Di Katia Migliore, per ComeDonChisciotte.org
Io lo so che forse questa non è la testata giornalistica giusta per parlare della mia personale, intima disperazione di oggi, e vi prego di perdonarmi per questo.
Ma, cari amici, io qualcosa devo dire, con qualcuno mi devo sfogare. Se ne parlo, mi si chiude la gola dai singhiozzi. E allora scrivo, scrivo di ciò che significa la perdita di un piccolo animale domestico, la mia cagnolina.
Io avevo la mia collie, bella, così bella. Era la mia bambina. Chi ha avuto cani o gatti, sa cosa voglio dire. Lei era la mia ombra, una specie di piccolo enorme affetto peloso che girava per casa. Aveva il carattere tipico dei collie: riservato e presente, con quello sguardo attento di chi capiva sempre tutto. Intelligente e sensibile.
Certo, un cane non è un figlio e neppure un genitore, ma è uno spazio di amore che ti prende il cuore e te lo riempie di coccole, di attenzioni, di amore disinteressato.
Quanto ho adorato la mia piccola che mi aspettava quando rientravo a casa, accogliendomi con scodinzolamenti esagerati, e guaiti di approvazione e di gioia sincera
Io non so come riempire il vuoto che mi ha lasciato.
Mi sembra ancora di sentirla dietro la porte, che bussava quando le vedeva chiuse, perché non tollerava di non vederci, doveva avere il controllo del territorio, della sua casa, e guai a tagliarla fuori.
Si accovacciava ai piedi del divano con evidente pigra soddisfazione, quando tutto era a posto e sotto controllo.
Lei non mi lasciava mai, perché ero “la sua mamma”. Si, era proprio così.
Spero che ci sia ancora adesso, qui tra noi, con il suo spirito che aleggia per casa, mentre mi chiede di giocare con lei, piccolo cuore del mio cuore…
Questa notte si era svegliata, e io con lei. Si era mossa decisa per andare a bere, e io l’ho seguita. Ha fatto una specie di giro per la casa, e io le parlavo, le chiedevo cosa volesse fare, perché così usavamo tra di noi. Ha dato un’occhiata alla camera dei ragazzi, poi si è diretta verso la mia, dove dormiva sempre vicina a me per tenerla d’occhio. Si è fermata, mi ha fissata per alcuni secondi, immobile, poi si è distesa di fianco al letto, come faceva di solito. Io ho tenuto la luce accesa per qualche minuto, per controllare che respirasse, poi l’ho spenta, cercando di dormire. Ma non ho fatto in tempo a prendere sonno, perché un rantolo ha squarciato il silenzio della casa, in un attimo le sono stata vicina, ma…
L’anima le era sfuggita. Improvvisamente.
Mi aveva salutata, dunque, e se ne era andata. E io prego Dio, davvero Lo prego, affinché ci sia uno spazio in Paradiso anche per lei, compagna per poco di una vita, che se n’è andata portando con sé un pezzo del mio cuore, lasciando un vuoto, una desolazione che mi spezza.
Non esagero, ora, mi sento proprio così. Spero di rivederla, un giorno, mi ripeto, per consolarmi, anche se serve a poco.
Arrivederci, mia piccola sfortunata Diana.
Dio quanto ti ho voluto bene.
Di Katia Migliore per ComeDonChisciotte.org