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La Redazione

 

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SALVIAMO GERUSALEMME DAL MURO DI APARTHEID E DALLA PULIZIA ETNICA

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A cura di God
Il 10 Giugno 2006
79 Views

blankA cura della Campagna popolare palestinese contro il muro di separazione – Stop the wall

Il nuovo dettagliato bolettino informativo su Gerusalemme dimostra il drammatico processo di giudeizzazione che sta subendo la città. A partire dal ruolo storico, culturale e spirituale che la capitale palestinese ha giocato da prima della Nakba (1948) ad oggi, questa risorsa per gli attivisti traccia una cronologia della distruzione dei villaggi e delle comunità palestinesi e della continua colonizzazione sionista. La dettagliata documentazione rivela il muro di apartheid come il passo finale verso la pulizia etnica della capitale palestinese – un patrimonio del mondo quanto a diversità religiosa e culturale, sull’orlo della distruzione.Snodandosi tutt’intorno alle comunità Palestinesi e tagliandole fuori dalla città, il Muro dell’Apartheid è quasi ultimato a Gerusalemme. Gli insediamenti continuano ad espandersi e nuove colonie continuano ad emergere sulle terre Palestinesi isolandole dietro il muro. Un progetto di una ferrovia di 13.5 km – costruita da multinazionali francesi – é stato concepito per frammentare le comunità Palestinesi ed annettere gli insediamenti illegali sionisti alla città.

A Gerusalemme – come nel resto della Palestina – la vita si spegne soffocata in ghetti sempre più piccoli. Le pulizie etniche nella capitale diverranno la regola se non si distrugge immediatamente il Muro per salvare Gerusalemme, la sua storia, la sua cultura, i suoi abitanti.

Una ricca storia e un ricco tessuto sociale

Per più di mille anni la città é stata un centro di attività culturali, religiose e sociali. Crogiolo di culture, di diversità etniche, punto di incontro delle tre religioni monoteiste, e meta di pellegrinaggi, per lungo tempo Gerusalemme ha rappresentato un crocevia tra oriente e occidente. Nella città fiorivano istituzioni ed associazioni religiose e culturali, un gran numero di commercianti lavorava sulla sua terra ed i turisti ne ammiravano la bellezza.

Tuttavia, a partire del 1948, sono sopravvenuti numerosi cambiamenti che hanno minato non solo la diversità e la struttura della città, ma che hanno anche negato alle sue genti il diritto di risiedere e continuare a vivere nella loro capitale. Da sempre Gerusalemme é stata un obiettivo dell’ideologia sionista e dei suoi leader, che hanno mirato alla costruzione di uno stato israeliano ripulito dalla presenza palestinese. Ad oggi Israele è riuscito a realizzare quasi del tutto questo obiettivo.

L’espulsione palestinese

La distruzione della città vecchia, subito dopo il 1948, si accompagnò alla demolizione delle 125 abitazioni del Quartiere di Maghariba per fare posto al muro occidentale.

Nel frattempo i Palestinesi residenti a Gerusalemme Ovest venivano allontanati dalla città: circa 80.000 Palestinesi erano costretti ad abbandonare le loro case e le loro proprietà per permetterne la giudaizzazione.

Questi insediamenti hanno cominciato a creare un circolo più ristretto all’interno della città che fosse capace di attorniare le aree e le comunità Palestinesi. Il muro (linea nera nell’immagine del PDF) mostra come le comunità Palestinesi siano state escluse dalla loro capitale: gli insediamenti sionisti di Gerusalemme formano un circolo intorno a loro.

Dal 2005 più di 21.000 coloni vivono illegalmente dentro e tutt’intorno a Gerusalemme sulle terre confiscate ai Palestinesi. Progetti di espansione come E1 contribuiranno in maniera evidente all’incremento di questo fenomeno.

Dopo il 1967: giudeizzazione e occupazione

Durante la Guerra del 1967, furono distrutti 38 villaggi Palestinesi a Gerusalemme Est. Numerosi insediamenti furono costruiti sulle rovine e sulle terre occupate di questi villaggi:
– Gli insediamenti di French Hill, Monte Scopus e Givaat Shabira sulle terre di Shoffat e Ezawiya.
– L’insediamneto di Ramat Eshkol sulle rovine di Lifta.
– Gli insediamenti di Ha`Ze`ev e East Talpyot sui villaggi di Sour Baher e
Sul Monte Scopus.
– L’insediamento di Ramat Alon sulle rovine di Beit Iksa, Beit Hanina e Lifta.
– L’insediamento di Ataroot sui villaggi di Qalandiya and Beit Hanina.
– L’insediamento di Gilo sulle rovine del villaggio di Beit Jala e Al-Malha.
Gli insediamenti hanno continuato a moltiplicarsi intorno a Gerusalemme sulle terre confiscate ai distretti di Ramallah e Betlemme. Questi insediamenti includono il grande blocco che circonda Gerusalemme – Maale Adumim (a est), il blocco di Giyon (a nord est), Gush Etzion (a sud ovest) e il blocco di Binyamin (a nord). Questi insediamenti, formando un cerchio più esterno intorno alla città, isolano i pochi quartieri Palestinesi che restano a Gerusalemme.

In questo modo i Palestinesi sono tagliati fuori dal resto della Palestina. Una politica di discriminazione sistematica contro la popolazione palestinese è stata sviluppata a Gerusalemme durante l’espropriazione delle terre, attraverso leggi e permessi di costruzione. La creazione del “quartiere ebraico” nella Città Vecchia non è altro che il risultato dell’allontanamento dei Palestinesi dalle loro case e della confisca delle loro terre a beneficio degli ebrei.

Come per l’apartheid in Sud Africa, le forze di Occupazione ricorrono al sistema razzista del riconoscimento attraverso la carta d’identità. I Palestinesi che vivono a Gerusalemme hanno una carta di residenza e sono sottoposti ad una legislazione e ad un sistema fiscale discriminatorio. Inoltre, centinaia di Palestinesi si vedono revocare il diritto di possedere le carte di identità in base a dei criteri di età. Evidentemente si tratta di una tattica alla quale le forze di occupazione ricorrono per costringere i Palestinesi ad allontanarsi dalla capitale.

Le forze di Occupazione hanno costruito una municipalità illegale contro ogni principio del diritto internazionale e contro i diritti inalienabili dei Palestinesi. Più della metà della municipalità dell’Occupazione di oggi, non faceva parte della città prima del 1967, ma era parte di Betlemme e di altre 28 città della Cisgiordania.

Il muro si sviluppa fino alla Cisgiordania, da nord a sud, annettendo parti importanti dei distretti di Ramallah e Betlemme. Città e villaggi continuano a perdere le loro terre attraverso una conquista militare: usurpata e trasformata illegalmente nella municipalità della “Grande Gerusalemme”, questa terra è ora soggetta ad una vera espansione coloniale.

Betlemme:

La sezione nord occidentale del Muro intorno a Betlemme isola la città da Gerusalemme e la taglia in profondità per annettere terra agli insediamenti di Gilo e Gilo Har. Il Muro continua a nord est dei villaggi di Beit Sahoor, Al-Khalis e Al-Nomaan fino ad annettere l’insediamento di Har Homa e garantire la sua espansione sulle terre di Al Nomaan. Dall’altro lato, il Muro continuerà da nord ovest a sud ovest di Alkhadir, intrappolando i Palestinesi fra due Muri paralleli.

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[Checkpoint a Betlemme]

In totale 71.000 dune di terra sono state incorporate nel distretto di Betlemme, ed il Muro dell’ Apartheid sconfina fin nel cuore della città per annettere la tomba di Rachele. I checkpoint (foto) costruiti nel Muro e le strade per soli coloni assicurano la completa ghettizzazione di Betlemme.

La tomba di Rachele: 300 dune di terra sono state sottratte alla città dal Muro. Otto famiglie sono state isolate dietro il muro mentre un parco turistico sta per essere costruito in terra palestinese. Immediatamente a ovest di Betlemme (Al-Walaja, Battir, Hussan, Nahalin, Wadi Foqin e Jaba), i villaggi sono totalmente isolati dietro il Muro che autorizza il blocco di insediamenti Gush Etzion ad espandersi del 40% sulle terre confiscate. Questi villaggi hanno già perso gran parte della loro terra dopo il 1948 e, dopo l’ultimo esproprio, la vita al loro interno diverrà intollerabile.

Espansione degli insediamenti e loro consolidamento

Nel tentativo di garantire un’ulteriore giudeizzazione della città, le forze d’Occupazione hanno adottato una serie di misure che nuocciono al popolo palestinese e violano il diritto internazionale:
Il progetto della ferrovia costruito per assicurare una certa contiguità tra gli insediamenti e favorire il passaggio di coloni nella Valle del Giordano.
La costruzione di 11.806 unità abitative nell’anello degli insediamenti che circondano la città.
La creazione di nuovi insediamenti e migliaia di nuove unità abitative intorno alla città.
Reti stradali per i coloni e l’espansione di Maaleh Adumim nella Valle del Giordano che divide la Cisgiordania in due parti.

Mentre la comunità internazionale e le Nazioni Unite restano indifferenti, le forze di Occupazione giudeizzano rapidamente la città allontanandone i Palestinesi. Nel sud-est le forze di Occupazione hanno già cominciato a costruire i nuovi insediamenti sul Monte Scopus ad a est di Abu Dis. Hanno anche sviluppato delle infrastrutture nell’insediamento di Noof Zahav nel cuore del Monte Scopus. Questo insediamento, insieme al Muro, dividerà il villaggio di Sawahra in 4 differenti parti isolate.

Un altro insediamento, Kidmat Zion sarà costruito su 1000 dune della terra di Abu Dis, mentre ad Anata l’insediamento di Almon (o Anatot) si espanderà fino a collegare il Campo Militare di Occupazione a nord-est.

Le terre isolate di Beit Surik a nord-ovest di Gerusalemme saranno la base di un nuovo insediamento industriale. La zona industriale connetterà l’insediamento di Ramot e la politica di Occupazione continuerà a costruire delle industrie altamente inquinanti sul territorio palestinese.

Ad Al Walaja, sarà costruito un nuovo insediamento su 2000 dune prese al villaggio. Un totale di 13.500 unità abitative per 55.000 coloni renderanno questo futuro insediamento uno delle più grande colonie intorno a Gerusalemme.

A Beit Safafa, a sud di Gerusalemme, le roulotte dell’insediamento di Hamatous sono state sostituite da palazzi a molti piani. E da una nuova by pass road che collega la colonia con il resto degli insediamenti.

Il più ambizioso progetto E1 si occupa dell’espansione di Maale Adumim e assicura la sua contiguità nelle diverse colonie attraverso Gerusalemme. Per formare un enorme blocco di insediamenti, saranno costruite più di 4.000 abitazioni su 12.000 dune di terra sottratte dal Muro ai differenti villaggi Palestinesi.
Millantando amenità turistiche, università, hotel ed una rete stradale esclusiva per i coloni, il blocco
includerà un nuovo quartier generale per la Cisgiordania (da Ras el Amoud).

Circa il 75% dell’area totale sarà dedicata alla costruzione di un parco che accompagnerà tutti questi sviluppi. L’area in costruzione di Ma aleh Adumim copre il 15 % del territorio totale che occuperà. L’intero piano di Ma aleh Adumim copre un’area di almeno 53 km quadri (più grande di Tel Aviv) da Gerusalemme a Gerico.

Caso studio: Al-Ram a Gerusalemme

L’impatto devastante del muro a Gerusalemme ha danneggiato già numerose famiglie e comunità. Ad Al Ram il muro attraversa la principale strada della città.

40% di attività commerciali sono state chiuse
Piccole imprese che fornivano impiego vitale sono fallite
10.000 persone hanno abbandonato l’area
Più del 20% delle case sono ora vuote

L’espansione degli insediamenti sionisti

1054 unità per Givat Zeev
3200 unità per Betar Ilit
1512 unità per Binyamin Bloc
4281 unità per Maale Adumim
13,500 in una nuova colonia vicino ad al-Walaja
Zona Industriale (Beit Surik)
Nuovi appartamenti di Hamatous

Revocazione del diritto di residenza a gerusalemme

Dal 1967 più di 60.000 Palestinesi, hanno visto revocato il loro diritto di risiedere a Gerusalemme. Adesso il Muro dell’Apartheid ha il compito di allontanare i restanti Palestinesi dalla loro capitale.

Il dopo Oslo ed il Muro dell’Apartheid

Dopo la firma degli accordi di Oslo – che hanno sancito ed istituzionalizzato la conquista della terra palestinese e l’espansione degli insediamenti – sono state prese delle nuove misure per allontanare i Palestinesi dalla loro capitale e vietarne loro l’accesso. Numerosi checkpoint sono stati costruiti all’ingresso della città. I Palestinesi residenti a Gaza e nella Cisgiordania si vedono rifiutare il loro diritto ad entrare a Gerusalemme. Dopo lo scoppio dell’intifada, i Palestinesi di Gerusalemme non hanno più potuto accedere alla Cisgiordania, fatta eccezione per Ramallah. Per continuare ad operare ed essere attive, numerose organizzazioni ed attività commerciali Palestinesi, sono state costrette a spostarsi da Gerusalemme alle sue immediate vicinanze, nelle aree di Abu Dis, Ezawiya, Beir Naballa e Al-Ramin. La vita sociale e culturale della città ha cominciato a disintegrarsi sotto l’Occupazione che continua a stringere in una morsa soffocante le aree Palestinesi.

Il Muro dell’Apartheid è stato cominciato ad essere costruito a nord della Cisgiordania nel giugno 2002, con la confisca della terra e lo sradicamento degli oliveti dei distretti di Jenin e Qalqiliyya. A partire del 2005 il muro taglia i distretti di Salfit, Ramallah, Hebron e Bethlehem isolando quasi completamente la Valle del Giordano.

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[Distruzione degli oliveti nel villaggio di Immatin]

Non appena le restanti aree Palestinesi di Gerusalemme sono state ghettizzate dal Muro, dai checkpoint e dai blocchi stradali, le attività economiche dei Palestinesi si sono trasferite nei ghetti della Cisgiordania. Questo perché a causa del muro e delle strade per i coloni, la vita dei Palestinesi era divenuta sempre più intollerabile soffocata com’era in enclavi sempre più piccole.

Una volta che il muro di Gerusalemme sarà finito, misurerà 181 km. Da dicembre 2005 sono stati costruiti più di 130 km di muro alto 8 metri. Nel 2006, con il suo completamento, la maggioranza dei Palestinesi che vive a Gerusalemme o nelle sue immediate vicinanze – all’incirca 190.000 persone – sarà costretta a scegliere tra due opzioni: restare nei quartieri-ghetto di Gerusalemme, soggetti ad un sistema fiscale di Occupazione, imprigionati dai Muri e da una vita sotto assedio, o esiliare in quel che resta della Cisgiordania o di Gaza o all’estero, rinunciando definitivamente al loro diritto a vivere nella loro capitale.

I Palestinesi che vivono nelle vicine città e nei villaggi dei distretti di Ramallah e Betlemme – aree che l’occupazione considera esterne alla municipalità della Grande Gerusalemme – sono obbligati a scegliere se trasferirsi nei quartieri-ghetto della città o se rimanere nei villaggi. Quelli che restano nei villaggi saranno bloccati dietro il muro e privati delle loro carte d’identità, dunque del loro accesso a Gerusalemme. Dal momento che i Palestinesi dipendono da Gerusalemme sia dal punto di vista lavorativo, che dei servizi di base e dell’istruzione, il Muro ha costretto lo spopolamento di questi villaggi e lo smembramento delle loro famiglie e comunità. Negli ultimi mesi l’80% della popolazione di Ezawiyyaha Ovest ha abbandonato le sue case pur di restare a Gerusalemme. Di una popolazione di più di 5.000 persone, non ne restano ora che 1000 e, con il completamento del Muro, non potranno più avere accesso a Gerusalemme.

Il muro intorno a Gerusalemme garantisce l’annessione di tutti i blocchi di insediamento intorno alla città (altresì conosciuto come Involucro Gerusalemme) e la loro espansione sulle terre Palestinesi confiscate durante la costruzione del muro.

Ghetti e Muro dell’Apartheid

Il muro crea una serie di quartieri-ghetto Palestinesi:

A nord ovest: Beit Duqqu, Beit Ijza, Qibia, Beit Sourik e Beit Anaan formeranno un ghetto. L’Occupazione ha confiscato e isolato 14.669 dune da questi villaggi. Questo ghetto ha perso 5 martiri durante le manifestazioni contro il Muro dell’Apartheid.

Nord: Beit Hanina, Qalandiya, Beir Nabala, al- Jeeb e Jodaira formano un altro ghetto. Quest villaggi hanno perso all’incirca 10.635 dune di terra strappate dal Muro.

Est: Ar-Ram, Jaba’, Hizma, Anata e Shoffat formeranno un ghetto, dopo essere state private di 6.500 dune della loro terra.

Sud Est: Un muro alto 8 metri, una strada per Israeliani e degli insediamenti imprigionano i ghetti di Abu Dis, Anata e Eizariya. Ad Anata, il muro dell’Apartheid attraversa il cortile della scuola sottraendo alla sua terra circa 32.000 dune che garantiranno l’espansione del blocco degli insediamenti E1. Dovunque nella Città Vecchia e nei quartieri nelle sue immediate vicinanze continuano ad essere costruiti nuovi insediamenti (Silwan, Ras al Amud, At Tur, Wadi al Joz, Sheikh Jarrah). Le forze di occupazione sostengono l’espulsione dei Palestinesi da questa area attraverso la demolizione delle loro case [nella foto: una casa distrutta a Ramallah] e appoggiando i coloni estremisti. Questi coloni ricorrono ai metodi più differenti per insediarsi, inclusa la forza per sottrarre ai Palestinesi la loro proprietà.

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[Casa distrutta a Ramallah]

Strade d’apartheid e checkpoint

Due checkpoint principali – uno a Ramallah e uno a Gerusalemme – insieme ad una serie di punti di controllo ausiliari isolano le aree di Gerusalemme. Strutture orwelliane di repressione e di controllo, i chekpoint di Qalandiyya (a Ramallah) e al Kubba (a Betlemme) comportano l’adozione di una serie di vessanti misure razziste, un dedalo di corridoi e dei comandi impartiti dagli altoparlanti da una forza di Occupazione invisibile. I pochi Palestinesi a cui è ancora permesso di visitare Gerusalemme sono imprigionati tra le porte metalliche abbandonati all’arbitrarietà delle decisioni delle forze di Occupazione, continuando ad essere monitorati e controllati prima di raggiungere la capitale.

Dei tunnel ed un sistema alternativo di strade sono stati sviluppati dalle forze di occupazione per assecondare le richieste di maggiore contiguità tra le aree Palestinesi. In realtà il sistema razzista delle strade usa una serie di tunnel che assicurano un completo controllo sui movimenti palestinesi. Incanalando gli spostamenti palestinesi dal ghetto in una serie di corridoi e porte, le forze di occupazione sono riuscite a sviluppare i mezzi attraverso i quali assicurarsi un completo controllo dei loro movimenti. Inoltre, sono in costruzione delle autostrade per soli coloni nella Cisgiordania in modo da favorire l’espansione delle colonie. Insieme al Muro dell’Apartheid queste strade isolano ulteriormente le comunità palestinesi.

Le nuove strade di by pass dei coloni, progettate per Gerusalemme, si aggiungeranno alla griglia già esistente nella città, collegando le strade dei coloni a sud est di Betlemme alle strade a nord ovest. Queste raggiungeranno una lunghezza di 45 km per un totale di 1.070 dune di terra confiscata. Questa strada comporterà la demolizione di almeno 38 case a Sawahra, Tour e Abu Dis. La seconda strada collegherà l’insediamento di Ramot Eskol a Maale Adumim ed altri insediamenti di Gerusalemme-est. La strada sarà lunga 2,8km.

Contro il diritto internazionale

L’Occupazione ha violato le norme di diritto internazionale senza prendere in nessun conto i diritti dei Palestinesi. Dalla pulizia di Gerusalemme Ovest al rifiuto del diritto al ritorno, le forze di occupazione hanno messo in opera un apartheid e realizzato un sistema profondamente razzista e discriminatorio. Israele – soggetto a più di 100 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza – continua ad essere uno stato paria ed i Palestinesi continuano ad essere un popolo sotto occupazione.

Il muro minaccia l’avvento di una nuova Nakba (catastrofe). Esso rappresenta l’ultimo tentativo sionista per cacciare i Palestinesi dalla loro terra e per giudeizzare Gerusalemme. Il 9 luglio 2004, la corte Internazionale di Giustizia ha dichiarato il muro illegale, e ha dato precise istruzioni alla comunità internazionale imponendo di “non fornire alcun aiuto o assistenza alla situazione creata dal muro”.

Il sistema di apartheid di Israele é in opera sin dal 1948, e continua a sottoporre la vita dei Palestinesi che sono rimasti su quelle terre, le loro terre, alla forma più perniciosa di discriminazione. Dal 1967, i Palestinesi nella Cisgiordania e a Gaza sono stati costretti alla più brutale occupazione militare che, attraverso il muro dell’Apartheid, ha minacciato un nuovo esodo di Palestinesi.

L’articolo 49, paragrafo 6 della Convenzione di Ginevra è esplicito nella formulazione secondo la quale “la forza occupante non deve deportare o trasferire parte della sua popolazione civile nei territori da lei occupati”.

Mentre l’articolo 46 della Convenzione dell’Aja proibisce la confisca della proprietà privata nei territori occupati. La confisca della terra da parte delle forze di Occupazione è perpetrata in violazione di questo articolo.

Il sostegno internazionale e la complicità con l’occupazione israeliana hanno favorito la perpetrazione dei più gravi crimini di guerra contro il popolo palestinese. Il finanziamento del progetto di ferrovie delle compagnie francesi Connex e Alstom deve essere fermato ora. Gli Stati Uniti, che hanno inviato milioni di dollari per la costruzione dei checkpoint nel muro, devono fermare adesso la loro politica di sostegno ai crimini di guerra Israeliani. La Banca Mondiale deve smettere di finanziare lo sviluppo di progetti come quello delle zone industriali che sono strategicamente concepite di pari passo alla costruzione del muro.

Abbattere il muro dell’Apartheid

Gerusalemme sta per essere distrutta. I Palestinesi sono cacciati dalla loro capitale, spremuti dietro Muri e insediamenti che rendono la vita intollerabile. I sionisti dichiarano apertamente di voler ripulire Gerusalemme dalla presenza palestinese. Il mondo non ha ancora adeguatamente reagito alle drammatiche minacce fatte alla città in quest’ultima fase di colonizzazione.

Per combattere il muro dell Apartheid, le pratiche e le politiche razziste delle forze di Occupazione è necessario l’intervento immediato della comunità internazionale. La crescente consapevolezza sull’Occupazione deve la lotta palestinese per un futuro senza apartheid e discriminazione.

Mentre i Palestinesi continuano a resistere al Muro ed ai progetti di insediamento, la loro lotta per la giustizia ha bisogno di persone di coscienza capaci di dar vita ad un movimento di solidarietà. Sanzioni, privazioni e boicottaggi di Israele saranno gli strumenti attraverso i quali un tale movimento potrà espandersi e sviluppare l’unità necessaria a costruire un tipo di pressione e di assistenza di cui i Palestinesi hanno bisogno.

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[Protesta palestinese]

E’ possibile scaricare il PDF (in inglese) di questo rapporto

Stop The Wall
Fonte: http://stopthewall.org/
Link: http://stopthewall.org/factsheets/1137.shtml
04.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RAFFAELLA

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