Undici morti e decine di feriti: questo il computo dell’attacco nella metro di San Pietroburgo. Gli analisti occidentali ne danno la colpa o a terroristi ceceni o a gruppi affiliati ai guerriglieri siriani.
Si sta cercando di sminuire la portata degli attacchi e di sfruttarli politicamente contro Mosca. Un pezzo sul Sydney Morning Herald (“Fears of a Putin crackdown after terror attack on St Petersburg metro” ) prova a ipotizzare:
Ma quindi di chi è la colpa? Nessuno lo ha detto chiaramente. Frank Gardner della BBC dice che i sospetti vanno su nazionalisti ceceni o su un gruppo emulatore dell’IS, che vuole vendetta per gli attacchi aerei di Putin in Siria. O forse entrambi.
Putin in passato ha fatto tacere le proteste civili con il pretesto della sicurezza: lo farà anche stavolta, e funzionerà?
Almeno un commentatore pro-Cremlino ha collegato l’attentato alle recenti manifestazioni organizzate dall’avversario politico di Putin.
Le manifestazioni ed i gruppi terroristici coinvolti hanno un denominatore comune – entrambi sono promossi dalle élite americano-europee, con il secondo gruppo che riceve anche un significativo sostegno materiale da Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti.
Sono decenni che vengono foraggiati finte ONG e gruppi armati per cercare di strappare la Cecenia a Mosca.
Oltre la Cecenia, la DIA (Defense Intelligence Agency) statunitense, in una nota del 2012 (PDF), ha ammesso che:
Se la situazione precipita, potrebbe nascere un principato salafita nella parte est della Siria (Hasaka e Der Zor): questo è proprio ciò che vogliono i sostenitori dell’opposizione per isolare il regime siriano, considerato come un’appendice del regno sciita (Iraq e Iran).
Il memo DIA spiega poi esattamente chi siano questi sostenitori del “principato salafita” (e chi i suoi veri nemici):
L’Occidente, i Paesi del Golfo e la Turchia sostengono l’opposizione; Russia, Cina ed Iran sostengono il regime.
In sostanza, il “principato salafita” (leggi “stato islamico”) è stata una creazione degli Stati Uniti per effettuare un regime change in Siria. L’attuale sedicente “Stato Islamico” si trova proprio in Siria orientale. Il suo evidente ruolo è minacciare Damasco ed impedirne la pace.
Il fatto che la Turchia, che è nella NATO, funga da centro di supporto non solo per l’IS ma anche per Al Nusra (costola regionale di Al Qaeda) fa supporre non solo un loro coinvolgimento nei fatti di San Pietroburgo, ma anche quello dell’Occidente e dei suoi alleati.
Che gli Stati Uniti siano o meno direttamente coinvolti non è rilevante. Senza l’aiuto dato a questi gruppi da Washington e relativi alleati, un tale caos globale non sarebbe possibile. Gli attacchi politici alla Russia ora si sono forse trasformati in attacchi terroristici.
Come dice un report del 2009 di Brookings Institution, per minare un paese è essenziale fomentarne i movimenti di piazza.
Nel documento si spiega bene cosa fare per rovesciare il governo iraniano:
Se si riuscisse a scatenare una rivolta contro il regime clericale, bisognerebbe poi appoggiarlo militarmente: il che vuol dire che una rivoluzione colorata potrebbe non essere la scelta giusta. Il regime iraniano potrebbe non arrendersi ma invece lottare strenuamente. O si scongiura un intervento militare di Teheran oppure Washington deve intervenire in prima persona.
Il documento inoltre suggerisce di finanziare eventualmente anche gruppi terroristici, tipo i Mujahedin:
Gli Stati Uniti potrebbero collaborare con gruppi come il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (NCRI), che ha sede in Iraq, e la sua ala militare, i Mujahedin-e Khalq (MEK), aiutando le migliaia di suoi membri che, sotto il regime di Saddam Hussein, hanno condotto guerriglie ed operazioni terroristiche contro il regime dei mullah.
Il documento dice anche che:
Il MEK rimane nella lista di Washington delle organizzazioni terroristiche straniere. Nel 1970, il gruppo uccise tre ufficiali degli Stati Uniti e tre contractors civili in Iran. Durante la crisi degli ostaggi del 1979-1980, il gruppo appoggiò la decisione di prendere ostaggi americani. Infine, Elaine Sciolino ha riferito che mentre i leader dei gruppi hanno condannato pubblicamente l’11/9, all’interno lo si è festeggiato.
Nel 1981, il MEK ha bombardato il quartier generale del Partito della Repubblica Islamica, l’allora principale organizzazione politica della leadership clericale, uccidendo circa 70 alti funzionari. Tra il 1998 e il 2001, ha rivendicato una dozzina di omicidi contro obiettivi civili e militari iraniani. Per collaborarci, Washington dovrebbe almeno rimuoverlo dalla lista delle organizzazioni terroristiche straniere.
Se dunque il potere americano ha finanziato gruppi terroristici all’estero ma anche nei propri confini, perché non dovrebbe fare lo stesso con la Russia?
L’America fa solo finta di combattere l’IS in Siria, in realtà non ne attacca i suoi palesi finanziatori. I fatti di San Pietroburgo potrebbe essere solo l’ultimo di una lunga serie di attentati orchestrati a fini geopolitici.
Avendo fallito in Siria e non avendo alcuna leva al tavolo dei negoziati, gli U.S.A. vogliono far vedere a Mosca che possono ancora crearle del caos, sia in Russia che nei paesi a lei alleati.