SADDAM IMPICCATO, BUSH LIBERO, PRODI FANTOCCIO DEL VENTRILOQUO SERIALKILLER, SINISTRE ALLA DERIVA, PACIFISTI NELLA MERDA
Tra Stati macellai e veltronisti vernacolari che piangono su fantocci bruciati e non su Saddam Hussein
DI FULVIO GRIMALDI
Mondocane Fuorilinea
In tempi di menzogna universale dire la verità diventa un atto rivoluzionario
(George Orwell)
ONORE A SADDAM
Da Roma veltronizzata e, dunque, burinizzata, cafonizzata, glamourizzata, fuffizzata, vippizzata, sionizzata, clintonizzata, inciuciata, paralizzata, inquinata, disastrata, vernacolizzata, vaticanizzata, mafizzata, massonizzata… da una Roma in cui il candidato sindaco scelto (insieme a Opus Dei) dai radiovernacolari antagonisti cum disobbedienti, ha intitolato la stazione della Capitale dello Stato democratico e laico al più integralista e antiprogressista dei papi, quello del banchiere furfante e P2 Marcinkus, quello del cardinale Pio Laghi, compare di merende dei carnefici argentini… dal palazzo del governo di “centrosinistra” (la destra col silenziatore) dove uno dei due capi più sanguinari del mondo, che emula le persecuzioni subite dalla sua gente duplicandole, intima al collega-figurante Prodi di dire che Israele deve essere Stato ebraico (razzista), che i palestinesi sono solo un problema umanitario e che di cinque milioni di profughi ci se ne impippa (e lui, a chiappe larghe, esegue)… da uno Stato in cui Prodi sta a D’Alema com Bush sta a Cheney e tutti quattro stanno al giusto e al vero come Adriano Sofri sta a Gasparazzo (mitico operaio rivoluzionario di Lotta Continua)… da una maggioranza di centro-sinistra-sinistra radicale che inciucia con i delinquenti mafiosi già sgovernanti, che tenta di mandare impuniti gli amministratori ladri, che manda a morire i suoi cittadini perchè per i propri mandanti rubino le risorse e la vita a stranieri innocenti, che intossica tutta la popolazione sovvenzionando, con i soldi che paghiamo per energie pulite, i criminali dei rifiuti e degli inceneritori cancerogeni… alla Terra tra i Due Fiumi, a Hammurabi, Nabuccodonosor, Avicenna, Averroé, Harun Al Rashid… Saddam. Dal fondo toccato e oltre il quale stiamo scavando, alla luce di un esempio di città del sole possibile.“I nemici del nostro paese, gli invasori e i persiani, hanno scoperto che la vostra unità è una barriera tra voi e coloro che oggi vi governano. Perciò essi hanno cercato di inserire l’infame cuneo tra voi. Restate uniti. Avete conosciuto il vostro fratello e leader come conoscete la vostra stessa famiglia. Sapete che non si è mai piegato ai despoti e, in sintonia con il desiderio di coloro che lo amavano, è rimasto una spada e una bandiera. Grande popolo, ti chiedo di preservare i valori che ti permisero di degnamente operare nella tua fede e di restare un faro di civiltà. La tua unità ti preserva dalla servitù.
Ti chiedo di non odiare, perchè l’odio non ti permette di essere equo, ti acceca e chiude tutte le porte al pensiero, impedisce il ragionamento equilibrato e la scelta giusta. Ti chiedo anche di non odiare i popoli dei paesi che ci hanno aggredito e di vedere la differenza tra il popolo e coloro che prendono le decisioni, Chiunque si penta, in Iraq o fuori, deve essere perdonato. Dovete sapere che tra gli aggressori v’è gente che sostiene la vostra lotta contro l’invasore, alcuni si offrirono volontari alla difesa legale dei prigionieri, compreso Saddam Hussein.
Coraggiosi e sacri Iracheni dell’eroica Resistenza, figli di una sola nazione, dirigete le vostre ostilità contro l’invasore. Non permettete che vi dividano. Popolo fedele, ti dico addio… Viva la nostra nazione, viva il nostro grande popolo combattente, viva l’Iraq, viva l’Iraq, Viva la Palestina, viva la guerra di liberazione e i suoi combattenti.
(Saddam Hussein, Presidente e comandante in capo delle Forze Armate di Liberazione).
Così, dopo la condanna a morte per impiccagione, colui che, profetico, nel 1991 dichiarò l’inizio della “Madre di tutte le battaglie”. Dopo le dichiarazioni di vittoria di due presidenti, con parate a New York e celebrazioni en travesti sulla portaerei, la madre di tutte le battaglie ruggisce più che mai. Chi era che ridacchiava quando Saddam, nel 1991, parlò della “madre di tutte le battaglie”? E chi parlava del “pagliaccio iracheno” quando il ministro dell’informazione di Baghdad, con i carri armati dei barbari alle porte, annunciava che Baghdad “sarà la tomba degli americani”? La Resistenza, guidata dagli uomini di Saddam, ne uccide ora cinque al giorno (versione ufficiale che occulta i morti senza nome, quelli senza cittadinanza Usa, come gli immigrati clandestini dal Messico e quelli tra i 100mila mercenari privati) e controlla trequarti del paese. E sono passati più anni di quanti ce ne vollero per liquidare Hitler e la Germania. Ma Saddam non era Hitler. Hitler è quell’altro, quello che sta a Cheney come Prodi sta a D’Alema e a Montezemolo.
Fu vera gloria? Ai posteri / l’ardua sentenza: nui / chiniam la fronte al Massimo / Fattor, che volle in lui / del creator suo spirito / più vasta orma stampar… Tu dalle stanche ceneri /
sperdi ogni ria parola: / il dio che atterra e suscita, / che affanna e che consola / sulla deserta coltrice / accanto a lui posò.
(Alessandro Manzoni)
Ho visto in Tv l’abbagliante Apollo di Vejo, quello etrusco del VI secolo prima della catastrofe, quello che in veste merlata incede a testa alta e col sorriso, come se fosse portato dal vento, chissà se verso una sposa, verso il suo popolo, o verso la morte. I grandi ci vanno così. E così, come ce lo hanno materializzato le sue parole di amore e di lotta e il suo comportamento di combattente indomito, ci va Saddam Hussein. Avete visto Saddam nei rari flash tv che filtravano dal verminaio occupazional-collaborazionista. Un Saddam segregato, aggredito, torturato, con gli avvocati e i testimoni a difesa che gli venivano assassinati uno per uno. Un Saddam che ha esploso in faccia ai suoi boia, ai boia del mondo, l’invincibile forza del martire incorrotto, vessillo nei secoli per chi resiste e manda avanti questa baracca sfondata chiamata Pianeta Terra. Vi auguro che abbia fatto germogliare un dubbio nelle vostre granitiche certezze sul “boia di Baghdad”. L’Apollo di Vejo è certamente un dio. Ed è forse vero che dio ha creato l’uomo “a propria immagine e somiglianza” (lo sapete dalla bibbia che, però, ha scopiazzato da tutti). E l’uomo che oggi mi pare più somigliante a quanto gli dei si erano proposti impastando argilla è proprio Saddam. Retorica? Ma pensate a quella dei diffamatori, quelli dei “dittatore sanguinario”, del “tiranno criminale”, del caldaroliano “lapidatore di donne”, il “massacratore del proprio popolo”. Pensate alla retorica vigliacca e complice dello stivale sinistro dell’imperialismo, l’immondo movimento della pace che invoca un’ONU manutengolo di assassini seriali, insieme ai partiti moralmente putrescenti che, galoppando alla Bertinotti o strisciando (vero “sinistra” del PRC?), vendono, per trenta denari, all’imperialismo una copertura di melma. E pensate, dopo aver visto l’Apollo, ad altre facce: il senile farfugliatore mortadelliano agli ordini di Olmert, il velista sottocosta con i baffini del disprezzo cosmico, mozzo dell’Opus Dei e capomandamento della Nato, Fassino, Rutelli, Berlusconi, Bossi, Biondi, Merkel, Blair, Bush. Veltroni, il sempre più vespizzato e avariato Bertinotti. Quale dio ha mai creato costoro? Non certo l’Apollo di Vejo. Semmai sono scaturiti dal pennello allucinato di Hyeronimus Bosch… Ho la netta sensazione che una delle angosce più forti da me sofferte in una vita intrecciata di politica, professione e tutto il resto, sia da decenni quella per la mostruosamente ingiusta e bugiarda diffamazione del presidente iracheno da parte di chi la dovrebbe sapere più lunga. Subito seguita da quella, appena meno virulenta, di Slobo, o di Fidel. Una satanizzazione che possiamo dare per scontata tra coloro che a muso duro ci combattono e dai quali, a partire da Costantino e dal primo papa, nulla ci aspettiamo. Una diffamazione tanto più esasperante poichè prodotto di scarto dell’intelligenza politico-professionale di tanta sinistra, quasi tutta. E i sinistri che non ci cadono, magari non fanno i corifei della balle galattiche su Saddam, ma, audacemente, tacciono. Come tace fragorosamente il papa, pronto a sciogliersi in sdegno e pianti su embrioni da mezz’etto e agonizzanti liberati, appena levati gli artigli dal corpo di Piergiorgio Welby. Papa che pure farfuglia banalità di pace e amore (ma sottende nequizie, d’intesa con un’intera classe, sempre quella, di monatti).
Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato
(Gorge Orwell)
I BOIA E GLI “SCIACALLI”
Che fossimo preda di orridi serialkiller psicopatici, USraeliani con tutti i loro sicofanti europei e i loro ascari nel Terzo Mondo, non c’era bisogno della barbara esecuzione di Saddam a dimostrarcelo. Più oscena è la turpitudine compunta e finta addolorata di coloro che, nella politica e nei media, ottusi e servi più che mai, deprecano la condanna a morte di questo grande eroe della resistenza umana. Eroe al cui martirio hanno incessantemente lavorato confermando – e rilanciando tra masse disinformate del fatto che Saddam lottava per tutti noi – l’immane costruzione di menzogne fabbricata da chi, correttamente, aveva temuto – e sempre più dovrà temere – nella figura del grande statista e leader della rinascita araba la nemesi dell’imperialismo capitalista e colonialista, l’esposizione della fetida natura della “civiltà occidentale”. Da farabutti bulimici di arricchimenti che s’inventano un terrorismo islamico per mimetizzare i propri crimini razzisti e genocidi, dalle Torri Gemelle ai mattatoi in giro per il mondo, dalla tortura legalizzata allo sterminio sociale, dal nichilismo culturale alla devastazione planetaria, da diritti umani e democratici disintegrati da truffe elettorali ormai generalizzate, al sequestro del pensiero e della parola dell’intero genere umano, nulla di diverso c’era da aspettarsi. Quello che sconvolge, indigna oltre ogni misura tollerabile, è la complicità con questi abominii di sinistre fetecchie alle quali i popoli e le classi della speranza e della lotta avevano affidato la verità, la liberazione, la vita.
Saddam è stato condannato per la strage di 148 iracheni colpevoli di aver attentato alla vita del capo dello Stato. Strage? Almeno un quinto dei presunti uccisi è tuttora in vita. Molti altri sono deceduti di morte naturale negli anni che vanno dal 1982 ad oggi. E nessuno s’è preso la briga di andare a vedere le carte. Carte che raccontano invece come quegli attentatori, mercenari prezzolati dal nemico quando l’Iraq si difendeva dall’aggressione persiana finanziata da Israele e Usa, fossero stati processati, con pieni diritti alla difesa, per ben tre anni? Non ricordate i finanziamenti ai terroristi contras scaturiti dalla vendita di armi israeliane a Khomeini? Non avete visto negli archivi di Washington gli annuali stanziamenti a Tehran da parte del Congresso? Avete visto una sola arma Usa in mano alle truppe irachene nelle immagini delle due guerre del Golfo? Vi siete scordati le provocazioni armate di Khomeini nell ’80, la modifica unilaterale delle frontiere concordate, l’infiltrazione di migliaia di provocatori tra gli sciiti, la sua minaccia di chiudere all’Iraq i vitali Stretti di Hormuz proprio quando Israele e l’Occidente erano in difficoltà per la creazione voluta da Saddam di un Fronte del Rifiuto arabo contro l’inciucio di Camp David del rinnegato Sadat con il terrorista Begin? Non vi dice niente il fatto che, oggi, i persiani coronano il loro sogno di frantumare e divorare l’Iraq in perfetta cogestione con gli invasori occidentali? E continuate a ripetere, all’unisono con gli stragisti della loro gente dell’11 settembre, di Londra, Madrid e di tutto intero il terrorismo “islamico”, che a Halabja Saddam gassò i curdi, la propria gente, quando tutti i servizi segreti del mondo, Cia in testa, vi ripetono che fu il cianuro iraniano a piovere su quei disgraziati, cianuro che l’Iraq non ha mai possseduto e chissà chi l’aveva fornito a Khomeini. Quel Khomeini, promotore di un oscurantismo che avrebbe fornito alle elite cannibalesche occidentali il nemico che gli avrebbe permesso di far rinascere un colonialismo sconfitto dai popoli. Quel Khomeini, ospitato e nutrito in Europa, giunto a Tehran su un aereo statunitense perchè impedisse che al fantoccio Shah succedessero le forze politiche comuniste e patriottiche che lo avevano abbattuto?
C’è chi nasconde i fatti perché non li conosce, è ignorante, impreparato, sciatto e non ha voglia di studiare, di informarsi… c’è chi nasconde i fatti perché non vuole rogne e tira a campare barcamenandosi… c’è chi nasconde i fatti perché altrimenti non lo invitano più in certi salotti… c’è chi nasconde i fatti perché contraddicono la linea dell’editore… c’è chi nasconde i fatti perché quelli che li raccontano se la passano male… c’è chi nasconde i fatti anche a se stesso perché ha paura di dover cambiare opinione… c’è chi nasconde i fatti perché altrimenti poi tolgono la pubblicità al giornale… c’è chi nasconde i fatti perché altrimenti è più difficile voltare gabbana quando gira il vento… c’è chi nasconde i fatti perché il coraggio uno non se lo può dare…
(Marco Travaglio, che però farebbe bene ad applicare il suo bisturi anche agli assassini seriali di Tel Aviv)
Dagli abissi, a volte pozzi neri, della loro ignoranza, malafede, servilismo, ributtante opportunismo, del loro gongolante brunovespismo, questi cialtroni, spurgo di una tradizione conformista e ipocrita inculcatoci da due millenni di imposture e violenze vaticane, arricciano il naso sull’esecuzione mentre portano sulle spalle la piena responsabilità di averla agevolata, quella e tutte quelle che stanno eliminando dalla faccia della terra popoli di troppo, grazie a una collusione fatta di scimmiottamenti delle demonizzazioni e, peggio, di coltellate alla schiena di chi non assume, a Bush piacendo, il suicidio della specie sotto forma di “non violenza”.
Cari Tommaso di Francesco, signora Mariuccia Ciotta e solitamente bravo Danilo Zolo del “manifesto”, siete i capifila là dove casca l’asino (da Sofri al “terrorismo”, dalla Jugoslavia all’11 settembre, irresponsabilmente e vilmente avvallato nella megafrode dei delinquenti di Washington) dell’armata arlecchina di grilliparlanti cerchiobottisti e dunque correi, che si stanno mangiando quanto resta della residua credibilità (della sciagurata connivenza del nonviolento, ma filoisraeliano “Liberazione” non mette neanche più conto parlare)
Perdete lettori? Forse perchè qualcuno trova ormai insopportabile la vostra compunzione pietista e legalitaria sulle nefandezze di una pagliacciata processuale senza prove, con testimoni d’accusa mascherati, con testimoni e avvocati di difesa trucidati, con il filo diretto tra i microbi giuridici in aula e i massacratori Usa del loro popolo, che dettano gli abusi dal santuario della Zona Verde. Pensate di esservi fatti politicamente corretti quando avete denunciato l’ovvio? Fa schifo quando sull’altro piatto della vostra bilancia, fintobuonista e sconciamente ipocrita, scaricate i macigni delle falsità condivise con i padroni, a partire da quell'”alleato degli americani” che avete la compulsione a ripetere, senza mai esservi documentati. Così la foto di Rumsfeld che, nel 1982, stringe la mano a Saddam, diventa la prova provata della turpe intesa tra il “finto nazionalista arabo antimperialista” e la criminalità organizzata di Washington. Una foto! T.d.F ne deduce che “quel regime non avrebbe mai prosperato senza il sostegno degli Stati Uniti che all’epoca dei crimini contestati a Saddam, l’uccisione di 140 sciti (148, De Francesco, 148!) a Dujail e il massacro di migliaia di curdi nella risposta alla rivolta dei curdi israelo-amerikani, erano i primi alleati del rais di Baghdad”.
L’ottimo giornalista del “manifesto”, quello con l’altra coazione a ripetere infamie quando gracchia di “contropulizie etniche in Kosovo, avallando ancora, con tutta l’abbagliante evidenza contro, la menzogna della pulizia etnica fatta prima dai serbi, gareggia addirittura con Bush e Colin Powell (quello del 5 febbraio 2003 all’ONU ridicolizzato dal mondo), in protervia di inganni: Rumsfeld, mentre stringeva la mano al rais, dall’altra faceva arrivare al regime “armi letali di distruzione di massa, gas e armi chimiche, armi e sistemi logistici”. E’ stata l’attenta professionalità di questo canarino da salotto mediatico a trascurare i documenti che rivelano come Rumsfeld fosse andato per chiedere a Saddam di riaprire l’oleodotto Kirkuk-Haifa, onde alimentare la pandemia bellicista israeliana, ottenendo in cambio una linea Usa meno squilibrata a favore dell’ayatollah persiano? E che dimostrano che Saddam respinse la richiesta e mandò a casa il futuro mostro della tortura con le pive nel sacco? E poi vai con il “tiranno”, con le “tante malefatte”, “responsabilità criminale”. Finisce, T.d.F. con l’implicito lamento che Bush padre non abbia, lui, fatto fuori Saddam, tradendo gli sciiti nel frattempo insorti (contro l’unita nazionale e al servizio dell’espansionismo di Khomeini, ma T.d.F. non lo dice), e corona l’inqualificabile libello (Il manifesto, 28/12/06) con l’accreditamento dell’autenticità endogena di Al Qaida, che “esulterebbe della fine del nemico giurato”, riconoscimento ormai di prammatica, nelle tetre pagine del “quotidiano comunista”, della balla spaziale di coloro che, a Langley, Al Qaida l’hanno inventata, e la gestiscono a pro della futura dittatura USraeliana mondiale. Sì, De Francesco, Al Qaida ha esultato. Mentre con Bush e Blair si sorbiva il té servitogli dal paggetto baffuto che cazza le rande.
Nulla di diverso si può dire dell’altro, il solitamente rispettabile Danilo Zolo: “Gli Stati Uniti hanno sostenuto sul piano economico, militare e diplomatico quell’aggressione (all’Iran)… Essi si sono fatti complici di Saddam Hussein non denunciando alcuni crimini gravissimi commessi dalle truppe irachene: gli attacchi compiuti con l’uso di armi chimiche contro la popolazione iraniana”. Davvero stupefacente. Eppure un certo nome questo Zolo ce l’ha. Tanto nome da non aver bisogno di andare a documentarsi, magari sui comunicati di guerra degli stessi iraniani, oppure di tutte le cancellerie interessate, con la ripetuta denuncia dei gas iraniani contro gli iracheni! Non saprà, come il 99% dei nostri “informatori” l’inglese, ma la traduzione dell’analisi sul New York Times del 31/1/04, che prova la paternità iraniana dei gas sui curdi, è da anni disponibile in rete. E poi, davvero curioso questo “alleato degli Usa”, che agli Usa strappa il petrolio e se lo tiene fino all’ultimo giorno, che sostiene i palestinesi con armi, uomini e fondi dal primo giorno della rivoluzione fino al 9 aprile, giorno dell’irruzione dei vandali a Baghdad, che manda in vacca la prima tentata normalizzazione del Medio Oriente con il Fronte del Rifiuto arabo, che costruisce a Baghdad il polo di raccolta, coordinamento e mobilitazione di tutte le forze progressiste, antimperialiste e antisioniste del mondo, non meno di Cuba. Singolare alleato del loro padrino Usa cui gli israeliani polverizzano l’unica centrale nucleare civile, proprio mentre Rumsfeld sta per partire per Baghdad. Lasciamo perdere, ricordiamoci le epigrafi di Travaglio sul giornalismo italiano. Questa è gente che ha subito smesso di chiamare mercenari quei quattro “nostri ragazzi”, professionisti del killeraggio per soldi, finiti in mano ai patrioti iracheni, che sta zitta davanti alle cerimone e ai monumenti ai “nostri ragazzi” di Nassiriya. Quelli che, sghignazzando, mitragliavano e uccidevano centinaia di civili iracheni, fin nelle case, fin nelle ambulanze, urlando, ebbri dell’educazione fornitagli, “annichilito!” “Operatori dell’informazione”! Gli stessi daI quali invano ci aspettavamo urla di furore per la verità e la giustizia al tempo delle aberrazioni processuali di Carla del Ponte all’Aja e del processo dei macellai istruttori di pupazzi a Baghdad.
I CRIMINI DI SADDAM
Ho amato gli iracheni a ragion veduta. Ho rispettato e ammirato Saddam Hussein e i suoi compagni per aver visto quello che ho visto in trent’anni di frequentazioni del paese e del popolo, un popolo felice, generoso e fiero come lo avevo potuto conoscere a Cuba, forse oggi in Venezuela. Quei popoli che dal nulla arrivano alla dignità, alla storia. E mi sarei sciacquato la bocca se mi fosse scappata la parola ignorante, stolta, eurocentrica, saccente, di “dittatore”, quando sapevo benissimo che quella forma di governo era l’unica, nel contesto dell’assedio costante dei “cani da guerra”, che poteva assicurare benessere e sovranità. Dittatore da che punto di vista? Nella valutazione di chi? Di noialtri che sguazziamo passivi tra liste elettorali blindate, dettate dai capibastone partitici a loro volta obbedienti ai padrini confindustriali, clericali, mafiosi e massonici, tra campagne elettorali sostenibili solo da chi ha dotazioni o sovvenzioni milionarie, tra brogli modellati dall’esempio del “comander in chief” idiota e assassino, tra diritti civili che annullano il conflitto tra sfruttatori e sfruttati nei depistanti deliri di genere e transgenere, tra diritti umani che non vedono masse di incazzati correre a staccare la spina a chi è già mille volte morto di dolore, tra pacifisti che menaguerrescamente si seccano dei frastuoni delle Frecce Tricolori, ma “riducono il danno” avallando spedizioni “antiterroristiche” di sterminio di popoli, dal Libano all’Afghanistan, alla Somalia e al Darfur, tra antimperialisti ernestini che, pateticamente mugugnando, votano per la rivincita colonialista voluta da chi nel grande ‘900 se l’era presa nel culo? Ma che titoli abbiamo? Che cosa ne sappiamo dei rapporti sociali, culturali, storici di popolazioni che, per sopravvivere, devono colmare in brevissimo tempo il ritardo nei confronti di chi li vuole fare fuori e che, soprattutto, hanno potuto per millenni, sotto tirannie assolute, romane, mongole, bizantine, britanniche, coltivare un minimo di identità e autonomia grazie a un ordine tribale che assegnava, in mancanza di altre possibilità di autodeterminazione, al più valido, al più autorevole, al più stimato dei membri, la potestà di gestire la società negli spazi ignorati dall’impero?
E allora io ho gli elementi per sapere per quali crimini è stato processato e assassinato Saddam. Eccoli. Segnateli, Tommaso De Francesco. O sennò copiali dai libri di storia e dai rapporti ONU. Per aver cacciato con due rivoluzioni il dominio britannico, primo gassatore degli iracheni con Churchill nel 1922; per aver costruito una nazione in un paese lasciato dagli inglesi senza ospedali, senza scuole, senza nome; per aver opposto ai vassalli feudali arabi dei dintorni un modello sociale basato sull’equa distribuzione della ricchezza, sull’eguaglianza, sulla dignità senza poveri e senza miliardari; per aver nazionalizzato il petrolio, linfa vitale dell suprematismo giudaico-cristiano bianco; per aver sostituito l’euro al dollaro; per aver resistito all’obnubilazione della tirannia religiosa persiana; per aver alfabetizzato un popolo che, sotto gli inglesi, era felice di vivere senza leggere e scrivere; per aver fatto diventare qualsiasi ragazzo lo volesse uno dei migliori medici, ingegneri, chimici, letterati, agricoltori del Terzo Mondo; per aver reso obbligatoria e gratuita l’istruzione fino alla maturità e gratuita fino all’ultimo giorno di università, tanto che l’ONU proclamò quello iracheno il miglior sistema educativo dei paesi in via di sviluppo; per aver garantito una sanità gratuita di altissimo livello a 25 milioni di iracheni e a tutti gli altri che fossero venuti a goderne; per aver dato alle donne una legge di parità e un ruolo raggiunto nemmeno nei paesi cosiddetti sviluppati; per aver concesso ai curdi, primo tra tutti i paesi che li albergano, l’autonomia, l’autogoverno, una lingua ufficiale che tutti gli iracheni dovevano studiare, alla faccia dei capiclan narcotrafficanti che, istigati e pagati da Israele e gli Usa, come in Kosovo massacravano i rappresentanti dello Stato e gli arabi insediati dalle loro parti (la repressione della rivolta di Anfal, per la quale Saddam veniva pure processato nella propaganda occidentale, avrebbe causato 180.000 morti: non si sono mai trovati); per aver governato in coalizione con il Partito Comunista fino a quando questo non si è schierato con Khomeini, su ordine di Brezhnev, come oggi è schierato con i fantocci su ordine di Bush; per aver utilizzato la ricchezza dell’Iraq industrializzando il paese, lavorando per l’indipendenza alimentare attraverso la riforma e l’industrializzazione agraria; per aver distribuito gratuitamente a tutti i contadini, oltre ai macchinari, frigoriferi e televisori, onde imporgli dittatorialmente di bere acqua potabile e fresca e impedirgli di dormire presto la sera; per non aver intascato una lira dei progetti governativi, per aver proibito ai suoi funzionari di avere conti all’estero; per aver spedito medici, insegnanti e ingegneri iracheni nei paesi arabi per assisterli nello sviluppo e per avere difeso questi paesi dall’espansionismo persiano con il prezzo di centinaia di migliaia di caduti; per aver respinto la richiesta degli Usa (visita di Rumsfeld) di riattivare l’oleodotto Iraq-Israele, di riconoscere lo Stato ebraico e di permettere l’installazione di basi Usa in Iraq; per aver costruito in pochissimi decenni un paese sovrano, equo, benestante, con piena occupazione e servizi sociali senza paragone, polo di riferimento per tutto il fronte progressista e antimperialista arabo e internazionale; per non aver mai rinunciato al destino storico dell’unità araba; per aver appoggiato fino al 9 aprile 2003 la resistenza palestinese attraverso il sostegno finanziario alle famiglie dei martiri; per aver resistito senza mai piegarsi a due aggressioni e a un embargo eurostatunitense genocidi, costato due milioni di morti, di cui 500.000 bambini; per aver dato al mondo, durante le fasi della detenzione sotto tortura e del processo, un esempio di coraggio, di incredibile forza morale, di dignità; per aver fornito la motivazione, i mezzi, la forza ideologica a una resistenza che sta sconfiggendo la più potente e feroce coalizione di criminali di guerra di ogni tempo; per essere stato e continuare a essere il simbolo di un fronte mondiale di popoli e individui in lotta contro le barbarie.
Saddam è morto, ma, davvero, vive e lotta con noi. Il suo retaggio gli sopravviverà e trionferà, alla faccia dei planeticidi di ogni risma.
UNA MAGGIORANZA SCIITA?
Vale la pena riandare alle giustificazioni avanzate per la liquidazione dell’Iraq e del suo governo. Le patacche – armi d distruzione di massa, Al Qaida, democrazia da portare – le conosciamo (questi vorrebbero portare la democrazia anche agli Aztechi e Carlo Magno). Ma non vi ha anche convinto fino alla totale passività l’affermazione che gli sciti, discriminati e perseguitati dal governo di Saddam, fossero la grande maggioranza in Iraq? Non avete forse imboccato alla stessa maniera con cui vi hanno fatto trangugiare la bubbola della maggioranza del 90% di albanesi in Kosovo (erano, prima dell’unica pulizia etnica, non più di 900.000 su 1.800.000, per metà immigrati dall’Albania sospinti da un lungimirante Henver Hoxa)? E in difesa delle maggioranze oppresse e escluse si deve pur intervenire, no? Salvo per quella palestinese (77% nel 1948). Ecco, la storia della “maggioranza scita”, da restaurare nella sua posizione di diritto, era forse la scusa più universalmente accettata, anche a sinistra. Solo che era falsa. Ecco i dati – visto che a priori non si deve credere ai censimenti sotto Saddam – delle elezioni parlamentari e della ricerca londinese dell’Al Quds Press Research Center. Demografia: Arabi, 82-84%, curdi, turcomanni e altri 16-18%. Confessioni musulmane: sunniti 60-62%, di cui arabi 42-44%, di cui curdi e turcomanni 16-18%; sciti 38-40%, di cui curdi e turcomanni 2-4%. Elezioni del 31/1/05: aventi diritto al voto 15.450.000, votanti 8.456.266. Iracheni, quasi tutti sunniti, che hanno boicottato il voto 6,693,734 = 46%. Secondo l’Autorità Provvisoria votarono il 95% di sciiti (minacciati di Fatwa da Al Sistanti se non avessero votato) e il 98% dei curdi. Voto per il blocco scita 26,3%. Partito Comunista collaborazionista 69.920 voti, sunniti collaborazionisti di Al Pachachi 23.302, blocco curdo 14%. Nelle successive elezioni parlamentari del 15/12/05 il blocco scita ha registrato il 32,2 %. Cifre, inoltre, da porsi sullo sfondo di lampanti brogli constatati universalmente, con camion pieni di schede “votate” in arrivo dall’Iran. Ha rifiutato il voto il 57,8%. I calcoli che originano da questi dati danno una popolazione di sunniti al 60-62% (arabi, curdi e turcomanni), di sciti al 38-40%. Cade così un altro pilastro della leggenda democraticista che ha visto “il manifesto” e co. affiancati agli aggressori. Se troverò il tempo, vi darò poi i dati che comprovano la presenza paritaria delle minoranze nell’amministrazione Saddam, dal vertice in giù, compresi il vicepresidente, il presidente dell’Assemblea Nazionale e i membri del Comando del Consiglio della Rivoluzione.
LE SINISTRE VERNACOLARI, ARLECCHINE E CALUNNIATRICI
A novembre l’agenzia e associazione Infopal è riuscita ad organizzare, nientemeno che in una sala del Senato, un’ affollata assemblea sulla Palestina alla quale sono intervenuti i più qualificati sostenitori della causa palestinese e nella quale sono state denunciate con forza documentale gli aspetti orripilanti della colonizzazione e del genocidio operati da Israele contro il popolo palestinese e, dai “cani da guerra” occidentali, contro quello iracheno. Una giornata memorabile. Pochi giorni dopo, in un locale privato di notevole prestigio e costo, viene allestita un’altra giornata per la Palestina.
Gli organizzatori sono quelli del corteo del 18 novembre, i vernacolari di Radio Città Aperta e della Rete dei Comunisti, che all’epoca delle elezioni amministrative di primavera avevano tentato di convogliare l’autentica sinistra antagonista, Forum Palestina compreso, in una lista per Veltroni sindaco. Già quel Veltroni. Quello dell’indissolubile complicità con Israele e con la lobby filoisraeliana in Italia, quello dello sgoverno senza precedenti della capitale, quello delle manifestazioni vippiste e fuffarole e del degrado dei servizi e delle periferie, quello del Partito Democratico amerikano, quello del “non sono mai stato comunista poiché il comunismo è incompatibile con la libertà”, quello della stazione Termini rinominata al papa della destabilizzazione e reazione (sul modello di quell’altro campione comunista, Nichi Vendola, governatore della Puglia, gay adoratore di un Vaticano ammazzagay, privatizzatore delle acque e liquidatore di chi le voleva pubbliche e titolatore dell’aeroporto di Bari allo stesso papa da crociata). Il bilancio del loro exploit elettorale al servizio del sindaco che ne finanzia la radio? Lo 0,6% del voto romano. Risultato di una perspicace intelligenza politica che, successivamente, è stata ribadita nel compitino di ovvietà superficiali sul Medio Oriente, redatto da un loro luminare “teorico”, mettendo insieme un po’ di ritagli di giornale. Forum per la Palestina e per Veltroni? Un ossimoro che non se n’è mai visto uno di più paradossali. Un ossimoro che spiega l’astuta presa di distanza – successiva agli anatemi dei sionisti e succubi dei sionisti – dagli ottimi compagni che ottimamente hanno bruciato i fantocci di chi va in giro distruggendo il mondo e le sue vite. Si sono ben guardati, i palestinoveltroniani, dal far volare una sola parola – al di là del rituale appoggio “ai popoli resistenti”- sulla Resistenza irachena, in coerenza con quella prudente ambiguità che ha lasciato praterie politiche alle più improprie e spurie delle associazioni bonsai italiane. Non solo. Neanche l’argomento dei quattrocentomila palestinesi dannati della Terra nei campi del Libano, o dei cinque milioni seminati nel mondo, è stato sfiorato e, tanto meno, quello dei 40.000 palestinesi profughi dal ‘48 in Iraq, prossimi all’estinzione e alla mercè delle squadracce iraniano-scite del doppiogiochista Moqtada al Sadr, collaborazionista nel governo mercenario, stragista di iracheni resistenti. Ne sono rimasti 15.000 nel bel quartiere per loro costruito da Saddam, superstiti di una comunità espropriata, sterminata o cacciata dagli sgherri di Moqtada e dei suoi compari “iraniani”, dagli squadroni della morte di “Dawa” e “Sciri” al “premier” Al Maliki. Gli altri sopravvissuti, o sono riusciti a riparare in paesi vicini, o sono accampati senza tende, viveri, medicinali, nelle intemperie invernali, nella terra di nessuno tra Iraq e Siria. Un’emergenza pari a quella determinata a Gaza dalla coppia sionista-nazista Olmert e Lieberman. Vicenda che non competerebbe al Forum Palestina? Ma i vernacolari, che riflettono a sinistra tutte le qualità di una piccola borghesia burina, tanto incolta quanto autoreferenziale, che ci infligge quella “classe politica destrosinistra” in lotta di classe contro tutti noi di cui parla Gianni Vattimo, non solo tacciono certe cose urticanti, altre le dicono, chiare e sporche.
INFOPAL E LINGUE BIFORCUTE
Scendiamo nella cronaca. Quella misera delle nostre sinistre in disarmo. C’è stata, nello strascico dei due eventi per la Palestina una sconcertante polemica. Infopal, alla quale rendiamo merito per essere la più informata e puntuale diffonditrice di notizie nascoste sul colonialismo israeliano, ha denunciato di essere stata accusata da ambienti vernacolari di essere finanziata da Hamas. Identificandosi tali ambienti con questa esecrazione, con coloro che a una forza resistente preferiscono i quisling corrotti e collaborazionisti di Fatah, protetti da milizie addestrate e finanziate dagli assassini del loro popolo, Sion e Usa.
Respinta l’accusa, i compagni di Infopal ne hanno sottolineato l’assurdità assoluta. Potete immaginarvi Hamas, cui la civiltà occidentale, europea e italiana compresa, nega la possibilità di governare da maggioranza democraticamente – questa sì – eletta, affamando i palestinesi, cui i ladroni di Stato israeliani rapinano i fondi dalle banche e dalle tasche dello stesso Primo Ministro, che non ha neanche un soldo per pagare dipendenti, medici, ospedali, scuole, cibo, infrastrutture vitali distrutte da Israele, potete immaginarvi che vada a finanziare in giro per il mondo piccole agenzie di notizie e associazioni tenute insieme dal concorso di volontari a costo di pesanti sacrifici? Il Forum Palestina, chiamato in causa dai diffamati, ha sdegnosamente e perentoriamente smentito di aver detto quelle cose. Vorremmo tanto potergli credere! Ma in occasione dell’iniziativa del Forum, il 6 dicembre, davanti al Centro Congressi di Via Napoli in Roma, il sottoscritto accompagnato da testimoni si è sentito dire da esponenti del Forum: “Infopal è la voce di Hamas”. E poi: “Infopal è finanziata da Hamas”. Ci vengano ora a smentire. Devo fare i nomi?. Ma fosse anche per assurdo vera l’affermazione, quella denuncia avrebbe un carattere infame e delatorio, vista la qualifica data a Hamas di “organizzazione terrorista” da tutto l’establishment, veltroniano e non, di questo paese. Fosse anche vero, come è vero che la Terra è piatta e che Veltroni merita i voti dei filopalestinesi, sempre meglio finanziati da Hamas che da Veltroni.
CALUNNIA, CALUNNIA, QUALCOSA RESTERA’
Quando ti impegni, accanto agli integralisti di destra (Arturo Michelini), per soluzioni amerikanamente pornografiche al governo della capitale, e poi marci e comizii per la Palestina, è ovvio che non sei molto attendibile e rimani in quattro gatti. Alla base di questa patologia, secondo recenti ricerche, sta un virus cui gli scienziati hanno dato il nome CVC-M. E’ il virus della diffamazione dei “concorrenti” come strumento di autopromozione. Costringe chi ne è colpito a urlare in tutte le direzioni “spie”, “pagati”, “venduti”, “questurini”, “pericolosi”, “squilibrati”. E’ infermità perniciosa, porta alla quarantena. E allora hai voglia ad allestire noiosi seminari di una compagnia di giro accademica avvitata su se stessa e autoperpetuantesi nella totale indifferenza della politica e della storia.
Avessimo avuto un Saddam. Certo, era un duro. Lo erano anche Robespierre e Lenin, Nasser e i Tupamaros, l’IRA e i partigiani italiani. Li hanno costretti ad esserlo. Lo era Arafat, fino a quando, a Beirut, non ha chiuso una rivoluzione, chinato il capo e messo la coda tra le gambe all’ombra dei cannoni atlantici e del terrorismo israeliano. I fanatici dei diritti individuali ricordino che i diritti collettivi sono fatti per tanti individui. La rivoluzione non è un pranzo di gala.
E noi oggi stiamo come d’autunno sugli alberi le foglie. O si fa una rivoluzione, o si muore.
Israele ha esultato all’impiccagione del suo più grande nemico, quello dell’ultima rivoluzione vittoriosa del Grande Secolo del ’17. Già solo per questo dovremmo piangerlo tutti.
Fulvio Grimaldi
Mondocane Fuorilinea
30.12.2006