Perché Trump non inizierà una guerra con la Corea del Nord

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counterpunch.org

Trump non farà guerra alla Corea. Non è cosa.

Non solo gli americani non hanno le forze terrestri per un’operazione del genere ma, cosa più importante, non servirebbe alcuno scopo strategico. Gli Stati Uniti hanno già la posizione voluta nella penisola. Il Sud rimane sotto la sua occupazione militare, i sistemi bancari sono stati integrati con successo in quello occidentale ed il nord-est asiatico fornisce una piattaforma essenziale per circondare i veri rivali, Cina e Russia.

Che senso avrebbe dunque fare una guerra?

Nessuno, ma Washington non riesce a stare con le mani in mano.

Mi rendo conto che molti pensano che sia Trump a decidere e che la sua impulsività potrebbe portarlo a commettere errori fatali. Come avrete notato, il presidente ha però consegnato la politica estera ai propri generali, allineati ai potentati che muovono la scacchiera e che lo hanno convinto a dispiegare il THAAD. Quest’ultimo dispone di “potenti AN/TPY-2 radar, che possono essere usati per spiare il territorio cinese, e di intercettori progettati per proteggere basi e truppe statunitensi in caso di guerra nucleare con Cina o Russia”.

THAAD chiaramente non è rivolto alla Corea, un pesce piccolo. È una parte essenziale delle manovre militari che gli USA stanno facendo sottotraccia per attuare la strategia “pivot to Asia”.

La belligeranza di Trump ha anche indotto una risposta del Nord, che ha accelerato i test di missili balistici ed armi nucleari. La reazione della NK ha incrinato i tentativi di distensione del sudcoreano Moon Jae-in. Allo stesso tempo, il comportamento del Nord ha rafforzato i gruppi di estrema destra che, tra le altre cose, vogliono dispiegare armi nucleari tattiche nel Sud. Aggravando le ostilità tra Nord e Sud, Trump ha contribuito a mandare a monte gli sforzi per ricongiungere le due Coree, creando una giustificazione per continuare l’occupazione militare statunitense.

In altre parole: la crisi ha fatto chiaramente intensificare la presa di Washington sulla penisola, promuovendo gli interessi dell’élite americana. Dubito seriamente che Trump si sia inventato questo piano da solo. Questa è roba da deep state, che ha finalmente capito come sfruttare la personalità mutevole del presidente a proprio vantaggio.

Una parola sul nucleare della Corea del Nord

I leader nordcoreani non vogliono buttare i soldi in armi nucleari e missili balistici quando i loro cittadini fanno la fame. Ma non hanno altra scelta. La responsabilità principale di ogni governo è quella di fornire sicurezza ai propri cittadini. È difficile farlo quando la nazione è tecnicamente ancora in guerra con un paese che ha rovesciato o tentato di rovesciare 50 governi sovrani negli ultimi 70 anni. La guerra coreana non si è conclusa con un trattato ma con un armistizio, il che significa che la guerra è in corso e potrebbe riaprirsi in qualsiasi momento. E Washington non firmerà un trattato con il Nord perché disprezza la loro forma di governo e aspetta solo l’opportunità di detronizzarlo. Trump non è diverso da molti dei suoi predecessori a questo proposito. Odia la leadership di Pyongyang e non ne fa mistero.

Insomma: gli Stati Uniti si rifiutano di fornire a Kim garanzie scritte che non riprenderà le ostilità. E quindi, naturalmente, il Nord ha preso contromisure. E, sì, il leader sa benissimo che se non avesse fatto sfoggio delle sue testate nucleari, gli americani avrebbero – come candidamente suggerito da Colin Powell – “carbonizzato il Nord”. Ma Kim non userà le testate perché non ha ambizioni territoriali né vuole essere ridotto in cenere. Le sue armi sono semplicemente una forma di tutela per i futuri negoziati con Washington. L’unico problema è che Trump non vuole contrattare perché gli interessi geopolitici statunitensi sono meglio raggiunti se da alcuni patetici test missilistici si passa ad un Armageddon. Nessuno sa come sfruttare una crisi meglio di Washington.

Trump sa qualcosa della storia dell’attuale crisi? La Corea del Nord accettò di porre fine al suo programma di armi nucleari nel 1994, in cambio gli Stati Uniti avrebbero dovuto soddisfare modeste richieste. Sa che l’America accettò tali termini ma poi li violò? Sa che il Nord ha onorato i suoi impegni ma alla fine si è stufato di essere preso in giro e dunque ha ripreso il programma di arricchimento del plutonio? Lo sa che è per questo che il Nord oggi ha armi nucleari?

Non sono congettura, è storia.

Ecco un estratto di un articolo dell’Indipendent che fornisce un breve schema del cosiddetto Accordo Quadro:

“Secondo i termini del 1994, la Corea del Nord ha accettato di congelare, per poi smantellare, il suo programma nucleare in cambio della “normalizzazione completa delle relazioni politiche ed economiche con gli Stati Uniti”. Il che voleva dire quattro cose:

Entro il 2003, gli americani avrebbero costruito due reattori nucleari ad acqua leggera in Corea del Nord per compensare la perdita di energia nucleare.

Nel mentre, avrebbero dovuto rifornirla di 500.000 tonnellate all’anno di combustibile pesante.

Avrebbero sollevato le sanzioni, rimosso la Corea dalla sua lista di stati che supportano il terrorismo e, soprattutto, normalizzato i rapporti politici, tuttora soggetti alle condizioni dell’armistizio del 1953.

Infine, entrambe le parti avrebbero offerto “assicurazioni formali” contro la minaccia o l’uso di armi nucleari” (“Perché l’accordo del’ 94 è fallito – e cosa Trump può imparare da esso”, The Independent).

Era un accordo che soddisfaceva le richieste di ambo le parti. Il Nord ne ricavò alcuni vantaggi economici e le garanzie di sicurezza disperatamente volute; in cambio, gli Stati Uniti ottennero di poter controllare tutti i siti nucleari, impedendo così lo sviluppo di armi di distruzione di massa. Tutti ebbero esattamente quanto voluto, giusto? Piccolo inconveniente: gli americani sin dal primo giorno cominciarono a non adempiere alle promesse. I reattori ad acqua leggera non sono mai andati oltre la fase di costruzione e le consegne di combustibili pesanti divennero sempre più rare. Al contrario, i nordcoreani si attennero fedelmente all’accordo. Fecero tutto quel che ci si aspettava da loro, ed anche di più. Infatti, secondo lo stesso articolo, quattro anni dopo l’entrata in vigore dell’accordo:

“sia gli USA che l’agenzia internazionale per l’energia atomica erano soddisfatti che la Corea non avesse violato l’accordo quadro. Ma per quanto riguardava i propri impegni, Washington non li aveva rispettati” (Independent).

Ecco qua: il Nord ha mantenuto la parola, gli Stati Uniti no. Semplice.

Come al solito i media hanno manipolato la realtà. La colpa non ricade su Pyongyang, ma su D.C. Ecco di più dallo stesso articolo:

“La Corea del Nord non è stata rimossa dall’elenco dei paesi sponsor del terrorismo fino al 2008, sebbene avesse già soddisfatto i criteri di rimozione… Cosa più importante, non è stata intrapresa alcuna azione per fermare formalmente la Guerra Coreana – che non si è mai tecnicamente conclusa. Le assicurazioni formali che gli USA non avrebbero attaccato non sono state fornite se non sei anni dopo la firma dell’accordo quadro” (Independent).

Quando Bush venne eletto nel 2000, le cose non fecero altro che peggiorare. Il Nord venne incluso nel discorso di George W. sull'”Asse del Male” e venne etichettato come un “governo criminale contro cui gli Stati Uniti avrebbero dovuto prepararsi”. Il Pentagono inoltre intensificò le esercitazioni militari congiunte in Corea del Sud, altra benzina sul fuoco. Alla fine, Bush abbandonò completamente l’accordo ed il Nord tornò a costruire testate.

Poi venne Obama, uguale al predecessore tranne che per l’immagine. Come scrive Tim Shorrock nel suo ottimo articolo in The Nation, Obama sabotò i “colloqui a sei”, sospese l’assistenza energetica per pressare il Nord ad accettare “piani di verifica” ancor più stringenti, “abbandonò l’idea di colloqui diretti” con Pyongyang e “decise una serie di esercitazioni militari con il Sud che aumentarono in dimensioni e frequenza”.

Così, anche se Obama è riuscito a nascondere la sua crudeltà ed aggressività dietro l’immagine di “peacemaker”, i rapporti con il Nord continuavano a deteriorarsi e la situazione si è progressivamente peggiorata.

Leggete questi brevi estratti dall’articolo di Shorrock, fanno capire chi è realmente responsabile:

“L’accordo quadro ha portato la Corea del Nord a fermare per più di un decennio il suo programma di armi nucleari a base di plutonio, sacrificando un arricchimento sufficiente a costruire più di 100 bombe nucleari. Quel che la gente non sa è che la Corea non ha creato alcun materiale fissile dal 1991 al 2003”.

“…l’accordo rimase in piedi nel governo Bush. Nel 1998, Rust Deming del Dipartimento di Stato testimoniò al Congresso che non vi era stata alcuna violazione fondamentale del Framework Agreement”.

“…Pyongyang era disposta a terminare lo sviluppo, il collaudo e l’impiego di tutti i missili a medio e lungo raggio”.

“Dal ’97… i nordcoreani cominciarono a lamentarsi che gli Stati Uniti erano lenti a consegnare il petrolio promesso e porre fine alle sue politiche ostili…”.

“Era su questo sfondo – la crescente convinzione che gli americani non avessero aderito agli impegni – che il Nord nel ’98 cominciò ad esplorare altre opzioni militari”.

“Bush stracciò l’accordo quadro, esacerbando il deterioramento delle relazioni che aveva scatenato un anno prima quando,  nel gennaio 2002, nominò la Corea parte del suo “Asse del Male”. In risposta, il Nord cacciò gli ispettori dell’agenzia internazionale per l’energia atomica ed iniziò a costruire ciò sarebbe diventata la sua prima bomba nel 2006, innescando una seconda crisi nucleare che continua fino ad oggi” (“La diplomazia con la Corea del Nord ha funzionato prima e può funzionare ancora”, Tim Shorrock, The Nation).

Ora il Nord ha le bombe a idrogeno e Washington continua a fare i suoi stupidi giochetti. Tutta questa falsa crisi è un grande fumo, progettato per nascondere le macchinazioni imperiali dell’élite americana. Trump sta usando i test missilistici di Kim come pretesto per estendere i tentacoli del Pentagono in Asia, così da assumere un ruolo dominante nella regione che nel mondo cresce più rapidamente. Sono cent’anni che Washington fa sempre le stesse mosse. Purtroppo, sono bravi a farle.

 

Mike Whitney

Fonte: www.counterpunch.org

Link: https://www.counterpunch.org/2017/09/08/why-trump-wont-start-a-war-with-north-korea/

8.09.2017

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura  di HMG

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