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La Redazione

 

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Sarà davvero un disastro la Brexit per gli inglesi ?

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A cura di Davide
Il 30 Marzo 2017
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Britain's Prime Minister Theresa May signs the official letter to European Council President Donald Tusk, in 10 Downing Street, London, Tuesday March 28, 2017, invoking Article 50 of the bloc's key treaty, the formal start of exit negotiations. Britons voted in June to leave the bloc after four decades of membership. (Christopher Furlong/Pool Photo via AP)

DI DANIEL SHELTER

think-beyondtheobvious.com

Oggi la signora May potrebbe annunciare ufficialmente la Brexit e dare il via al processo di divorzio dalla UE. Un disastro per la Gran Bretagna, secondo i funzionari di Bruxelles, Berlino e Parigi. È veramente così?

Raramente c’è stato un consenso così ampio: gli elettori britannici hanno fatto un errore enorme a votare la Brexit. Il paese soffrirà per i decenni a venire e si pentirà molto per la decisione, mentre l’UE e la zona euro continueranno a generare prosperità e pace nel continente. Questo punto di vista è predominante nei media dell’Europa continentale ed è il messaggio chiave della sua classe politica, il cui maggior timore è che altri paesi possano seguire l’esempio britannico. Pertanto i costi per la Brexit devono essere alti e penalizzanti.

Quando c’è ampio consenso vale la pena analizzarlo. Può essere che i britannici finiscano molto meglio di quanto pensiamo? Eccone 10 ragioni:

1. Nessuna recessione. Secondo gli esperti di FMI e Banca d’Inghilterra, la Gran Bretagna sarebbe dovuta già essere in profonda recessione. In caso di voto per la Brexit, prospettavano un crollo del mercato immobiliare, un calo dei consumi ed un collasso delle attività economiche. In realtà l’economia è cresciuta più velocemente di prima. Se gli esperti non riescono a prevedere gli effetti a breve termine, come possono azzeccarci nel medio-lungo?

2. Shock benefico. Il forte calo della sterlina ha contribuito a questo risultato positivo. Questo ha l’effetto di sostenere le esportazioni ed ostacolare le importazioni, riequilibrando quindi l’economia britannica, che prima aveva un deficit commerciale del 5% del PIL. Come dimostrano i paesi in crisi della zona euro, tali deficit non sono sostenibili. Il voto per la Brexit ha inoltre avviato un processo di modernizzazione dell’economia britannica proprio al momento giusto. Tasse più basse, più investimenti e una re-industrializzazione del paese può porre le basi per una maggiore crescita in futuro.

3. Demografia. Entro il 2050 la Gran Bretagna sarà il paese più popolato d’Europa. Nel frattempo, la popolazione e soprattutto la forza lavoro nella maggior parte dei paesi europei si ridurrà a gran velocità. Dato che la crescita economica dipende principalmente dal tasso di crescita della forza lavoro e dalla sua produttività, questa è una buona notizia per la Gran Bretagna.

4. Attrattiva per immigrati qualificati. La crescita della popolazione è legata all’immigrazione ed i Brexiteers hanno fatto campagna principalmente su questo tema. Ma contrariamente a quanto si crede, non sono necessariamente anti-immigrazione, piuttosto vogliono introdurre un sistema simile al Canada per attirare i migranti qualificati. Questo diventerà un importante fattore competitivo se confrontato con l’UE, che non ha tale sistema ed attrae immigrati che si attaccano al welfare state. Non solo la Gran Bretagna avrà meno problemi con l’integrazione, ma anche attrarrà di più grazie ad una tassazione inferiore.

5. Importanti università. Oltre alle famose scuole private, il Regno Unito ha 8 delle migliori 100 università del mondo. L’Unione Europea (senza GB) dispone di 17 università in questo elenco, 4 delle quali tedesche. Università di livello mondiale continueranno ad attrarre gli studenti più qualificati provenienti da tutto il mondo e la Gran Bretagna potrebbe far leva come gli Stati Uniti su questo talento per promuovere la propria crescita economica.

6. Tradizione di libero mercato. Uno studio condotto da JP Morgan ha mostrato già prima del voto che l’economia britannica non ha molto in comune con quelle di Francia, Italia, Spagna e Portogallo. È più in linea con Germania, Paesi Bassi, Svezia ed Irlanda. Di conseguenza, gli autori hanno concluso che la Gran Bretagna starebbe meglio al di fuori dell’UE, in quanto non avrebbe più bisogno di sovvenzionare le economie più deboli. Inoltre gli inglesi hanno tradizionalmente un atteggiamento favorevole al libero mercato, il che renderebbe il paese sempre più attraente rispetto ad una UE dominata da forze socialiste, redistributive ed anti-mercato.

7. Centro finanziario. Quali che siano le speranze di Francoforte e Parigi, Londra resterà il centro finanziario globale. La competenza non si allontanerà e a parte un paio di uffici di rappresentanza per soddisfare la burocrazia UE, non dovrebbe essere previsto molto di più. Al contrario, un centro finanziario con una lunga tradizione, la propria moneta e liberato dalla burocrazia europea potrebbe trasformarsi nella Svizzera del 21° secolo. Un fiume di denaro in fuga dalla zona euro nei prossimi anni non può essere esclusa.

8. Rinascita del Commonwealth. I critici della Brexit ridicolizzano chi sogna un ritorno all’ordine del Commonwealth, ed è giusto così. Dall’altro lato però, data anche la nuova amministrazione americana, non è fuori di questo mondo immaginare un’area commerciale anglosassone che includa, oltre a Stati Uniti e Regno Unito, anche Australia, Nuova Zelanda e Canada. Anche i paesi scandinavi potrebbero essere tentati di unirsi al club, soprattutto se l’UE e la zona euro continueranno sull’attuale traiettoria.

9. Continua recessione nella zona euro. L’Europa sembra dirigersi verso un 2017 stabile. Tuttavia i difetti fondamentali della zona euro, in particolare i livelli di debito insostenibili, un sistema bancario in bancarotta e le competitività divergenti restano irrisolti – dopo otto anni dall’inizio della crisi! Aggiungendo a questo il completo fallimento della UE nell’affrontare la questione immigrazione, è facile concepire un’Europa continentale sul percorso di un altro decennio buttato, con una significativa pressione politica montante. Questo renderà la Gran Bretagna ancor più attraente per chi ha talento e spirito imprenditoriale.

Naturalmente l’economia britannica ha i propri problemi, in particolare l’enorme deficit commerciale, la dipendenza dal settore finanziario e la scarsa capacità di educare ampli gruppi di popolazione. Sulla parete della stanza da guerra del Consiglio europeo è appeso un cartone animato basato sul personaggio belga Tintin. Esso mostra una piccola barca in acque mosse su cui il capitano sta sparando le fiamme. Titolo: Tintin ed il piano Brexit. Il messaggio è chiaro: gli inglesi hanno appena affondato la propria barca.

Un’altra potrebbe essere una migliore analogia: la grande nave da crociera europea ha un timone rotto ed un equipaggio in ammutinamento. Una piccola barca con buoni marinai sta fuoriuscendo la scena mentre i tedeschi guardano dalla sala macchine con gli occhi tristi.

Al netto di tutto, quando mai negli ultimi decenni gli inglesi hanno davvero fatto errori strategici?

Se mi dite di scommettere su chi tra Unione Europea e britannici riuscirà a risolvere i propri problemi, io dico i secondi.

 

Fonte: www.zerohedge.com

Link: http://www.zerohedge.com/news/2017-03-29/after-brexit-9-reasons-be-bullish-great-britain

29.03.2017

Traduzione per www.comedonchisciotte,org a c ura  di HMG

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