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La Redazione

 

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PORRE FINE ALLA TIRANNIA DEL DOLLARO

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A cura di God
Il 24 Settembre 2006
63 Views

DI MIKE WHITNEY
Dissident Voice

“I veri governanti a Washington sono invisibili ed esercitano il potere da dietro le quinte”.
— Felix Frankfurter, Corte Suprema di Giustizia degli Stati Uniti

Il dollaro statunitense è al cuore dell’impero. E’ la pietra angolare su cui si basano l’esercito, i media e l’establishment politico. La forza del dollaro, comunque, non viene dal suo valore comparativo verso altre valute, ma dal suo uso diffuso come riserva di valuta del mondo. In quanto riserva di valuta, il dollaro sfida le leggi fondamentali per determinare il “valore reale”, ossia la relazione tra i crediti della nazione e i debiti e le proporzioni e la forza della sua economia. Piuttosto, l’esteso uso del dollaro è il risultato del dominio economico statunitense da dopo la 2a Guerra Mondiale, della redditività dei propri mercati, e del dominio sul mercato petrolifero.Se la valuta del dollaro fosse determinata semplicemente dal debito nazionale statunitense, il vacillante dollaro cadrebbe come un sasso. Finché dura, i paesi stranieri sperano ancora di prendere assegni (dollari) da una nazione che sta coprendo 8.3 miliardi di dollari in passivo.

Tradizionalmente, i leader statunitensi hanno capito i grandi vantaggi insiti nel controllare la riserva di valuta mondiale. Ciò permette alla Federal Reserve di creare denaro dal nulla e di passarlo a paesi stranieri per le loro risorse di valore e per i loro beni di produzione. Come ha fatto notare un critico, “E’ come avere una Zecca nel vostro giardinetto di casa”.

Il sistema, comunque, è stato completamente abusato dall’amministrazione Bush, la quale ha prestato miliardi dal Tesoro per prodigare riduzioni fiscali, contratti “senza appalto”, e guerre infinite. Con un deficit commerciale che corre ad 800 miliardi di dollari all’anno – ossia o il 6,4 % del PIL – la maggior parte di queste spese vengono finanziate dai paesi in via di sviluppo. Solo il deficit commerciale con la Cina era di circa 200 miliardi di dollari lo scorso anno: ciò significa che la Cina ha involontariamente pagato per due anni di guerra in Iraq!

La guerra è probabilmente meno dolorosa quando è qualcun’altro a pagare il conto.

Nondimeno, l’attuale sistema è ideale per l’estorsione, l’espropriazione e lo sfruttamento: ecco il motivo per cui è così popolare a Washington. Molti credono che stiamo combattendo in Iraq per difendere l’egemonia del dollaro. Potrebbe non essere così esagerato. Saddam passò all’euro sei mesi prima di essere bersagliato con munizioni a guida laser durante Shock and Awe. Similmente, i tamburi hanno battuto ferocemente da quando l’Iran ha annunciato l’apertura della sua borsa petrolifera, che commercerebbe petrolio in euro anziché in dollari. Putin e Chavez hanno perso le grazie di Washington da quando hanno mostrato il desiderio di sbarazzarsi del dollaro e di vendere petrolio in euro o rubli.

Dunque, qual’è il rapporto tra il dollaro e il commercio petrolifero e come può essere cruciale per il perdurante controllo degli Stati Uniti sul sistema economico globale?

La supremazia del dollaro dipende quasi interamente dal commercio di petrolio. Il petrolio è il primo bene al mondo e il suo mercato è quasi esclusivamente definito in dollari mediante la Borsa di New York (NYMEX) o la Borsa Internazionale di Londra (IPE). I paesi stranieri devono mantenere ampie riserve di dollari statunitensi in modo da andare incontro alle proprie necessità energetiche. Infatti, Arab News ha recentemente fatto notare che circa 4 milioni di milioni (in dollari statunitensi) sono attualmente presenti in banche straniere. Non serve dire che se Bush è incapace di mantenere questo monopolio de facto sul mercato petrolifero, possiamo aspettarci la svendita di dollari che risulterà in una iper-inflazione e, forse, in una depressione nazionale.

Entro il 2030, il 60 % del petrolio mondiale verrà dal Medio Oriente. L’unico modo che hanno le elites occidentali e i giganti bancari per mantenere il loro ruolo da superpotenza è affermare il loro controllo diretto sulle risorse dell’intero Bacino Caspio. Questo assicurerà che il dollaro rimanga valuta internazionale de facto indifferentemente dagli sperperi e dal prodigioso debito degli Stati Uniti. Le nazioni straniere non avranno scelta se non continuare ad ordinare petrolio in dollari statunitensi.

Il petrolio è fondamentale al mantenimento del sistema, ma il dollaro è il sistema. E’ il mezzo per estorcere risorse preziose e beni fabbricati mediante la produzione di fogli verdi privi di valore che hanno dietro solo un debito di 8.3 milioni di milioni di dollari.

Gli Stati Uniti sono ora impegnati in una transizione che non è mai stata tentata prima. Hanno scavato il proprio settore produttivo (oltre tre milioni di questi posti di lavoro sono stati persi da quando Bush ha assunto l’incarico), depredato la propria tesoreria, e affondato il paese in un deficit irreversibile. Le loro maggiori aziende e banche si sono sconnesse dal paese e operano come isole sovrane protette dall’esercito statunitense e dal diritto commerciale internazionale. Non hanno doveri verso gli Stati Uniti e non devono rendere conto a nessuno se non ai loro azionisti.

L’egemonia del dollaro è fondamentale al loro perdurante successo poiché mantiene l’unità di base dello scambio; il contate, controllato dalle elites alla Federl Reserve. Senza quel potere, i plutocrati statunitensi non sarebbero certo in grado di perpetuare il sistema di commercio del debito per beni e risorse.

La strategia più efficiente per riportare in equilibrio il dollaro con le altre valute è “democratizzare” il sistema e permettere il libero scambio di beni e risorse nella propria valuta. Questo eliminerebbe la dipendenza da una valuta di riserva e renderebbe gli Stati Uniti tenuti a rendere conto per il loro gigantesco debito. Ciò forzerebbe i leader statunitensi a rivitalizzare il settore produttivo come metodo per restaurare la solvibilità economica.

La dipendenza da una “valuta di riserva” crea inevitabilmente vincitori e perdenti. Invita enormi squilibri di bilancio e corruzione e sfruttamento. Una maggiore parità tra le valute dovrebbe essere incoraggiata quale modo di rafforzare le democrazie e invigorire i mercati. E’ un modo di soffiare nuova vita nel mercato internazionale permettendo ad altri modelli politici di fiorire senza paura di essere sussunti nel prototipo capitalista.

Il dominio del dollaro ha creato un impero globale che è controllato da piccoli gruppi di aziendalisti e autocrati dipendenti dall’intimidazione e dalla forza bruta per mantenere la loro supremazia. Il modo più veloce per stabilire una maggiore equità tra le nazioni del mondo è far cadere il dollaro dal suo elevato piedistallo e “dividere il campo da gioco” con le altre valute.

Mike Whitney vive nello stato di Washington, e può essere contattato all’indirizzo: [email protected]

Mike Whitney
Fonte: http://www.dissidentvoice.org/
Link: http://www.dissidentvoice.org/Sept06/Whitney21.htm
21.09.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org & http://www.radiokcentrale.it/ a cura di CARLO MARTINI

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