RIMESCOLANDO LE CARTE IN IRAQ

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blankDI GHALI HASSAN

Il recente insediamento di un governo fantoccio in Iraq sotto l’Occupazione statunitense prova che il ruolo messianico del “diffondere la democrazia” è in rovina. La fraudolenta “legge” elettorale imposta dall’Occupazione, e il fatto che gli Stati Uniti siano dipendenti dalla violenza per proteggere i propri interessi imperialistici ed aziendali a spese della popolazione irachena, offre una prova schiacciante contro l’agenda imperialista degli Usa in Iraq.

E questo contrariamente al mito recitato e promosso dalle cosiddette “Destre” e “Sinistre” occidentali, oltre che dai media mainstream, per cui “gli Stati Uniti hanno fallito [in Iraq] a causa di “poca pianificazione” ed “incompetenza”. Infatti, la “Sinistra” sta sostenendo che l’invasione e la distruzione dell’Iraq “finirà con avere anche delle conseguenza positive”. Ovviamente, la “Sinistra” non fornisce alcuna prova per la propria farsa.Al contrario, gli Stati Uniti hanno pianificato la distruzione e l’Occupazione militare ed economica dell’Iraq molti mesi prima che avesse luogo l’illegale invasione. Gli Stati Uniti hanno fallito in Iraq per le seguenti ragioni: 1) In Iraq gli Stati Uniti stanno favorendo i propri interessi imperialistici ed aziendali, non quelli del popolo iracheno. Prove schiaccianti dimostrano che a partire dall’invasione, l’Amministrazione Bush e i suoi alleati hanno tratto enormi benefici dal depredare la ricchezza dell’Iraq; 2) L’obbiettivo degli Stati Uniti era distruggere l’Iraq; 3) la consapevolezza anti-imperialista ed anti-Occupazione del popolo iracheno; 4) l’imperterrita Resistenza del popolo iracheno all’agenda imperialista degli Stati Uniti.

Tre anni dopo l’illegale invasione Usa, l’Iraq è un paese distrutto sotto un’Occupazione fascista, non ci sono “conseguenze positive”. Gli Iracheni non hanno acqua, elettricità, lavoro (la disoccupazione è al 70 %) e sono privi di servizi sanitari di base. Gli Iracheni – a tutti i livelli – stanno molto peggio che prima dell’invasione e dell’Occupazione. Non c’è sicurezza e non ci sono diritti umani. Centinaia di migliaia di Iracheni, per la maggior parte donne e bambini, sono stati uccisi dalle forze statunitensi. Gli Iracheni continuano ad essere arrestati senza accusa, torturati e maltrattati dalle forze Usa e dalle loro milizie e squadroni della morte che hanno addestrato.

Dovrebbe essere notato che pochi mesi dopo la guerra degli Stati Uniti all’Iraq, nel 1991, che devastò le infrastrutture del paese ed uccise centinaia di migliaia di innocenti civili iracheni, il Governo di Saddam Hussein fu in grado di ripristinare i servizi di base e rifornì la popolazione con cibo, acqua ed elettricità. L’Iraq era una nazione molto sicura ed unita. Tutto ciò fu ottenuto nonostante l’illegale interferenza degli Stati Uniti e della Gran Bretagna negli affari iracheni e le criminali sanzioni genocide imposte dalle Nazioni Unite e rafforzate dagli eserciti di Usa e GB

Molto prima dell’invasione, Stati Uniti e Gran Bretagna addestrarono, armarono e finanziarono elementi criminali tra gli espatriati iracheni negli Usa, in GB ed Iran. Una volta entrati in Iraq a seguito dai tank statunitensi, gli espatriati e i loro mentori si sono imbarcati in un processo criminale di “de-baathificazione”, che implica l’uccisione di chiunque sia associato al Partito Ba’ath e di chiunque abbia opinioni anti-Occupazione. La “de-baathificazione” è semplicemente uno strumento di morte per incitare la violenza e distruggere la società irachena. Decine di migliaia di innocenti iracheni sono stati uccisi a sangue freddo dalle milizie addestrate ed armate degli Stati Uniti, mentre altri sono semplicemente scomparsi. Nessuna di queste stragi quotidiane di civili innocenti fu commessa durante il precedente regime di Saddam Hussein. L’etichetta di “Sunniti” e “Sciiti” è una creazione degli Stati Uniti per fornire una cortina fumogena e distogliere l’attenzione della gente dai crimini dell’Occupazione. La relazione tra le milizie armate e l’Occupazione può essere descritta solo come simbiotica. E’ una campagna di terrore finanziata ed implementata con il pieno apporto degli Usa e dei loro agenti.

Se si esaminano gli espatriati che gli Stati Uniti hanno portato in Iraq e piazzato nelle posizioni più alte per servire le loro agenda imperialista-sionista, si avrebbero grandi difficoltà a trovare qualcuno con opinioni nazionaliste ed anti-Occupazione. L’Amministrazione Usa continua a rimescolare gli espatriati come carte per spolverarli da ogni slealtà all’Occupazione. In altre parole, sono riciclati per lo stesso obbiettivo. Dal primo giorno in cui sono arrivati in Iraq, si sono stabiliti con le forze occupanti nella fortificata “Zona Verde” , completamente isolata dalla popolazione irachena. Hanno una cosa in comune con l’Amministrazione Bush: rubano la ricchezza dell’Iraq e distruggono l’unità del paese. E’ nei piani degli Stati Uniti colonizzare l’Iraq e renderlo subordinato e dipendente.

Durante le elezioni irachene inscenate dagli Stati Uniti nel 2005, non c’erano candidati o partiti politici con ideologie politiche, ma solo liste di candidati religiose o etniche portate in Iraq con le forze di invasione. In aggiunta all’illegittimità delle elezioni – condotte sotto Occupazione militare straniera – la “legge” elettorale imposta dagli Stati Uniti o Legge Amministrativa di Transizione (Transitional Administrative Law, TAL) nega agli Iracheni il loro diritto al principio di “una testa, un voto”. La TAL è stata concepita per essere al servizio degli interessi statunitensi e per limitare il potere della nuova assemblea “eletta”. La TAL offre ai Curdi un effettivo potere di veto, e crea quindi una situazione di stallo, come si è visto poi. In aggiunta, la Costituzione stesa dagli Stati Uniti era lì per rinsaldare e legittimare queste varie divisioni etniche e settarie. Ci si chiede perché gli Stati Uniti e la Gran Bretagna non abbiano lo stesso sistema “democratico” in patria. L’Amministrazione Bush ha bisogno di questa propaganda dei “punti di svolta” per dimostrare al mondo che la sua politica imperialista è ancora in vita, che qualcosa di positivo viene dall’Iraq e che sta “diffondendo la democrazia”. La realtà è che gli Stati Uniti stanno diffondendo l’odio e la violenza. Quello che hanno portato all’Iraq non è la “democrazia”, ma massacri, gravi violazioni dei diritti umani e una cultura di corruzione priva di precedenti, in Iraq. Il paese continua ad essere occupato militarmente da oltre 200.000 soldati Usa e dai loro mercenari, ed occupato economicamente dalle aziende statunitensi.

Allo stesso tempo, l’Amministrazione Usa manca della volontà di concedere agli Iracheni (sotto Occupazione) il diritto a governarsi da sé mediante un processo democratico in grado di dimostrare che l’obbiettivo dell’Amministrazione Bush è controllare l’Iraq da dietro una facciata di criminali capaci solo di soggiogare la popolazione irachena al terrore quotidiano. Dopo tre anni di violenza e furto generati dall’Occupazione, gli Iracheni hanno rinunciato alla versione statunitense della democrazia. Ora è chiamata la democrazia statunitense di depredazione dell’Iraq. In una parola, il governo imposto dagli Stati Uniti è solo un sottile velo per coprire l’Occupazione.

Nella sua cronaca dei passati attacchi criminali degli Stati Uniti contro nazioni indifese, Stephen Kinzer nota che i paralleli tra l’invasione Usa delle Filippine e l’invasione Usa dell’Iraq sono identici. In Overthrow (Times Books, 2006), Kinzer scrive: “All’inizio del ventunesimo secolo, dieci anni dopo che gli Stati Uniti invasero le Filippine e pochi anni dopo che invasero l’Iraq, quei due paesi erano tra i più volatili ed instabili di tutta l’Asia”. Entrambe le nazioni restano povere, sfruttate e non democratiche. Infatti, l’Amministrazione Bush è nel processo di governare l’Iraq secondo il modello filippino.

[Stephen Kinzer – Overthrow]

Chiunque sia famigliare con il retaggio degli Stati Uniti nelle Filippine non avrà difficoltà ad identificare il ruolo criminale giocato dall’amministrazione statunitense nel terrorizzare la popolazione civile delle Filippine, sin da quando sono state invase dalle forze Usa oltre cento anni fa. L’Occupazione dell’Iraq ricorda quella delle Filippine. Come l’Occupazione dell’Iraq, l’Occupazione delle Filippine fu difesa come una guerra per la “civiltà” e la “libertà”. Le forze Usa trattarono la popolazione civile con brutalità. Usarono la forza bruta, che comprendeva dare alle fiamme interi villaggi, torturare ed abusare di prigionieri e detenuti.

Dopo decenni di occupazione militare, gli Stati Uniti continuano ad avere enormi diritti sulle basi militari nelle Filippine ed accordi militari con il governo locale. Oggi, gli Stati Uniti governano le Filippine dietro un’alleanza di facciata civile-militare de facto – rimescolando gli stessi oligarchi – e tutto questo sin dalla “indipendenza” dagli Stati Uniti. Sotto il dittatore Ferdinando Marcos (1972-1986), la popolazione civile delle Filippine fu terrorizzata dal terrore sostenuto dallo stato. La campagna di terrore dell’esercito e degli squadroni della morte nelle Filippine ha tutte le caratteristiche dell’attuale campagna di terrore in Iraq. Inoltre, le Filippine continuano a restare indietro quanto a sviluppo economico. La povertà e la disoccupazione hanno raggiunto i livelli più alti del mondo. Oggi il comune slogan delle Filippine è: “Meglio morire lavorando in Iraq, che stare a casa e guardare morire la tua famiglia”. Il popolo iracheno accetterà il modello filippino? Non è probabile.

L’amministrazione Usa è diventata così dipendente dalla guerra e dalla violenza che ha aumentato il pericolo per ogni essere vivente sul pianeta. L’uso della democrazia come strumento per servire i propri interessi imperialistici ed aziendali, da parte degli Stati Uniti, ha aumentato i rischi sia della povertà che della violenza, creando e sostenendo un sistema elitario di corruzione e avidità. Esso incoraggia e premia i criminali e il comportamento criminale.

A meno che gli Stati Uniti siano costretti a ritirarsi dall’Iraq immediatamente, nessun rimescolamento delle stesse carte cambierà la situazione sul terreno. L’unica opzione rimanente è che i popoli del mondo forniscano sostegno morale alla Resistenza del popolo iracheno per l’auto-determinazione e l’indipendenza nazionale.

Ghali Hassan
Fonte: http://www.countercurrents.org/
Link: http://www.countercurrents.org/iraq-hassan120506.htm
12.05.2006

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da CARLO MARTINI

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