DI SIMONA MASINI
Sta accadendo. Di nuovo. Adesso. Sotto gli occhi di chi ha scelto la cecità.
La storia non ha insegnato proprio nulla.
La strage sulla spiaggia, la punta di un iceberg. Stavolta documentata, solo per questo, qualcuno ha speso qualche sillaba, ha balbettato qualcosa. Ma giusto “qualcosa”.
Un fotografo ha immortalato Hula Ghalia (www.infopal.it/writable/img/gaza2.jpg), 7 anni, unica superstite di un’intera famiglia macellata dai missili israeliani.
http://www.palestineinfo.info/arabic/palestoday/dailynews/2006/june06/11_6/photo1/index.htm
Su Aljazeera le urla disperate, le sirene delle ambulanze.
A chi importa? Abbiamo i mondiali di calcio, calciopoli, l’ultimo soldato italiano morto in Iraq, il problema “Totti o Del Piero”, l’uccisione di al-Zarqawi o di chi per esso (a proposito! Era palestinese con passaporto giordano! Sposato con una donna palestinese! E Hamas vorrebbe il ritorno dei profughi? Chi? Terroristi come al-Zarqawi? Quando tutte le tessere vanno al loro posto, e formano un puzzle perfetto… i dubbi sono tanti!)…Israele chiede scusa, Kofi Annan si indigna quel tanto che basta per non combinare nulla, Amnesty International rompe un silenzio che dura da un annetto, i pacifisti israeliani manifestano davanti la casa di Dan Halutz, capo di stato maggiore dell’esercito israeliano e criminale di guerra, e vengono cacciati dalla polizia (http://gush-shalom.org/pics/halutz-10-6-06), Israele dichiara la sospensione degli attacchi su Gaza: proprio quel giorno ne compirà 4 uccidendo 3 persone nel campo profughi di Jabaliya e una a Rafah.
Poi, annuncia che i feriti – una quarantina – verranno accolti e curati negli ospedali israeliani: tutto questo non accadrà.
Hamas dichiara che la tregua unilaterale osservata da 16 mesi è ufficialmente rotta, Israele compie un’altra strage: 12 persone uccise da 2 missili a Gaza City e più di 30 feriti.
A mezzogiorno lancia un missile contro una Volkswagen blu dove viaggiavano 2 resistenti della Jihad, Hammouda al-Wadiya e Shawqi al-Saiqali , centrandola in pieno e uccidendoli sul colpo. La folla accorre per prestare soccorso e ne lancia un altro: moriranno altre 9 persone, tra questi 3 bambini e 2 paramedici (per chi avesse dubbi, questi i nomi: Hussam Hamad, ‘Adnan Daoud Taleb, Ashraf Farouq al-Mughrabi, Hisham Ashraf al-Mughrabi, Maher Ashraf al-Mughrabi, ‘Ali al-‘Omari, Ibrahim al-Da’lees, Rafeeq al-Mubayed, Mousa Nasrallah; per chi ne avesse ancora, ecco le foto:
Lo so, sono piuttosto crude: dopo un bombardamento mica tutti restano intatti come al-Zarqawi!.
Credo che di questo non ne abbia parlato proprio nessuno. Non ne sono certa al 100% perché NON compro giornali italiani da un bel po’, ma ci metterei la mano sul fuoco con estrema sicurezza di non bruciarmela!
Oggi (14 Giugno, ndr) Israele nega la strage sulla spiaggia e incolpa Hamas: la spiaggia era minata.
Marc Garlasco è un ex consulente di strategie belliche e armamenti del pentagono che in passato aveva denunciato i danni provocati dall’esercito Usa in Kossovo, ora fa parte di un’associazione di monitoraggio dei diritti umani, Human Rights Watch, ed era presente.
In un’intervista rilasciata a The Guardian dichiara: “Impossibile che sia stata una mina. La misura del cratere formatosi sul luogo dell’esplosione, l’uso di armi a frammentazione, la tipologia delle ferite riportate dalle vittime, la collocazione dei cadaveri dopo l’esplosione, sono tutte prove che è stato lanciato un missile e che l’esplosione non è avvenuta per esplosivo collocato sotto la sabbia”.
Garlasco aggiunge che sono stati esaminati alcuni frammenti del missile sui quali è stampato “155 mm”.
“I missili 155mm sono quelli utilizzati di norma da Israele quando bombarda il nord di Gaza. Dicono che è stata una mina. Io sono stato in ospedale e ho visto i feriti. Le ferite riportate sono, in particolare, alla testa e al torace: tutto ciò esclude l’esplosione di una mina – che avviene dal suolo verso l’alto – e conferma l’esplosione di un missile lanciato dall’alto verso il suolo. Se ci fosse stata una mina o i bambini avessero armeggiato con dell’esplosivo abbandonato sulla spiaggia, ci sarebbero ferite e mutilazioni alle mani e alle gambe”.
Riguardo l’eccidio di ieri (13 giugno, ndr), oggi Haaretz dichiara che “probabilmente i 2 membri della Jihad sono morti in un’esplosione mentre fabbricavano una bomba, e gli altri erano vicino ad un furgone (…nel centro di Gaza City? Piccola, ma pur sempre la città più grande della Striscia!) adibito al lancio di razzi”. E, comunque, Israele, anche in questo caso, nega ogni responsabilità: c’era un lanciarazzi, gli hanno sparato! Devono pur difendersi, no?
Smentita di Aljazeera che intervista il dott. Jumaa al-Saqqa dello Shifa Hospital di Gaza City e conferma quanto accaduto: prima un missile contro un’auto, poi un altro contro i soccorritori.
Aljazeera ha fornito un ottimo servizio sulla strage della spiaggia: (aprite l’audio)
http://www.aljazeera.net/mritems/streams/2006/6/10/1_624384_1_43.swf
ecco i suoni e le immagini di ciò che NON hanno fatto!
Ma non è successo solo questo, in 2 settimane.
Gaza costantemente sotto il fuoco, in Cisgiordania si contano un centinaio di incursioni, il numero di morti e feriti è alto.
Un giornalista, Awadh Rajoub, rilasciato dopo 6 mesi di carcere, accusa Israele di torture. L’uomo ha dichiarato di aver trascorso 18 ore su 24 legato ad una sedia con il dorso incurvato all’indietro e i polsi legate alle caviglie (è lo “shabah”, questo):
http://www.btselem.org/English/Photo_Archive/List.asp?x_Concatenate=20&z_Concatenate=LIKE,%27%25,%25%27).
Rajoub è un corrispondente di Aljazeera on line, era stato arrestato dopo che l’esercito israeliano aveva intercettato una sua e-mail indirizzata all’ufficio di Hamas a Hebron, per la preparazione delle elezioni municipali.
A Nablus militari israeliani hanno sparato ad un’ambulanza della Mezzaluna Rossa. I paramedici sono stati costretti con la forza a lasciare in strada la paziente: una donna in travaglio che ha partorito per strada.
Il 30 maggio sono state uccise 7 persone: 4 a Gaza (Beit Lahia) e 3 a Nablus.
E’ stato presentato un progetto per la costruzione di centinaia di case a Gerusalemme Est. Avvocati di Hamas sono stati espulsi da Gerusalemme (dove vivevano), parlamentari arrestati, la crisi economica prosegue e i dati sono sempre più allarmanti.
Un gruppo di detenuti di Fatah, nella prigione di Beersheeba, è rimasto in sciopero della fame per una settimana in segno di protesta contro Fatah che starebbe nascondendo denaro pubblico in fondi segreti.
Fuoco dappertutto, una volontà di annientamento pari agli anni più bui della nostra storia.
Bersagliate ambulanze, giornalisti, ospedali, atrocità quotidiane che nessuno vuole ammettere tantomeno far cessare.
E, come se non bastasse, lo spettro della guerra civile.
Sempre più “Fatah contro tutti”, il Fronte Popolare ha deciso di entrare nel governo Hamas e nell’apparato di sicurezza formato da poco tempo cui partecipano, oltre Hamas e il Fronte Popolare, anche il Comitato di Resistenza popolare e alcuni fuoriusciti dalle Brigate dei Martiri di al-Aqsa.
Lo scopo dell’apparato di sicurezza è quello di far fronte comune agli attacchi dei facinorosi di entrambe le fazioni che, in questi ultimi tempi, stanno creando non pochi problemi in particolare a Gaza ma, da qualche giorno, anche in Cisgiordania.
Abu Mazen intende creare una sua forza di sicurezza personale trasferendo circa 10.000 membri dalle forze di sicurezza e di polizia per aggiungerle ai membri della guardia presidenziale.
Anche l’imposizione di un referendum in base ad un documento che non dice affatto quello che Abu Mazen vuol far credere e su confini non definiti è una vera e propria dichiarazione di ostilità nei confronti del governo, un ricatto inaccettabile che crea solo odio e porta acqua al mulino di Israele e di nessun’altro.
Simona Masini
Fonte: http://www.piazzaliberazione.it/
Link: http://www.piazzaliberazione.it/agg_pro/2006/giu/18_06_06/masini.htm
18.06.2006