di Nestor Halak
per ComeDonChisciotte.org
Uno degli argomenti dove volentieri si manifesta l’isteria sensazionalistica main stream, sono le previsioni meteo. Due fiocchi di neve bastano a chiudere le scuole, un’ondata di caldo a raccomandare a tutti di chiudersi in cantina, una perturbazione in arrivo, complici i “cambiamenti climatici”, diventa l’apocalisse. Quasi sempre, naturalmente, tutto si rivela poi perfettamente normale, ma nel frattempo la nostra percezione del pericolo è stata fortemente alterata fino a farci munire di catene e doposci per due centimetri di neve.
Ovviamente questo meccanismo psicologico non si limita alla meteorologia, ma spazia in campi ben più preoccupanti. Quando venne fuori l’AIDS negli anni ’80, il circo dei media si scatenò al suo meglio e, per quanto la malattia non si trasmettesse per via aerea, quasi tutti si sentirono più o meno minacciati dal nuovo terribile flagello. Non si parlava d’altro e pareva che di li a poco i malati si sarebbero moltiplicati a milioni e la fine del mondo, attesa da sempre con sacra impazienza, sarebbe alfine arrivata. Qualcuno aveva paura anche a prendere il caffè al bar: era sicura la tazzina? Era malato il barista? Per fortuna quella volta non chiusero i bar. Di sicuro qualche furbacchione trovò una quartina di Nostradamus o un passo della Bibbia che aveva perfettamente previsto il flagello. Oggi, a tanti anni di distanza, non credo che i malati siano meno di allora o che il pericolo reale sia diminuito, ma la nostra percezione di esso si è sicuramente attenuata: Bassetti non ne parla ogni giorno al TG. Lontano dalla televisione, lontano dal cuore. Tra l’altro, il promesso vaccino, non si è mai concretizzato in oltre trent’anni, a dimostrazione del fatto che fare seriamente un vaccino sicuro non sia affare di pochi mesi. Vale la pena di considerare che un vaccino deve dare molte più garanzie di un farmaco destinato alla cura, perché il farmaco lo prende il malato che, pur di guarire, è disposto a correre dei rischi, ma il vaccino lo si inietta a persone sane, che hanno solo una determinata probabilità di ammalarsi e, giustamente, sono poco sono propense a correre rischi. L’influenza, al contrario dell’AIDS, non ci evoca un grande senso di pericolo, non ci pare una malattia grave, un po’ perché siamo abituati a conviverci, un po’ perché l’abbiamo avuta più o meno tutti una volta o l’altra e, come dimostra il fatto che siamo qui a leggere questo articolo, l’abbiamo felicemente superata. L’hanno avuta parenti ed amici e, per quanto spesso se ne siano lamentati un po’ troppo, sono tutti ancora là, pronti a prenderla di nuovo.
Eppure, se guardate i numeri, l’influenza è una malattia che miete centinaia di migliaia di vittime ogni anno e qualche volta milioni. Ha certamente fatto infinitamente più morti dell’AIDS, quindi, da questo punto di vista, si può dire che è molto più grave. Significa che dovremmo avere una paura fottuta dell’influenza? Forse la nostra mente ci inganna facendoci sottostimare il pericolo? No, non ci inganna. Il fatto è che l’influenza è molto più contagiosa e coinvolge numeri molto più alti, procurando, di conseguenza molte più vittime anche se intrinsecamente è molto più benigna.
La faccenda può essere vista da due punti di vista, quello individuale e quello collettivo. Dal punto di vista della comunità, l’influenza è una malattia pericolosa, perché provoca un gran numero di morti, dal punto di vista individuale, è roba da poco, perché ognuno di noi, anche se la prende, ha il 99 virgola per cento di probabilità di non averne danno alcuno. Il fatto è che il modo di ragionare dell’allevatore di polli è diverso da quello del singolo pollo. L’allevatore conta i polli morti, il pollo le sue probabilità di morire. Mettiamo però che tutti i giorni, in tutti i telegiornali, in tutti i dibattiti televisivi, in tutti i quotidiani, in tutte le riviste, si evidenzi con gran risalto il numero dei morti che l’influenza ha provocato, non solo da noi, ma anche in India e nella Papua Nuova Guinea. Mettiamo che la conta dei morti sia fatta con un metodo piuttosto allegro, includendo anche quelli con un cancro allo stadio terminale oppure caduti di moto purché fossero positivi ad un test che valuta la presenza nell’organismo di un virus influenzale, anche se non ha indotto la malattia. Mettiamo che autorevolissimi medici lancino alte strida di pericolo e appelli continui, manco fossero Rocky Marciano, a “non abbassare la guardia”, mettiamo che un eminentissimo presidente del consiglio con un profilo istituzionale talmente alto da far invidia ad Apollo dichiari solennemente che chi si fa iniettare il vaccino antinfluenzale vive e chi non se lo fa iniettare muore e fa morire anche il nonno, mettiamo che si promulghino leggi che perseguitino in ogni modo chi non porta una maschera di pezza e non si mette in fila per il vaccino fino a privarli dei mezzi di sostentamento, pensate che in questo caso la vostra percezione del pericolo nei confronti della comune influenza rimarrebbe inalterata? Che direste ancora: ma dai, si tratta solo della vecchia, solita influenza, è vero, mia zia se ne lamenta come un agnello alla vigilia di Pasqua, ma quella ci seppellisce tutti? Che fareste ancora battute come quella di “a qualcuno piace caldo”: dov’è Mario? E’ a letto con l’influenza. Sempre a letto con qualcuna quello! Certamente no, la comune influenza vi apparirebbe molto più grave e temibile di quanto non vi appaia adesso: una malattia di tutto rispetto. Potreste arrivare al punto di chiudervi in casa pur di evitarla. O di non salutare neppure vostra madre morente. Eppure nella realtà nulla sarebbe davvero cambiato, l’influenza sarebbe rimasta la stessa di sempre, solo la vostra percezione di essa sarebbe cambiata. Si chiamano tecniche di manipolazione mentale. Vi sembrano rozze e facilmente sventabili? Di fatto lo sono, e vecchie come il cucco se volete, però funzionano, la maggioranza delle persone ci casca in pieno: siamo fatti così. Certo non è possibile convincere tutti, ci sarà sempre un certo numero di scettici che si ostina a ragionare sulle cose invece di adeguarsi alla comune credenza (il più spesso dicendo sciocchezze, per dirla tutta, ma non sempre), oppure sono caratterialmente dei bastian contrari, ma per i più funziona. La gente può credere fermamente in qualsiasi stupidaggine e la storia ce ne offre innumerevoli esempi.
Nel medio evo si credeva comunemente che pagando certe somme al Papa si potevano ottenere indulgenze per la propria anima nell’altro mondo, come se il Papa potesse convincere Dio a fare come diceva lui perché era stato pagato. Poco credibile, vero? Eppure la gente sborsava dei soldi per questo, quindi ci credeva sul serio. Certo non Lutero, ma i più sì. Seri magistrati con la barba ci credevano, mercanti coi piedi per terra, preti istruiti lo predicavano ogni domenica dal pulpito. E che Dio esistesse, che il Papa fosse il suo plenipotenziario in terra era “vero come il vangelo” tutti lo sapevano, chi eri tu per metterlo in dubbio?
Fino all’ottocento i medici erano convinti, senza prova alcuna, che la febbre fosse dovuta ad un eccesso di sangue e la curavano col salasso, incidendo un’arteria sul braccio dei malcapitati. In questo modo hanno ucciso migliaia di malati già debilitati, eppure tutti la ritenevano una pratica utile, morituri compresi. I medici di oggi ci ridono su, ma c’è poco da ridere: non potrebbe essere che i medici futuri rideranno di loro e dei loro metodi attuali? Di come hanno affrontato questa epidemia di sicuro. E poi, innegabilmente, ci sono decine di migliaia di morti ogni anno per malattie iatrogene. Pensate che noi siamo diversi dagli uomini del passato? Che oggi la gente sia cambiata e sia finalmente razionale?
Eppure ancora ai nostri giorni moltissimi sono disposti a pagare cento volte di più una borsetta di plastica solo perché qualcuno ci ha scritto sopra MOSCONE, cinquanta volte di più un vino che senza l’etichetta non sanno distinguere da un altro. Quando i media pompavano a dismisura l’argomento terrorismo perché gli americani volevano propagandare la loro fittizia “guerra eterna al terrore”, specie in prossimità del famoso attentato di New York, molti evitavano gli aeroporti e i luoghi affollati, avevano paura di essere vittime del terrorismo, anche se si poteva matematicamente dimostrare che era più probabile fossero colpiti da un meteorite. E vedete cosa sta succedendo con la pandemia che tutti temono, ma che pochissimi hanno davvero visto nel mondo reale, al di fuori degli schermi dei televisori. Mi sono fatto l’idea che al contrario la peste o il vaiolo si vedessero benissimo per le strade a suo tempo.
Concluderei che le tecniche di condizionamento mentale, sono forse rozze, ma funzionano, il pericolo percepito, può essere estremamente diverso da quello reale. Con questo non si vuol dire che il covid sia uguale all’influenza comune o una semplice invenzione, ma che la sua importanza sia stata enormemente esagerata. Non potrebbe essere che una qualche sia pure piccolissima e certamente involontaria manipolazione della vostra percezione del pericolo sia avvenuta nel corso degli ultimi due anni di pandemia? E magari, Dio non voglia, ancora avvenga?
di Nestor Halak
Pubblicato da Verdiana Siddi per ComeDonChisciotte.org