DI PEPE ESCOBAR
Il Nuovo Grande Gioco in Eurasia non smette mai di elettrizzare con i suoi estremi colpi di scena. I Tre Grandi giocatori rimangono gli stessi: Stati Uniti, Russia e Cina. Il diavolo è nelle sottotrame concentriche.
A Washington, la politica core di stato si è rivelata per quello che davvero è, ovvero sanzioni, sanzioni, sanzioni; ora a causa della Crimea, ora a causa del sostegno dato ai federalisti nell’Ucraina orientale, ora a causa della tragedia del volo MH17.
Nella foto: Un combattente anti-governativo punta il suo Kalashnikov verso la postazione dell’esercito ucraino a un checkpoint vicino alla linea del fronte nella periferia nord della città di Donetsk, (AFP Photo del 22 luglio 2014)
Le sanzioni prendono di mira il settore Energetico dell’economia russa, quello della Difesa e quello della Finanza – e si muovono velocemente alla volta di una guerra economica a tutto campo, di per sé una dichiarazione di guerra. Come è successo con Cuba, con l’Iraq (finché non si ottenne un cambio di regime) e con l’Iran (finché non ci sarà un accordo sul nucleare, e anche questo è un grande ‘se’).
Attenzione all’ira dell’Impero del Caos [si riferisce alla politica imperialista degli USA e sei loro più o meno coscienti fiancheggiatori NdT]! La ricetta è sempre la stessa:
• Sanzioni
• Guerra geo-economica / politica senza esclusione di colpi
• Sovversione interna a cura di NED [National Endowement for Democracy, ovvero un’organizzazione che si occupa di “esportare democrazia” NdT] e di un vasto assortimento di ONG
• Vetriolo no-stop marinato in arroganza.
A Mosca non ci si fa illusioni; non importa cosa il Cremlino faccia davvero in Ucraina, non ci sarà alcun reset nella politica americana verso di esso. L’isteria da sanzioni di Washington – che ha di gran lunga superato il livello di guardia – è considerato come un ulteriore mezzo per (che altro?) propugnare un cambio di regime a Mosca, nonostante la grande popolarità di Putin. Non c’è da stupirsi che Thinktanklandia [riferimento agli innumerevoli think tank che si occupano di geopolitica negli USA NdT] stia sbavando su di essa.
A un’analisi grossolana, nelle sfere russe di potere, una Scuola Atlantista – neoliberista -, che mira a venire a patti con l’Impero del Caos, viene contrapposta agli Eurasiaticisti, che si sforzano di essere considerati come pari dagli Stati Uniti. L’impero del Caos, per impostazione predefinita, non accetta pari; per convincersene basta dare un’occhiata alla dottrina di Full Spectrum Dominance del Pentagono.
Le menti migliori e più brillanti, in Russia, sanno bene come non si possa vincere quando l’impressionante muscolo finanziario dell’Impero del Caos – persino adesso che è nel pantano della decadenza – e dei suoi vassalli viene dispiegato contro di te. Ma ciò non significa che Mosca rabbrividisca e si rassegni ad essere ‘isolata’, dal momento che un assai più debole Iran ha lottato contro il suo ‘isolamento’ per anni.
Mosca detiene quasi 500 miliardi di dollari in riserve valutarie. Questa cifra e i capitali nazionali possono essere utilizzati al fine di rafforzare il rublo e supportare gli investimenti nell’industria russa. Ci sono opportunità di diversificazione dell’economia russa da una situazione di partenza legata alla pura esportazione di materie prime fino alla produzione manifatturiera in chiave post-moderna, abilitando nel tragitto una miriade di opportunità di business per le PMI russe.
Nella foto: Soldati ucraini portano una bara con i resti di una vittima dell’incidente occorso all’aereo MH17 della Malaysia Airlines verso un aereo militare nel corso di una cerimonia presso l’aeroporto di Kharkiv, in Ucraina, il 23 luglio 2014 (AFP Photo / Genya Savilov)
La posizione dell’Unione Europea
Inserirsi in un’Europa fragile. La Russia è il terzo partner commerciale dell’UE. Le economie europee di paesi come la Germania, la Francia e l’Italia sono notevolmente integrate con l’economia russa.
Un punto fondamentale della strategia di Washington è quello di disaccoppiare Europa e Russia, questo intento è parte di un più ampio programma volto a prevenire con ogni mezzo l’integrazione a livello di commercio, affari e sviluppo economico in Eurasia. Tutto ruota intorno alla Germania.
Questa è la discussione prioritaria di Berlino al giorno d’oggi. Il mondo degli affari tedesco – e persino politici conservatori – stanno raggiungendo una conclusione netta; non vogliono un rapporto fortemente disfunzionale con la Russia. L’opinione pubblica, per il 57%, vuole una politica estera più indipendente dagli Stati Uniti. Le intrusioni sia orwelliane sia legate al complesso del Panopticon [ovvero la società spiata da organismi stile NSA. Il Panopticon o panottico è un carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham. Il concetto della progettazione è di permettere ad un sorvegliante di osservare (opticon) tutti (pan) i soggetti di una istituzione carceraria senza permettere a questi di capire se sono in quel momento controllati o no. NdT] in Germania sono stati strumento di un cambio radicale di gioco.
La pressione americana sull’UE per quanto riguarda la tragedia MH17 è stata implacabile. Mosca ha presentato all’UE prove concrete. Washington non l’ha fatto – e non lo farà, perché non ne hanno, fatta eccezione per Facebook, Twitter e YouTube [ci si riferisce alla posizione statunitense che porta a proprio supporto “notizie” saccheggiate dai social NdT].
Mentre Mosca ha insistito fin dall’inizio sulla necessità di avere un’inchiesta imparziale, indipendente e internazionale, Washington ha ordinato all’UE di “ignorare” e “non commentare” le prove concrete di Mosca. Anche se l’intelligence tedesca ha confermato come la traballante versione dell’intelligence americana fosse “manipolata” [traducibile con strumentalizzata NdT].
Eppure è difficile sottovalutare la capacità che ha una UE oceanicamente divisa al suo interno di spararsi nella schiena. Si prendano ad esempio le sanzioni proposte dell’UE in materia di gasdotto South Stream di Gazprom [quello che passerà sotto il Mar Nero dalla Russia fino alla Bulgaria e poi a Sud in Grecia e a Nord in Serbia NdT], che finirà per soddisfare il 15% della domanda di gas in Europa – così come un pacchetto di sanzioni mirate contro l’accesso ai mercati dei capitali, contro le industrie legate alla difesa, ai beni dal duplice uso e alle tecnologie riservate (si dia un’occhiata al non documento trapelato qui).
I top partner di Gazprom per il South Stream sono l’italiana ENI, la francese EDF, l’austriaca OMV e la tedesca Wintershall, una controllata di BASF. La costruzione di South Stream dipende fortemente dal know-how europeo.
Se l’elenco completo delle sanzioni sarà alla fine applicato dall’UE (e ciò comprende la limitazione dettata ai Russi ai produttori anche europei di tubazioni, sistemi di perforazione, piattaforme galleggianti o sommergibili e gru galleggianti) ciò rallenterebbe a lungo i progetti di Pipelinistan [un insieme di interessi economici e geopolitici legati allo sviluppo di gasdotti e oleodotti, coagulato in una nazione inesistente, appunto il Pipelinistan NdT] nonché lo sviluppo in Europa del gas naturale liquefatto (GNL). L’Unione Europea ha bisogno del South Stream molto più che la Russia – che può sempre vendere più gas in Asia comunque [si veda il recente accordo strategico tra Russia e Cina da 400 miliardi di dollari in 30 anni NdT].
I BRICS oltre il muro
La vera ragione, tolta ogni ipocrisia, per cui l’Impero del Caos cerca ossessivamente la guerra economica con la Russia è che Mosca, in quanto membro BRICS, al fianco soprattutto di Cina e Brasile, è in prima linea tra le potenze emergenti che sfidano il (dis)ordine globale finanziario e politico – vale a dire lo sguazzare nel fango del capitalismo da casinò – dettato dall’Impero del Caos stesso.
E la situazione diventa sempre più singolare, in quanto l’effetto dell’isteria da sanzioni è stato quello di rendere ancora più simpatica la Russia agli occhi dei paesi in via di sviluppo. Il tipico brontolio di Washington circa il “mondo” unito per “isolare” la Russia – una sorta di replay del caso Iran – si applica alla sola NATO.
Ho seguito da vicino gli ultimi capitoli dell’integrazione in Eurasia, dall’”affare del secolo” russo-cinese siglato a Shanghai al Forum Economico di San Pietroburgo per arrivare alla più stretta integrazione tra Eurasia e Sud America discussa in occasione del vertice dei BRICS in Brasile, che ha creato la Nuova Banca dello Sviluppo e ha fatto progredire la spinta dei BRICS a sviluppare le proprie istituzioni globali in parallelo a quelle “classiche” [come ad esempio FMI e BM NdT].
Il presidente Putin ha persino proposto una coalizione dei BRICS completamente incentrata sull’Energia, con tanto di accordi nucleari e di una propria “banca di riserva di carburante e un istituto di politica energetica.” Mosca – come Pechino – sta attivamente potenziando gli accordi energetici in tutto il Sud America, come negli accordi che Rosatom [organo di stato russo, no profit, volto a regolamentare il complesso industriale nucleare, una sorta di Autorità per il Nucleare se volessimo vederla all’italiana NdT] ha siglato sia con l’Argentina sia con il Brasile per costruire centrali nucleari.
L’integrazione in Eurasia, sul fronte asiatico, procede senza sosta. La Russia venderà più gas a prezzi inferiori non solo alla Cina, ma anche, in un prossimo futuro, al Giappone e alla Corea del Sud. Pechino, nel frattempo, sta muovendo con attenzione i suoi pezzi finanziari, economici e geopolitici sulla scacchiera, ed è ora in pieno allarme rosso per ciò che riguarda l’isteria da sanzioni; la leadership collettiva sa assai bene che l’obiettivo potrebbe essere un giorno la Russia a causa della questione Ucraina, per poi il giorno successivo essere la Cina, a causa della situazione nel Mar Cinese Meridionale o persino a causa di una Hong Kong che si sta attualmente muovendo verso lo stallo; i candidati per la dirigenza esecutiva a Hong Kong andrebbero scelti per democrazia diretta, o da un comitato, come Pechino preferisce?
Il punto chiave è, dimenticate una risistemazione dei rapporti tra USA e Russia. Il partenariato strategico Russia-Cina si rafforzerà. La Cina si sta preparando per il suo turno nella giostra dell’isteria da sanzioni. E per il prossimo futuro, il nuovo gioco da scacchiera è la guerra fredda in versione 2.0.
Pepe Escobar è corrispondente itinerante per Asia Times, analista per Russia Today e TomDispatch e scrive di frequente su altri siti web e trasmissioni radiofoniche presenti dagli Stati Uniti all’Asia orientale.
Fonte: http://rt.com
Link: http://rt.com/op-edge/176068-eurasia-new-great-game-war/
28.07.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PG