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DI MICHEL DELANATURE

lesakerfrancophone.fr

Ascoltando le parole dell’Abbé Pierre (3), ciò che caratterizza l’attività dei potenti, è svuotare il piatto degli altri per accatastare nel proprio piatto più di quanto esso non possa contenere. Poi aggiungeva che è questa la causa di tutte le violenze, per la miseria e la disperazione che ne derivano. Il potere è intimamente legato al denaro e la libertà personale del potente è legata al suo potere. Al primo posto dei potenti ci sono i commercianti e le loro banche. Nel corso di alcuni secoli alcune organizzazioni hanno moltiplicato le attività commerciali, accumulato delle ricchezze inimmaginabili e traviato la società intera. Non si parla qui di chi si guadagna la vita con il suo lavoro, magari a capo di una piccola impresa e le cui attività rimangono modeste. Comunque, se abbiamo dei dubbi sul nostro ruolo, consultiamo la nostra agenda e evidenziamo i pasti o le riunioni passate con deputati, senatori, ministri, o roba simile. Così sarà possibile capire se siamo nel gruppo dei potenti o no.
Da secoli la classe dei commercianti estende il suo potere. Nel XVIII secolo era una delle forze della Rivoluzione francese. Nel XIX secolo, ha accompagnato l’industrializzazione che ha radicalmente trasformato la società, svuotando le campagne dai contadini poveri ma quasi autonomi e ammassandolì nelle fabbriche, operai miserabili e dipendenti. Nel XX secolo, si è impadronita dei mezzi di condizionamento psicologico. Nel XXI secolo è alla testa di un movimento detto di globalizzazione che consiste nel fare in modo che gli interessi privati comandino ai popoli e agli Stati.
Il denaro compra praticamente tutto. Questa classe (di commercianti) alla quale i rappresentanti politici che lei installa al potere fanno voto di obbedienza, confisca poco poco ai popoli qualunque libertà di scambio che non passi attraverso di lei ed estende le sue attività e il suo potere ovunque.
Esiste un mezzo perché queste persone si riconoscano reciprocamente? Esiste un testo segreto firmato nascostamente dai potenti? Non sembra che sia necessario. Consideriamo un indicatore molto semplice: “buono per il commercio” oppure “non buono per il commercio” e consideriamo una parte delle attività umane, qui in numero ridotto a causa del poco spazio.
In politica la dittatura, che riduce il numero dei rappresentanti da circuire, è una buona cosa (1) e la dittatura economica ha soppiantato tutte le altre preoccupazioni della società umana. La democrazia, anche imperfetta, che si fa carico del suo destino, è cattiva. I servizi pubblici sono evidentemente cattivi, ma il passaggio delle stesse funzioni a delle società private, è buono.
Il potere agisce per mezzo delle leggi. Le leggi che riducono la libertà dei cittadini vanno bene. Ma le leggi che vincolano i commercianti, sono cattive. Le normative di ogni genere, che all’origine erano delle classificazioni di materiali, diventano dei modelli di comportamento e degli obblighi da soddisfare (anche il settore medico ne è colpito) ; queste normative istituiscono delle spese obbligatorie, una magnifica leva del consumo; proliferano e questo è bene.
La pubblicità che pervertisce, che rende infelici, incita a comprare, è evidentemente molto buona, qualunque cosa venda. La decerebrazione mediatica è buona per il commercio. Ma l’informazione razionale e chiara è ovviamente cattiva, perché spinge a riflettere, ed è per questo che si riduce come le pozzanghere d’acqua al sole, così come è cattiva un’educazione umanista che indurrebbe a pensare con la propria testa.
Lo spreco sconsiderato e generalizzato, è buono, in particolare grazie alla diffusione della merce scadente, pomposamente ribattezzata “obsolescenza programmata”. L’ecologia ufficiale, che non è altro che un mezzo per dividersi il bottino, va bene (2). Il saccheggio e la distruzione del pianeta per ricavarne non importa a quale prezzo (perché il vero conto finale si pagherà poi) preziose materie prime, inquinando e lasciando poi la fattura alle collettività è evidentemente bene. Invece prendersi cura della natura, conservare le risorse, l’ambiente naturale, è una cosa cattiva. La trasformazione di qualunque organismo vivente in un prodotto commerciale, il sequestro della produzione delle sementi o di altri organismi da parte di società commerciali è ottimo. La produzione di queste stesse sementi con mezzi tradizionali è cattivo.
Le malattie, nonostante le lacrime di coccodrillo, fanno aumentare l’attività economica e questo è buono per il commercio. Ma coloro che rifiutano le abitudini artificiali per la salute, i surrogati industriali di cibo, che si curano con poco, questi sono cattivi. Per i salariati a basso prezzo, la conclusione non è difficile, e non è il caso di insistere circa la disoccupazione che fa abbassare il costo del lavoro. D’altra parte l’obiettivo finale è di fare a meno dei salariati.
Le guerre guerreggiate con le armi non sono più indispensabili. In effetti è diventato possibile per il commercio internazionale imporre la sua volontà a un paese senza le armi. Ma le guerre, malgrado il loro aspetto volgare di rapina medievale, presentano comunque l’interesse, oltre ad aprire il mercato della distruzione e della ricostruzione, di produrre dei cambiamenti. In effetti, fanno credere alle opposizioni all’interno del paese che vi siano delle minacce esterne, mentre invece chi confisca il potere è già nascosto del paese stesso. Le agenzie di comunicazione vivono per confondere le tracce. Tutto questo è bene, mentre la pace è una cosa negativa.
Il ricorso universale alle banche, per creare moneta, e per impedire qualunque scambio senza la loro intermediazione, evidentemente è una buona cosa (l’obiettivo è vicino grazie all’informatica, Dio moderno e pietra filosofale, utensile miracoloso che trasforma un essere umano in bestiame marchiato, attrezzo tanto pericoloso per la Libertà in tempo di pace quanto le bombe in tempo di guerra). La collettività resta intrappolata dentro le attività commerciali, garante dei commercianti e paga il conto in ultima istanza, e ciò va bene. Controllare l’azione delle banche dei commercianti e ovviamente tabù.

L’elenco non è terminato, ognuno può completarlo.
Quindi un grande numero di meccanismi apparentemente aberranti, vicini alla tendenza suicida, delle società umane, sono favorevoli al commercio. Non c’è bisogno di contratti segreti, di riunioni di complottisti intorno a un tavolo a tarda notte. Tutto può avvenire in pieno sole con questo semplice punto di riferimento: se è buono per il commercio e in definitiva per coloro che ne traggono profitto, si fa. Nel caso inverso ci si oppone e si distrugge (è un sistema molto rudimentale che permette a chi ha dei mezzi, con dei comportamenti singolarmente semplici, di costituire delle società con un funzionamento molto elaborato). Il fatto che i voti dei cittadini siano solo buoni per la pattumiera è anch’esso una conseguenza diretta di questa situazione.

Esiste una opposizione fondamentale tra gli interessi di una collettività e chi rincorre la fortuna materiale personale e illimitata. Il Fortunato è quello che conta più degli altri e che finisce per orientare, grazie alla sua ricchezza materiale, il funzionamento di un’intera società perché serva ai suoi interessi. La finanza e il commercio hanno saputo creare l’Internazionale finanziaria, mentre gli operai da quasi due secoli sognavano l’Internazionale operaia senza poterla organizzare. L’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ed il Fondo Monetario Internazionale sono i sindacati dei commercianti, che impongono la loro volontà a tutta la terra. Ciò che noi chiamiamo globalismo, ovvero la creazione di organismi che dettano le loro regole agli Stati, non è altro che l’estensione della primazia del Commercio sulle altre attività delle società e degli uomini. Ci si potrebbe ben inquietare per quel che sarà la politica, o l’assenza di politica, che si estenderà sull’insieme del pianeta in futuro. Perché nei fatti, un grande numero di popoli si piegano e rinunciano al loro diritto di definire da soli le loro regole di vita. Se si prende per esempio ciò che succede nelle società occidentali da secoli e che si sta espandendo sull’intero pianeta, si può essere pessimisti. Resta tuttavia un barlume di ottimismo portato da coloro che rifiutano di essere ridotti a zombie.

Michel Delanature

Fonte: https://lesakerfrancophone.fr

Link: https://lesakerfrancophone.fr/richesse

3.03.2019

Note:

3) [NdT italiano] Abbé Pierre, pseudonimo di Henri Antoine Grouès (Lione, 5 agosto 1912 – Parigi, 22 gennaio 2007), è stato un presbitero cattolico francese, partigiano, uomo politico e fondatore nel 1949 dei Compagnons d’Emmaüs, un’organizzazione per i poveri ed i rifugiati. (da Wikipedia)
(1) qualunque riferimento al funzionamento dell’Unione Europea non è altro che una coincidenza fortuita.
(2) Questo prevalere della mistificazione contemporanea evita accuratamente le vere domande, come per esempio le conseguenze sulla sanità pubblica delle pratiche dell’Agricoltura industriale e dell’Industria agroalimentare, o le conseguenze sul clima della deforestazione del pianeta.

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