PALESTINA: SVEGLIA, EUROPA!

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blankDI SIMONA MASINI

Hamas non piace ad Israele, quindi non piace agli Stati Uniti, di conseguenza non deve piacere a nessuno.

Abu Mazen era stato “eletto” Primo Ministro del Parlamento Palestinese da Israele e Usa già nel 2003, con Arafat ancora vivo ma imprigionato in ciò che restava della Muqatah.

A causa dei contrasti con Arafat e con tutte le fazioni che lo ritenevano un moderato, Abu Mazen ha dato le dimissioni pochi mesi dopo.

Eletto alla presidenza della Palestina, dopo la morte di Arafat, e vedendo crescere la popolarità di Hamas, ha rinviato più volte le elezioni politiche anche cedendo alle pressioni israeliane e statunitensi.

La schiacciante vittoria di Hamas ci ha portati di fronte a questo quadro politico: nessuno vuole (o può) riconoscere il governo palestinese democraticamente eletto.

Nella piattaforma politica di Hamas, quella che il popolo palestinese ha scelto, c’è, tra gli altri punti, la lotta alla corruzione (e Fatah c’è dentro fino al collo), l’uso della resistenza armata (condivisa anche dal parlamentare Fatah Marwan Barghouti che l’ha ribadito pochi giorni fa dal carcere israeliano dove sta scontando 4 ergastoli e 40 anni), il rifiuto di riconoscere lo Stato d’Israele finchè non si ritirerà entro i confini del 1967 e, comunque, sul riconoscimento di Israele, lascia aperta l’opzione di un referendum popolare.

Hamas ha chiesto un governo di unità nazionale, Fatah ha rifiutato (non si governa “con i terroristi”, cosa avrebbero detto, poi, Usa e Israele? L’importante è ciò che pensano LORO, non il popolo palestinese).

Hamas ha chiesto che l’OLP fosse modernizzato, che rispondesse maggiormente a quelle che sono le esigenze attuali del popolo palestinese, che venisse ripulito di quei membri la cui corruzione è più che provata: richiesta respinta. Hamas non entra nell’OLP.

Hamas ha chiesto la formazione di un esercito nazionale regolare formato da tutte le fazioni della Resistenza Palestinese, anche in virtù di quell’unità nazionale che ha sempre sostenuto: richiesta respinta, restano le forze di sicurezza e di polizia che sono tutte sotto il controllo di Abu Mazen.

Tempo fa, alcuni giornali israeliani avevano ventilato l’ipotesi della presenza di al-Qaeda a Gaza. Hamas e tutta la Resistenza Palestinese ribattono con sdegno che al-Qaeda e i suoi sostenitori sono ben lontani da quella che è la loro politica.

Anche ultimamente escono dal nulla comunicati di una sedicente cellula di al-Qaeda che lotterebbe per la Palestina, contro gli ebrei e contro i cristiani.

L’ultimo è la rivendicazione dell’attentato avvenuto a Gaza City contro il capo dei Servizi d’Intelligence palestinese, Tareq abu Ghajab. Nell’attentato è morta la guardia del corpo di Ghaiab, che è rimasto ferito e trasportato all’ospedale di Tel Aviv su richiesta di Abu Mazen.

Curioso che la richiesta sia stata prontamente accolta da Israele, ancor più curioso che a dar notizia della rivendicazione di al-Qaeda sia il sito israeliano “Debka File” il quale ci tiene a precisare che il gruppo avrebbe avvertito che questo è solo l’inizio.

Al-Qaeda, si sa, fa comodo quando si vuole screditare un paese…

Quando è necessario, escono filmati di Bin Laden, dichiarazioni del Mullah Omar, al-Zarqawi (nella foto)…..mah! Chissà se esiste veramente! L’unica cosa certa è che fa molto comodo, quando si ha un po’ di democrazia da esportare!

Un quotidiano di Fatah annuncia che, secondo un sondaggio, la popolarità di Hamas sarebbe in caduta libera, e quella di Fatah in incredibile ascesa!

Talmente incredibile da destare più di un sospetto…

In un altro comunicato, Fatah esprime preoccupazioni per l’incolumità del Presidente Abu Mazen, che sarebbe vittima di complotti tesi all’eliminazione fisica della sua persona.

Addirittura, secondo il Sunday Times, i servizi segreti israeliani avrebbero sventato un attentato pianificato dalle Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas.

Notizia prontamente confermata da ufficiali palestinesi e dai servizi israeliani, e prontamente smentita da un portavoce di Hamas, Ghazi Hamad, con un comunicato stampa mandato in onda dalla TV al-Arabiya. Durante il comunicato, Hamad ha aggiunto e ribadito che Hamas è prontissimo ad accettare uno stato palestinese indipendente all’interno dei Territori Palestinesi Occupati da Israele nel 1967 (quello che mi domando io è: anche Israele è pronto ad andarsene dai territori occupati con la guerra dei 6 giorni? Io lo domando a me stessa, perché nessuno lo chiede ad Israele?).

Inevitabilmente, a Gaza ci sono stati scontri tra le ormai opposte fazioni.

Durante gli scontri, sono morte una decina persone e i feriti sono molti, più di una ventina.

Anche civili e bambini, purtroppo.

Un portavoce di Abu Mazen e Ismail Haniyeh, il Primo Ministro Palestinese, durante un comunicato congiunto hanno fatto un appello in cui chiedono la fine di questa lotta fratricida a Gaza. Haniyeh ha aggiunto che dichiarerà fuorilegge chiunque porterà armi in luoghi pubblici. Ha chiesto di poter istituire un servizio di sicurezza che lavori insieme alle forze di sicurezza già costituite per aumentare la vigilanza e scongiurare il pericolo di una guerra civile, ma Fatah ha posto il veto: i sistemi di sicurezza li decide il presidente e solo il presidente, che infatti riesce incredibilmente ad ottenere una fornitura di armi da Israele “perché Fatah e il presidente Abu Mazen possano difendersi dal terrore”.

Da Damasco, il leader di Hamas Khaled Meshaal si unisce all’appello.

Khaled Meshaal, il mese scorso, ha accusato Abu Mazen e Fatah di essere complici del taglio degli aiuti economici dell’Occidente e del taglio del versamento dei dazi che Israele deve all’ANP. Come dargli torto?

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[Khaled Meshaal]

Intanto, le manifestazioni a favore di Hamas e del suo governo e contro l’embargo economico procedono, sia a Gaza che in Cisgiordania.

Il 6 Maggio scorso, in migliaia hanno manifestato a Gaza e a Ramallah. A Gaza City circa 10.000 persone hanno urlato slogan contro Israele e Stati Uniti. A Ramallah, centinaia di palestinesi hanno seguito il comizio del Presidente del Parlamento Palestinese, Aziz Dweik.

Circa 5000 palestinesi si sono riuniti a Nablus per dimostrare il loro favore al governo.

Le donne hanno donato i loro gioielli, in molti hanno devoluto l’intero stipendio (tra questi, molti militanti delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, una delle ali armate di Fatah).

L’ex sindaco di Nablus, Bassam al-Shaqaa, ha dichiarato: “Questo è per dire al mondo che noi riusciamo a vivere anche senza di loro”. La manifestazione è stata ripresa da molte TV arabe, tra cui al-Jazeera.

A Gaza City una trentina di bambini ha partecipato ad un sit-in davanti all’ufficio dell’Onu.

Portavano cartelli contro l’embargo voluto da Israele, Usa, Ue e Onu.

Un bambino di 10 anni, Fawzi, ha dichiarato all’agenzia “Ma’an News”: “Siamo assediati e al mondo non c’è una sola persona cui importi qualcosa dei nostri diritti. Per questo sono qui: per dire al mondo che non mi piego!”.

Fida’a, 12 anni, portava un cartello con su scritto: “dov’è lo stipendio di mio padre?” e dall’altro lato: “sì ad un governo di unità nazionale!”

La crisi umanitaria diventa catastrofe umanitaria.

Negli ospedali, dove il personale lavora senza ricevere stipendio da 2 mesi, manca tutto.

Il reparto di dialisi del Shifa Hospital, di Gaza, accoglieva un’utenza di 160 persone, 24 sono bambini. Stanno finendo i farmaci, i macchinari cadono a pezzi e spesso manca l’elettricità. Le sedute dialitiche sono state portate da 3 la settimana a 2. 4 pazienti sono morti nelle ultime 3 settimane, 3 erano bambini.

Sia a Gaza che in Cisgiordania mancano i farmaci per curare il cancro, le sedute chemioterapiche sono state sospese.

Per la carenza di cibo si osserva un aumento allarmante di anemie, di malattie dovute alla carenza di vitamine; non ci sono antibiotici per un popolo costantemente sotto i bombardamenti, le infezioni non sono più un rischio ma una realtà.

Manca l’acqua e siamo in estate, presto le epidemie devasteranno la popolazione.

Persino il carburante sta finendo, era razionato da mesi.

E Olmert ha il coraggio di dire da Washington, che “la crisi è un’invenzione dei palestinesi” che “i palestinesi sono bravi ad inscenare catastrofi”.

Olmert pensi a pagare quello che deve: 55 milioni di dollari al mese di dazi!

[Ehud Olmert]

Ah! Dimenticavo! Ha detto che pagherà! Certo, pagherà 8.8 milioni di dollari anziché 55!

L’Europa FORSE programmerà aiuti a tempo determinato (3 mesi) e limitati ai servizi essenziali. Maledetti servi!

Negli Usa è passata una legge (361 voti favorevoli; 37 contrari; 9 assenti; 25 astenuti) che si chiama “The Palestinian Anti-Terrorism Act”.

La legge prevede questo:

1) Blocco degli aiuti economici e annullamento dei programmi umanitari compresi gli aiuti alimentari, per l’istruzione, le infrastrutture e lo sviluppo;

2) auto-riduzione dei contributi all’ONU corrispondente alla percentuale utilizzata dall’ONU per gli aiuti al popolo palestinese per i rifugiati, lo sviluppo, i diritti umani, ecc…

3) definizione del territorio dell’Autorità palestinese come “santuario del terrorismo” (definizione sancita da una legge del 2004) e conseguente restrizione dell’esportazione di prodotti americani in Cisgiordania e Gaza che rende di fatto nullo l’accordo di libero scambio vigente tra gli Usa e l’Autorità Palestinese;

4) divieto di ingresso per tutti i rappresentanti dell’Autorità Palestinese,

5) minaccia di chiusura della rappresentanza dell’OLP a Washington;

6) limitazione di accesso per i rappresentanti palestinesi all’ONU;

7) obbligo per i rappresentanti USA presso la Banca Mondiale (sapete chi dirige la Banca Mondiale? Paul Wolfowitz, ebreo, spasmodico ammiratore di Sharon e autore della guerra in Iraq!) di esercitare il diritto di veto per i finanziamenti dei progetti di ricostruzione nella Striscia di Gaza.

Solo la Norvegia fornirà aiuti concreti all’ANP, l’unico paese che ha concesso il visto ad un delegato di Hamas.

Europa, sveglia!

Non siamo tutti “coglioni”! Basta con questa sudditanza aberrante!

Vi fate dire chi potete ricevere, chi potete aiutare e come, chi dovete invadere, chi dovete uccidere e chi dovete affamare! Persino cosa potete e cosa non potete scrivere sui giornali!

E sulla Palestina non si può scrivere niente!

Non si può scrivere, per esempio, che il 6 Maggio scorso Israele ha bombardato per una giornata intera Beit Lahia, a nord della Striscia, uccidendo un uomo di 65 anni che stava pascolando i suoi cammelli, o che ha ucciso un contadino di 65 anni mentre lavorava la sua terra, o che una donna di 59 anni ha perso un occhio mentre era in casa sua! Casa che, ora, non ha più perché distrutta da un missile! E neppure che un ufficiale, baldanzoso, ha dichiarato alla radio israeliana che hanno lanciato più di 200 missili in 24 ore SOLO a Beit Lahia in risposta a 6 razzi sparati dai palestinesi! (…però stavolta hanno fatto vittime: un intero pollaio!)

Nessuno scrive che a Gerusalemme Est hanno demolito 2 edifici senza alcun preavviso e senza che gli abitanti potessero salvare NULLA, o che, sempre a Gerusalemme Est, l’esercito è piombato in una scuola elementare durante la cerimonia della consegna dei diplomi e ha sparato candelotti asfissianti ferendo una bambina ad una gamba e spedendone all’ospedale (un ospedale senza farmaci, ovviamente) un’altra per una crisi respiratoria.

Nessuno parla dei continui attacchi dei coloni verso i bambini palestinesi!

Strano! Ne parla persino Haaretz, che ha pubblicato una lettera firmata da una trentina di intellettuali israeliani indirizzata a Olmert, al ministro della difesa, al capo della polizia, al ministro della pubblica sicurezza in cui chiedono che l’esercito difenda i bambini palestinesi attaccati dai coloni e non i coloni!

Europa, hai paura dei terroristi? Il 5 Maggio un aereo israeliano ha lanciato 2 missili contro un gruppo di militanti dei Comitati di Resistenza Popolare a Gaza City uccidendone 5. Si chiama “omicidio extragiudiziale”, cioè senza processo. Ti pare tanto legale?

E quello che è successo il 20 Maggio non ti pare degno del terrorista più efferato? Il 20 Maggio aerei israeliani hanno sterminato un’intera famiglia a Gaza. Hanno lanciato missili contro 2 auto per colpire Muhamud Dahdon, un membro della Jihad sospettato di lanciare terribili Qassam verso il deserto del Neghev. Oltre a Dahdon sono rimasti uccise 3 donne e una bambina di 3 anni. Altri 3 disgraziati che passavano di lì per caso sono rimasti gravemente feriti, e restare gravemente feriti in Palestina in questo periodo, vuol dire crepare!

In 3 settimane gli israeliani hanno ucciso 38 civili, ne hanno feriti 130, ne hanno arrestati più di 200 e, solo in Cisgiordania perché a Gaza non si riescono più a contare, ha compiuto 131 incursioni. Mi ripeterò, ma non importa: chi è il terrorista?

E gli uffici di al-Jazeera dati alle fiamme a Ramallah?

E il muro dell’apartheid? Solo in 2 manifestazioni non violente contro l’edificazione di quella vergogna per tutta l’umanità…..è successo questo, guardate con i vostri occhi.

Video della manifestazione a Bil’in del 12 maggio scorso quando 2 attivisti internazionali sono rimasti gravemente feriti alla testa: uno è in prognosi riservata per un’emorragia cerebrale:

http://images.indymedia.org/imc/washingtondc/media/application/7/bilin_may_12th.rm

E qui ci sono le foto della stessa manifestazione:

http://www.palsolidarity.org/main/2006/05/12/israeli-soldiers-shoots-two-foreigners-in-the-head-at-bilin/

Video della manifestazione a Bil’in del 19/5, dove sono rimaste ferite 24 persone tra palestinesi, attivisti internazionali, pacifisti israeliani e giornalisti. Il video è tratto da un sito israeliano:

http://mishtara.org/hingus/?p=52

(Il primo video potrebbe essere un po’ lento ad aprirsi, le foto sono comunque molto esplicite!)

Simona Masini
Fonte: http://www.piazzaliberazione.it/
Link: http://www.piazzaliberazione.it/agg_pro/2006/mag/29_05_06/masini.htm
29.05.2006

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