia e Georgia e gli interrogativi che suscitano: vincere le elezioni ormai sembra non bastare più per stare al governo.
blank
A cura di Franco Ferre
Il 2 Febbraio 2025
8410 Views
8410 Views
blank

This aerial photograph shows demonstrators and students as they gather in front of Serbia's Constitutional Court building during a protest to demand accountability for the Novi Sad railway station tragedy, in Belgrade, on January 12, 2025. Thousands of Serbians protested in the capital Belgrade on January 12, 2025, against corruption and demanding justice for those killed in a train station roof collapse. The demonstrations have been ongoing for two months since a roof in a train station in the northern city of Novi Sad, which had recently undergone restoration work, collapsed on November 1, 2024, and killed 15 people. (Photo by TADIJA ANASTASIJEVIC / AFP)

Di Franco Ferrè per ComeDonChisciotte.org

Le proteste popolari in Serbia, Slovacchia e Georgia degli ultimi mesi e le conseguenze che stanno provocando sui rispettivi governi (dimissioni in Serbia, forti pressioni in Slovacchia e Georgia) suscitano interrogativi rilevanti: vincere le elezioni, come accaduto in tutti e tre i casi, anche nettamente sembra non bastare più per stare al governo, soprattutto se il governo assume posizioni che si discostano da una sorta di “sentiero segnato”, che prevede come dogmi indiscutibili l’adesione acritica alla linea politica stabilita in sede NATO e UE (ma decisa, come tutti ben sanno, altrove), perfino quando, come in due dei tre casi citati, i paesi in questione non sono aderenti a nessuna delle due. Se i governi eletti si discostano dalla Strada Maestra, o non cercano in modo sufficientemente deciso di seguirla, ecco che compaiono manifestazioni di piazza, proteste, tumulti che chiedono di toglierli di mezzo. Certo, nessuna delle compagini governative di questi paesi è composta da stinchi di santo, e i pretesti che, di volta in volta, vengono adottati per scendere in piazza possono senza dubbio avere anche un certo fondamento (si veda ad es. QUI sulla Serbia), ma – alla luce delle ampie e capillari attività delle così dette “ONG” straniere in questi paesi (dove la “N” è ormai poco più che una foglia di fico) – resta il dubbio che di “spontaneo” ci sia solo la buona fede di parte dei partecipanti, per lo più giovani, che è facile immaginare come preda di narrazioni ben costruite sull’occidente e sull’Europa che ben poco hanno a che fare con la realtà (escludendo parzialmente il caso della Serbia, dove nessuna bandiera UE ha fatto capolino nelle piazze). Viene il dubbio, corroborato anche dai casi come quello della Romania, che ormai stia prendendo corpo una nuova forma di Democrazia 2.0 dove anche le apparenze ormai vengono meno, e non siano più tollerate situazioni dove il “popolo” esprima indirizzi diversi da quelli stabiliti altrove, “al riparo dal processo elettorale” (cit. Mario Monti). L’articolo di “InsideOver” che si riporta qui sotto analizza in modo dettagliato la situazione nei tre paesi e fornisce un quadro completo dei principali aspetti di cui tenere conto. (FF)

LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE QUI

Dalla Serbia alla Slovacchia, cosa c’è dietro le proteste

Georgia, Slovacchia, Serbia: tre Paesi con contesti diversi, i cui Governi vengono spesso etichettati, non sempre in modo accurato, come “filo-russi”. Eppure, nelle ultime settimane, condividono un elemento comune: un’ondata di proteste contro le rispettive leadership e le accuse di “ingerenze straniere” verso le Ong occidentali che soffierebbero sul fuoco del malcontento per aizzare nuove “Rivoluzioni colorate” stile EuroMaidan.

Il 27 gennaio, gli studenti delle Università di Belgrado, in Serbia, hanno bloccato per 24 ore il nodo stradale di Autokomanda, portando con sé tende, cibo e cartelli. A sostenerli sono arrivati anche agricoltori e motociclisti, preoccupati per i precedenti tentativi di automobilisti di forzare i blocchi studenteschi. Da oltre due mesi, gli studenti hanno paralizzato le università serbe per denunciare la corruzione del Governo, ritenuta responsabile, al loro dire, del crollo di una copertura alla stazione ferroviaria di Novi Sad il 1° novembre 2024, che ha causato 15 morti. Le manifestazioni si susseguono quotidianamente e hanno raccolto decine di migliaia di sostenitori, con proteste anche nelle comunità serbe all’estero. Il 17 gennaio, oltre 50.000 persone si sono radunate davanti alla sede della TV pubblica RTS, accusandola di faziosità filogovernativa. In segno di solidarietà, alcuni dipendenti dell’emittente hanno esposto uno striscione a favore degli studenti.

La mobilitazione ha coinvolto anche scuole e imprese: il 68% delle scuole superiori e il 48% delle scuole primarie hanno sospeso le lezioni il 24 gennaio, mentre più di 200 aziende, tra cui Cineplex e Laguna Bookstore, hanno chiuso. Anche teatri, musei e locali notturni hanno aderito, privando i giovani di alternative per la serata e amplificando il messaggio di protesta.

La pressione della piazza ha portato alle dimissioni del primo ministro serbo Milos Vucevic, che ha annunciato la sua decisione per “evitare di complicare ulteriormente la situazione” e per “non alimentare ulteriormente le tensioni nella società”. La sua uscita di scena segue settimane di proteste e la crescente richiesta di responsabilità per il disastro di Novi Sad. Più di una dozzina di persone sono state incriminate per il crollo, tra cui l’ex ministro dei Trasporti Goran Vesic, che si era dimesso pochi giorni dopo la tragedia. Il presidente Aleksandar Vučić, in un discorso televisivo, ha dichiarato che deciderà entro dieci giorni se indire elezioni parlamentari anticipate o formare un nuovo Governo.

blank

Proteste studentesche a Belgrado, gennaio 2025 (foto D. Nenadić) in https://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/Serbia-l-UE-e-la-responsabilita-di-sostenere-le-proteste-degli-studenti-235879

Accuse di ingerenze

Gli studenti chiedono giustizia per le vittime di Novi Sad, la pubblicazione di documenti riservati sull’incidente e il perseguimento dei responsabili, ma la loro battaglia si allarga alla denuncia della “corruzione” e del” clientelismo” nel Governo serbo. Vučić ha reagito definendo le proteste un tentativo occidentale di fomentare una “rivoluzione colorata” in Serbia, paragonandole agli eventi di Maidan in Ucraina nel 2014.

A conferma di questa linea, il Governo ha avviato la sua guerra contro le Ong straniere: tra il 21 e il 22 gennaio14 attivisti stranieri provenienti da UE e Balcani occidentali sono stati interrogati dalla polizia e espulsi con l’accusa di essere un “rischio per la sicurezza nazionale”. Tra di loro vi erano partecipanti a una conferenza accademica organizzata da NGO Academy, sostenuta dall’ERSTE Foundation e dall’Università di Vienna.

Vučić viene spesso dipinto dalla stampa occidentale come un alleato del leader russo Vladimir Putin. Non è così. La Serbia, infatti, ha cercato sin qui di mantenere un equilibrio tra l’integrazione europea e i legami storici con Mosca, sviluppando una partnership strategica con la Russia, specialmente in settori come l’energia, la difesa e gli investimenti economici ma mantenendo una politica estera bilanciata, evitando di allinearsi completamente a ciò che sostiene il Cremlino.

Giovani divisi

I giovani sono divisi: Demostat ha pubblicato nel 2021 un’analisi che evidenziava come i giovani serbi siano divisi tra chi guarda all’Europa come modello e chi mantiene un forte attaccamento all’identità nazionale e ai legami con la Russia, mentre un sondaggio del Belgrade Centre for Security Policy (BCSP) del 2020 rilevava che molti giovani serbi sono critici verso la classe politica e desiderano maggiore trasparenza e riforme.

Le proteste in Serbia ricordano, per dinamiche e impatto, la rivolta scoppiata in Tunisia nel 2010, innescata da un evento all’apparenza minore ma con conseguenze epocali. Il 17 dicembre di quell’anno, Mohamed Bouazizi, un giovane venditore ambulante, si diede fuoco dopo essere stato maltrattato dalla polizia e ignorato dalle autorità locali. Il suo gesto disperato scatenò un’ondata di rabbia che portò alla caduta del regime tunisino, dimostrando come un singolo episodio possa trasformarsi in una rivoluzione contro un sistema “corrotto” e oppressivo.

Anche in Slovacchia, decine di migliaia di persone sono scese in strada per protestare contro la politica del premier Robert Fico. Venerdì A Bratislava, i manifestanti hanno scandito slogan contro il primo ministro Robert Fico. Durante la protesta, gli organizzatori hanno chiesto per la prima volta ufficialmente le sue dimissioni.

Le manifestazioni sotto il nome di “Slovensko je Európa” (La Slovacchia è Europa) sono iniziate dopo l’incontro di dicembre tra Fico e il presidente russo Vladimir Putin e a seguito delle dichiarazioni di Tibor Gašpar, vicepresidente del Parlamento e membro del partito di Fico (Smer-SD), che ha aperto alla possibilità di un futuro ritiro della Slovacchia dall’Unione Europea.

“Smer non ha come obiettivo prioritario l’uscita dall’UE o dalla NATO. Tuttavia, entrambe le organizzazioni stanno cambiando nel tempo e dobbiamo tenere aperta la possibilità di considerare anche soluzioni radicali, se necessario”, ha affermato Gašpar in un’intervista alla televisione pubblica STVR. Queste dichiarazioni hanno scatenato forti reazioni politiche. Il partito Hlas-SD, partner di governo, ha respinto categoricamente qualsiasi discussione su un possibile addio all’UE o alla NATO.

Tensioni sull’orientamento del Paese

“Hlas sostiene una politica estera sovrana, con gli interessi della Slovacchia al primo posto, ma esclude qualsiasi ipotesi di uscita dall’Unione Europea o dalla NATO”, si legge in un comunicato del partito. Anche il presidente della Repubblica, Peter Pellegrini, ha ribadito l’impegno della Slovacchia nelle alleanze occidentali, citando il memorandum firmato nel settembre scorso dai tre principali rappresentanti istituzionali.

Scintille con Zelensky per il gas

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha criticato il primo ministro slovacco Robert Fico, accusandolo di preferire la Russia agli Stati Uniti e ad altri partner occidentali per l’approvvigionamento energetico.

Dal canto suo, Fico ha dichiarato che la Slovacchia intende continuare ad acquistare gas russo e ha chiesto all’Ucraina di garantirne il transito attraverso il suo territorio. Il premier slovacco ha inoltre minacciato di bloccare il sostegno finanziario dell’UE a Kiev, ribadendo la sua posizione critica nei confronti dell’Ucraina. Ha definito il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj un “nemico”, accusandolo di usare l’ipotesi di un transito del gas dall’Azerbaigian come un pretesto per evitare ritorsioni.

Dal 1° gennaio, l’Ucraina ha interrotto il transito del gas russo attraverso i gasdotti sovietici, dopo aver rifiutato di rinnovare l’accordo con Gazprom, in vigore da decenni. La Slovacchia, fortemente dipendente dal gas russo a basso costo, ha cercato per mesi di convincere Kiev a prorogare l’intesa, avvertendo che il mancato rinnovo avrebbe provocato un aumento dei prezzi dell’energia sia a livello nazionale che nell’UE.

Le accuse alle Ong

Fico ha denunciato un presunto tentativo orchestrato di destabilizzazione del governo, accusando ONG vicine all’opposizione di pianificare una sorta di “Maidan slovacco” con il sostegno di forze straniere.

blank

Proteste pro-Ue e Ucraina in Slovacchia (ANSA-EPA 2025) foto in https://www.ilsussidiario.net/news/slovacchia-fico-ucraina-organizza-caos-proteste-non-lasceremo-lue-ma-nessuno-imponga-agenda-governo/2794763/

Durante una conferenza stampa di mercoledì, Fico ha citato un rapporto dei servizi segreti slovacchi (SIS), che indicherebbe la presenza di esperti in Slovacchia coinvolti in proteste in Georgia e in Ucraina. Ha anche suggerito che il finanziamento provenga dagli Stati Uniti. “Potete ridere quanto volete, ma è la verità”, ha dichiarato il premier.

Le ONG che stanno organizzando le proteste hanno confermato l’esistenza di un’email strategica per le manifestazioni, redatta con l’aiuto di ChatGPT, che menziona tra le opzioni la non-violenta occupazione di edifici pubblici. Tibor Gašpar, ex capo della polizia e ora vicepresidente del Parlamento per il partito di Fico (Smer-SD), ha avvertito che la situazione potrebbe degenerare con un evento scatenante, simile a quanto avvenuto nel 2018, dopo l’omicidio del giornalista Ján Kuciak. Secondo Fico, uno scenario del genere potrebbe coinvolgere scontri tra manifestanti e forze di sicurezza, soprattutto in caso di occupazione di edifici governativi.

Non è un mistero che vi siano numerosi ONG filo-occidentali e direttamente sovvenzionate dal Dipartimento di Stato e dall’USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale) in Slovacchia. Nel 2022, il precedente governo filo-Ue, tramite l’allora ministro degli Affari Esteri ed Europei della Slovacchia, Ivan Korčok, e l’amministratrice dell’USAIDSamantha Powerfirmarono firmato un Memorandum d’Intesa per la cooperazione allo sviluppo tra Slovacchia e Stati Uniti.

La Slovacchia aveva già firmato un primo memorandum con gli USA nel 2018, diventando il primo paese dell’Europa centrale e sudorientale.

Il ruolo dell’occidente nelle proteste in Georgia

In Georgia, il ruolo delle ONG è stato centrale nel corso delle proteste del 2024. Secondo recenti stime, quasi il 90% delle ONG in Georgia è finanziato dall’estero, senza ricevere alcun sostegno economico a livello nazionale, secondo quanto riportato da The Nation. Con le prospettive elettorali dell’United National Movement (UNM) in calo, la società civile e la rete di circa 10.000 ONG sono diventate i centri di opposizione de facto. A differenza del settore non profit negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa, che si basa su filantropia domestica e volontari, il sistema georgiano dipende quasi esclusivamente da fondi stranieri.

Dal 15 aprile 2024, decine di migliaia di manifestanti, per lo più giovani, hanno paralizzato la capitale della Georgia, Tbilisi, per protestare contro quello che definiscono un allontanamento del governo dall’Unione Europea. Oltre l’80% dei georgiani sostiene l’integrazione con l’UE, e il disegno di legge che ha scatenato le proteste è stato visto come un ostacolo a questo percorso.

La legge contestata impone alle ONG e ai gruppi della società civile che ricevono più del 20% dei finanziamenti dall’estero di registrarsi come “organizzazioni al servizio di una potenza straniera”. Nonostante le pressioni, il 14 maggio il parlamento georgiano ha approvato la legge con 84 voti a favore e 30 contrari, portando a un’escalation delle proteste. L’allora presidente della Georgia, Salome Zourabichvili, ha posto il veto alla legge, ma il partito di governo ha la maggioranza per superarlo.

Le manifestazioni sono cresciute, con richieste sempre più esplicite di dimissioni del governo e riferimenti alle rivoluzioni popolari in Ucraina e Georgia nei primi anni 2000. Politici stranieri, tra cui ministri degli Esteri baltici e il presidente della commissione esteri del parlamento tedesco, hanno partecipato alle proteste.

Alla fine del 2024, Mikheil Kavelashvili, ex calciatore, ha prestato giuramento come nuovo capo di Stato, mentre migliaia di manifestanti hanno continuato a protestare per il 32° giorno consecutivo contro di lui e il governo di Georgian Dream. L’ex presidente Salomé Zourabichvili (*), il cui mandato è scaduto ieri, ha lasciato la residenza presidenziale ma non riconosce la legittimità del suo successore. Nel suo discorso inaugurale, Kavelashvili ha dichiarato di voler essere “il presidente di tutti, indipendentemente dalle opinioni su di me”, invitando il paese a unirsi attorno a valori comuni. Ha anche sottolineato l’importanza di tradizioni, identità nazionale, famiglia e fede.

blank

Il giuramento del nuovo presidente Georgiano Kavelashvili

A riprova dell’attività straniera nel Paese, all’inizio del mese, la Georgia ha deciso di espellere 25 cittadini stranieri arrestati durante le proteste scoppiate il 28 novembre 2024, dopo la sospensione dei negoziati per l’adesione all’Unione Europea.

In un contesto geopolitico sempre più complesse, le proteste in Georgia, Slovacchia e Serbia evidenziano non solo profonde divisioni interne, ma anche il ruolo sempre più rilevante delle ingerenze straniere e della cosiddetta “società civile” nel plasmare gli equilibri di potere, ponendo interrogativi sul futuro questi Paesi sospesi tra Oriente e Occidente.

Di Roberto Vivaldelli, InsideOver

Fonte: https://it.insideover.com/politica/dalla-serbia-alla-slovacchia-cosa-ce-dietro-le-proteste.html

NOTE
(*) Per la cronaca, l’ex presidente Georgiano, appena lasciato il potere, è stata subito assunta da un’importante Think-Tank statunitense di ispirazione Neocon. Pensare male è peccato, si sa, ma il più delle volte ci si azzecca, diceva quel tale un po’ curvo che ne sapeva di politica… 
ISCRIVETEVI AI NOSTRI CANALI
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@ComeDonChisciotte2003
CANALE RUMBLE: https://rumble.com/user/comedonchisciotte
CANALE ODYSEE: https://odysee.com/@ComeDonChisciotte2003

CANALI UFFICIALI TELEGRAM:
Principale - https://t.me/comedonchisciotteorg
Notizie - https://t.me/comedonchisciotte_notizie
Salute - https://t.me/CDCPiuSalute
Video - https://t.me/comedonchisciotte_video

CANALE UFFICIALE WHATSAPP:
Principale - ComeDonChisciotte.org

Aspirante ex-bancario, milanese, inutilmente laureato in economia, ristudio tutto da capo da una decina d'anni.
Notifica di
0 Commenti
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments

FORUM DEI LETTORI

RSS Come Don Chisciotte Forum – Argomenti recenti



blank