Nel capolavoro letterario di Michael Ende (La Storia Infinita), di fronte all’inspiegabile malattia dell’Infanta Imperatrice, il grande consesso dei medici di Fantasia si concludeva con una sconfinata ammissione di umiltà e limite da parte di Cairone, il leggendario Maestro delle Arti Mediche:
“Ma è possibile, e io spero che nessuno di voi si offenda se lo dico apertamente, è possibile che noi, che siamo qui riuniti, non possediamo tutte le conoscenze, non siamo depositari di tutta la saggezza. È persino mia ultima e unica speranza che in qualche parte di questo sconfinato reame esista una creatura più saggia di noi, in grado di darci consiglio e aiuto”.
La messa in discussione della legittimità del consumo di carne è argomento che ha millenni di approfondimento filosofico alle spalle, insieme alle storie delle singole persone e di quei gruppi umani che hanno rifiutato di prendere parte a questa ritualità. Nella nostra era si è aggiunta anche una sconfinata letteratura scientifica che si occupa tanto di salute e sanità pubbliche quanto di impatto ambientale (“Ecologia della Nutrizione”: decenni consecutivi di studi a dire che non c’è nulla di devastante per l’ecosistema quanto la produzione di carne), entrambi ambiti che riguardano il complesso della Comunità (umana e non) in cui viviamo, per quanto sia conveniente crogiolarsi nel pensiero che esistano “scelte personali” a cui abbiamo diritto. Le persone vegetariane o vegan avranno modi di comunicazione discutibili e limiti, mancanze e contraddizioni come chiunque altro, per cui dovrebbero sicuramente far propria l’umiltà di Cairone nel rapportarsi agli altri. Ma cercano con i mezzi che hanno a disposizione di portare un po’ di consapevolezza in più verso quello che diamo per scontato.
Come, ad ogni Pasqua, l’assassinio di cuccioli affettuosi e privi di colpe, che ritroviamo come metafora del male più profondo ovunque: in film come Il Silenzio degli Innocenti o nello splendido brano di Secunda e Zeitlin, cantato il lingua italiana da Herbert Pagani (https://www.youtube.com/watch?v=LJE…). Ma è proprio nell’interpretazione puramente metaforica degli agnelli sacrificali che si rischiano l’ipocrisia, la negazione, il rimosso di quello che è.
Smettere di mangiare le carni di altri esseri non sarà la piena realizzazione dell’etica individuale, che si può tradurre in moltissimi modi diversi a seconda delle circostanze in cui ci troviamo, ma perlomeno un rifiuto della logica – necessariamente violenta – per cui alla nostra libertà individuale non possano mai esserci limiti. E’ una prima manifestazione di umiltà verso il creato.