DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org
Quelli che si erano dati alla vita monastico francescana, che si appellavano ai buoni sentimenti di carità cristiana, seguendo le orme del Poverello di Assisi, e che sono finiti per parlare solo ai cardellini (70% di consenso al governo Conte), ora si sono messi a tirare anche le uova.
Infatti ci hanno provato in tutti i modi, allarme razzismo, magliette rosse, sconcerto per un possibile ritorno del fascismo, manifestazioni contro l’intolleranza razziale, ed ora anche tiro di uova pilotate per fomentare il clamore mediatico, ma niente fa fare… il consenso al governo resta alto.
Giorni di tweet da tutto il PD per emergenza escalation razzista in Italia, contro l’odioso governo dei populisti sovranisti, e poi si scopre che a colpire Daisy Osakue è stato proprio il figlio di un consigliere del PD.
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Quest’ultimo aspetto è stato prontamente rimarcato da Matteo Salvini sui social: «Si trattava solo di cretini mossi non da razzismo ma da stupidità. E uno dei lanciatori è figlio di un esponente del Pd!», ha twittato il ministro dell’Interno.
Poi dal palco della manifestazione #Bastarazzismi, organizzata dai Dem, il segretario del Partito Democratico Maurizio Martina dice allarmato «Sono episodi di razzismo e xenofobia, sentimento che sta attraversando l’Italia. Dobbiamo comprendere i rischi che corriamo.» Presenti i maggiori esponenti del partito da Luca Lotti a Lorenzo Guerini, Matteo Orfini, Gianni Cuperlo, Enrico Franceschini, l’ex ministro Marco Minniti, Marianna Madia, Ettore Rosato e Graziano Delrio.
Ma i peggiori commentatori di questi episodi sono proprio quelli che vogliono tramutare alcuni casi sporadici in emergenza nazionale, sperando di produrre un effetto di emulazione diffuso che ricompatti il fronte frantumato della ‘sinistra’ sinistrata.
Del resto la sinistra non ha altri argomenti, riassumibili nelle affermazioni di Renzi dopo la sconfitta del 4 marzo «la ruota gira» e «pop corn per tutti», che mostrano con miserevole evidenza la perdita di contatto con la realtà e l’incapacità fare un’autocritica costruttiva delle ragioni della sconfitta.
Diciamo pure che le élites finanziario-mediatiche, proseguono da parte loro la lotta con i loro tipici mezzi di distrazione di massa, nella speranza di delegittimare i vincitori, in attesa di riconquistare il potere grazie ai fallimenti del governo, naturalmente fomentando ad arte fenomeni sociali inesistenti, attraverso strumenti linguistico-culturali, ripetuti ossessivamente, per sensibilizzare l’emotività popolare.
Dopo la mutazione politica del PD, passato da partito di massa a rappresentante delle élites economico finanziarie del Paese (vedi Renzi e Boschi, due rampolli della casta finanziaria toscana), il partito del Nazareno può ancora gestire tutta la cassa di risonanza mediatica pubblica e privata, fino a quando la Rai potrà essere rappresentata dal nuovo esecutivo.
Questo spiega la violenta campagna diffamatoria nei confronti di Marcello Foa, abile e onesto giornalista, raffinato esperto degli oscuri retroscena dell’informazione, per impedirgli di accedere alla stanza dei bottoni di mamma Rai, quella che ha sempre raccontato le vicende nazionali, con chiaro taglio filogovernativo.
Ma oggi il governo non è più rappresentato dai soliti noti, quanto dalle nuove ‘pericolose’ e ‘demagogiche’ forze populiste, quindi il problema si complica, perché mancano di legittimazione istituzionale, mentre ricevono il quasi completo consenso popolare.
Però i media rappresentano ancora il megafono dell’altra metà del cielo, quel potere più o meno occulto che non sopporta di essere stato detronizzato, e che usa tutte le armi a propria disposizione, per la guerra linguistico diffamatoria. Quindi termini come ‘razzismo’, ‘fascismo’, ‘regime’, ‘dittatura’, ‘incapacità’, ‘incoerenza’, ‘sovranismo’, ‘populismo’, ‘nazionalismo’ ce li vediamo rimbalzare con disprezzo e disinvoltura su tutti i networks.
La logica schizofrenica della casta è incapace di riconoscere che le ultime elezioni sono state vinte dai partiti che hanno saputo cogliere il pesantissimo disagio sociale in cui il Paese versa, e che il Pd ha invece sostanzialmente negato, dando l’impressione di non voler cambiare quello che gli pareva ‘il migliore dei mondi possibili’, manco fosse un Candide postmoderno redivivo.
Inoltre la strategia mediatica delle élites mainstream tenta di discriminare moralmente chi si è ribellato ai vecchi governanti e si è invece affidato alle nuove forze populiste, in modo ingenuo e sprovveduto, senza rendersi conto del rischio e del pericolo politico cui avrebbero condannato il Paese. Strano anche che tra queste posizioni vi sia anche quella dei sindacati, che mentre hanno accettato passivamente la demolizione dei diritti dei lavoratori durante i governi Monti, Renzi, Gentiloni, ora s’infilano la maglietta rossa contro le politiche anti immigrazione e criticano il ‘Decreto Dignità’, per la mancata reintroduzione dell’art.18.
Com’è possibile quindi che la macchina da guerra della stampa provochi dibattiti su temi fondamentalmente falsi, quando in democrazia dovrebbe essere garantito l’accesso ad una pluralità d’informazioni? Ma come ci ha insegnato Marcello Foa, l’informazione occidentale oggi è fondamentalmente fuorviante, prospetta una visione del mondo fallace e faziosa, in cui prevale il conformismo di comodo di un potere mediatico piramidale (Gli stregoni della notizia).
https://www.youtube.com/watch?v=E_HajWFSv9E
A me sembra che non vi sia nessuna emergenza razzismo, solo sporadici casi d’inciviltà, amplificati dai giornali come cassa di risonanza a sostegno della casta mondialista e per danneggiare il governo in carica, che invece persegue politiche sovraniste. L’utilizzo dell’antirazzismo in assenza di razzismo, diventa un’operazione stranamente comica.
Una sinistra al servizio del capitale e dell’imperialismo atlantista non dovrebbe esistere, perché contraddice i propri stessi valori, che dovrebbero rappresentare la difesa delle classi sociali più sfruttate. Al contrario oggi il partito radical chic dei Dem è votato dagli ambienti alto borghesi dei Parioli e di via Montenapoleone, quasi scomparso invece nelle periferie delle città italiane.
Greci e romani definivano ‘barbari’ i popoli che non parlavano la loro lingua, perché sembravano balbuzienti (bar-bar indicava il loro balbettio incomprensibile); l’Europa cristiana perseguitava e ghettizzava gli ebrei, accusati dell’uccisione di Cristo. I Dem invece chiamano barbari gli italiani che non votano più per loro. E oggi sono la maggioranza.
Naturalmente per occultare la propria vanità e la propria perdita di potere, può servire anche la presente denuncia di un razzismo inesistente, figlio di un fascismo inesistente, utilizzato come arma di distrazione di massa. Perché allora non prendere in considerazione il vero razzismo, cioè quello verso i giovani italiani costretti a cercare lavoro all’estero, quando nel 2016 ci sono stati 285.000 emigrati italiani, contro i 181.000 immigrati stranieri? Sostituzione etnica in un Paese ormai sull’orlo di un collasso etnico culturale?
Se dunque la cosiddetta ‘emergenza immigrazione’, con i suoi drammi umani e le sue polemiche politiche, occupa le prime pagine dei giornali e le aperture dei Tg, c’è un altro fenomeno migratorio in Italia più consistente ma più trascurato, di cui nessuno parla: l’emigrazione degli italiani. Secondo i dati elaborati dal centro studi Idos, le cifre altissime che riguardano l’emigrazione si sono riproposte nel 2017. Cifre che si avvicinano al record di emigrazione del Dopoguerra, quello degli anni ‘50, quando a lasciare il Paese erano in media 294 mila Italiani l’anno. L’Ocse segnala come l’Italia sia tornata ai primi posti nel mondo per emigrati, per la precisione all’ottavo, dopo il Messico e prima di Vietnam e Afghanistan.
Mentre i dati del Rapporto Svimez del 2 agosto delineano un quadro ancora più preoccupante per il Sud, un territorio che si svuota dei suoi giovani e con una popolazione sempre più vecchia.
Forse è per questo che negli ultimi anni le feste dell’Unità si sono trasformate in traversate nel deserto. E quell’uovo del PD, apparentemente fresco, invece era marcio.
Rosanna Spadini
Fonte: www.comedonchisciotte.org
04.08.2018